What a time to be juventini!
Buffon 8,5
Capitano da 5 anni, vincitore da 6. Decimo titolo per lui. L’età gli gioca contro, lui ha giocato più forte del tempo. Parate decisive tante (non tantissime perché davanti ha un muro invalicabile) in mezzo a pochissime sbavature, è il primo rappresentante degno in campo di cosa sia la Juve. Ti commuovi quando lo vedi cantare l’inno “La Bella Signora” sotto la curva perché quel ragazzo di 40 anni sei tu e ti viene voglia solo di abbracciarlo e avvicinando la tua bocca al suo orecchio dirgli “Grazie Gigi”.
Chiellini 7
Stagione difficile come una corsa a ostacoli, qualche errore grossolano, il fisico che gli ha tolto la sedia da sotto al sedere più volte, poi la risalita costante fino a oggi, fino alle sfide di Champions (ma oggi ci concentriamo sul campionato) fino a tornare a essere un titolare fondamentale.
Benatia 6,5
Buon approccio in un reparto difficile da migliorare. Si merita il riscatto perché dimostra il suo valore tranne nel giorno nero di blackout genovese rossoblu.
Fornisce il suo contributo ed è solo l’inizio.
Pjanic 7,5
Arrivato con l’etichetta “discontinuo” attaccata al collo, ha faticato i primi mesi; a inserirsi nel gioco, a capire cosa fare, come prendersi le responsabilità e non giocare a nascondino. Da fermo è stato sempre letale, i piedi non gli sono mai mancati e ha sfornato assist e key pass in fila. Poi a gennaio il clic, insieme alla squadra, il centrocampo a due e una nuova consapevolezza, basta nascondino è ora di salire in cattedra: l’asilo è finito, si passa all’università. Una vita a vedere altri vincere, a perdere finali e poi oplà, bastava cambiare maglia.
Khedira 7
La sua partenza è eccezionale: castiga Fiorentina e Lazio alle prime due giornate poi perde brillantezza come tutta la squadra. Fatica come un dannato in un girone dantesco a rincorrere gli avversari, non è roba per lui, sprecato come una Ferrari usata per fare traslochi. La notizia straordinaria è la sua resistenza e integrità, nei mesi diventa imprescindibile nella linea a 2 con Pjanic. Ubiquo.
Cuadrado 7
Giocatore di estremi; assenze irritanti, partite in cui pasticcia col pallone, punta l’uomo e dopo mille finte gli sbatte addosso, di scelte spesso errate nel giocare la palla. Dall’altra parte presenze pesanti, pesantissime. Pochi gol ma tutti importanti, quella fucilata contro l’Inter e anche molti assist, spesso dimenticati.
Marchisio 6
Stagione complicata la sua. L’anno scorso di questi tempi partecipava alla sfilata scudetto zoppicando dopo l’operazione al ginocchio. È stato un recupero lungo e difficile, ha perso il posto col cambio di modulo, ha lavorato per farsi trovare pronto al momento più importante, in silenzio.
Higuain 9
Il trasferimento, l’incredulità, gli insulti, la pancia, l’inizio in panchina. Sembra un secolo fa… tutto dissolto nei primi 17 minuti di una serata agostana di inizio campionato: due palloni toccati, un gol.
Straordinario nel mettersi a disposizione della squadra, del gioco, a soffrire a rientrare a essere disposto a rinunciare a qualche gol per il bene comune del risultato finale. Un capitalista del gol convertito al socialismo calcistico.
Tanti gol, semplici e difficili, di destro e sinistro senza farsi problemi. Ha segnato in tutte le gare decisive pure quelle contro la sua ex squadra in cui ha dimostrato di aver dimenticato in fretta le mozzarelle di bufala campana.
Alex Sandro 7
Parabola particolare la sua: inizia benissimo cancellando i dubbi dei pochi miscredenti capiscers poi cala nel tempo in quanto a brillantezza a iniziativa. Nel compenso migliora in maniera eccellente nella fase difensiva, punto che definire debole sarebbe ingeneroso ma comunque ancora da sgrossare.
