Dopo quella messa a segno al San Paolo contro il Napoli, Higuain piazza un’altra doppietta, con un gol per tempo, regala alla Juve tre punti pesanti e una la giusta carica per affrontare martedì sera il Barcellona, in campo in contemporanea con i bianconeri e superato 2-0 a Malaga.
Con il quarto di andata contro Messi e compagni in arrivo, sarebbe lecito aspettarsi un po’ di turnover, ma Allegri tiene fede a quanto detto in conferenza: «Al Barcellona penseremo da domenica». E allora dentro Khedira al fianco di Marchisio, con Cuadrado, Dybala e Sturaro dietro a Higuain. Il tecnico in effetti ci vede lungo, perché scardinare la difesa del Chievo, che si chiude bene e riparte con ordine, non è così semplice. Si deve aspettare oltre il 15′ per assistere alla prima parata di Seculin, che ribatte la staffilata rasoterra dal limite di Khedira.
È comunque la Juve a comandare il gioco e anche Dybala ci prova da fuori per due volte, trovando il portiere veronese piazzato in entrambi i casi. Meglio provare ad accorciare la distanza dalla porta per andare sul sicuro… Ecco allora che la Joya va sul fondo e mette in area un pallone delizioso sul destro di Higuain, che calcia di prima intenzione e timbra il suo ventesimo gol in campionato, il ventiseiesimo stagionale.
Sbloccato il risultato, la Juve gioca sul velluto: cambi di gioco di quaranta metri, numeri di Dybala a ripetizione, ma anche spazi occupati perfettamente e rapidità di manovra. Il Chievo pian piano viene cancellato e ci sarebbe anche l’occasione di chiudere il primo tempo con un vantaggio più consistente, con il contropiede condotto da Sturaro, perfezionato dal cross di Cuadrado e concluso dal colpo di testa di Khedira, che termina però a lato.
Partite simili vanno comunque chiuse se non si vogliono correre rischi inutili e in avvio di ripresa la conclusione in diagonale di Pellissier, respinta da Buffon, e il colpo di testa centrale di Meggiorini suonano quasi come un avvertimento. I bianconeri recepiscono il messaggio, perché tornano ad alzare il ritmo e a schiacciare gli avversari. Higuain cerca la doppietta con una spettacolare girata dal limite, ma manca la porta di un soffio e deve accontentarsi degli applausi dello Stadium.
Dopo il 20′ Allegri cambia, richiamando Cuadrado e Sturaro, inserendo Lemina e Bonucci e passando alla difesa a tre. Una mossa che non solo permette ai bianconeri di coprirsi più agevolmente, ma che sembra anche un utile ripasso in vista della sfida con il Barcellona, nella quale il cambio di modulo a gara in corso potrebbe essere più di una possibilità. Anche con uno schieramento diverso Dybala continua a regalare spettacolo e dopo aver sfiorato il palo da fuori area, serve a Higuain un pallone d’oro che il Pipita controlla e calcia a botta sicura, mettendo però a lato.
Il Chievo ha ancora un moto d’orgoglio e Birsa prova a sorprendere Buffon con un sinistro teso dal limite che il capitano bianconero blocca senza problemi. La Juve a questo punto decide di aver aspettato a sufficienza e chiude i conti, ancora con Higuain, anche se almeno mezzo gol andrebbe assegnato a Dybala: la Joya semina il panico nell’area veronese, salta gli avversari come birilli e porge gentilmente il pallone a Lichtsteiner. Lo svizzero è un generoso e invece di calciare, prende in contro tempo Seculin serve Higuain che con la porta praticamente sguarnita non può che segnare la sua seconda doppietta in due partite, la sesta in questo campionato. A questo punto è davvero finita. E quando negli ultimi minuti entra Dani Alves al posto di Lichtsteiner la testa di tutti è a già al Barcellona. Adesso sì, ci si può pensare
JUVENTUS-CHIEVO 2-0
RETI: Higuain 23′ pt Higuain 39′ st
JUVENTUS
Buffon; Lichtsteiner (40′ st Dani Alves), Barzagli, Rigani, Alex Sandro; Khedira, Marchisio; Cuadrado (21′ st Lemina), Dybala, Sturaro (27′ st Bonucci); Higuain
A disposizione: Neto, Audero, Benatia, Chiellini, Asamoah, Mattiello, Mandragora, Rincon, Pjanic
Allenatore: Allegri
CHIEVO
Seculin; Cacciatore, Spolli, Cesar, Gobbi (1′ st Izco); Castro, Radovanovic, Hetemaj (30′ st De Guzman); Birsa; Pellissier, Meggiorini (22′ st Inglese)
A disposizione: Sorrentino, Confente, Frey, Dainelli, Kiyine, Depaoli, Gakpe’
Allenatore: Maran
ARBITRO: Fabbri
ASSISTENTI: Barbirati, Vivenzi
QUARTO UFFICIALE: Longo
ARBITRI D’AREA: Giacomelli, Ghersini
AMMONITI: 18′ pt Cacciatore, 10′ st Spolli, 34′ st Bonucci
Juve-Chievo 2-0: Higuain non è Zalayeta, Birsa non è Messi
Non abbiamo l’usanza, qui nei pezzi (tantomeno nei dopogara), di essere autocelebrativi. E infatti la citazione del tweet prepartita di Juve-Chievo, partita che sarebbe terminata con questo risultato con qualunque formazione scegliesse Allegri, vale un po’ al contrario. Include nell’ordine una pungolatura, una necessità e un direzione, oltre che una constatazione storica che teneva fuori per non confondere troppo le acque le esperienze con Ranieri e Del Neri.
