C’è uno spettro che si aggira per il mondo: è l’entità formata dai diciotto milioni e oltre di direttori sportivi della Juventus che attualmente ritengono, sono certi, ribadiscono con forza la loro superiorità schiacciante rispetto all’operato di Fabio Paratici. È sempre così: il mercato della Juventus comincia bene con i colpi a parametro zero – quelli scontati che farebbero tutti e che si salvano (relativamente) dall’inquisizione del tifoso dirigente proprio perché sono a zero – continua meglio con il grande colpo di ogni estate, per poi disintegrarsi come una frana nel mese di agosto, quando le ovvie necessità di bilancio impongono qualche cessione eccellente e dolorosa.
In questa esatta congiuntura spazio-temporale, in questa terra di mezzo che separa le uscite eccellenti dalla chiusura del calciomercato, il suddetto spettro che si aggira per il mondo diventa materico, tangibile, oltremodo rumoroso, come uno Tsunami. Il tifoso 2.0 non si limita a esprimere le proprie emozioni, o a descrivere il proprio stato emotivo dopo la perdita di un calciatore stimato o deludente, ma va ben oltre: nel migliore dei casi ritiene che Fabio Paratici sia un suo dipendente, colpevole di non costruire la squadra del futuro a immagine e somiglianza dei suoi gusti e dei suoi desideri; nel peggiore lo vede come un negletto usurpatore, che osa operare in quello spazio professionale che a lui e solo a lui spetterebbe di diritto.
La cessione di Cancelo? Un abominio, la più grande follia della storia del calcio, la prova del plusvalenzificio. Solo 28 milioni per Cancelo? Paratici non sa vendere, erano 35 alla prima telefonata, 30 quando Joao è entrato nel jeppone bianco, 28 quando è arrivato. L’arrivo di Danilo? Un disastro, diamo un top terzino a Guardiola che lo vuole fortissimamente e prendiamo un brocco, un ex calciatore (che pochi mesi prima lo stesso Guardiola aveva strapagato). Lo scambio Dybala-Lukaku con 20 milioni di conguaglio? Prendiamo un brocco grasso buono per il sumo e svendiamo il nostro gioiello, lo regaliamo perché Paratici non sa vendere.
Nel 2018-19 le moltitudini di direttori dell’area sportiva usurpati ed estromessi dall’impostore avrebbero evitato alla Juventus la scellerata operazione Caldara, venduto a 35 milioni e oggetto di una mozione dei direttori senza portafoglio al grido di guerra #caldaranonsitocca. Dove? Su Twitter naturalmente, il social network demandato ai processi per direttissima. Premessa necessaria. Ciò che si contesta non è ovviamente il sacrosanto diritto a esprimere il proprio pensiero sulle operazioni di calciomercato della Juventus, né la critica alle scelte della società, altrettanto legittima, né tantomeno la scelta di farlo sui social (che si tratti di Twitter, Facebook o Instagram), perché tanto chi se ne importa, è solo un grande gioco virtuale e sappiamo benissimo che tutto quello che si dice on-line è destinato all’oblio eterno dopo qualche ora (quando va bene).
Il problema è più complesso di così, e si estende anche in ambiti più importanti del calciomercato della Juventus, perché riguarda la totale cancellazione di quel dettaglio infinitesimale che si chiama realtà dai quadri di riferimento di chi si esprime. La forma è sostanza diceva Robert Oppenheimer, e se proviamo a legare questa intuizione con quella propedeutica di Marshall McLuhan secondo cui il mezzo è il messaggio, abbiamo la formula biologica dei 18 milioni di Fabio Paratici del mondo.
Io venderei Khedira! Io venderei Mandzukic! Io venderei Rugani per 50 milioni! Io lo dicevo Cristiano Ronaldo è stato l’inizio della fine! Io lo dico da anni la Juventus è un plusvalenzificio! Io, io, io, io, io, io, io, io… Narcisismo sfrenato ed egopatia sono gli ingredienti basilari della forma espressiva che un mezzo espressivo come Twitter implica giocoforza, assieme a un secondo ingrediente sine qua non, ovvero la posa che volge agli estremi. Su Twitter non basta dire “Danilo viene da qualche stagione in panchina, Cancelo ha un grande potenziale, questa cessione mi dispiace ma vedremo quello che succederà”.
