Partita divertente e combattuta in Olanda. La Juve passa per prima con Ronaldo, l’Ajax pareggia dopo pochi secondi della ripresa. Nel finale palo di Douglas Costa
Che con l’Ajax sarebbe stata dura si sapeva e la partita della Joan Cruijff ArenA rispetta in pieno le aspettative. La Juve torna dall’Olanda con un 1-1 che lascia ancora aperta la qualificazione e che, per quanto si è visto in campo è un risultato corretto. Gli olandesi ci mettono corsa e freschezza, la Juve esperienza, classe… e un palo clamoroso nel finale centrato da Douglas Costa. Ne esc e una partita bella, combattuta e apertissima, che avrà un epilogo certamente altrettanto divertente tra una settimana, all’Allianz Stadium.
L’AJAX PARTE A RAZZO
Le premesse dello spettacolo sono immediate: neanche due minuti
sul cronometro e Bernardeschi sfiora l’incrocio con una fiondata dal
limite e poco dopo arriva la risposta di Ziyech, con un sinistro
sull’esterno della rete. Gli olandesi vanno a folate e quando alzano il
pressing sul portatore di palla sono micidiali e schiacciano i
bianconeri nella propria tre quarti, portando ancora Ziyech due volte al
tiro da fuori: Szczesny blocca a terra il primo e vola a togliere
dall’incrocio il secondo. La Juve fatica a trovare giocate di qualità,
ci riesce solo sporadicamente con Pjanic o Bernardeschi, ma arriva
raramente dalle parti di Onana, mentre i lanceri sono ancora pericolosi
con il sinistro a lato di Van de Beek, liberato in area da uno spunto di
Tadic.
RONALDO GELA L’ARENA
L’arma migliore dei padroni di casa rimane comunque la capacità
di portare pressione e, quando inevitabilmente rallentano, il copione
cambia. Avviene dalla mezz’ora in avanti, quando inizia a entrare in
partita Ronaldo. Il Marziano prima colpisce al volo il traversone di
Pjanic, mettendo fuori, poi gioca di sponda per Bentancur e
Bernardeschi, ma entrambi non centrano la porta, quindi decide che il
primo tempo non deve finire in parità e all’ultimo minuto, dopo aver
ricevuto da Pjanic, allarga per Cancelo e punta l’area, andando a
chiudere l’ampio triangolo con il connazionale infilando in tuffo di
testa, il perfetto passaggio di ritorno.
NERES, PAREGGIO LAMPO
Non passa però neanche un minuto dall’inizio della ripresa e
l’Ajax pareggia: Neres soffia il pallone a Cancelo, parte velocissimo e
fulmina Szczesny con un destro sotto l’incrocio. È tutto da rifare e ora
c’è anche da contenere l’entusiasmo degli uomini di Ten Hag, che
sfiorano il raddoppio con il siluro di Tagliafico sull’esterno della
rete. Allegri interviene al quarto d’ora e manda in campo Douglas Costa
al posto di Mandzukic, così Ronaldo si sposta al centro dell’attacco e
Bernardeschi viene dirottato a sinistra. La mossa aiuta la squadra ad
alzare il baricentro, anche se, quando gli olandesi spingono si deve
stringere i denti e cercare di rallentare il ritmo della gara.
DOUGLAS COSTA, PALO CLAMOROSO
Alla mezz’ora il tecnico è costretto a cambiare ancora: Matuidi
esce dopo un contrasto e al suo posto entra Dybala. Ora il modulo è un
4-4-2 particolarmente offensivo, con Bernardeschi e Douglas Costa
esterni e l’argentino e Ronaldo punte. Le squadre iniziano ad accusare
la stanchezza, manovra di entrambe si fa via via più lenta con il
passare dei minuti e le occasioni diminuiscono, ma sono anche
decisamente più ghiotte. Ekkelenkamp riesce a liberare il destro e
Szczesny respinge, mentre dalla parte opposta Douglas Costa salta due
avversari, entra in area e incrocia il sinistro, colpendo in pieno il
palo. Su quel legno finisce la partita. Certo non il discorso
qualificazione: un 1-1 in trasferta è un buon risultato, ma contro
questo Ajax, capace di correre a 1.000 all’ora e, giova ricordarlo,
rifilare quattro gol al Real al Bernabeu, ci sarà ancora da lottare, e
parecchio, al ritorno.
