Derby, VAR e altre idiozie cancellate in un weekend

E’ un campionato devastante per una lunga serie di luoghi comuni sulla Juve, sugli arbitri, sulle rivali, che magari raccoglieremo a fine campionato.

Tuttavia, raramente in un solo (lungo) weekend sono state cancellate in modo così plateale tante fesserie.

Per obblighi di sinteticità, eccone 5:

 

1) “Io mi vergognerei per come avete trattato Del Piero”

Tra le mille ipocrisie con cui ci tocca avere a che fare, da anni imperversa l’ostentata amarezza sul finale bianconero di Del Piero: “io mi vergognerei, a trattare così una bandiera come lui”. Lui, che fino ad alcuni anni prima per gli stessi era “dopato”, “finito”, “sopravvalutato”, con noi a difenderlo strenuamente da ogni accusa.

Adesso non più: povero Alex, come fate a trattare così uno come lui? Trattare così, in breve, voleva dire: chiudere vincendo lo scudetto, ancora da protagonista, nella giornata più meravigliosa di sempre, con un gol e uno stadio intero in piedi per mezz’ora di fila, con alternanza di lacrime, gioia, tristezza, felicità, gratitudine, commozione, entusiasmo. Nello stesso giorno, la festa per l’addio del nostro numero 10 e per il ritorno allo scudetto della squadra uccisa solo 6 anni prima. Nei nostri occhi, l’ultimo Del Piero rimarrà quello che entra e risolve contro l’Inter, contro la Lazio, perfino all’ultima contro l’Atalanta, proprio quel giorno. A quasi 38 anni, quando il meglio stava inevitabilmente tramontando

Nel derby di Roma, e in tante altre partite di questo finale di campionato, vedi Totti. La vera bandiera, giallorosso dalla nascita, record di gol, presenze, tutto, con quella maglia. Lo vedi immalinconito, entrare appesantito a pochi minuti dalla fine di partite già decise, dare un paio di spinte ai rivali, scambiare la maglia con qualcuno di loro, non incidere più da tempo, in una squadra spenta. L’ultimo derby di Totti è stato verosimilmente questo.

Che dite, volete parlare ancora del meraviglioso finale di Del Piero?

 

2) “Voglio proprio vedervi quando arriva la VAR!”

 Non fate cose affrettate! Pen-sa-te-ci be-ne!

Non come per Calciopoli, quando eravate convinti che eliminando in fretta e furia quella dirigenza (e mezza squadra) noi non avremmo più vinto, che lo scudetto lo avrebbe conquistato ogni anno una squadra diversa (“finalmente potrà vincere chiunque!”), e invece da 5 anni e mezzo state lì a guardarci, più frustrati che mai (con la Triade non avevamo mai vinto più di due scudetti consecutivi, vedi a fare le cose di fretta?).

Guardate bene gli arbitraggi di ogni domenica. Riguardateli.

Ora pensateci bene e non fate cose affrettate: rinviate la VAR a data da destinarsi, fidatevi di me.

 

3) “Tanto gli errori ai vostri danni arrivano solo a partita già decisa o a campionato finito”

Altro classico: per carità, raramente qualche errore contro di voi può pure capitare, ma stranamente (avverbio chiave di ogni insinuazione) arrivano sempre a partita già decisa o a campionato finito. Invece, a quanto pare, il gol annullato a Pjanic a Milano era sullo 0-0, campionato ancora tutto da giocare, match tra prima e seconda squadra in classifica in quel momento.

L’incredibile rigore negato da Guida venerdì giunge sull’1-1 di una trasferta importantissima, che avrebbe potuto permettere alla Juve di risparmiare forze ed energie nel derby e a Roma, in mezzo alle due semifinali di Champions. Il pari di Bergamo avrebbe potuto portare la Roma a sei punti di distacco, prima di derby e dello scontro diretto in casa loro.

Ovviamente, se fosse capitato a parti invertite, sarebbe stato l’ennesima prova di un complotto millenario in favore della Juve. E sui giornali, sui siti, nei bar non si starebbe parlando di altro da 3 giorni (e per i prossimi anni).