Si adombra negli ultimi mesi, ora sembra essersi ritrovato.
Barzagli 7,5
Pochi giorni fa s’è sentito fare gli auguri per la 36° volta: la corsa e lo scatto non sono più fulminei come prima ma quest’anno ha dimostrato di nuovo di essere in grado di tenere a bada ragazzi che biologicamente potrebbero essergli figli. Non si dura a lungo senza applicazione, senso del volere e lavoro quotidiano. Come Sting che era praticante soddisfatto del sesso tantrico, Barzagli è un promotore del tantra applicato al calcio.
Mandzukic 8
Adorato dai tifosi non per grazia ricevuta ma per la voglia di giocare, di essere utile, di aggrapparsi a un posto da titolare per dare il meglio alla squadra incarna il “finoallafine” come se alla Juve ci fosse nato. L’arrivo del Pipita lo disorienta, gli mette una calamita a fianco della sua bussola, è la sua crypotonite. Soffre e si vede ma si adatta, si mette a disposizione e si trova un posto di esterno nella linea a 3 dietro a Higuain: da allora è diventato insostituibile solcando la fascia sinistra avanti e dietro un milione di volte, a difendere e attaccare nella stessa azione.
Va detto che lo sforzo gli ha rubato la lucidità di cui un attaccante avrebbe bisogno… molti gol quasi fatti si contano nella lista dei “mangiati”.
Lemina 5,5
Anno difficile per lui, inizia bene da titolare poi si perde subito e lo spazio diventa presto poco, quasi nullo dopo il cambio di modulo. Nelle manovre estive che dovranno riguardare necessariamente soprattutto le riserve bisognerà capire se ci sono e quali sono gli spazi di crescita per lui.
Bonucci 8
Stabilmente su livelli altissimi ormai da anni si conferma uno dei difensori più forti del mondo. Le ha passate tutte: tentazione estera d’estate, problemi familiari a inizio campionato, scontri col mister. Mancavano solo i ladri in casa e la separazione. Leonardo non si scompone e si fa trovare sempre presente, impostando in modo magistrale il gioco e non disdegnando qualche gol da punta esperta, come questo col Napoli.
Pjaca 5,5
Si presenta bene e si capisce che le qualità ci sono, grandi qualità tecniche.
Lo fregano 3 cose: il poco spazio, la voglia di strafare che lo porta quasi sempre a sbagliare e la sfortuna che gli rompe un ginocchio quando Allegri gli avrebbe dato più spazio. C’è da attendere, l’appuntamento è solo rimandato.
Dybala 8
Cresce a vista d’occhio in una stagione complicata all’alba per via del polpaccio che lo lascia a piedi. Ad una delle prime apparizioni dopo l’infortunio si presenta nel derby così… Con Allegri instaura un rapporto che ricorda molto quello di Montella con Capello ai tempi di Roma: sostituzioni come se piovesse. A tutti gli effetti è il trequartista che Allegri chiede da 3 anni, danza in modo sublime tra le linee ed è sempre meglio (molto meglio) di Hernanes.
Un rigore che gli pesa un quintale a Doha e che poi scarica qualche mese dopo, sempre contro il Milan.
Arriva a fine stagione in condizione eccellente a riprova della corretta gestione del mister.
Asamoah 7
La prima cosa bella è che il ghanese è tornato a essere un giocatore di calcio. Pochi stop, nessuno grave, nessun male misterioso che lo abbia tenuto misteriosamente fermo per mesi, miracolo dello staff medico bianconero. Valida alternativa ha risposto sempre presente.
Dani Alves 7,5
In questo gioco di pagelle proviamo a scindere il campionato dalla CL, come se fosse possibile, perché il brasiliano si presenta come una “rock star marziana” (Paolo Rossi di Jtv dixit) ma fatica tremendamente a entrare in sintonia col calcio italiano, qualcuna lamenta il suo “gigioneggiare” (che è solo un modo diverso di giocare) poi una brutta frattura lo tiene lontano quasi 3 mesi. Ma una rock star resta tale anche nei momenti difficili e si riprende la Juve da dentro guadagnandosi la stima dello spogliatoio, infondendo quella mentalità da conquista di un pirata a cui manca solo la benda sull’occhio. Il suo peso da regista aggiunto lo si nota analizzando le pass map della juve quando lui è in campo.