AJAX-JUVENTUS 1-1
RETI: Ronaldo 45′ pt, Neres 1′ st
AJAX
Onana; Tagliafico, Blind, De Ligt, Veltman; De Jong, Schöne (30′ st Ekkelenkamp); Ziyech, Van de Beek, Neres; Tadić
A disposizione: Varela, Kristensen, Sinkgrave, Huntelaar, Magallan, Dolberg
Allenatore: Ten Hag
JUVENTUS
Szczesny; Cancelo, Rugani,
Bonucci, Alex Sandro; Bentancur, Pjanic, Matuidi (30′ st Dybala);
Bernardeschi (47ì st Khedira), Mandzukic (15′ st Douglas Costa), Ronaldo
A disposizione: Perin, De Sciglio, Spinazzola, Kean
Allenatore: Allegri
ARBITRO: del Cerro Grande (ESP)
ASSISTENTI: Yuste (ESP), Alonso (ESP)
QUARTO UFFICIALE: Sidiropoulos (GRE)
VAR: Hernández (ESP), Martínez (ESP)
AMMONITI: 41′ pt Tagliafico 10′ st De Jong, 26′ st Schone, 38′ st Pjanic, 48′ st Ekkelenkamp
Ajax – Juve 1-1: Cristiano non rompe la ragnatela ajacide
C’erano grandi aspettative, al netto delle assenze di Can e Chiellini, nei confronti della Juve europea dopo la scintillante vittoria sull’Atletico Madrid. Dopo la prova offerta dalla squadra di Allegri all’Amsterdam Arena, con un risultato che comunque non compromette nulla, anzi, non si può però non storcere almeno parzialmente il naso.
Nel primo tempo la ragnatela tessuta dall’Ajax ha quasi subito intrappolato la Juventus: il pressing posizionale, senza particolare dispendio fisico, del rombo avanzato van de Beek-Neres-Tadic-Ziyech ha messo in costante apprensione la retroguardia bianconera in fase di uscita con la palla, mentre nei lanci lunghi Mandzukic è stato praticamente inesistente. Un peccato, perché nelle poche occasioni in cui la Juve ha conquistato palla sulla trequarti avversaria in seguito a un rinvio lungo ha sempre generato azioni interessante. Gli olandesi sono stati pericolosi soprattutto con Ziyech, il meno palleggiatore ma il più ficcante degli uomini offensivi, la Juventus ha risposto con le discese di Bernardeschi, che però è sempre stato messo in condizione di non nuocere eccessivamente. La partita si è sbloccata in seguito a una classica azione di Cristiano Ronaldo: abbassamento sulla trequarti, sponda per il terzino, inserimento in area con cambio di velocità e direzione a mandare a vuoto TUTTI i lancieri in campo, cross magistralmente pennellato di un Cancelo sin lì negativo e zuccata vincente del 7.
Nella ripresa il terzino lusitano ha rovinato quanto di buono costruito un quarto d’ora prima, controllando con superficialità un pallone non impossibile e regalando palla a Neres il quale, complice una Juve sorprendentemente lenta a schiacciarsi (forse a causa del fischio d’inizio arrivato da pochissimo), ha calciato a giro battendo imparabilmente Szczesny. I biancorossi hanno velocemente ripreso le redini del gioco, de Jong ha dominato in OGNI zona del campo, ora mediano ora mezzala ora trequartista, protagonista di una prestazione cattedratica degna del miglior Pirlo. La retroguardia bianconera ha retto centralmente, sostenuta da un Rugani sontuoso e aiutata da un Pjanic dedito soprattutto a schermare la difesa, mentre sulle fasce Sandro e soprattutto Cancelo sono spesso andati in apprensione. Nel finale la squadra di Allegri ha sfiorato anche il colpaccio, con Douglas Costa che ha dimostrato di non essersi scordato come si gioca a pallone e, dopo una percussione impressionante per tecnica e forza fisica, ha colto il palo esterno.
