Difficile estrapolare solo dieci frasi (già le dieci pagine del Mattino sono un tragicomico spaccato di come sia vissuto il calcio dalle nostre parti) dal mare di retorica di questi giorni. Impresa improba, ma ci proviamo:
1 “Non ci sono più le bandiere”
La frase viene solitamente pronunciata con tono dimesso, fatalista: si stava meglio quando c’era la lira, nel Tevere si faceva il bagno, e dopo altri 5 o 6 luoghi comuni eccoci qua: sono lontani i tempi di Gigi Riva, oggi sono rimasti solo Totti e De Rossi come bandiere.
Per carità, riflessione interessante (così e così) ma qual è il nesso tra Riva, bandiera del Cagliari, i due giallorossi romani e romanisti da quando sono nati e Higuain? Fino a 25 anni il Napoli lo aveva sentito nominare solo perché era stata la squadra di un suo connazionale non male, è qui da 3 anni, dopo vari anni a Madrid, ora ne farà altri a Torino e poi magari altrove. Però niente, e ricordate un sospiro ad accompagnare la frase: GiggiRiva, altro che Gonzalo.
2 “Tradirebbe se stesso”
Prodezza del DeLa: era lui a cantare sotto la curva, andando alla Juve quindi tradirebbe se stesso. In questa frase, capolavoro di logica, manca una verità: Higuain si è sentito dare dal proprio presidente del giocatore in sovrappeso dopo avere fatto un milione di gol in un girone e ha sempre chiesto investimenti diversi per far vincere il Napoli. Io non lo so, ma magari i botti Tonelli e Giaccherini non hanno soddisfatto appieno le richieste dell’esigente Gonzalo.
E comunque, caro Pogba, dopo le tue esultanze, i tuoi balletti, le corse sotto la curva, le interviste sulla Juve che è la tua famiglia, non tradire te stesso, resta con noi!
3 “Mercenario, solo per soldi!”
Qui il volume deve alzarsi, il tono assumere note indignate: mercenario!
E invece no: a quanto raccontano le cronache, De Laurentiis offriva esattamente la stessa cifra di ingaggio proposta dalla Juve. Rivedere dunque i punti 1 e 2: Higuain non è napoletano. Ha dato tutto per quella maglia e ora ha visto in quello juventino un progetto più ambizioso.
4 Proprio a una storica rivale!
I testa a testa tra Juve e Napoli, com’è noto, caratterizzano da circa 40 anni il calcio italiano. Perfino nell’ultima stagione, con la Juve che ha deciso di cominciare con una dozzina di giornate di ritardo (la solita arroganza), il campionato si è deciso al fotofinish con emozioni a non finire fino all’ultimo secondo. Gli anni precedenti, poi, non ne parliamo: adrenalina a mille per questa sfida leggendaria. Una rivalità infinita, come Real e Barca, Lakers e Celtics negli anni ’80, Beatles e Rolling Stones. E quello che fa? Se ne va proprio alla Juve.
Ora, ce lo vedete Paul McCartney che passa ai Rolling Stones? Paul, altro che Gonzalo… (e via col solito sospiro)
5 “La Juve sta indebolendo il nostro calcio”
Ovviamente è l’esatto contrario. Dare 30 milioni alla Roma, 90 al Napoli, 20 al Sassuolo, mezzo stadio all’Udinese equivale alla redistribuzione degli introiti proprio nel nostro campionato. Così il Napoli potrà cercare un grandissimo attaccante e pure un paio di altri ottimi giocatori, la Roma sistemare tempestivamente i propri conti e tornare a inseguire i proprio obiettivi e così via. Del resto, Pjanic e Higuain avevano delle clausole: evidentemente nessuna squadra al mondo ha ritenuto conveniente il prezzo stabilito, altrimenti lo avrebbe pagato lei.
6 “E’ uno scippo, che arroganza!”
