Confesso di avere avuto dubbi, timori e preoccupazioni prima della partita clou del nostro campionato. La seconda che ospita la prima racconta una gara dall’esito tutt’altro che scontato, soprattutto se la seconda arriva da una cavalcata incredibile di 14 vittorie consecutive e la prima, forte dell’entusiasmo che ricorda i tempi di Diego, ha una quadratura eccezionale e un gioco che, a detta di molti, è il più bello del campionato italiano. A questo bisogna aggiungere l’inversione dei ruoli tradizionalmente e storicamente rappresentati: la Juventus a inseguire il Napoli. Strano, ma tutto vero.
Una gara per ristabilire le gerarchie, per riprendersi quel ruolo che ha visto la Juventus spaccare le ultime 4 stagioni, in un crescendo che ha sottolineato non solo la grandezza della società, capace di resuscitare dal nulla, ma anche l’intelligenza di una mentalità che non si accontenta mai. Intelligenza e mentalità, i due fattori che hanno caratterizzato il confronto diretto tra la Juventus e il Napoli. Da un lato una squadra che mette in campo quasi sempre gli stessi 11, che gioca a memoria, che ha un grandissimo palleggio, un attaccante nella sua stagione migliore e che è due spanne sopra rispetto agli altri, un modo di stare in campo che rispecchia le idee del suo allenatore tanto innovativo quanto legato a principi che, prima o poi, vengono abbattuti. Dall’altro una squadra che ha dominato gli ultimi campionati ma ha anche perso, a inizio stagione, la sua vera identità; che ha dovuto faticare non poco prima di ritrovarsi; che ha condotto una rimonta frutto di orgoglio, capacità e simbolo di riscatto; che è tornata prima delle più rosse aspettative; che, finalmente, è tornata ad essere prima in campionato. E in questo sta il capolavoro di Allegri: rimettersi in gioco dopo aver creato un solco che altri non potevano colmare, ripartire da zero e forse anche da un gradino più in basso rispetto ad altri che avevano già avviato un progetto. Non che la Juventus non lo avesse, anzi: ma lo ha rivisto in corsa, come sanno fare le grandi società per le quali i punti di arrivo rappresentano allo stesso tempo un trampolino per un nuovo inizio. E Allegri lo sa bene: il primato in classifica rappresenta un nuovo inizio, che richiede di nuovo un bagno di umiltà, a scansare quegli ostacoli e quelle trappole definite “figure da pellegrino”. L’umiltà della Juventus sta nel riconoscere le capacità dell’avversario per trasformare i propri limiti in quelle qualità che escono fuori nei momenti opportuni. Sassuolo e il primato in classifica sembrano lontani, sembrano raccontare due storie diverse. In realtà sono vicinissime, e raccontano una mentalità che sa far tesoro delle dure lezioni subìte. Quegli schiaffi che ti permettono di reagire, e di dimostrare che il lavoro paga sempre. Questa è la mentalità della Juventus, da ormai oltre un secolo.
Francesco Mazzocca