La vittoria sarebbe stata comunque immeritata, e servirà qualcosa di più nella gara di ritorno per non ritrovarci a soffrire a ogni azione. L’impressione è che la Juventus sia stata sorpresa dalla grinta sulle seconde palle (praticamente tutte a favore degli ospiti), dall’organizzazione in fase di pressing e in generale dallo stile di gioco dell’Ajax, comunque ben poco diverso dal passato recente. Presunzione, superficialità o rischio calcolato? La risposta tra 7 giorni.
Alex Campanelli.
Il muro gentile: Amsterdam incorona Rugani
Agitazione, cuore che batte a mille ed emozioni che non sai descrivere. La notte di Champions ritorna: potremo guardare Ronaldo con la maglia bianconera, godere della regia di Pjanic e del fisico di capitan Chiellini…ah, non gioca? Problema fisico prima di partire per Amsterdam? E gioca Rugani al suo posto? No dai, stai scherzando.
La sensazione che il mondo ci crollasse addosso è arrivata nel crepuscolo del lunedì sera. Rugani titolare nei Quarti di Finale contro l’Ajax, in trasferta, in coppia con Bonucci: nemmeno coperti da Caceres o Emre Can in un’inedita difesa a 3. Sembrava l’inizio di un incubo, e invece…
Il classe ‘94, di fronte al pubblico della Johan Cruijff Arena e ai “ragazzi terribili” dell’Ajax, ha dominato la scena internazionale: ripeto, DOMINATO. È vero, pecca nell’anticipo (dove Giorgio ci va a nozze, abituati troppo bene…), ma legge la posizione come pochi difensori in Europa, ed oggi ha guidato con sicurezza una difesa che preoccupava molto noi tifosi. L’unico errore, purtroppo, l’ha commesso Cancelo e ne abbiamo pagato le conseguenze.
Tornando al nativo di Lucca, però, c’è da sottolineare la capacità di intercettare le palle vaganti, i tagli dentro l’area e di occuparla in maniera elegante. Non sarà irruento o non ti farà gridare per un intervento in scivolata, ma è imperiale quando occupa la zona giusta al momento giusto. Tadic ha fatto ammattire il Real Madrid, grazie ad una classe sopraffina e ai continui movimenti dei compagni, così come Ziyech ed il suo venoso sinistro; questa sera, però, al cospetto di Rugani si sono trovati un muro invalicabile.
Nota importante, visto il recentissimo rinnovo di contratto, che ha visto storcere il naso a tifosi e non, e alla sua costante indecisione nel prendersi un ruolo da leader nella Juventus. Di fronte a lui c’era il “possibile” futuro a tinte bianconere, quel De Ligt che ha primeggiato stasera fisicamente su Ronaldo (perso da Blind in occasione dell’1-0) e che visto crescere il suo valore in maniera esponenziale quest’anno. Daniele, dal canto suo, ha messo il vestito elegante e ha tirato fuori dal cilindro una prestazione maiuscola: è stato chiamato in causa ed ha risposto presente.
E se “ogni atleta sogna una seconda possibilità” (cit. “Le Riserve”), oggi Rugani ne ha dato dimostrazione. La fiducia è totale nei suoi confronti e, anche se non lo dimostrerà mai, una serata come questa l’aveva sempre sognata. E anche noi.
Sabino Palermo.
Quarti di Champions League: Ajax-Juventus 1-16 min lettura
Nei mesi invernali la Juventus ha archiviato, con successo, sia la
questione campionato (la matematica del trentasettesimo dovrebbe
arrivare già sabato) che la sbornia della rimonta portata all’Atlético.
Dopo il sorteggio dell’urna di Nyon, la compagine bianconera ha avuto
tutto il tempo necessario ed auspicabile per preparare al meglio
l’importantissima sfida di Champions League contro i campioni d’Olanda
dell’Ajax.
