Ma lo fanno apposta?”. L’inizio di Genoa-Juve è troppo simile all’anno scorso per non rimanere interdetti. Una lunga serie di errori in 20 secondi, altre ingenuità sul rigore, nessun apparente segno di reazione. 2-0 in pochi minuti e una trasferta complessa in partenza è già disperata, con il concreto rischio di perdere punti che quest’anno rischierebbero di pesare ben più dell’anno scorso. E non c’entrano quelli che non ci sono più, perché l’anno scorso in quel giorno nero c’erano eccome e li ricordiamo tra i peggiori in campo.
E’ un discorso di approccio, soprattutto in campi in cui si viene aggrediti dal primo minuto mentre noi non siamo ancora scesi in campo; può capitare, dopo tanti scudetti di fila che ti fanno sentire invincibile, ma quest’anno la concorrenza è folta, in campionato avremo un finale complicato con le trasferte a Napoli, Milano e Roma nelle ultime giornate: non è il caso di regalare punti in partite abbordabili, sarebbe meglio ricordarcelo fin da subito.
Le partite, tuttavia, non finiscono al decimo. Da quel momento, da quando cioè entriamo in campo, è solo Juve, soprattutto Dybala ma non solo, visto che segna su assist belli e intelligenti di Pjanic e Mandzukic e sfrutta alcune belle combinazioni con Higuain.
Quanto posso andare avanti, però, a commentare la partita? Esiste ancora qualcuno che parli solo della partita?
Non funziona più un articolo che non parli di VAR, credo non sia neanche consentito.
Il tema può essere affrontato in vari modi: analizzare come sta funzionando, intanto. Essere soddisfatti, perché diminuiscono gli errori. Essere arrabbiati, perché certe sviste sono ancora meno comprensibili dopo avere visto i replay.
O magari, come fanno tanti acuti osservatori, fermarsi al dato più semplice: la Juve ha avuto due rigori contro in due partite, più di tutto l’anno scorso. Era vero, dunque: la Juve rubava! Visione consolatoria ma un po’ debole perché decide sempre un arbitro, anzi stavolta addirittura due o tre, quindi non è ben chiaro in base a cosa la malafede dovrebbe tramutarsi in buona fede solo perché c’è uno schermo di mezzo.
Al contrario, seguendo lo stesso ragionamento, si potrebbe affermare che la Juve in sole due partite ha già avuto un terzo dei rigori a favore dell’intero anno passato, e presumibilmente ne avrà il doppio o il triplo a fine anno. Ma è troppo debole anche questa, non è roba per noi.
Si potrebbe evidenziare che le due partite a Genova sono praticamente identiche, tranne un particolare: l’anno scorso il rigore su Mandzukic, sempre nel primo tempo, non hanno potuto rivederlo e non ce lo hanno dato, mentre quest’anno sì. Così la rimonta diventa più facile, in effetti. Ma anche questi sono pensieri al livello di quei soliti noti che imperversano su twitter, avendo ancora un minimo di amor proprio non possiamo scendere così in basso.
Sarebbe altresì possibile sottolineare a quali squadre le cose stiano andando bene, anche in momenti chiave di partite delicate, ma chi se ne frega: speriamo solo di non vedere panoladas di indignazione, quando le cose andranno diversamente (speranza vana, ovviamente).
O magari celebrare la squadra che (sorpresa!) per prima ha subìto un utilizzo incontrovertibilmente errato del Var, vedendosi addirittura assegnare contro un rigore con l’attaccante in fuorigioco. Ma mica era in fuorigioco qualche secondo prima, oppure, che ne so, in un’azione confusa con mille rimpalli: no, passaggio in avanti, lui rientra dal fuorigioco e subisce fallo. Nel monitor vedono solo l’infrazione del difensore. Rigore e gol pesantissimo, perché porta il risultato da 1-0 a 2-0, rischiando di chiudere una partita importante già dopo pochi minuti.
E allora ecco, l’unico modo in cui ha senso parlare del Var. Citarlo solo per spiegare ancora una volta che non è decisivo nemmeno lui, esattamente come l’arbitro.
Che quei discorsi sono buoni per chi deve spargere veleni, per chi è abituato a inseguire l’arbitro considerandolo il vero colpevole dei propri insuccessi, non per chi conosce lo sport.
Così, con il Var si può probabilmente eliminare alcuni errori (bene!), decidere correttamente o meno, favorire una squadra piuttosto che un’altra, farci avere 20 rigori a favore o 10 contro, ma il punto rimane sempre lo stesso: non è decisivo. Alla prima giornata ti danno un rigore contro quando sei in vantaggio 1-0, lo sbagliano e gliene fai altri due.
Alla seconda vai sotto 2-0 su rigore (che neanche c’era) in un campo difficile, non ti fai prendere dall’isteria pensando di avere subìto chissà quale ingiustizia, non perdi energie a protestare, torni a giocare, fai salire la squadra e girare il pallone, segni 4 gol e non rischi quasi più nulla. Se la prossima volta non ce la farai, se a fine anno non vincerai, non sarà per quel rigore, ma perché non sei stato in grado di rimettere le cose a posto per essere il più forte di tutti.
Con buona pace di tutti quei tragicomici “se avessero dato quel rigore e fossero andati 2-0 non avreste più recuperato”, “magari siete più forti, ma tu intanto dammi quel rigore, poi vediamo…”, “dici che non contano solo perché le ingiustizie non capitano a voi” che ci è toccato ascoltare per una vita, mentre guardavamo chi li pronunciava con malcelata noia e un filo di compassione.
La stessa di ora, mentre contano soddisfatti i rigori e dimenticano di contare i punti.
La stessa di sempre, perché non esiste Var che possa cambiare una subcultura così radicata.
Il Maestro Massimo Zampini.