La proposta Lotti e la torta piccola

Com’è la proposta Lotti di cui si parla tanto? E, soprattutto, è il vero problema?


Prima di addentrarsi nel merito della proposta Lotti contenuta in un pacchetto inserito nella Legge di Bilancio 2018 e già approvato al Senato, direi di soffermarci su un altro aspetto forse ancora più importante di qualsiasi possibile suddivisione dei soldi: i soldi. Attualmente, per i diritti domestici della Serie A l’offerta più alta pervenuta è stata quella di Sky, ferma a 400 milioni. A questi 400, vanno aggiunti poi circa 370 milioni racimolati per i diritti di trasmissione all’estero. Sommati, siamo sui 770 milioni circa che sono molto meno dei 924 milioni del contratto attualmente in vigore e in scadenza. Il primo grande problema da risolvere, perciò, è questo. La Lega spera ancora in un ritorno di fiamma di Infront che possa creare concorrenza a Sky (Mediaset pare essersi ritirata completamente e Cairo è ancora troppo piccolo per competere), vedremo, ma certo – è matematica – se la torta dovesse risultare più piccola, anche le singole fette sarebbero più piccole.

Purtroppo ci troviamo dinanzi ad una brutta e pericolosa inversione di tendenza rispetto ai principali competitors europei: la Ligue-1 incasserà 725 milioni a stagione per i prossimi 4 anni con un aumento del 20% rispetto all’anno passato, e già contratta il rinnovo dal 2020 sfruttando l’effetto Neymar e si parla di 1,2 miliardi di euro con ulteriore aumento del 65% rispetto al contratto attuale; la Bundesliga ha strappato un contratto da 1,1 miliardi con aumento dell’85% rispetto al precedente contratto; la Liga è arrivata a 1,7 miliardi complessivi con aumento a tre cifre percentuali; della Premier non ne parliamo nemmeno, potete immaginare. La Serie A invece ad oggi non ha ancora l’accordo e l’offerta più alta ricevuta è al ribasso: brutto segno.

Di chi è la responsabilità politica? Chi paga? Chi rimedia? Boh.

Ho letto in giro tante tabelle con simulazioni varie, quasi tutte però non mi convincevano. Primo, perché calcolate su una base d’asta potenziale di 1,2 miliardi che ci crederemo quando la vedremo, e secondo perché sbagliate anche nel merito delle suddivisioni.

Lotti infatti ha annunciato tra le novità l’aumento dal 40% al 50% della quota fissa da dividere in parti uguali tra tutti e 20 i club. E questo c’è in tutte le tabelle, è un calcolo matematico semplice. Poi però ha annunciato che un 30% verrà distribuito in base ai risultati sportivi (e, nel merito, ben il 15% dovrebbe rispecchiare la classifica dell’ultimo anno per incentivare così le squadre a giocare fino alla fine, perché ogni punto e ogni posizione conterà per avere significativamente più soldi; mentre il 10% sarà distribuito in base alla classifica degli ultimi 5 anni e il 5% si rifarà alla storia del club). Il restante 20% si baserà sul numero di tifosi dei vari club, però puntando questa volta non tanto sul numero complessivo di tifosi dei vari club (che è quello che faceva la legge Melandri, tra sondaggi, popolazione eccetera), ma su una formuletta, non ancora resa nota, che però darà la priorità alla media di spettatori paganti nei vari stadi. Questa, che per me è una puttanata nel merito, è stata spiegata come esigenza di dare più oggettività alle tabelle, in modo da poterle calcolare senza doversi basare su sondaggi e cose aleatorie o comunque contestate (come si calcolano i tifosi di un club?).

Il testo della proposta

Facendo quindi una tabella con le percentuali corrette e basandosi su un’offerta da 800 milioni circa che è quella attuale (e speriamo possa crescere), esce fuori che la Juventus dovrebbe prendere poco meno di una sessantina di milioni di euro con un rapporto di 2:1 con l’ultima. Premessa: prendete la tabella seguente come un’indicazione di massima: non sappiamo in realtà se l’incidenza giusta delle varie percentuali sarà questa, cosa influenzerà ad esempio il 20% dei tifosi, cosa influenzerà la classifica dell’ultimo anno (15%), eccetera. Sono indicazioni.