Ciononostante, alcune assenze pesanti hanno finito per condizionare
la formazione schierata da Massimiliano Allegri. Chiellini è capitano e
leader indiscusso della difesa, ma è forse la defezione di Emre Can a
condizionare di più l’assetto scelto; il tedesco era il fulcro di
quell’ibrido a metà tra il 3-5-2 e il 4-4-2 che Allegri aveva proposto
con successo in Champions e poi affinato in campionato. Venendo a
mancare la chiave di volta, tutto il sistema ha finito per collassare su
se stesso, ripiegando verso un più sicuro e ortodosso 4-3-3. Szczęsny;
Cancelo, Rugani, Bonucci, Alex Sandro; Bentancur, Pjanić, Matuidi;
Bernardeschi, Ronaldo, Mandžukić.
Erik ten Hag dal canto suo ha recuperato de Jong, in forse
inizialmente per una botta alla caviglia, e può schierare la formazione
tipo – se si eccettua la squalifica del terzino Mazraoui. Il 4-2-3-1 dei
lancieri recita: Onana, Veltman, de Ligt, Blind, Tagliafico; Schöne, de
Jong; Ziyech, Van de Beek, Neres; Tadić.
In realtà lo schieramento dei padroni di casa è molto più flessibile
di quanto non dicano i numeri. Frankie de Jong in effetti si abbassava
molto spesos sul centro destra della propria difesa per facilitare
l’uscita del pallone: con i terzini alti a larghissimi, questo disegnava
quasi un 3-4-3 piatto che per precisione delle posizioni non poteva
essere un caso estemporaneo. Inoltre, il passaggio dal più iconico 4-3-3
ad un centrocampo a due fu intrapreso per assecondare le
caratteristiche di inserimento di Van de Beek, nonché per sfruttarne le
doti di riaggressione ed averlo così in porzioni di campo più avanzate.
Compensando i suoi movimenti su tracce verticali, Tadić è quindi libero
di cercarsi la miglior zona di ricezione, spesso alle spalle del
centrocampo avversario, ed innescare così le funamboliche ali.
Il leit-motiv della gara è stata infatti una pressione
costante dell’Ajax sulla difesa della Juventus, che si è tradotta in una
netta supremazia territoriale. L’Ajax non soltanto ha comandato il
gioco tenendo il pallone per il 58%, ma ha applicato il mantra
cruijffiano di recupero immediato del pallone, tornandoselo a prendere
ben 23 volte nella metà campo bianconera, con un’altezza media di
recupero di 45 metri. A differenza di altre squadre, Real Madrid in
testa, la Juventus ha però accettato di buon grado una situazione di
passività. Rispolverando una brillante difesa dell’area di rigore,
Allegri ha basato il proprio piano gara sulla negazione di quella
profondità indispensabile al gioco dell’Ajax. E per la maggior parte
della gara questo ha funzionato.
Ciononostante, l’Ajax è stato in grado di creare qualche grattacapo
al 4-4-2 in non possesso della Juventus. Nel primo tempo i maggiori
pericoli si sono manifestati quando gli olandesi sono riusciti a
liberare Ziyech al tiro dopo combinazioni strette (situazione che si è
riproposta per ben tre volte). Oltretutto, il tridente ajacide rimaneva
molto mobile, scambiandosi spesso di posizione. Va detto inoltre che
l’Ajax giocava molto stretta, e questo facilitava il compito della
difesa, che poteva concentrarsi sul lato palla senza preoccuparsi di
eventuali cambi di gioco: preoccupata dalla difesa della profondità, la
Juventus si è trovata ad avere gioco facile anche nella difesa
dell’ampiezza. Se da un lato è vero che la Juventus lasciava arrivare
l’Ajax ai trenta metri senza apparente difficoltà, l’ottima difesa
posizionale dei bianconeri mandava fuori giri la pressione dell’Ajax,
frustrandone la passione con una fase difensiva quasi irreprensibile. In
fin dei conti, l’Ajax non ha creato grandissimi pericoli all’atto
pratico.
