Il triplete non esiste.
Nulla contro i tifosi nerazzurri, che di quel termine si cibano da anni a buon diritto: se c’è chi si vanta dello scudetto dei primi tempi e chi di quello senza pali, perché gli interisti non potrebbero celebrare per tutta la vita il loro trofeo immaginario?
Il problema non sono loro, ci mancherebbe, il fatto è che il triplete non esiste, non è niente, non ci frega niente di non averlo mai conseguito, non ci interesserebbe nulla riuscirci. Sarò presente in mille chat juventine, avrò incontrato in questi giorni tra Torino e Barcellona decine di tifosi: non c’è uno che utilizzi quel termine, nessuno che sogni quell’impresa.
Non esiste, non ce ne frega niente.
A noi come a nessun’altra squadra nel mondo (tranne una).
Se non è chiaro, vi spieghiamo perché. Intanto: che cos’è il “triplete”?
Anzitutto, è un termine che nessun essere pensante in Italia ha mai utilizzato fino al 2010. E’ stato utilizzato in Spagna per il Barcellona 2009. Infatti nessuno usa “tripletta”, perché qui nessuno se lo è mai posto come obiettivo, nessun giocatore è mai arrivato nella nuova squadra dichiarando “sono venuto qui per vincere il triplete”.
Lo scudetto sì, la Champions pure. Il triplete no, perché non esiste.
Si tratta, come ormai noto, della vittoria nello stesso anno di Champions League più campionato e coppa nazionali.
E’ totalmente diverso, per esempio, dal grande Slam nel tennis; lì concorrono tutti ai medesimi tornei: chi vince i 4 principali viene riconosciuto come trionfatore assoluto della stagione.
Qui no: c’è chi si gioca il campionato e la coppa nazionale contro il Real e l’Atletico Madrid e chi contro la Roma di Ranieri, tanto per fare un esempio.
Solo negli ultimi 8-9 anni anni è stato realizzato addirittura 4 volte: oltre all’Inter 2010 e al Bayern 2013, al Barcellona è riuscito perfino il bis (nel 2015, peraltro, se non fosse toccato al Barca, sarebbe stato il turno della Juve). Mentre c’è chi, dopo sette anni di umiliazioni assortite, lo sventola ancora come fosse accaduto ieri, ovviamente in Catalogna e in Baviera dal giorno successivo hanno lavorato per le successive (copiose) vittorie, senza crogiolarsi per quel titolo fantasma.
Ma perché, direte, proprio oggi ce l’hai col triplete?
Perché, appunto, non esiste. Non è un nostro obiettivo.
Noi sogniamo due trionfi sensazionali: la vittoria del sesto scudetto consecutivo (che però non sventoleremmo boriosi dopo un decennio di eventuali umiliazioni; immaginate una conversazione futurubile nel 2025 con un rossonero che fieramente ci dice “hai visto che grande il mio Milan? E’ campione d’Italia, primo anche quest’anno e in semifinale di Champions”, e noi, magari sesti in campionato da qualche stagione, a ribattere pronti, “sì però noi dieci anni fa abbiamo vinto 6 scudetti di fila”, senza ridere di noi stessi; promettetemi che non saremo mai così!) e il successo in Champions League, ovviamente molto complicato, essendo rimaste, oltre alla sorpresa Monaco, due squadre che hanno giocato due finali delle ultime tre.
Raggiungere uno di questi due obiettivi sarebbe grandioso, centrarne due addirittura sensazionale (ma davvero difficile).
Ok, ribatterete, il triplete non esiste. Ma perché proprio oggi?
Perché ieri ho letto la Gazzetta.
Sull’aereo di ritorno da Barcellona, un amico mi ha omaggiato di una rosea. Prima pagina: “adesso tira aria di triplete”. Allora, caro Alessandro De Calò, in amicizia: punto uno, il triplete non esiste. E’ roba da interisti, come detto. O da chi ne frequenta troppi. Già nel 2015 la Gazza si prodigò in una serie di benauguranti titoli sul fantomatico obiettivo triplete: come farsi sfuggire l’occasione di bissare?
Punto due: “ormai è chiaro, tira aria di triplete”, come scrivi nel tuo pezzo così beneaugurante, che diavolo vorrebbe dire? Premesso che c’è una finale di Coppa Italia da giocare contro un ottimo Lazio e una chiusura di campionato con tante trappole concentrate proprio tra le due semifinali, al netto pure del Monaco, squadra rivelazione che ha eliminato in modo spettacolare Guardiola e Dortmund, lo sai che ci sono le due finaliste di due edizioni degli ultimi tre anni? Che ci sono Ronaldo e compagnia da una parte, Simeone e Griezmann dall’altra? E in virtù di cosa, vorremmo sapere, “ormai è chiaro: tira aria di triplete”?
Giro pagina innervosito, arrivo all’articolo di Fabiana Della Valle, che chiosa “il triplete non è più un sogno”. Non lo è più perché non lo è mai stato. Il triplete non esiste, non è nulla: o pensate che uno juventino, perdendo la Coppa Italia ma vincendo la Champions, si rammaricherebbe della mancata dodicesima Coppa Italia?
Proseguo. Tocca a Laudisa, che in un bizzarro articolo sui movimenti in borsa della Juve, trova il modo di infilare la parolina magica di quelle parti, chiudendo il pezzo così: “il mondo-Juve comincia a capire che la partita sullo sfondo non è meno importante di quella per il Triplete”.
Stavolta maiuscolo, addirittura.
Giro ancora e mi ritrovo il pezzo intero di De Calò, richiamato in prima e stavolta a tutta pagina: qui il titolo è “Juve marziana e aria di triplete”.
Non ne posso più. Chiudo il giornale, lo ripasso al mio amico. Torno a parlare con i miei vicini di posto del sesto scudetto da conquistare e della Champions da sognare. Con un sorriso al dedicato alla finale di coppa Italia, perché è sempre divertente provare a vincere un trofeo a 3 km da casa mia.
Abbiamo mille pensieri, tanti obiettivi, tranne quello di cui scrive ogni due pagine la Gazzetta.
Che non può essere un pensiero, e tantomeno un obiettivo, perché il triplete non esiste.
Il Maestro Massimo ZAmpini