La Juve è in finale di Coppa Italia per la quarta volta consecutiva, per la diciottesima nella sua storia, ennesimo record di una squadra mai sazia. Dopo l’1-0 ottenuto a Bergamo i bianconeri concedono il bis contro l’Atalanta e staccano il biglietto per Roma con un rigore di Pjanic alla mezz’ora della ripresa. Nonostante il vantaggio dell’andata la gara è comunque tutt’altro che una formalità, perché la squadra di Gasperini imposta una gara d’attacco, almeno nei primi minuti, e serve tutta l’esperienza dei bianconeri per rispedire al mittente i tentativi di ribaltare il risultato.
L’ATALANTA PARTE FORTE
L’Atalanta ci crede e ci prova e non lascia praticamente il pallone per i primi cinque minuti e cercando di pungere subito con il destro a giro di Gomez fuori di poco. La Juve aspetta e prova a ripartire, ma i bergamaschi vincono quasi tutti i duelli a centrocampo e arrivano alla conclusione ancora con Gomez, pescato nell’area piccola da Ilicic. Il tocco è debole e Buffon può bloccare, ma è un ulteriore segnale di quanto la partita possa farsi complicata senza una reazione da parte dei bianconeri. E la reazione arriva: non arrembante, ma sufficiente a riportare equilibrio, a tenere lontani i nerazzurri dall’area e a spaventarli con i traversoni di Mandzukic e Asamoah, intercettati dalla difesa non senza patemi.
MANDZUKIC VICINO AL VANTAGGIO
La partita, nonostante il freddo polare e la neve che inizia a scendere sullo stadio, si mantiene vivace, pur senza offrire occasioni clamorose. La più ghiotta arriva al 35′ quando Alex Sandro imbecca Mandzukic che entra in area, evita due uomini e prova a piazzare il destro, trovando la respinta di Berisha. Il portiere nerazzurro ha i suoi problemi anche cinque minuti dopo, nel ribattere il tiro cross di Douglas Costa, uno dei più attivi tra gli uomini di Allegri. Anche Asamoah si dà da fare sulla sinistra e nel finale di tempo colpisce l’esterno della rete dopo una bella discesa.
JUVE PADRONA
La Juve inizia la ripresa con un piglio diverso rispetto a quello mostrato in avvio di gara ed è subito una combinazione in velocità tra Douglas Costa, Mandzukic e Marchisio a portare il centrocampista a tentare un diagonale che Berisha riesce a intercettare. Ora l’Atalanta fatica ad uscire dalla propria metà campo e il pressing alto dei bianconeri porta gli ospiti a commettere anche errori in fase di ripartenza, come il passaggio centrale di Ilicic a ridosso della propria area di rigore, con Marchisio che intercetta, cerca l’incrocio di pali, ma alza troppo la mira.
UN LEGNO PER PARTE
Il fatto che l’Atalanta non comandi più il gioco non significa che i bianconeri possano rilassarsi e una ripartenza di Gomez per poco non costa carissima: il Papu se ne va tra Chiellini e Benatia e, vedendo l’uscita disperata di Buffon, cerca la conclusione da 40 metri, colpendo la faccia esterna del palo. Il conto dei legni viene o pareggiato quando Douglas Costa incrocia il sinistro dal limite e centra in pieno la traversa.
PJANIC MANDA LA JUVE IN FINALE
Il brasiliano è una spina nel fianco della difesa bergamasca e dopo uno slalom speciale che costa il cartellino giallo a Masiello, dà il là all’azione che porta al vantaggio bianconero, liberando il nuovo entrato Khedira sulla tre quarti campo. Il tedesco mette in movimento sulla destra Lichtsteiner che crossa per Matuidi, appostato a centro are a steso da Mancini sotto gli occhi del signor Fabbri. È rigore e Pjanic dal dischetto firma il gol che vale la finale di Coppa Italia. Appuntamento al 9 maggio, a Roma, per cercare contro Milan o Lazio, in campo in serata, il quarto trionfo consecutivo.