I problemi per la Juventus arrivavano nel momento in cui doveva però
costruire. Nei piani di Allegri, probabilmente, la Juventus avrebbe
dovuto sfruttare con maggior costanza e certamente maggior precisione le
praterie lasciate dietro il centrocampo dalla riaggressione avversaria;
ma questo è avvenuto decisamente di rado. Il gegenpressing
avversario ha infatti costretto la Juventus a molti errori in fase di
uscita e non è un caso che i maggiori “sciupatori” di palloni siano
stati quei giocatori deputati ad un’uscita più pulita (Cancelo 11
palloni persi, Pjanić e Bonucci 8). L’Ajax castrava la costruzione della
Juve con due espedienti: il primo consiste nella semplice schermatura
di Pjanić da parte di Van de Beek, che l’ha seguito praticamente a tutto
campo con grande applicazione. Il secondo è stato invece aver tenuto i
tre attaccanti molto stretti e vicini tra loro: questo, unito alla
grande densità in zona palla, ha permesso all’Ajax di soffocare ogni
transizione della Juventus.
A causa della pressione, la Juventus ha risolto molti possessi bassi
con il lancio lungo. Una delle armi del primo tempo è stata dunque il
lancio lungo su Mandžukić, che però non è apparso brillante e non è
riuscito né a tenere palloni per far salire la squadra, né ad offrire
seconde palle giocabili a Bernardeschi. La posizione del numero 33 vale
un approfondimento: se nel 4-4-2 senza palla l’ex viola occupava la
casella di esterno destro, con la palla era libero di svariare,
raccogliere palloni dalle punte, ed innescare ripartenze. In effetti, la
squadra di Massimiliano Allegri si avvicinava alla porta avversaria
solo dopo esser riuscita a consolidare il possesso.
In questo contesto, entrambe le reti nascono da episodi piuttosto
rari durante le fasi principali della partita. La Juventus passa in
vantaggio su un break: una situazione che avrebbe dovuto sfruttare più
spesso, ma che invece non è riuscita a prendere con costanza. L’Ajax
invece ha approfittato di un errore individuale di Cancelo, che sbaglia
non tanto il controllo, quanto piuttosto la postura nel difendere l’uno
vs uno con Neres: il portoghese sarà altrimenti irreprensibile in fase
di non possesso per tutta la gara (da rivedere invece il suo contributo
con il pallone tra i piedi).
Con la gara in equilibrio, e a 20 minuti dalla fine, Allegri opera le
sostituzioni che avrebbero dovuto cambiare l’inerzia della sfida.
Dybala e soprattutto Douglas Costa servivano a spaccare la gara e
sfruttare finalmente lo spazio dietro il centrocampo avversario. Il
brasiliano in particolare è rientrato alla grande dopo il lungo
infortunio, e si è preso in poco tempo la palma di riferimento offensivo
per i compagni. La Juve è stata brava a pescarlo in isolamento sulla
sinistra, e Veltman non è stato all’altezza dell’arduo compito
(soprattutto dopo oltre un’ora di gioco e fatica). Costa ha completato
con successo 5 dribbling su 5 tentati – solo Bentancur ha fatto meglio, 6
su 6, ma su tutta la partita – ha colpito un palo, ma soprattutto ha
dato l’impressione di poter guadagnare tanto campo in qualsiasi momento,
che è esattamente quello di cui la Juventus ha avuto bisogno per tutta
la gara. Una sorta di salvifica oasi nel deserto. E probabilmente questa
è stata esattamente la gara immaginata da Allegri, come svolgimento:
d’altra parte lui è stato ad un palo dal jackpot.
Per la gara di Torino, la Juventus deve ripartire da queste transizioni se vuole impensierire l’Ajax. Non solo: bisogna anche rendersi conto che l’Ajax spingerà sin dal primo minuto per cercare quel preziosissimo gol in trasferta, e questo esporrà ancor di più i suoi scompensi in difesa. Un’occasione che la Juventus non dovrà mancare se vuole continuare il percorso verso la finale di Madrid.