Il cosplay è quell’attività ludica che consiste nel travestirsi come qualche personaggio immaginario utilizzando solamente indumenti che ci si è confezionati da sé. Di solito le figure prese a modello provengono dai fumetti, dai disegni animati o da film di argomento fantastico, ma nella giornata di domenica scorsa, durante la manifestazione “Romics” tenutasi presso la Fiera di Roma, qualcuno ha ritenuto che mascherarsi da Diabolik o da Lupin III fosse scelta troppo ovvia e così, per sfoggiare quello che a suo avviso è un costume da ladro, ha pensato bene di optare per il bianconero. Già. Tra un Dylan Dog e uno stormtrooper di “Star Wars”, il pubblico di “Romics” ha avuto la possibilità di ammirare un giovane cosplayer abbigliato con una maglia (tarocca come poche) della Juventus, precisamente la numero 9 di Higuain, il quale, celato dietro un cappuccio nero, sfoggiava alternativamente una sciarpa recante la scritta “Juve merda” (accompagnata dal disegno di un dito medio alzato) e un cartoncino su cui era leggibile a pennarello la frase “Se mi tocchi chiamo Rocchi”.
Dato che si era a Roma (ma non sarebbe forse accaduto lo stesso in qualsiasi altra città italiana?), la trovata del tizio ha riscosso un gran successo, ed era tutta una gara a scattarsi, giubilanti, una foto accanto a lui. Trovandomi a Romics per motivi professionali, e resistendo a stento alla tentazione di dire al tale cosa io pensi di lui e della sua esibizione, ho fatto a mia volta una foto al soggetto (quella che vedete in questa pagina), perché sono convinto che la sua performance sia un ulteriore e importante tassello – quindi, a suo modo, un piccolo evento storico – di quel processo che sta rendendo l’antijuventinismo un tratto nient’affatto secondario del costume italiano. La costante opera di calunnia e di mostrificazione della Juventus (dei suoi calciatori, dei suoi dirigenti, dei suoi tifosi) è infine giunta a produrre una vera e propria maschera: il ladro bianconero. Una maschera così popolare, presso qualunque ceto e qualsiasi età, che non mi stupirei di ritrovarla, di qui a non molto, sotto forma di burattino in uno di quegli amabili teatrini ambulanti per bambini in cui talvolta capita ancora di imbattersi. È come se lo vedessi: il truffatore juventino che prende mazzate in testa da Arlecchino o Pulcinella.
Naturalmente anche questa maschera, come tutte le maschere, dice qualche verità. Ma non la dice sulla Juventus, bensì su coloro che tale maschera hanno partorito, ossia gli italiani. E dunque la maschera del ladro antijuventino racconta di un popolo, il nostro, in larga parte rancoroso, frustrato, pieno di rabbia repressa e, soprattutto, paurosamente invidioso dei meriti, delle qualità e dei successi altrui. Quanto al tipo travestito (di cui non diremo il nome anche se lui, evidentemente in cerca di approvazioni anche telematiche, ci ha tenuto a riportare sul cartoncino di cui sopra i dati del proprio profilo Facebook, tramite i quali è stato facile appurare che trattasi di un tifoso del Napoli); quanto a costui, dicevamo, bene ha fatto a presentarsi con un cappuccio calcato sulla testa: in questo modo ha infatti anticipato e reso superfluo ogni nostro invito ad andare a nascondersi.
di Giuseppe Pollicelli