L’incredibile caso del martire Pistocchi

E così, in un torrido giorno di metà luglio, Pistocchi entra nella gloriosa scia dei Biagi e dei Santoro, censurati per le loro idee contro il potere.

Com’è potuto accadere?

 

Prometto: non utilizzerò l’espressione fake news.

Avete presente quando in Italia monta improvvisamente una polemica fondata su banali invenzioni in cui la Juve fa la parte del cattivo?

Il comico caso Eurovita-arbitri, Elkann a capo di Sky, perfino la presenza di squadre “amiche” come Udinese e Atalanta che si scansano, pure se poi scansandosi riescono a fermarci o, addirittura, a vincere allo Stadium (mentre aspettiamo ancora che Roma e Napoli, per citare le prime due inseguitrici di questi anni, facciano un punto). Vale tutto, si butta là la voce e il popolo non juventino, abbattuto da 6 anni micidiali, ci si butta a pesce senza mezza verifica.

A luglio, fa sorridere già a dirlo, scoppia il caso della censura a Pistocchi. Indovinate chi è il cattivo della storia.

 

In breve, i fatti: Premium ha in atto una ristrutturazione aziendale. A quanto sappiamo, leggendo giornali e scorrendo i social, Piccinini ha chiuso il rapporto con loro (farà solo le telecronache Champions su Canale 5), Callegari, la Calcagno e Pistocchi verranno spostati dagli attuali programmi e rimarranno comunque in azienda con altri ruoli.

Mediaset, a quanto si legge, starebbe attuando una sorta di “svecchiamento aziendale”: tra i giornalisti sopra citati, quello che va in onda dal maggiore numero di anni di fila è proprio Pistocchi, che lavora in Fininvest-Mediaset da una trentina d’anni.

 

Quindi? Come viene commentata la notizia dal Corriere della Sera (ahinoi) e dal Fatto Quotidiano (pensa te!)? Censura all’impavido giornalista romagnolo, ovviamente imposta dalla Juventus.

Ovviamente gli articoli sono infarciti di punti interrogativi, condizionali, “si dice”, “se fosse così, ma intanto la voce è passata. Funziona così, no? Si lancia la bufala, si buttano due dati che fanno pensare all’inevitabile intervento decisivo dei soliti arroganti e a quel punto la fesseria diventa verità conclamata, fino a quando (io di solito me ne accorgo lì) un mio amico tifoso di un’altra squadra mi manda gli articoli in esame, ennesima dimostrazione delle nostre angherie.

A quel punto arriva il mare di tweet di supporter avversari, improvvisamente fan di Pistocchi e della libertà di stampa (gli stessi, Pistocchi compreso, che vorrebbero cacciare dalle trasmissioni Mughini perché sostiene la legittimità dei due scudetti poi revocati, tanto per capire la solidità di quella voglia di libertà). E la solidarietà al giornalista eroe da parte di colleghi, perché quella non manca mai.

 

 1) Il rito lo conosciamo, ma questa volta ha degli aspetti ancora più grotteschi.Intanto, la notizia parte da un bizzarro articolo Corriere della Sera. L’autore afferma che “sono in molti a pensare che il giornalista paghi la sua schiettezza e i suoi commenti spesso abrasivi” e poi “si dice fosse sgradito alla Juventus, che già in passato sarebbe intervenuta”. Si cita una petizione dei tifosi juventini, con riferimento a un Pistocchi d’annata che, dopo un abbraccio Buffon-Tagliavento, ricorda il gol di Muntari di 5 anni fa: in anni così magri per tanti tifosi, un accenno alla Juve e agli arbitri vale sempre qualche centinaio di retweet. In questo campo ci sono alcuni maestri. In breve, l’autore non ha alcuna notizia, ma qualcuno gli ha detto che secondo lui è troppo schietto per essere gradito alla Juve, che avrebbe dunque fatto pressioni.

 

2) Leggi questo articolo e non riesci a crederci, che sia uscito sul Corriere della Sera (quello del Fatto cita e scopiazza quello e comunque è del Fatto, quindi poco male). Alla fine accenna che pure Callegari e Calcagno saranno oggetto della ristrutturazione, ma lì non c’è spiegazione, lì non serve. Allora ti chiedi tre cose: A) ma chi, avendo seguito il calcio e la tv di questi 30 anni, conoscendone un po’ proprietà e rapporti, può anche solo vagamente pensare che la Juve possa avere qualche influenza su Mediaset? B) ma se la Juve potesse davvero influire sulle varie televisioni, non avrebbe agito diversi anni fa? E ci saremmo veramente sorbiti decenni di Liguori e compagnia? Oppure, passando ad altre tv, di Inter-Juve commentati da Bergomi? C) Chi è che può avere scritto una cosa del genere?

