Dopo un primo tempo vivace, nel quale i bianconeri passano con Morata, hanno più di un’occasione per raddoppiare e vengono invece agguantati nel recupero dalla rete di Letizia, nella ripresa i padroni di casa riescono a contenere la squadra di Pirlo e ottenere un punto meritato.
SEMPRE MORATA!
Linee strette e densità dietro la linea della palla: il Benevento vuole limitare i rischi e sigilla gli spazi per impedire lo sviluppo della manovra bianconera, ma appena ne ha l’opportunità si spinge in avanti e in effetti le prime conclusioni sono proprio dei campani, con Barba e Lapadula. La Juve cerca di ragionare, ma manca un po’ di precisione e all’inizio le iniziative migliori sono frutto di spunti individuali, di Chiesa e Ramsey in particolare. Al 10′ la partita si ferma per qualche istante, per l’omaggio a Maradona, già ricordato con il minuto di silenzio prima del calcio d’inizio e quando il gioco riprende la squadra di Pirlo inizia a spingere con maggior convinzione. Morata ora viene coinvolto maggiormente nel gioco e quando Chiesa lo pesca al limite con un cambio di gioco delizioso, lo spagnolo controlla, si aggiusta il pallone sul sinistro e spara un diagonale imprendibile che tocca il palo interno e si infila alle spalle di Montipò.
LETIZIA, PARI NEL RECUPERO
Dopo il gol la Juve non si ferma, anzi, gioca con più velocità e precisione e confeziona un’azione da applausi: Cuadrado verticalizza per Morata che appoggia a Dybala e la Joya, dopo uno scambio nello stretto con Ramsey, calcia di prima intenzione, sbagliando la mira di un soffio. L’occasione successiva è per il gallese, che riceve da Frabotta e prova il rasoterra, respinto da Montipò, ma il Benevento non si lascia spaventare: pochi minuti dopo il colpo di testa di Lapadula, servito da Letizia, esce davvero di un soffio e nel recupero del primo tempo prima Szczesny deve compiere un miracolo per mettere in angolo il destro di Schiattarella, poi non può davvero nulla per impedire che il sinistro al volo di Letizia infili nell’angolino il pareggio pochi secondi prima del riposo.
POCHE EMOZIONI, FINISCE 1-1
I padroni di casa iniziano bene anche la ripresa, con il diagonale di Improta che sfiora il palo, mentre la Juve ha un’ottima occasione, propiziata dallo spunto di Frabotta che supera anche Montipò, ma Morata mette a lato il colpo di testa. Lo spagnolo è ancora pericoloso con una sventola da fuori area, però i bianconeri fanno fatica ad arrivare in area e Pirlo prova a dare una scossa, inserendo Bentancur, Kulusevski e Bernardeschi al posto di Arthur, Ramsey e Chiesa.
Il copione però non cambia, il finale è nervoso e sono più gli scontri delle azioni limpide. Quando la Juve riesce a costruirne una, con la discesa di Bernardeschi e il tocco angolato di Dybala, Montipò salva distendendosi e mettendo in angolo. È questa l’unica occasione del finale: il Benevento mantiene ordine e lucidità e riesce a tenere i bianconeri lontani dalla propria area e a costringerli al quinto pareggio della stagione.
BENEVENTO-JUVENTUS 1-1
RETI: Morata 21′ pt, Letizia 48′ pt**
BENEVENTO**
Montipò; Letizia, Glik, Caldirola (33′ pt Maggio, 15′ st R. Insigne),
Barba; Hetemaj, Schiattarella, Improta; Ionita (26′ st Tello), Caprari
(26′ st Tuia) ; Lapadula (26′ st Sau)
A disposizione: Manfredini, Lucatelli, Pastina, Basit, Masella, R. Insigne, Di Serio, Moncini
Allenatore: F. Inzaghi
JUVENTUS
Szczesny; Cuadrado, Danilo, De Ligt, Frabotta; Chiesa (24′ st
Bernardeschi), Arthur (17′ st Bentancut), Rabiot, Ramsey (17′ st
Kulusevski); Dybala, Morata
A disposizione: Pinsoglio, Garofani, Bonucci, Dragusin, Alex Sandro, Portanova, McKennie
Allenatore: Pirlo
ARBITRO: Pasqua
ASSISTENTI: Bottegoni, Lombardo
QUARTO UFFICIALE: Sacchi
VAR: Di Paolo, Cecconi
AMMONITI: 14′ st Maggio, 36′ st Cuadrado, 37′ st F. Inzaghi, 37′ st Schiattarella, 50′ st Improta
ESPULSI: 52′ st Morata
Benevento-Juve 1-1: Deprimentus
Ogni tifoso ha il proprio modo di approcciare alla partita: molti
provano a immaginare ipotetici andamenti del match, da quello ideale al
peggiore.
