Meno sette. Sembra domani, sembra un mese. Non è neanche una finale, è una partita senza tempo. Come il martedì, ci sarà un motivo se non c’è mai stata una trasmissione tv di successo il martedì. Serate che paradossalmente non finiscono mai, di una lentezza estenuante, con il peregrinare di divano in poltrona cercando di trovare la cosa giusta. Chessò, una partita a carte, un libro che abbia il primo capitolo giusto, una telefonata lasciata lì da tempo. Per le mamme: il martedì è il giorno delle attività, infinite corse e infiniti dubbi. “Ha senso?”, “Sarà all’altezza?”, “Ma perché tre ore?”, “Certo che potevano metterla in un altro orario” e via dicendo.
Sarà lenta questa partita, estenuante, con gli occhi che cercheranno un senso a ogni virgola, a ogni pallone. Giusto così allora, che di martedì sia. Allegri avrà ancora tutto il giorno – perché è uomo da ultimo giorno – per cercare la cosa giusta. Ne siamo certi, il mister non preparerà la partita in cui non crede. E se la cosa giusta non fosse il 4-3-3 genticamente modificabile con Matuidi che non sa più neanche lui dove dover correre? Se scardinare e ricostruire volesse dire ristimolare la squadra? Ronaldo sottopunta? Cancelo a sinistra come contro l’Inter? Pjanic alle spalle dei loro due mediani? Caceres a destra senza ibridi? O l’ibrido a centrocampo con Bentancur da sfruttare in campo aperto come fa con l’Uruguay? E Bernardeschi a tutta fascia? Siamo questi, ma in realtà non siamo per forza questi.
Ripartiamo da qui. Dal quart’ultimo capolavoro possibile della gestione Allegri, che per come sono gli andata e ritorno può bastare anche che sia il penultimo. Dal fatto che di incastri ce ne sarebbero mille. Think different, mister. Yes, you can. Pensa se segnano subito loro. O se di testa saranno tutte loro, se il non possesso diventa frustrante, se perdi in partenza la battaglia dei contropiede. Tu sei uno che vuol vincere le partite (il che potrebbe anche non bastare) guardando negli occhi l’avversario. Simeone ama essere guardato negli occhi, il senso di sfida lo carica. E allora giù il testone, sotto la doccia o davanti a un fritto misto. Non è in quei momenti che nascono le più stravaganti idee? Stravagante, mi piace questo aggettivo. È della Juve che può rompere uno schema già scritto. Lento, troppo doloroso. Che il tifoso non vuole vivere, rivivere, mai. Comunque poi vada, fino alla fine.
Luca Momblano.