Rugani 7
Stagione ottima in cui dimostra di avere talento smisurato, quasi incredibile per un difensore della sua età. Gioca più del primo anno, non fa mai rimpiangere la BBC e toglie il posto di prima opzione a Benatia. Si fa male anche lui sul più bello.
Neto 6,5
Fare il secondo a Buffon deve pesare qualche tonnellata. Ogni tanto qualche passaggio a vuoto se lo concede, come tutti ma si conferma un’alternativa di livello. Forse sprecato come 12°, alza al cielo 2 coppe Italia.
Lichtsteiner 5,5
Massimo rispetto per uno dei sei esacampioni d’Italia: la sua stagione parte male ingaggiando un tira e molla con la società che avrebbe dovuto portarlo all’Inter nelle ultime ore di agosto; gli va male, lui resta e ci mette tutto l’impegno del mondo, con alterne fortune. Anche lui sente il peso dei km macinati.
Sturaro 5
Gioca quasi sempre fuori ruolo e quasi sempre fuori dal gioco. Merita la possibilità di dimostrare il suo valore ma nel restyling della panchina bianconera che si renderà necessario bisognerà tenere conto che troppi portatori d’acqua non servono.
Rincon 6
Arriva a gennaio per dare una mano, pochi giorni dopo Allegri modifica il modulo di gioco. Ogni volta che el general viene chiamato in causa ci mette tutto quello che ha.
Evra 5
Finisce male una storia che era iniziata benissimo e proseguita ancora meglio. La sbronza presa a Doha dove fece reincarnare Garrincha nel corpo di Suso è stata la pietra tombale alla sua carriera bianconera.
Kean sv
Esordisce il 2000 che fa sognare, pochi minuti, solo auguri per lui e un arrivederci al prossimo anno, magari passando per Bologna.
Allegri 9
È un gestore e non un maestro di calcio: ha gestito alla perfezione una stagione riuscendo a riempire il più possibile il calendario.
Bravo anche a motivare i suoi spingendoli a raggiungere un risultato che va oltre la storia contemporanea.
Va detto che in questo momento allenare la Juventus dev’essere la cosa migliore che ti possa capitare: non facile, ma senz’altro il posto di lavoro ideale per un allenatore.
Ad un certo punto sembrava aver perso il lume della ragione, la Juve giocava male, senza idee senza uno straccio di gioco a cui aggrapparsi nei momenti difficili. La partita confine è stata la prima di ritorno a Firenze, partita persa giocando male, malissimo. Là è scattato qualcosa, è cambiato tutto: il mister ha deciso di provare a schierare tutti i pezzi grossi passando al 4231 che molti invocavano da mesi e ha funzionato.
Non siamo dentro allo spogliatoio, ma probabilmente la bravura è stata scegliere il momento giusto per cambiare, quando le condizioni fisiche e mentali dei suoi lo permettevano.
Dall’altra parte invece dispiace aver impiegato 6 mesi per capire il sistema che avrebbe permesso alla squadra di esprimere il massimo del potenziale; averlo intuito prima avrebbe forse modificato la campagna acquisti estivi? Forse.
Bruciamo anche le sconfitte esterne contro Milan, Inter, Fiorentina e Roma, bilanciate da un percorso casalingo quasi netto (18 vittorie + 1 pareggio) ma se il campionato è una corsa a tappe e finire primi a +4 o +20 non cambia niente Allegri è arrivato al traguardo finale in testa, scegliendo quali battaglie poter perdere e quali vincere a tutti i costi gestendo la squadra alla perfezione su tre fronti fino alla fine.
E siccome è la seconda volta in 3 anni che ci riesce, sarà bene prendere in considerazione l’idea che sia un merito, non una casualità.