Il focus era già, a undici ufficiale, Gonzalo Higuain. Possibile non si possa pensare di vincerla senza di lui? Possibile pensare che l’ultima senza di lui in campionato sia stata Genoa-Juventus e non sentire ancora il morso della paura a distanza di quattro mesi e mezzo? Possibile che davvero l’allenamento migliore per il Pipita sia la partita stessa? Oggi, a 72 ore dall’arrivo del Barcellona a Torino, sono ancora tre risposte affermative. Risposte che vengono da Allegri, non da sondaggi in cui qualunque voto vale uno. Tre sì che esaltano e preoccupano, che portano (dopo una settimana del genere e un’applicazione sul campo da parte del nostro nuovo) a quota 80/100 l’istogramma relativo all’estate 2016.
Quel focus è ciò che rende il campionato degli stop e delle grandi ripartenze una corsa contro se stessi, ed è ciò che ha illuminato nuovamente gli occhi che non riescono a ritrarsi dal quarto di Champions. Lì la Juventus non sarà né quella di Napoli 1, né quella di Napoli 2, né quella vista contro il Chievo. Allegri ha questa insana, indecifrabile e libidinosa capacità di non cambiare niente per cambiare tutto (neppure la cornice del 4-2-3-1 che contiene una sconfinata italianità che già lo ridefiniscono alla base; non siamo la Francia di Jacquet, non siamo il Borussia di Klopp e nemmeno le orde sparse di tante, troppe, partite di Premier).
Ciò che è più incredibile, e i risultati complessivi sono incontrovertibili, è che probabilmente solo la Juve stessa sa decifrare se stessa. Comunque andrà sui tre fronti, non varranno retropensieri che portino a precedenti gestioni nel mondo dei tre punti. Non Lippi che queste partite le vinceva con gol di Zenoni, Tacchinardi, Tudor, Zalayeta e “addirittura” Camoranesi. Non Capello per cui erano solo fastidiose pratiche da smaltire. Non Conte che voleva mangiarli sempre tutti. Solo il disastro totale riesumerebbe il nostro Ancelotti, come se allora Higuain smettesse improvvisamente di segnare, il portiere smettesse di parare e i senatori iniziassero inconsapevolmente a tradirti uno a uno.
Tra coloro da decifrare spicca Dybala, unico giocatore sulla terra a correre più veloce col pallone che senza (Messi non vale, perché non vale mai in questi paragoni e tantomeno vale nella settimana in cui saremo immersi dalla retorica del duello, del testimone, del mercato e dell’insopportabile storia degli amici-nemici). “Più 10 che 21” ho letto in brillante tweet. Vero fino alla fine perché il 10 può accarezzare le stelle anche quando gli manca il gol. E come movenze, idee, soluzioni (molto, molto, moltissimo da 4-4-2) mai così vicino a Roberto Baggio in quel modo di alzare e abbassare la testa, disegnare la serpentina o dettare il passaggio dalla parte opposta rispetto a dove lo si era già visto. Il Dybala che si è visto è quello che può tornare a sfiorare la perfezione nella sua dimensione italiana. Abbiamo però già imparato che Italia e Europa non sono più, da diversi anni, una la prosecuzione dell’altra. Il film che Paulo avrà di fronte non lo conosce neppure lui, però si è visto il piglio di chi sa che saprà che scatterà il pesante rumore sordo del ciak.