Nel mio ruminare mentale del primo pomeriggio la più grande paura era quella di arrivare a 10 minuti dalla fine ancora col punteggio in parità.
Quando all’80º ho guardato il risultato mi sono cadute le braccia e pure qualcos’altro.
Il secondo incubo che ho cullato era quello di non riuscire a vincere la sfida col Benevento senza Cristiano Ronaldo.
Si potrebbe discutere a lungo sulla sua assenza, la verosimile
ossessione per la CL, ma i pro di averlo in squadra sono talmente tanti
che bisogna accettare serenamente anche i pochi contro come ad esempio,
quando lui decide che il viaggio in Campania con la squadra non se lo
vuole fare.
C’è anche un terzo sogno, di quelli che bloccano la digestione, che mi accompagna sempre più frequentemente: vedere una Juve senza idee
con giocatori dalla personalità variabile e bipolare.
Così non si va
in paradiso e anche in purgatorio ci farebbero storie per farci entrare.
A questo punto va detta una cosa molto chiara, lo dobbiamo fare per noi
stessi: Se le Juve di Sarri o di Allegri avessero giocato così per più
di una partita avremmo già trovato il colpevole, seppellito di insulti
il mister. Pirlo gode di fiducia senza limite, a quanto
pare.
Perché è una stagione strana, senza parametri di riferimento,
perché è un novizio e deve fare pratica, perché l’ha scelto AA, che
equivale ad avere il sigillo papale.
Nonostante una partita
deprimente con poco senso tattico la Juventus riesce a creare più
occasioni per segnare, attaccando lo spazio in area in maniera
intelligente, si porta in vantaggio col benedetto Morata
(che poi ahinoi, si farà espellere dopo il fischio finale) che gioca la
solita partita di quantità e qualità. In questo momento, momento che va
avanti da due mesi, lo spagnolo si erge come un gigante tra i nani.
Dybala
di contro ha sulla coscienza l’aver fallito il facile 2-0 che non
avrebbe messo la partita al sicuro – perché con questa Juve il risultato
non è MAI al sicuro – ma avrebbe dato più tranquillità a tutti.
Non è
il caso di buttargli altre croci addosso, è un momento negativo da cui
ormai solo lui può decidere come e quando uscirne: è nel pozzo ma di corde gliene sono state lanciate a iosa.
La cosa disturbante però è che i bianconeri sono tranquilli, giulivi,
beati come putti, si fanno infilare spesso e volentieri, non riescono a
fare alcun tipo di filtro a centrocampo e combinano la frittata alla
fine del primo tempo (benedetti finali di tempo…) permettendo al
Benevento di pareggiare da situazione di palla inattiva… ci piace
rivedere lo stesso film…
Nel secondo tempo assistiamo alla fiera dell’orrido, con una prestazione che definire deprimente è approssimare per difetto. Trovare la giusta quadra al centrocampo sembra più complicato che nominare un commissario decente in Calabria: ogni scelta appare essere quella sbagliata, per un motivo o per l’altro.
Considerazioni sparse sui singoli: di Morata e Dybala abbiamo già detto, De Ligt gioca un’altra partita super, Cuadrado è svogliato e si vede ma vale tenerlo in campo perché da un momento all’altro può tirare fuori conigli. Bene anche Rabiot. Chiesa si impegna ma ancora commette alcuni errori e la pazienza sarà l’unica medicina.
Singoli a parte la squadra presenta una debolezza mentale, una fragilità, una incapacità di ribaltare partite che si mettono non dico male ma nemmeno bene, senza la giusta personalità di chi la partita la vuole vincere davvero. È preoccupante se si pensa che stiamo parlando della Juventus FC. La trasferta di Benevento è stata un copia/incolla della partita di CL, alla fine la squadra di Inzaghi non ha rubato nulla come non avrebbe fatto il Ferencvaros.
È un anno strano e di transizione per tutti, questo finora ha permesso alla Juve di rimanere sopra la linea di galleggiamento, di non ritrovarsi troppo lontano in classifica, ma le giornate passano e il livello dell’acqua sale inesorabilmente.