La clausola rescissoria ha esattamente la funzione di dichiarare il giocatore cedibile solo a una determinata, altissima cifra. E’ una garanzia per il giocatore posta di comune accordo con la società: sta a significare, nel caso di specie, che entrambe le parti sarebbero soddisfatte nel caso di cessione a 90 milioni di euro a una squadra gradita dal giocatore. Così è accaduto. Le parole scippo e arroganza, pur se piuttosto accattivanti, non c’entrano nulla.
7 “La Juve sta facendo come il Bayern!”
Ovvero, sta comprando i migliori delle società rivali.
Con una lieve differenza: il Bayern ha preso Lewandowski gratis in scadenza di contratto, avendo trovato l’accordo col giocatore oltre un anno prima: ha dunque lasciato la diretta rivale senza il proprio fuoriclasse e un euro per sostituirlo. La Juve paga Higuain 90 milioni di euro, il prezzo stabilito dal Napoli, che così potrà rinforzarsi alla grande. Trovate le differenze.
8 “Quest’anno neanche si gioca, lo scudetto è assegnato”
Cretinata detta da juventini e non. Nessuno nella storia del calcio italiano ha mai vinto 6 scudetti di fila. E non è un discorso di cabala: la statistica trae origine da motivazioni quali l’esaurimento dei cicli, la fame, gli stimoli, gli obiettivi che mutano (es. la Juve punterà molto sulla Champions), le rivali che danno il triplo per sconfiggere “gli imbattibili”, un desiderio generale di qualcosa che “risolleverebbe il paese” (super cit.). Se qualche juventino crede che il campionato sia già assegnato, fa l’errore che ha fatto per vent’anni l’Inter di Moratti, che spendeva (male, certo) vagonate di milioni, ogni anno era campione ad agosto e poi, per vincere uno scudetto, ha dovuto attendere un luglio, perché da settembre a maggio non ci riusciva mai.
9 “Ora vincere la Champions è un obbligo”
Sono già tutti pronti a fare pressione sulla Champions, ulteriore pressione, come se già non mancasse nell’ambiente juventino con riferimento a quella competizione.
Ora, senza nascondersi: se si tratta di avere la consapevolezza di poterci e doverci provare con alcune probabilità in più, perfetto.
La squadra, ancora in evoluzione, ha una super difesa, un grande attacco, esterni tra i migliori del mondo, potrebbe dover completare il centrocampo in assenza di Pogba (senza dimenticare però l’infortunio di Marchisio, le partenze di Morata, Cuadrado, eventualmente del nostro numero 10, non roba da nulla…) e ha davvero tutti i mezzi per provarci con la consapevolezza di essere davvero forte, attrezzata per il tentativo, senza timidezze o scaramanzie.
Da qui all’obbligo di vincere, in una manifestazione che si vince negli scontri diretti in base anche a sorteggi, episodi, infortuni, nella quale competono squadre con Messi, Neymar, Suarez, Iniesta, Piqué e compagnia (e un Gomes da 60 milioni in più, perché no) o con Ronaldo, Benzema, Bale, Modric, Ramos – Neuer, Alaba, Muller, Robben, Lewandowski (più un 19enne da 55 milioni anche qui), passa ovviamente un oceano.
10 “Avete rovinato tutto, così non ci si diverte più”
Lo so, era più divertente l’estate di 10 anni di fa. Che nostalgia.
Il Maestro Massimo Zampini
Effetto Warriors
A parziale giustificazione valga il fatto che nessuno, ma proprio nessuno, della redazione di Juventibus (e, suppongo, anche parecchi di voi) credeva che un Gonzalo Higuain di bianconero vestito fosse possibile. E, del resto, ci avevano già pensato Benedetto Minerva (qui) e Davide Terruzzi (qui) a spiegare come, dal punto di vista economico, questa operazione somigli molto a un bagno di sangue per una situazione finanziariamente complessa come quella della Juventus attuale. Quindi quando parlavo di trollata del decennio in relazione a tutto questo, avevo più di qualche buona ragione per sentirmi in una botte di ferro. Così non è stato, ho sbagliato e faccio pubblica ammenda. Per quelli che saranno, poi, effetti e conseguenze dell’approdo del ‘Pipita’ a Torino, conviene aspettare i giusti tempi tecnici necessari a una valutazione.
