Pogba gioca a scacchi, Zaza gioca a dama

Il calcio è una materia semplice. Di semplicità quasi Francescana.

Edgar Allan Poe diceva, controintuitivamente, che la dama è un gioco molto più intellettualmente degno degli scacchi:

“Le facoltà più elevate dell’intelligenza riflessiva sono messe alla prova più a fondo e con maggiore utilità dal gioco più modesto della dama piuttosto che dall’elaborata frivolezza degli scacchi. In
quest’ultimo gioco, dove i pezzi si muovono con mosse diverse e bizzarre, secondo dei valori vari e variabili, ciò che è soltanto complesso viene scambiato (errore piuttosto comune) per ciò che è
profondo”.

Potremmo sintetizzare dicendo che gli scacchi sono più complessi ma la complessità in sè non è un valore. La dama è un gioco in cui c’è poco da cazzeggiare, mangi e non ti fai mangiare. Dritto per dritto (o diagonale per diagonale, per i più pedanti).

Ecco. Per come la vedo io, Pogba gioca a scacchi, Zaza gioca a dama.

Il paragone vale solo psicologicamente. È ovvio che i due giocatori non sono neanche remotamente paragonabili per ruolo, per talento, per potenziale. Ma rimane un paragone suggestivo per spiegare quello che da tempo penso di Pogba e non riesco a esprimere a pieno in 140 caratteri senza passare per blasfemo sovversivo calcisticamente incompetente e indegno di tifare il nuovo Messi(a).

Quando Zaza entra in campo da la sensazione di fare un ragionamento molto banale: palla tonda deve entrare in porta rettangolare avversaria e non entrare in porta rettangolare mia. Zaza è per l’appunto uno che spinge la palla verso la porta con tutto il peso del suo corpo, con tutto il carico emotivo, nervoso, muscolare di cui è capace. Se fosse per lui ce la depositerebbe con le mani senza porsi particolari dubbi estetici.

Pogba non ha quella spinta. È troppo pieno di sovrastrutture. Pur potendo sostanzialmente trottare verso la porta dritto per dritto spostando gli avversari a spallate (cosa che ogni tanto fa proficuamente) quello non è mai il suo primo pensiero. Il suo primo pensiero è compiacere e compiacersi.

E questo è un peccato. Per noi ma soprattutto per lui.

Perché sul fatto che Pogba sia il più puro talento calcistico in circolazione a livello mondiale ci sono pochi dubbi. Ma il talento in sè non è un valore esattamente come non lo è la complessità.

Ed è per questo che provo a dire da mesi, timidamente, che l’indulgenza nei suoi confronti è deleteria. Pogba deve essere decisivo, non riempirci gli occhi. Se poi riesce ad essere decisivo soddisfacendo le esigenze estetiche che noi tutti abbiamo tanto meglio ma la questione rimane di semplicità Francescana: mettere (o aiutare a mettere) palla tonda in porta rettangolare avversaria.

Così – con quei piedi – diventi un fuoriclasse assoluto. Che poi questa non sia l’aspirazione di Pogba e dei suoi più accaniti sostenitori va benissimo. Da tifoso esigente è certamente la mia.

@ossetto