La notizia è ancora fresca: a dicembre il Maestro, all’anagrafe Andrea Pirlo, lascerà il calcio giocato. Dopo una vita al Milan, colui che per tutti poi diventerà Mozart decide di accettare la sfida di Conte, Agnelli e Marotta e si veste di bianconero. Non sono le vittorie, 7 trofei in 4 anni, a farne l’acquisto più influente della Juve post-retrocessione, ma quelle pennellate d’autore che fin da subito hanno fatto breccia nel cuore dei tifosi e hanno fatto riscoprire un campione a quanti avevano iniziato a darlo per scontato.
La memoria del tifoso è labile, si sa, allora quale momento migliore per rivivere insieme le sue magie?
11 settembre 2011 | Juventus – Parma 4-1La prima partita dell’era Conte, la prima partita con Andrea Pirlo a tessere gioco nel cuore della Juventus, la prima partita, ma nessuno può saperlo ancora, di un’epopea vincente che non è ancora terminata. Segnano Lichtsteiner, Pepe, Marchisio e Vidal, ma a rubare l’occhio è solo e solamente lui, il Maestro, che in un lampo riporta alla mente la Juve dei tempi gloriosi, quella che ci mancava da troppo tempo. Manifesto della sua gara, ma anche dell’intera esperienza in bianconero, è l’ormai storico assist a Lichtsteiner: Andrea avanza verso la trequarti, sterza fintando il tiro e con il suo pennello magico disegna per lo svizzero che fa 1-0. Non avevate già dimenticato quant’era bello vederlo giocare, vero?
29 ottobre 2012 | Juventus – Roma 4-1Seconda stagione per il Maestro in bianconero; allo Stadium arriva la Roma del nemico storico Zeman, tornato in Serie A e subito accolto con gli onori della critica (im)parziale. A Pirlo bastano 10 minuti per mettere in chiaro le cose: non con la sua arma più nota, la Maledetta, quel suo marchio di fabbrica che disegna una parabola imprendibile in aria, bensì con la Beffarda, un colpo di coltello più che una pennellata, un rasoterra che trafigge Stekelenburg e mette da subito la partita in discesa per la Juventus. 50 sfumature di Pirlo.
10 novembre 2013 | Juventus – Napoli 3-0Il canovaccio di Juve – Napoli ai tempi dello Stadium è sempre il solito: i partenopei caricano la partita ben oltre il livello di guardia, la Juve assorbe come un muro di gomma e rispedisce al mittente le velleità di vittoria e spesso anche di Scudetto. Abbiamo pescato dal mazzo questa perla, oltre che per l’importanza del gol in sé, perché stilisticamente è forse la più interessante del lotto. Andrea infatti non calcia a giro, non calcia ad effetto, non calcia neanche rasoterra. No, la punizione che sì’inventa è un pallonetto di potenza, ossimoro che ben rende l’idea della prodezza compiuta, un arcobaleno che parte perpendicolare alla barriera, la scavalca e scende quel tanto che basta per insaccarsi in rete. Una punizione così non la vedi partire, non puoi capirla, non puoi muoverti in tempo. Non puoi fermare l’arte nella sua esplosione.
20 marzo 2014 | Fiorentina – Juventus 0-1Palcoscenico insolito per una delle rivalità più unilaterali del calcio italiano, gli ottavi di finale di Europa League, con la Fiorentina forte del pari dell’andata. Gli uomini di Montella si comportano egregiamente anche al ritorno, fino al minuto 70, fintanto che sulla zolla preferita non si presenta lui, il Maestro. Passa un’eternità tra il momento del fallo e il fischio dell’arbitro, Neto ci impiega una vita a sistemare quanti più uomini possibile tra sé e la palla, forse preconizzando ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. Tutto inutile, dato che Andrea stavolta non sceglie la conclusione classica ma piazza uno scaldabagno terrificante sul lato di Neto, una cannonata che toglie le ragnatele dal sette e regala la qualificazione alla Juve. Pennello o arpione?
20 dicembre 2014 | Juventus – Torino 2-1 Difficile trovare un gol che sia paragonabile a questo a livello emozionale, tra quelli di Pirlo ma anche tra tutti quelli realizzati dalla Juve negli ultimi campionati. Il colpo del campione arriva in piena zona Cesarini di una partita difficile, arcigna, con la Juve subito avanti ma poi raggiunta dal coast to coast di Bruno Peres, e sotto di un uomo nell’ultimo quarto d’ora, nel quale il Toro arriva più volte vicino a sfiorare il colpaccio. Finché a una manciata di secondi la palla non arriva al nostro Maestro, che da 25 metri lascia partire una staffilata impressionante “per violenza, per precisione, per capacità di andare rasente al terreno di gioco”, Repice dixit. L’arte ha bisogno di tempo, no?