Freddie Mercury non si accontentava: non gli bastava essere una star del rock, voleva essere una leggenda. Il più grande frontman della storia della musica correva. Correva, finché la sua gloria lo precedette.
Questa è la nostra leggenda, ma la formazione della cenere è ancora lontana. Questa Juve non sarà dimenticata, non sarà necessario chiudere alcuna porta d’immaginazione. Sarà vivente e perdurante. Gli anni frantumano la verità, il mito non si schiude; gli eventi straordinari muoiono con gli uomini straordinari, la leggenda è un effluvio imperituro.
Nature diverse, stesso fine: l’eternità. Scrivere la storia è per pochissimi, sono verità rare pian piano annuvolate da record revisionati. Diventare leggenda è la dimensione inesplorata ed inesplorabile, l’impossibile che prende carne.
A volte, quando una leggenda perdura nei secoli, un motivo c’è
Dan Brown
Leggenda isolata e solitaria, il vincente senza congratulazioni ed attestati del vinto. Il dolce eppure salatissimo conto da pagare al successo e all’invidia degli impotenti. La Juve è ormai luogo pubblico sottratto alla frequentazione ed alla emulazione popolare. Signora, la gloria è transitoria eppure sei fortunata: le sporadiche memorie della concorrenza consolideranno le tue.
Non citiamo alcun eroe, perché la misura è oltre il colmo quando la leggenda fa da contorno. Sei un po’ vecchia, stanca, ma lungi dall’essere moribonda; hai perso qualcosa ottenendo frattanto un potere immenso. Ti raccontano, ti ricorderanno e tramanderanno.
È importante: non leggere. Non ricordare tutto quello che hai mangiato. Hai fatto quel che desideravi, come il bambino che sogna il lavoro da grande. Quando tutto è chiaro e possibile, quando non c’è paura di vedere al di là; poi il tempo passa, qualcosa e qualcuno sbandierano che il sogno è destinato a restar tale. Paiono negatività, avversioni, d’altra parte sono lezioni per la volontà e lo spirito. Buffon ci insegna che la più grande verità è la propria missione: la felicità contro tutti e tutto, il dovere di rendere reale il desiderio cospirato.
Se esistesse la perfezione, non esisterebbe l’unicità
Anonimo
La Juve non ha inseguito la leggenda per stoppare la monotonia, ma ridefinisce il concetto di monotonia tanto è leggendaria. Non è uno svago, non è un divertimento puro, è il sentiero; far pronunziare all’avversario “Eh no, così è illegale” è il suo successo, evidente, lampante, innegabile.
Non leggere, cerca idee nuove. Non essere colpita dalle parole che già conosci. Non farle vibrare. È tutto bellissimo perché si tratta di una leggenda non scritta al bar e, al bar, siedono quelli che possono solo leggerla. La Juve come libro classico in accezione calviniana: ri-leggere, non solo leggere. La tendenza quasi politica di far colare il falso nella storia produrrà molti tentativi per confutarti, Signora. Falliranno, resterai. Sei fatta di uomini veri, quelli che non provano alcuna vergogna nel piangere di fronte ai figli.
Ho imparato molto guardandoti. Non solo di calcio e di sport, di vita. Soprattutto, che bisogna fare invece di dire; che bisogna dimostrare invece di ipotizzare; che bisogna portare a casa prima di festeggiare. Non abdicherai. Non sarà tutto diverso da un giorno all’altro. Predisporrai un’atmosfera, un distacco. Sarai unica anche nel purtroppo inevitabile sfasamento. Giorgio Bocca scriveva: “Vecchia Signora e stile Juventus non esistono, se non nella leggenda”. Ecco, ci siamo.
Giacomo Scutiero