 

4) “Facile fare i signori al posto vostro: vorrei vedere se succedesse a voi”

Dimostrato che a noi è accaduto, solo in questa stagione, più di una volta (ci sarebbero da aggiungere Genova, Firenze, ecc), è il momento di capire come reagiamo quando succede a noi.

Allegri al termine di Milan-Juve (passata dallo 0-1 realizzato regolarmente all’1-0 finale), dopo l’analisi della partita (“Devo fare i complimenti alla squadra perché ha fatto una buona partita contro un Milan ordinato che ha fatto il massimo di quello che poteva fare”) e dell’episodio (“non tocca a me dire se c’è stato l’errore; se c’è stato, ha sbagliato Massa: gli addizionali non sbandierano il fuorigioco”), la chiude così: “in ogni caso questo risultato non cambierà il nostro cammino”.

Dopo Fiorentina-Juve, persa meritatamente ma con rigore negato a Pjaca per mani di Rodriguez, il Corriere dello Sport ci racconta la reazione di Allegri quando gli chiedono dell’episodio: “E quando gli mostrano le immagini del possibile rigore per il fallo di mano di Gonzalo Rodriguez sul tiro di Pjaca, l’allenatore evita di dire cosa pensa chiaramente e aggira la domanda con una battuta: “Pjaca poteva passare meglio la palla…”.

Polemica chiusa lì, zero alibi, zero polemiche, zero delegittimazione della vittoria altrui.

Venerdì sera, al termine di Atalanta-Juve, partita che rischia di riaprire il campionato (il derby di Roma era ancora da giocare), Max commenta così l’ingiustizia subita: “dell’episodio del rigore che non ci hanno concesso non parlo perché per come è andata non è stato influente: eravamo in vantaggio a un minuto e mezzo dalla fine, sarebbe bastato conservarlo”.

In tutti e tre i casi, dal giorno successivo l’argomento è accantonato per tutti: società, allenatore, giocatori.

Se eravate curiosi, ora non lo sarete più: ecco come reagiremmo, se solo per una volta accadesse a noi.

 

5) “Io mi vergognerei a esultare, se capitasse a me”

A proposito di ipocrisia. Quante volte li avete sentiti, lividi per le continue sconfitte, cercare di delegittimare i nostri successi e denigrare la nostra gioia affermando: “se un episodio così capitasse a me, io mi vergognerei a esultare”. Che sia una monumentale falsità è ovvio, e non serviva questo weekend.

Ma direi che quanto accaduto domenica (in campo, in cronaca, sugli spalti, ovunque) all’esito del più incredibile arbitraggio dell’anno chiude definitivamente la discussione.

 

https://www.youtube.com/watch?v=ko-kCbhB-Wg (dal minuto 2.00 in poi)

IL Maestro Massimo Zampini

 

Guida e Orsato: lo juventino è cambiato?

Alcuni mesi fa leggevo con interesse, proprio su questo sito, un bel pezzo di Giancarlo Liviano che, in una “simbolica guida al tifo italiano”, descriveva le caratteristiche identitarie delle tifoserie del nostro paese. Ne cito alcuni estratti. Parlando dei tifosi giallorossi, l’autore scriveva “il tifoso romanista si sente perseguitato dagli arbitri, veri artefici del palmares piangente, e dalle ingiustizie, su cui però troneggia nel nome di una purezza illibata e della presunta lontananza dal sistema“; terminando la carrellata, degli juventivi veniva scritto: “Lo juventino è forse l’unico tifoso che sotto sotto sa sempre che non ha senso sottomettere il calcio al gioco binario dei valori pesanti della vita (moralità Vs immoralità, onestà Vs disonestà) e cercare in esso la rettitudine o i risarcimenti che l’esistenza sociale spesso nega (…) Lo juventino sa sempre che, in un modo o nell’altro, episodi a parte, il calcio è uno sport dalle variabili infinite in cui vince la squadra migliore“. Ricordo che spammai questo pezzo, consigliandone la lettura ad amici, parenti e followers, perchè lo ritenni, al di là delle necessarie generalizzazioni semplicistiche, una lucidissima sintesi dei modi di guardare il calcio (e, per estensione, la realtà).