Tabella Graziano Campi

Il modello è molto simile a quello spagnolo. Con una differenza enorme, anzi due: 1) la Liga, che ha scelto finalmente di passare alla contrattazione collettiva dei diritti televisivi, l’ha fatto con un contratto nuovo molto più remunerativo del precedente. Noi, invece, ci apprestiamo a incassare una forte riduzione a meno di miracoli di Infront. 2) è stato garantito a Real Madrid e Barcellona, che sono quelle con più tifosi e che dominano gli share televisivi, che avrebbero incassato comunque non meno di quanto incassassero con la contrattazione singola. Insomma, è vero che anche in Spagna le piccole e soprattutto le medie (in particolare l’Atletico Madrid) hanno visto addirittura raddoppiare gli incassi televisivi, ma è vero anche che Real e Barcellona non hanno perso niente rispetto all’anno prima. Hanno scelto un modello più equo, sì, ma che non ha tolto soldi a nessuno.

Il nostro, invece, pur mantenendo gli stessi criteri sostanziali della Liga, percentuale più percentuale meno, toglierà alle big (e alla Juve in particolare, una enormità) per dare ai poveri, modello Robin Hood. E questo è meno equo soprattutto nell’immediato, nel senso che priverà le squadre faro del campionato di risorse importanti per competere all’estero e lo farà da un anno all’altro, senza preavviso. Operazione questa, però, probabilmente resasi necessaria proprio in virtù della torta più piccola: quei 150 milioni l’anno mancanti, a qualcuno avrebbero dovuto toglierli. Si è scelto di toglierli, con incidenze diverse, alle prime 5-6 squadre cercando di non sottrarre risorse alle medio-piccole che già così faticano a chiudere i bilanci. Qualora l’offerta dovesse salire dai 770 attuali a oltre il miliardo come spera la Lega, è probabile che i “ritocchi” che si andranno a fare tenderanno a riequilibrare la situazione e a restituire soldi alle big, oggi penalizzate eccessivamente.

Ad ogni modo, lo stesso Lotti dice che la sua è una proposta da sottoporre al management della Lega per un eventuale confronto. Management che, però, non esiste. Mi sono confrontato con qualche giornalista soprattutto incuriosito dalla posizione della Juventus, perché ricordo ancora come qualche anno fa a Torino arrivarono persino a minacciare di giocare all’estero se non avessero adottato una distribuzione equa anche nei loro confronti. Ora invece sono piuttosto silenziosi, eppure le stime parlando di una perdita, con i dati in possesso attualmente, di 40-60 milioni annui. Marotta, probabilmente, è convinto che qualcosa riuscirà ad aggiustare e comunque si aspetta probabilmente ancora un dialogo Lega-Lotti (nonostante la Lega sia senza dirigenza, come detto) non considerando ancora la proposta come operativa e definitiva. Ma insomma, c’è da aspettare. Ed è il motivo per cui anche io sia personalmente che come AterAlbus sito e podcast avevo finora deciso di non trattare finora l’argomento. Lo facciamo oggi per fare un rapido punto, in attesa di risentirci quando la situazione sarà più definita. Anche perché, dovesse restare questa, immagino che la Juve prima o poi si farà sentire.

Riforma Diritti TV: come spenderanno le piccole

Con la nuova riforma dei diritti TV prospettata in questi giorni, si profilano nuovi scenari per la Serie A.
Meno introiti per le cosiddette Big e nuove corpose e inaspettate entrate per le medio piccole squadre.
Ma come verranno riutilizzate queste nuove risorse?
Forse per rinforzare gli organici? Ma per favore!

Con una serie A spaccata e con le 3 retrocesse già praticamente sicure da Gennaio quale pazzo potrebbe avere interesse a prendere un nuovo giocatore?

Vediamo quali potrebbero essere le REALI esigenze di alcune squadre del nostro campionato, in particolare le piccole squadre che lottano per la salvezza:

 

 

MILAN
Tralasciando Verona e Benevento, già spacciate, tra le piccole il Milan è la squadra più difficile da decifrare. Non si capisce bene il piano pluriennale di recupero dei soldi investiti per la faronica campagna acquisti, quindi qualche soldino fresco sarà investito per la priorità del momento: un difensore centrale valido al posto del giovane Leonardo Bonucci, arrivato con le migliori intenzioni ma al momento in grave crisi tecnica dovuta ai frequenti giramenti di testa per perdita di equilibri da spostare.