Che poi, a pensarci bene, ci sarebbe anche tutto il resto. Da coloro che si preoccupano per un Alex Sandro sotto il normale agli oltranzisti che immaginano uno dei tre blaugrana con le libertà offerte a Birsa. La verità è che tre punti + clean sheet è l’unica cosa che conta da queste parti. E l’altra verità è che Allegri medita una sparigliata, una soltanto. Che adrenalina, è un anno che va così…
Luca Momblano.
Juve-Chievo 2-0: a cena con Gonzalo, offre Paulo
Già messa alle spalle la qualificazione in finale di Coppa Italia conquistata al San Paolo, la Juventus liquida anche la pratica Chievo, ultimo impegno prima dell’andata dei quarti di finale di Champions League contro il Barcellona: decide, neanche a dirlo, Gonzalo Higuain, anche se il migliore in campo è Paulo Dybala.
Dopo un’iniziale fase di studio, i bianconeri spingono forte e prima con Khedira e dopo con Dybala scaldano i guantoni di Seculin con conclusioni da fuori dopo penetrazioni centrali. Brividi per qualche leggerezza di troppo di Alex Sandro, ma a metà frazione Dybala spezza l’equilibrio con la prima perla della serata: si allarga a destra, beve la difesa clivense, cross basso per Higuain che non si fa pregare per spingere la palla in porta. Dopo il vantaggio la manovra diventa più fluida, ma il raddoppio non arriva, ed allora in un paio di circostanze è il Chievo a rendersi pericoloso con azioni simili al pareggio del Milan a Doha: tagli da destra con cross centrale, difesa in difficoltà. Dybala, però, è in serata di grazia, e all’ennesima giocata personale stavolta il 2-0: prende palla stavolta sul centro-sinistra, avversari superati come birilli, rifinitura per Lichsteiner che taglia al centro per il solissimo Higuain che stoppa e conclude siglando la sua doppietta personale che fa partire i titoli di coda.
E’ il miglior biglietto da visita possibile in vista del match di martedì quando allo Stadium arriverà un Barça sicuramente diverso da quello visto e sconfitto stasera dal Malaga.
Fabio Giambò.
31a Serie A: Juventus-Chievo 2-0
di Andrea Lapegna
L’allenamento in vista dei quarti di Champions porta una prestazione convincente. Dybala e Higuaín sugli scudi.
In questa giornata, l’attenzione del calcio italiano è spostata sulla partita di domenica sera, Lazio-Napoli che potrebbe incredibilmente riaprire la lotta per il terzo posto. L’attenzione degli juventini è invece inevitabilmente canalizzata sulla supersfida di martedì contro il Barcellona. La ricetta ideale per uno scivolone.
La curiosità nella formazione iniziale è sapere quanti e quali uomini Allegri avrebbe risparmiato in vista della Champions. La risposta è due, Mandžukić e Pjanić, sostituiti da Sturaro e Marchisio. Higuaín è regolarmente al suo posto, così come lo sono Dybala, Cuadrado e Khedira. In difesa, Rugani e Lichtsteiner fanno rifiatare Chiellini (fresco dottore magistrale) e Dani Alves. Barzagli e Alex Sandro completano la formazione. Nel 4-3-1-2 di Maran c’è Valter Birsa dietro alla coppia Pellissier-Meggiorini, e la sola novità di rilievo è l’impiego di Seculin al posto di Sorrentino.
Ancora più che in altre partite, i primi minuti della gara rivelano chiaramente il canovaccio tattico di entrambi i tecnici. Maran non è un allenatore che fa dell’attendismo la sua arma migliore, nemmeno contro una grande squadra. Il 4-3-1-2 è stato cucito su misura per Birsa, che in questo schema è libero di ricercare la posizione migliore per ricevere tra le linee.
Il sistema Chievo prevede una pressione portata orientando i suoi avanti sui difensori bianconeri. Quando la Juventus manovra dal basso, Pellissier e Meggiorini si dividono i compiti: uno segue il centrale con il pallone, l’altro si occupa di schermargli le possibilità avanzate (Khedira soprattutto). Birsa tiene d’occhio Marchisio. Nel sistema di Maran sono le mezz’ali a dover uscire suoi terzini bianconeri, ma gli ingranaggi poco oliati regalato sempre un tempo di gioco a Lichtsteiner e soprattutto Alex Sandro, su cui le sortite di Hatemaj non sono sempre tempestive.