La stagione in corso mi ha fatto perdere queste certezze, almeno per quanto riguarda gli juventini. Già poche settimane fa sottolineavo come nell’approccio alla Champions smarriamo facilmente la nostra identità (perdiamo tempo a discutere le designazioni arbitrali, passiamo alla lente di ingrandimento gli episodi sfavorevoli tralasciando quelli che ci hanno sorriso, etc) tendendo piuttosto a somigliare a quelli che da anni sconfiggiamo e costringiamo a rosicare in Italia. Ma ieri mi è stato chiaro le cose si sono rapidamente trasformate anche entro i confini del Belpaese. Perfino in un campionato che non ha mai avuto storia, nemmeno quando in era pre-442 cannavamo qualche partita, il complottismo si è fatto strada nelle chiacchierate tra gobbi.

L’ultimo turno è stato il paradigma di questa inversione di tendenza. Gli errori di Guida a Bergamo e quelli di Orsato nel derby di Roma – che ci costringeranno al massimo ad attendere 8 giorni in più per festeggiare il sesto Tricolore in a row (i superstiziosi facciano pure gli scongiuri) – hanno aperto le gabbie del pensiero di molti juventini che, evidentemente, si erano fin qui autoimposti un atteggiamento sabaudo che non gli apparteneva. E hanno esacerbato gli animi di quelli che, invece, avevano sempre mal sopportato l’approccio di Madama alle questioni arbitrali ed extra-campo.

Attenzione, non ci stiamo riferendo alla (giustissima) sottolineatura di chi da anni vede trattati mediaticamente in modo diverso gli errori arbitrali, a seconda che essi avvantaggino o sfavoriscano la Juventus, ma a concetti che raramente avevano presenziato nelle nostre discussioni bianconere: sistema, malafede, sudditanza, aiutino… tutta quella accozzaglia di termini che avevamo catalogato alla voce “alibi dei perdenti“. A chi sottolineava, anche con prime pagine sui giornali, la lezione di stile di Allegri nelle dichiarazioni post-gara di Bergamo, si sono contrapposte le critiche di chi sostiene che “con i delinquenti ci si comporta da delinquenti, non da Signori”; allo scenario, non proprio catastrofico, di ritrovarsi a +6 con quattro gare da giocare, in caso di vittoria della Roma nel derby, si sono sostituite le visioni apolittiche del “faranno, scientemente, vincere la Roma nel derby e piloteranno lo scontro diretto del 14 Maggio: ce lo fanno perdere”. E immaginate le vette di queste chiacchiere al momento della simulazione di Strootman…

Stiamo diventando come gli altri? Forse no, credo piuttosto che l’inganno di Calciopoli, pilotato dai media e ancora oggi cavalcato da alcune frange pseudogiornalistiche, ci abbia resi diffidenti, sospettosi, a tratti attenti al deretano più che al campo. Ci farebbe comodo ricordarsi che sono passati undici anni e che  nel frattempo abbiamo scavato un solco enormemente più profondo di quello che c’era prima, . E per scavarlo sono servite dedizione al lavoro, intelligenza, innovazione, scelte coraggiose. Mai recriminazioni, lamenti, sguardi in casa altrui, dita puntate, manette. Cambiare strada ci farebbe perdere tempo ed energie preziose, senza alcuna garanzia di risultati migliori. Anzi…

Forse bisognerebbe fare un passo indietro e guardare con occhio più libero la realtà. Nonostante la simulazione di Strootman e il rigore negato alla Lazio, ieri è finita 3-1 per la Lazio. Un caso? No, perchè nonostante un curriculum rigoris da applausi i giallorossi rischiano di arrivare ancora terzi, e solo una volta nella storia chi è arrivato terzo ha festeggiato. Continuare a pensare al campo, a difendere l’idea che il campo dice sempre la verità, è il modo migliore per non diventare come gli altri e per costringerli ancora a vederci festeggiare. Lasciandogli pure, con piacere, i cartoni, le chiacchiere e gli scudetti morali.

Giuseppe Gariffo.