UDINESE
Oltre ai soldi che annualmente Marotta versa nelle casse di Pozzo in sede di mercato, l’Udinese dovrebbe
prendere tra i 5 e i 7 milioni in più l’anno. Sull’aumento siamo tutti d’accordo, piuttosto che dargliene 20 di milioni in cambi di stelle assolute come Isla o Pereyra. L’Udinese però lo Stadio lo ha già fatto e i Pozzo i milioni li fanno col Watford per cui l’aumento sarà destinato tutto a boccioni di vino per il pubblico friulano da distribuire durante le gare per reggere al gioco frizzante della squadra di casa e riuscire a capire le interviste post-gara di Delneri.

SASSUOLO
il Sassuolo reinvestirà i soldi in più dalla nuova ripartizione dei diritti per rinnovare a vita il contratto di Berardi, ovvio. La giovanissima speranza italiana (che ormai va per i 24 anni…) non si sente ancora pronta per il grande salto in un top club, per il sesto anno consecutivo. In realtà oltre al rinnovo il Sassuolo stipulerà per Berardi anche una polizza sanitaria contro acciacchi di vecchiaia tipici, come l’artrite o l’osteoporosi, perché poi metti caso che a 35 anni davvero voglia spiccare il salto!
poi si invecchia tutti.

GENOA
Pare che la squadra di Preziosi destinerà molti dei suoi guadagni nella ristampa di nuove magliette da gioco. Visti i modesti risultati sul campo infatti alle prossime sconfitte casalinghe i genoani si ritroveranno nuovamente accerchiati dagli ultras a bordocampo che costringeranno i giocatori a consegnare le magliette perché considerati indegni, occorre rifornire al più presto i magazzini…

ATALANTA
L’Atalanta da grande e lungimirante società punterà al mondo multimediale. Con i soldi in più creerà il suo canale Youtube dove potrà caricare tutti i video Instagram delle acrobazie spettacolari del Papu Gomez: canti, balletti, mossettine e simulazioni, con labbra screpolate annesse…Il resto del malloppo sarà invece utilizzata per un’altra di quelle cose date dalla Juve all’Atalanta che non rivedremo più indietro: Spinazzola…

TORINO
Cairo, che non è stupido (al massimo lo disegnano così), potrebbe farci tornare indietro i soldi come seconda rata per l’acquisto di Rincon. Per il resto non ci sono grosse spese per il club granata a parte i soldi per ricomprare le migliaia di bottigliette d’acqua calciate da Sinisa in panchina. Peraltro, giocando poi solo due gare in stagione (il derby di andata e quello di ritorno) il Toro spende pochissimo anche in allenamenti e divise ufficiali.

SAMPDORIA
Come mai potrebbe spendere qualche milioncino in più il buon Ferrero visto che la sua Samp viaggia già a mille? Sembra talco ma non è serve a darti l’allegriaaaa! Ma nooooo, cosa avete pensato? Da buon produttore cinematografico Ferrero ha intenzione di realizzare un film su POLLON!

SPAL
La squadra ferrarese sa già come utilizzare i milioni in più dai diritti TV, saldare tutte le fatture arrivate in sede per prestazioni extra richieste dal bomber Marco Borriello: abbonamento completo centro estetico “Lampados” di Ferrara, 72 pernottamenti al Motel “Una Botta e Via”, 12 voli a/r Ferrara-Formentera più incluso noleggio della pensione “Dos bottas e vìa” (stessa catena), fornitura DeLuxe “MilleMiglia” per un anno da parte della società Durex, etc., etc.

CROTONE
Al Crotone che gli frega di rinforzare la rosa? Se tutto va come l’anno scorso dopo 8 mesi da Atletico Scapoli vs Ammogliati sono bastati 15 giorni da Olanda di Crujiff per salvarsi. Al massimo potrebbe modernizzare lo stadio per dare un servizio migliore agli spettatori o, e si fa molto prima, migliorare la visuale del campo di gioco dalle stanze dell’Ospedale costruito dietro, offrendo così un reale servizio di Hospitality con visione della gara, check-up medico e pronto soccorso in stanza in caso di gare al cardiopalma o prestazioni da crisi di nervi.

La Juve dal canto suo cercherà di rimediare al taglio dei ca. 40 milioni in meno con una semplice ma geniale operazione: rinunciare per sempre a spese di viaggio, logistica, alloggio, vitto e preparazione di Finali Champions eventuali. Che ci spediscano pure la medaglia del secondo posto a casa, anzi, se la tengano, grazie!