Così non si buca, non si riesce a farsi notare o a conquistare il centro della piazza per sette secondi. Per farlo bisogna dire “Cazzata del secolo, regaliamo un top nel suo ruolo a soli 56 milioni al City e ci prendiamo un brocco schifato anche da sua zia e lo iper-valutiamo 30 milioni! Se Guardiola (che l’anno prima aveva voluto Danilo) vuole Cancelo ci sarà un motivo! Vergogna, dirigenza di falliti, plusvalenzificio, non vinceremo mai in Europa!”. In questo modo le frange estreme che si muovono secondo le stesse logiche arriveranno come mosche sullo zucchero, ed ecco che il gioco (a somma zero) prende forma.
Questo è divenuto ahinoi il processo comunicativo dominante, in tutti i campi. Qualcuno potrebbe dire: e chi se ne importa? Tanto, come detto più in alto, tutto il chiacchiericcio finisce nell’oblio eterno dopo qualche ora. Vero, ma ciò che resta sono i residui non biodegradabili.
In
primo luogo l’abitudine sempre crescente a non considerare la realtà
che va oltre il proprio sguardo. La realtà oggettiva è diventata la
grande assente, sostituita dal proprio, limitato punto di vista eletto a
verità assoluta. Il plusvalenzificio Caldara arriva 15 dopo l’acquisto
di Cristiano Ronaldo (lo ribadiamo una seconda volta, Cristiano
Ronaldo), e l’ennesima estate di vergogna assoluta e di incapacità della
dirigenza arriva dopo otto anni di vittorie consecutive e una crescita
indiscutibile sul piano industriale che dura ininterrottamente
dall’arrivo di Andrea Agnelli, in un contesto come
quello italiano che è notoriamente anni luce indietro rispetto a quello
inglese, tedesco e spagnolo. Se i 18 milioni di Paratici del mondo
provassero a immettere la realtà nella loro professione virtuale,
sarebbe impossibile non considerare che avere la Juventus nel gotha del
calcio mondiale con continuità da anni, con una crescita costante e
l’arrivo ormai continuativo di giocatori di primissimo livello, è
sostanzialmente un miracolo gestionale, a prescindere dalle legittime
opinioni sulla singola operazione di mercato, che i 18 milioni di
Paratici del
mondo porterebbero a termine meglio del nostro Fabio,
potendo contare ben più di lui sulle sensazioni quotidiane di una vita a
contatto con il gruppo, sui quotidiani confronti con l’area tecnica
tenuta per contratto a telefonare a ciascuno di loro, e ai continui e
febbrili scambi di visione con la proprietà. Così come sarebbe
impossibile non capire che per comprare grandi giocatori bisogna cederne
altri, perché gli acquisti senza considerare il conto economico non si
possono fare nemmeno a Football Manager.
Anni incredibili, che dovrebbero poter contare su una compattezza identitaria assoluta di tutto l’universo Juve. È invece non è così, ed eccoci al secondo effetto collaterale non biodegradabile, ovvero la sensazione diffusa all’esterno che l’universo Juve sia perennemente scontento, vessato, logorato dall’unico successo che è mancato in questi anni, ovvero la Champions League. Un torneo meraviglioso, dal clima fantastico in grado di suscitare le emozioni più profonde e riportare ogni amante di calcio alla condizione di galleggiamento nel sublime, senza dubbio, ma allo stesso tempo (ancora la realtà) il più indecifrabile e il più legato agli episodi, alla fortuna, al carpe diem, alla capacità di cavalcare l’attimo estemporaneo.
Specie quest’anno, anno di tanti cambiamenti a cominciare dalla guida tecnica verso un calcio più moderno, dominante e propositivo, la compattezza ambientale sarebbe necessaria a puntellare la continuazione del ciclo vincente, e invece al 7 agosto tutti ma proprio tutti – Sarri, Danilo, Paratici, de Ligt, Higuaìn Dybala, Bernardeschi, De Sciglio e chi più ne ha più ne metta, sono stai già processati senza appello. Ecco perché, sarò folle, tra i 18 milioni di Fabio Paratici del mondo, io mi tengo ancora l’originale.
JUVENTIBUS LIVE
Mad Situation Mercato (o i pazzi siamo noi?)
Che non sarebbe stato un mercato come altri (oppure, alla fine, pensiamoci, è sempre la stessa storia?) lo si era capito fin da subito con la lunga, ai limiti dello straziante, telenovela per il nuovo allenatore. Scelto Maurizio Sarri, non senza indignazione e perplessità da parte di parte dei tifosi, è iniziata ufficialmente la sessione estiva di calciomercato.