10 Talking Points: la “pareggite” e la fatica di tornare grandi
Bentornati a “10 Talking J-Points”, ecco i dieci spunti che ci ha dato Benevento-Juventus:
1. Un pari che fa male a tutto: al morale, all’ambiente e alla classifica. È un pari che, per assurdo, si digerisce meno rispetto a quello maturato nel recupero con la Lazio, perchè non ha spiegazioni, né giustificazioni. Ai 45 secondi di black-out a Roma si contrappongono i 45 minuti di Benevento, in cui il cronometro scorre inesorabile e si aspetta, fino alla fine, un gol che non arriva mai. È l’ennesima frenata di un aereo che da settimane scalda i motori, ma fa fatica a decollare.
2. Quinto pareggio in 8 partite (sul campo), il quarto trasferta in appena cinque gare. Score da brividi, considerato anche che in tre di queste cinque gare la squadra ha affrontato le neo-promosse. Neppure nel primo dei nove scudetti (chiuso con 15 pareggi) avevamo uno score del genere nei primi otto match. Questo dato va a braccetto con quello che vede la Juve non vincere due partita di fila in campionato da 17 turni. Difficile dire quale dei due sia più preoccupante.
3. Si è tanto parlato di entusiasmo, ma non è il solo ingrediente che serve per ricostruire una ricetta vincente. Stanno mancando fame e personalità. È una Juve che non sente l’odore del sangue, che ha tanto talento, ma non è spietata. È una Juve che invece di dare il colpo del KO, tende la mano all’avversario in difficoltà. Se si vuol tornare grandi, bisogna cambiare registro.
4. Analizzando la gara e la prestazione, al netto di quel che è mancato dal punto di vista mentale (che non è poco), non mi sento di dire che la squadra abbia fatto così male dal punto di vista tecnico, così come non mi son sentito di dirlo col Verona e con la Lazio. Alla fine, però, si guarda il bottino e il bottino dice che son stati tre pareggi e che la Juve ha una media punti per partita inferiore a 2. Tutto il resto non conta.
5. Responsabilizzare i singoli per dare un’anima al collettivo. Il cammino è ancora molto lungo e bisogna intervenire adesso per ricordare a tutti la maglia che si indossa. Non ci sono colpe da attribuire o da assumersi, ma responsabilità da dare e da prendersi.
6. La Juventus ha disputato 12 partite in stagione (8 in campionato e 4 in UCL) e in una sola occasione ha segnato 2 gol nel primo tempo (Juve-Cagliari, peraltro al 38′ e 42′). Questa statistica passa forse inosservata, ma è molto allarmante, perchè ci suggerisce quel che sostengo dall’inizio dell’anno: la Juve non chiude mai la partita. Ha le occasioni per farlo, ma le spreca, sistematicamente, obbligandosi a lottare sempre fino all’ultimo istante, spendendo molte più energie fisiche e mentali del dovuto e compromettendo spesso l’acquisizione del risultato. Fossi in Pirlo, ripartirei da qui.
(CR)7. Protagonista anche quando non è in campo, al centro di ogni discussione post-partita e oggetto di quella solita domanda che vien fuori ogni qualvolta la squadra inciampa e lui non c’è: la Juve è Ronaldo-dipendente? La risposta l’ha già data Pirlo e prima di lui l’avevano già data le statistiche con lui in campo e quelle senza di lui.
8. Molti avranno remore ad ammetterlo, ma la verità è che abbiamo bisogno di Dybala. Su tutti, ci sta mancando lui, inutile girarci intorno. Si sta facendo odiare (da me compreso), ma se si pensa ad un giocatore che potrebbe dare una scossa, a me viene in mente solo lui (visto e considerato che a Cristiano e Morata non si può chiedere di più). In fondo, lo sappiamo tutti, penso che lo sappia anche Pirlo.
9. I tanti impegni ravvicinati impongono rotazioni continue in formazione, ma potrebbe far bene dare continuità ad un certo assetto, abituando anche chi entra dalla panchina ad avere un impatto più incisivo. Avere la possibilità di avere così tante frecce all’arco e di poterne scagliare alcune a partita in corso deve essere un’arma in più, un valore aggiunto di questa squadra. Finora, non lo è stato affatto. Bisognerà lavorare anche su questo.
10. Due gare a Torino (da vincere) e poi il Barcellona. Tre tappe importanti, da bruciare con un altro piglio, per dimenticarci di esser stati piccoli e tornare ad essere grandi.