E che poi non si dica che alla Juve non interessa migliorare il sistema calcio in italia!

Una Juve più povera in una A poverissima

40 milioni in meno per la Juve, più o meno. Da 105 milioni a 65.
10-5 milioni in meno per le altre big (milanesi, Roma, Napoli, Lazio). Da 75-70 a 60 o giù di lì.
5-7 milioni in più per le altre medio-piccole (Torino, Genoa, Samp, Atalanta)
5 milioni in più per tutte le altre piccole dal Chievo al prossimo Benevento.

Dopo il VAR ad squadram, cioè una tecnologia esemplare e innovativa ma applicata dagli stessi arbitri scarsi o pavidi, e di sicuro condizionati da prime pagine, interviste e minacce sotto casa dopo un errore ProJuve (a tal punto che nelle gare Juve gli interventi VAR finora sono 4 volte di più rispetto alla media delle gare di A…), arriva la riforma contra squadram.

Anche le altre big perdono! Sì, ma non 40 e passa milioni, non il 40% e oltre. Le milanesi perdono infatti meno del 10%.  L’Inter, per dirne una, che ha meno spettatori pay-tv rispetto alla Juve e che negli ultimi 5 anni ha risultati modestissimi (oltre al minore palmares storico) prenderà solo 1 milioncino meno della Juve, anzi, forse prenderà più dei bianconeri visti i risultati al botteghino di quest’anno.

Dicono “è il modello inglese di ridistribuzione“,  ma in Premier distribuiscono una ricchezza che sono stati bravissimi a creare con la capacità (prima londinese, poi inglese) di attrarre capitali stranieri in svariati settori, che poi hanno avuto la lungimiranza di capire che il calcio dava loro visibilità. Ai capitali sono seguiti quindi gli investimenti in promozione, la realizzazione di stadi nuovi, poi l’acquisto di top player e top coach, e un’imponente e massiccia operazione di promozione e marketing nei nuovi mercati, in Asia in primis. Loro distribuiscono ora la ricchezza, in A si ri-distruibirà la povertà.

Povertà di un prodotto ormai poco appealing, ma soprattutto poco promosso e venduto. Un prodotto, la serie A, leader negli anni ’90-2000 che nel 2003 vedeva 3 squadre semifinaliste in UCL con i fatturati più elevati al mondo, e che ancora nel 2006 conquistava sul campo i Mondiali.

Da allora un fallimento continuo, sul campo, nella gestione delle risorse, nella capacità di rinnovarsi, di darsi regole certe ed efficaci, nella capacità di intercettare nuovi mercati, di vendersi come prodotto all’estero. Qualche anno di illusione visti i contratti ricchi con le TV (Sky e Premium) che da noi crescevano gradualmente mentre altrove raddoppiavano e poi triplicavano e poi il crollo totale, con la assoluta invisibilità nei mercati asiatici, dove la Premier che va in prime time sulle TV nazionali mentre la A si accontenta di streaming minuscoli, o dell’elemosina di Suning tramite PPTV.

Ma le tv sono solo la punta di un iceberg fatto di nulla in termini di penetrazione dei nuovi mercati, sia da parte della Lega (senza presidente da mesi) sia dei singoli club.

In Cina ci sono store del Manchester United, del Real, del Barca dovunque. In Asia ci sono spot dei singoli club ricchi, dei loro partner tecnici in sinergia con i club e perfino promozione diretta delle singole Leghe. Noi siamo invisibili.

Dicono: “così la A sarà più competitiva e vendibile“. Ahahah! Per quale meraviglioso assunto la A sarà più competitiva con la Juve che continuerà a fatturare il doppio delle altre? In quale sublime scenario I 5 milioni in più nelle tasche di Preziosi (600 milioni di plusvalenze negli ultimi anni, mai in Europa per la non idoneità dello Stadio e sempre ai limiti di una salvezza ormai ad un livello di mediocrità totale) garantiranno maggiore spettacolo? Inoltre, perfino in un torneo competitivo e spettacolare, quale presidente di Lega avvierà il piano di risanamento e sviluppo, fisserà gli obiettivi e gli investimenti, quali manager andranno a proporre pacchetti TV in Asia e cosa offriranno? 