 

3) A quel punto vai su Twitter (ah, Twitter, quante cose ci hai fatto scoprire), trovi l’autore e scopri che detesta la Juve. Crede davvero che la Juve vinca perché ruba (“ladri”, scrive mostrandosi anche lui schietto e abrasivo dopo Juve-Milan). Considera il Real annesso all’Italia per il 3 giugno. E così via. Un mio amico l’ha efficacemente riassunta così: “la storia meravigliosa di un giornalista del più importante quotidiano del paese che si sente libero di dire ladri agli juventini e usa spazio del più importante quotidiano nazionale per accusare la Juve di censura nei confronti di un altro giornalista della più importante TV nazionale che pure si sentiva libero di denigrare la Juve ininterrottamente. Tutto senza dichiarare da nessuna parte che si è anti juventini”. Gli ho chiesto di farmela più breve, che mica potevo e incollare tutto. E lui: “un antijuventino conclamato scrive tranquillamente sul Corriere che un altro antijuventino conclamato è un martire e la Juve è il male”. Più in breve, gli chiedo: “una informazione non supportata da nulla, un retroscena scritto da persona non affidabile sul tema”. Bella storia, no?

 

4) A quel punto viene da farsi un’altra domanda: Pistocchi era il capro espiatorio degli juventini, tanto da dedicargli una petizione, perché schietto e autore di commenti abrasivi? Chiunque segua un po’ il mondo dei social e dei media con occhi non iniettati di antijuventinità, sa bene che dovessimo davvero sperare di mandare via chiunque fa battute sulla Juve (sulle finali, sugli arbitri, sui processi; perfino già sul VAR, tipo prequel), non finiremmo più, e certamente non partiremmo dal buon Pistocchi. Qual è allora, il “problema” di Pistocchi? Perché l’articolo del Corriere è totalmente fuori strada? Perché l’ultimo dei problemi è quello dei commenti schietti: la libertà di opinione è sacrosanta, non c’è bisogno di dirlo e figuriamoci nel calcio, anche quando si esprima un’idea piuttosto bizzarra. Quando Pistocchi si mostra dubbioso per la bassa media gol di Higuain in Champions (prima della doppietta in semifinale), esprime una legittima opinione. Così anche quando paragona un po’ goffamente Cerci a Robben, e gli viene ancora rinfacciato, esprime un suo pensiero: è pagato per quello e fa benissimo a dire la propria opinione, giusta o sbagliata che sia, pro Juve (un giorno capiterà, statisticamente) o anti Juve che sia. E allora?

 

5) E allora, avendo promesso a inizio articolo che non avrei usato una determinata espressione, faremo degli esempi: è professionale, da giornalista di testata importante, credere alla clamorosa balla di un discorso surreale di Ranieri sull’onestà del calcio inglese rispetto a quello italiano (“qui in Inghilterra per vincere non ci vogliono i poteri, ma i giocatori adatti. In Italia non ci vogliono i giocatori adatti, ma i poteri giusti. E se li hai, puoi vincere anche 50 scudetti, ma alla fine non piangi, perché sai che hai barato!”) cui non avrebbe creduto nessuno, giornalista o meno, e rilanciarla su twitter? E’ professionale, schietto o abrasivo rilanciare una bufala colossale sul logo della Juve copiato da un identico simbolo dello Jagiellonia, squadra polacca di seconda fascia, che ha un logo invece completamente diverso? E’ un commento abrasivo dire di un giocatore della Juventus “pensavo fosse serio, e invece è solo serbo”? E fare diverse allusioni alla bufala Juve-arbitri-Eurovita? E così via, fino alle allusioni a eventuali scansamenti (di squadre che peraltro poi sovente bloccheranno la Juve?) e mille altre insinuazioni del genere

 

Potremmo andare avanti per ore, sempre tenendo fuori le opinioni, per quanto possano essere dure con la Juve.

 

Si tratta di insinuazioni o del rilancio di notizie inventate, a caccia di retweet e like, per montare un sentimento negativo non in favore di qualcuno, ma sempre contro la stessa squadra.

 

Allora, ai giornalisti che un giorno si mostrano fieri di quei 3 colleghi della CNN dimessisi dopo un falso scoop su Trump e poi rilanciano articoli del genere, chiediamo quale sia, la vera difesa della professione: scomodare la censura e ipotizzare complotti giudaico-juventini per giustificare il cambio di ruolo in azienda di un loro collega “troppo schietto” o sognare che anche da noi, finalmente, i giornalisti che inventano o rilanciano insinuazioni e notizie false, a volte si dimettano, si vergognino, o quantomeno non facciano i martiri?

Il Maestro Massimo Zampini