JUVENTUS-ATALANTA 1-0
RETI: Pjanic rig. 30′ st
JUVENTUS
Buffon; Lichtsteiner, Benatia, Chiellini, Asamoah; Marchisio (23′ st Khedira), Pjanic, Matuidi; Douglas Costa (38′ st Dybala), Mandzukic, Alex Sandro (39′ st Barzagli)
A disposizione: Szczesny, Pinsoglio, Howedes, Rugani, Sturaro
Allenatore: Allegri
ATALANTA
Berisha; Mancini (31′ st Rizzo), Caldara, Masiello; Hateboer, de Roon, Freuler (42′ st Barrow), Spinazzola; Cristante; Ilicic (19′ st Cornelius), Gomez
A disposizione: Gollini, Rossi, Palomino, Castagne, Haas, Gosens, Melegoni
Allenatore: Gasperini
ARBITRO: Fabbri
ASSISTENTI: Alassio, Del Giovane
QUARTO UFFICIALE: Massa
VAR: Valeri, Vuoto
AMMONITI: 13′ pt Chiellini, 35′ pt Gomez, 46′ pt Pjanic, 5′ st Matuidi, 25′ st Masiello, 33′ st Alex Sandro, 42′ st Mandzukic
A caldo: la Juve suona la solita musica e si prende la finale
Forse era prevedibile. Sarebbe bastato dare uno sguardo all’orario del match, e alle infauste previsioni meteo, per immaginarsi una Juventus in versione “feriale”. Niente abito da serata di gala, niente lustrini. Vestiti casual ed entusiasmo ridotto all’osso, per un mercoledì pomeriggio “in ufficio”, a tratti persino dai contorni apatici, di certo uno di quelli che non passeranno alla storia del calcio e di ‘Madama’. Non necessariamente un male, però, se limitiamo la nostra analisi alla gara odienra, visto che la Juventus, con il minimo sforzo, batte di nuovo un’Atalanta gagliarda (copiaincollando l’1-0 di Bergamo), e prenota il biglietto per l’ennesima finale di Coppa Italia. Una prestazione meno incoraggiante, forse, in ottica futuro prossimo. Pochi acuti, quasi tutti ascrivibili ad un Douglas Costa cattedratico, all’interno di uno spartito complessivo estremamente piatto (tipico dell’incontro medio della poco coinvolgente Coppa nazionale), senza vibrazioni di qualsivoglia sorta, in grado di scuotere la partita dal plateau di torpore su cui si è stabilizzata sin dai primi minuti, e, soprattutto, mandare al tappeto la banda di Gasperini, in piena corsa qualificazione sino a dieci dalla fine, e ad un passo dal riaprire del tutto la contesa con il palo clamoroso di Papu Gomez quasi da centrocampo. Ottanta minuti (prima che il generoso rigore di Pjanic sistemasse i conti) test vero per Matuidi e Lichtsteiner, due che vedremo nel salotto buono di Wembley. Il francese e lo svizzero hanno superato la parte scritta del compito, senza brillare, ma ora li aspetta la tagliola dell’orale, rappresentata dalla esplosiva trasferta dell’Olimpico (che definirà anche lo stato d’animo con cui i bianconeri si accingeranno a volare su Londra). Pochi minuti, invece, per Paulo Dybala, che, a sette giorni dalla gara più importante della stagione, pare sia ancora lontano dal grado di fitness sperato e desiderato, ma, al tempo stesso, abbia ritrovato la Joya di giocare e suonare spartiti onirici, proprio come nel memorabile finale d’estate 2017.
Matteo Viscardi.
Juve-Atalanta, Douglas Costa unica luce
Inutile girarci intorno: risultato e finale conquistata a parte, c’è ben poco di Juventus – Atalanta da salvare. Difficoltà estrema nell’uscita con la palla dalla difesa, prestazione sotto tono da parte di diversi singoli (Matuidi e Pjanic su tutti), poche idee e confuse in fase di costruzione della manovra, resa possibile solamente dalle giocate dei singoli. Uno in particolare, il migliore in campo per distacco, ha illuminato in più momenti la gara e incendiato uno Juventus Stadium innevato: parliamo di Douglas Costa, ormai padrone assoluto della fascia (destra o sinistra sembra non far più differenza) bianconera, fonte di gioco imprescindibile in un momento in cui la squadra fatica a creare.
Oltre ai numeri che il brasiliano fa vedere in campo, a render l’idea del suo impatto sulla gara sono anche quelli “matematici”: 5 dribbling su 5 completati, che lo confermano saetta imprendibile e miglior dribblatore della Serie A insieme al Papu Gomez (3,4 dribbling completati a partita per entrambi), sul quale oggi ha stravinto la sfida personale. L’ex Bayern mette a referto anche un key pass, che Asamoah da buona posizione spedisce sull’esterno della rete. Per quanto riguarda la distribuzione del gioco, Douglas è in linea col resto della squadra con l’80% di passaggi completati, mentre nelle heatmap di cui sotto è possibile osservare come il numero 11 abbia progressivamente accentrato la sua posizione tra un tempo e l’altro. Una mossa che ha portato alle due occasioni più importanti della gara: il tiro col quale lo stesso Costa ha colpito la traversa e l’azione poi sviluppatasi col fallo da rigore su Matuidi.
Oltre i freddi numeri, ci sono l’estro e le accelerazioni di un esterno che ha pochi eguali in Europa, e ovviamente nessuno nel nostro campionato. La progressione centrale con doppio dribbling, fermata solo dal fallo di Masiello, sfigura solamente al confronto con il colpo di genio che dà il via all’azione del rigore, una spalletta da calcio-tennis assolutamente non fine a sé stessa, illeggibile dalla difesa atalantina.
Non solo luci nella gara di Douglas, certo: 6 duelli persi sui 13 tentati e due possessi persi, comunque in zone del campo non pericolose e ampiamente perdonabili, soprattutto in un tardo pomeriggio così grigio al quale solamente le serpentine del brasiliano hanno donato un po’ di colore.