Già dagli inizi si era intuito che sarebbe stato di vitale importanza rafforzare e svecchiare il pacchetto arretrato. In mezzo al campo sarebbero serviti alcuni innesti per migliorare un reparto dimostratosi troppo poco tecnico nell’ultima stagione. In avanti, con il ritorno di Higuain e l’età avanzata di Mandzukic, era facile intuire che il diktat generale sarebbe dovuto essere quello di cedere, per tornare poi sul mercato facendo acquisti da affiancare a CR7.
Ad oggi la situazione pare essere surreale: i tifosi tutt’altro che soddisfatti delle operazioni fatte fino ad ora sono soprattutto perplessi per le trattative non portate a termine in uscita. Per il momento lo stato delle cose evidenzia una isteria a tratti ingiustificata. Mai come in questi mesi la Juventus è stata così forte da poter strappare un gioiello ambito da tutta Europa e portarlo a casa propria. Sembrerà strano, eppure il colpo de Ligt è di una portata superiore a quello di Ronaldo, per la dimostrata capacità dei bianconeri di superare e sbaragliare la foltissima concorrenza, assente invece nella trattativa per il portoghese.
Oltre all’olandese, il più forte al mondo nel ruolo se si considera l’età (classe ’99), a Torino è sbarcato anche un altro giovane di grandi speranze come Demiral, utile ad un ormai prossimo ricambio generazionale. Il recentissimo scambio Danilo – Cancelo è la causa della nuova – intuibile ma non concepibile – depressione dei tifosi.
Ridimensioniamo questo cupo umore con un’analisi più obiettiva: questa operazione ci farà perdere sì qualcosa dal punto di vista tecnico, ma ci potrà permettere di fare qualche altra manovra in entrata. Va sottolineato che in questo scambio la Juve si è comunque tutelata con Danilo, non il più forte nel suo ruolo, però sicuramente un giocatore che potrebbe fare il titolare. In mediana Rabiot e Ramsey, entrambi a parametro zero, rappresentano i volti nuovi. Sia il francese che l’ex Arsenal, essendo due calciatori di livello internazionale, non sembrano comunque rispecchiare l’identikit del centrocampista che sarebbe invece servito. Viste le lacune della scorsa annata sarebbe stato utile un calciatore tecnico in grado di far fare quel salto di qualità ad un reparto spesso in debito di qualità oltre la media. Mai dire mai. Mancano ancora più di venti giorni e come si sa le vie del mercato sono infinite. Una cosa è certa, giocatori come Khedira e Matuidi per ragioni diverse devono essere ceduti o capaci di reintegrarsi con uno status diverso all’interno dell’organico.
In avanti tutto tace. Nessuno è partito e nessuno è arrivato (Kean, vero, ma i minuti concessi lo rendevano ancora un peso leggero se si ragiona sul reparto 18/19), prima c’è da vendere per liberarsi di ingaggi troppo gravosi e solo dopo si acquisterà. Higuain, tornato alla base dopo un anno di prestito tra Milan e Chelsea, è arrivato alla Continassa con l’etichetta di sicuro partente, eppure per adesso sta prevalendo la sua volontà di restare a Torino. Anche Mandzukic, per logici motivi di età e non solo, è sul mercato e nonostante la Juventus si dice(va?) sicura di poterlo piazzare, attualmente il croato ha rifiutato lo United, scatenando lo scetticismo tra i tifosi. Resta poi la “grana” Dybala, vicinissimo prima ai Red Devils e poi al Tottenham, ma che per ragioni diverse è ancora a Torino. Quella della Joya sarebbe potuta essere la cessione in grado di stappare il mercato in questi ultimi venti giorni, grazie alla plusvalenza che avrebbe portato. Un’eventuale dipartita di Dybala, nonostante molti supporters juventini non ne vogliano sentir parlare, sarebbe proprio un toccasana a livello economico. Con le cessioni dei principali esuberi quali Manzdukic, Higuain (o solo il primo), Khedira e Matuidi, e l’addio di Dybala, che esubero proprio non è, e l’acquisto di una punta di livello e di un altro centrocampista il mercato bianconero farebbe un grande balzo in avanti.
Di tempo ancora ce n’è – si apre solo adesso il terzo e ultimo capitolo del calciomercato estivo 2019 – sicuramente la società farà altre mosse sia in entrata che in uscita, quindi altolà al clima funereo che sembra avvolgere molti tifosi e che stando ai fatti è pura pazzia. Manca ancora qualcosa, ma c’è pur sempre CR7. Accontentiamoci.
Giacomo Nanetti.