Palla a Buffon: gli attaccanti sono già orientati sui centrali. Le mezz’ali pronte alla corsa sul terzino al trigger del passaggio orizzontale. Birsa segue Marchisio, e su Khedira (comunque lontano) deve salire il mediano
In definitiva però l’uscita della mezz’ala sul terzino bianconero ha lasciato un vuoto in mezzo al campo, in cui a turno Marchisio e Khedira hanno saputo inserirsi per offrire una sponda al terzino, il quale con un solo tempo di gioco a disposizione ha saputo scaricare al centro per poi riproporsi qualche metro più avanti. Ad ogni modo, la Juve ha avuto tante altre opzioni per uscire dal pressing: il palleggio prolungato (che per le qualità tecniche della difesa è l’opzione più percorsa), il lancio lungo, la ricerca del centro, e – non inusuale – la salida lavolpiana con Marchisio ad abbassarsi per sfuggire a Birsa.
Elusa la prima pressione, la Juventus trova una squadra poco corta, con la linea difensiva che fa fatica a seguire in verticale le avanzate degli altri reparti. Abituati a dover stanare difese ben più chiuse, Dybala e Cuadrado (ma anche Khedira) vanno a nozze con quei metri di spazio che concede il Chievo. Non tanto per la possibilità di aggredire lo spazio, quando per un più largo ventaglio di linee di passaggio a disposizione.
In effetti, nel calcio lo spazio è anche sinonimo di tempo, nel senso che beneficiando di più spazio intorno a me, avrò anche più tempo per decidere cosa fare con il pallone, o per preparare il gesto tecnico da eseguire. I dettami di Allegri dalla panchina, e cioè di giocare la palla più velocemente, trovano facile ed immediata applicazione in campo: Dybala dà segnali di onnipotenza, Cuadrado può permettersi anche passeggiate più interne (al netto di qualche reiterato errore decisionale) e Khedira ne approfitta per prodigarsi in corse con e senza palla.
I tre davanti (compreso Sturaro), possono anche girare posizione nel primo tempo: Dybala si è ritrovato persino a sinistra, con Cuadrado in traccia centrale e Sturaro ad attaccare l’area assieme a Higuaín. I due argentini in particolare hanno duettato, si sono cercati, hanno provato piroette, duetti e balletti insieme, sino a trovare il gol del vantaggio.
Bravi. Dopodomani però lo rifate, eh. Tale e quale.
Il Chievo dal canto suo deve bilanciare una formazione leggerina con un controllo di palla più prolungato. Probabilmente, nella mente di Maran, il suo Chievo avrebbe dovuto giocare fasi di possesso palla più prolungate, ma così non è stato. Di sicuro la presenza di due recuperatori di palloni come Marchisio e Sturaro (rispettivamente 7 e 2), non ha aiutato il piano gara dei clivensi. Il primo tiro in porta è arrivato al 50’ (Pellissier) e le uniche occasioni, peraltro di poco spessore, sono arrivate da seconde palle. Più un errore di concentrazione da parte della retroguardia bianconera che non una strategia lineare da parte degli ospiti.
Con il passare del tempo, il copione rimane lo stesso. Sino a quando, con le sostituzioni, Allegri non decide di operare un cambiamento conservativo, inserendo Bonucci (70’) per passare al 3-5-2. Da qui in poi, solo controllo. Anche il cambio di Dani Alves per Lichtsteiner è indicativo in questo senso: il controllo passa anche dal possesso del pallone, non (più) solo un mezzo per offendere, ma anche un fine in se stesso per la difesa del risultato.
C’è tempo invece, per l’ultima rete di Higuaín, più un messaggio a Piqué e compagni che non una segnatura rilevante per il match in corso. Bello sapere che la nostra punta di riferimento è “calda” per la partita più importante della stagione.
Sui tabellini segniamo l’assist di Lichtsteiner per la doppietta di Higuaín, ma il gol è tutto di Dybala.
Il numero 21 bianconero ha offerto una prestazione da lode. Ha avuto tempo e modo di ricercarsi la posizione migliore, trovata al fine nell’half space dietro Hetemaj. Ha concluso con successo il 91% dei passaggi effettuati nel terzo di campo avversario (31 su 34), e se potessimo tracciare con il GPS le sue sortite palla al piede avremmo una grande e sinuosa serpentina sul campo.
È stato un buon esercizio per portare a casa le ultime quadrature in vista del Barcellona. A voler trovare un pelo nell’uovo, si è creato più di quanto trasformato, e questo è ovviamente un errore da non ripetere in partite dove il pallone pesa il doppio. Ma possiamo affrontare il quarto di finale con la consapevolezza che la squadra è viva, vivace e concentrata. Poi, que sera, sera.