Non così per quel che riguarda l’ “effetto Warriors”, ovvero qualcosa di cui è stato possibile intuire la portata nelle scorse ore. E che a chi, come me, è appassionato di basket Nba, ha ricordato quanto accaduto al di là dell’Atlantico. In parallelismo che ha dell’incredibile, i Golden State Warriors hanno ben pensato di ingaggiare in free agency (la loro campagna acquisti) Kevin Durant, stella di prima grandezza nonché uomo simbolo dei rivali degli Oklahoma City Thunder. Passare da squadra più amata, foriera di un tipo di gioco come mai prima e mai dopo, a più odiata il passo è stato brevissimo. E Durant, come Higuain, si è visto destinatario di tutta una serie di epiteti di cui “perdente” e/o “traditore” risultano quelli più riferibili.
Vale la pena continuare su questa strada. Perché, in entrambi i casi, due squadre già forti adesso diventano fortissime. Perché, in entrambi i casi, la vittoria non diventa più un’opzione ma un obbligo. Perché, in entrambi i casi, ogni sconfitta sarà una vittoria per gli altri. E perché, in entrambi i casi, siamo alla presenza di due fenomeni assoluti, tacciati di vigliaccheria per aver scelto ciò che la vox populi identifica come “la strada più facile”.
Soffermiamoci un attimo su questo concetto. E’ davvero così? Davvero scegliere di andare dove non è ammesso il fallimento è il salvacondotto più comodo? Permettetemi di dubitarne. Perché, qui come in America, “nothing is given, everithing is earned”. E anche le stelle di due ‘Dream team’ o presunti tali, dovranno guadagnarsi sul campo ogni singolo punto, ogni singolo gol, ogni singolo canestro. Più di quanto avrebbero dovuto fare altrove, visto che se competere non è scontato, vincere lo è ancora meno. Soprattutto se sei obbligato a farlo.
Bisognerebbe valutare anche questo, oltre all’inflazionata giustificazione della voglia di vincere (ed è indubbio che ci sono molte più probabilità di farlo ai Warriors e alla Juventus, piuttosto che ai Thunder e al Napoli), qualora si scegliesse di commentare una scelta di vita non solo di sport. Troppo spesso si dimentica che un atleta, soprattutto se un atleta ai massimi livelli, vive per gareggiare, per vincere, per lasciare un segno nella storia. E quando sente di non poterlo fare, quanto meno nel modo che lui vorrebbe, sta male, diventa preda dell’ancestrale paura di essere ricordato come un perdente di successo e nulla più. A quel punto non conta più l’amore dei tifosi, il calore della città, l’emozione dell’ambiente e tutto ciò che è diventato oggetto di una retorica stantia: in una forma di egoismo belluina, quasi animalesca, conta solo ciò che vuoi tu non quello che gli altri vorrebbero da te. E, di colpo, tutto diventa spiegabile, anche il “tradimento” per abbracciare la causa della rivale storica. Pazienza se, in caso di sconfitta, ti verranno a prendere ovunque tu sia per rinfacciarti sconfitta e tradimento.
Potrà non piacere ma funziona così. E conviene ricordarselo per quando Higuain sbaglierà un rigore o un gol in una partita decisiva e Durant sparerà sul primo ferro il buzzer beater di una possibile vittoria in gara 7. “Niente viene regalato, ogni cosa va conquistata”. Parole di LeBron James che, nel 2011, andò via da infame dalla natìa Cleveland per andare a vincere due titoli a Miami. Salvo tornare da eroe e battere proprio i Golden State Warriors nella più incredibile delle finali.
Non esistono squadre imbattibili. Tanto meno quelle con un puntero argentino di 29 anni pagato 94 milioni. Tenetelo bene a mente.
p.s. già so che c’è chi alzerà la mano e dirà: “Ma Maradona da una parte e Michael Jordan dall’altra hanno vinto anche senza scegliere di giocare con i più forti”. Vero. Ma non potete pretendere che l’eccezione diventi la regola.