Salve acquirenti asiatici, eccoci, siamo la Lega A, abbiamo un torneo molto competitivo e spettacolare, però…ahem..gli stadi sono comunque pessimi….ahem…in Asia facciamo ZERO promozione sia come Lega sia come singoli Club…ehm, sì vero l’unica con risultati e visibilità europei è la Juve, la conoscete anche voi, ma le abbiamo tolto 40 milioni, così…tanto per darli al Crotone…”

Insomma, la Juve e le altre big avranno qualche top player in meno, un Dybala o un Icardi, un Mertens o un Donnarumma che andranno altrove a rendere ancora più spettacolari forti e “visibili” altri tornei e altrove, Milan, Inter e Roma avranno problemi sempre più crescenti per il financial fair play e il Napoli non potrà mai crescere, ed in provincia avranno qualche spiccetto in più da intascare, i vari Preziosi, Ferrero, il rientrante Zamparini, il rientrante Cellino, o i prossimi Ghirardi, e tutto senza alcun vincolo di investimento, senza alcuna legge sugli stadi, senza alcun piano di promozione, nulla di nulla.

La competitività non migliorerà affatto o forse sì, ma non dipenderà certo da questa riforma, anche perché la Juve continuerà a fatturare molto più della seconda e in ogni caso non vincerà in eterno. In compenso  il gap con l’Europa aumenterà in modo esponenziale.

L’ultima di Premier prende 120 milioni dai diritti TV, le prime 180, il triplo di quanto prenderà la Juve. Perché mai un serio investitore americano o cinese dovrebbe investire nella Fiorentina e non nel Southampton? Perché mai a Pozzo dovrebbe fregate più qualcosa dell’Udinese che passa da 40 a 45 milioni quando col Watford ne intasca 130? 

Ormai la Premier ricava 3 miliardi dalle TV e la A da 1,2 miliardi rischia di passare (forse) a 800 milioni nei prossimi 3 anni, scavalcata da tempo dalla Liga, ma anche da Bundesliga e Ligue 1. Rendetevi conto. Non solo WBA-Swansea è più vista e vale economicamente di più di Milan-Inter ma anche Nizza-Angers batte Juve-Napoli.  

Non a caso in Italia possiamo vedere la MLS e perfino la dilettantistica Superleague Cinese mentre in USA e in Cina la serie A a stento puoi trovarla.

40 milioni meno dalle TV, 40 milioni meno dalla Champions. Restano per la Juve gli altri due assi di finanziamento: box office e commerciale. La Juve riempie uno stadio da 40mila posti, anche in Premier si riempiono stadi da 40mila con biglietti che costano però il doppio di quelli già ritenuti carissimi dell’Allianz Stadium, in Germania invece il Borussia riempie uno stadio da 80mila, any given sunday

Il quarto asse è il commerciale: accordi con sponsor ormai globali che ovviamente pagano in relazione alla visibilità mondiale, quindi sborsato agevolmente 80-100 milioni l’annl per portare in giro il loro marchio sul petto di Messi o CR7 o per legarsi alla maglietta del PSG o del ManUnited che spopola ovunque, e danno invece a stento 30 milioni (la Jeep, tutto in famiglia) per essere visibili in Italia e un pochino pochino in Europa, quando la Juve arriva ai quarti di Champions e si batte con le altre. Per tacere del merchandising: inglesi, tedeschi e perfino spagnoli comprano il quadruplo delle magliette originale degli italiani.

La Juve ha avuto coraggio, l’audacia di sparigliare questo stallo, con due mosse: rivoluzionare lo stemma passando ad un logo, prima e unica finora al mondo (con ottimi risultati iniziali, di cui non si conosce ancora bene l’entità e il beneficio economico, ma quello di visibilità è notevolissimo) e ha rifiutato la mancetta di Adidas decidendo di gestire in proprio il merchandising con gli onori (il guadagno) e gli oneri (l’organizzazione di una rete di vendita) che ne conseguono, oltre alla bravura di iniziare a stipulare regional partnership in tutto il mondo (con 10 anni di ritardo rispetto alle altre big Europee).

Dal decimo fatturato in UCL (come l’Atalanta in A…) passeremo al ventesimo (come il Crotone in A), saremo come il Borussia o il Monaco, sicuramente lotteremo ancora in Europa, da par nostro, ma sarà affossata sempre di più una serie A povera di campioni, di risultati europei e anche di scambi interni.

Verso il baratro e oltre. In attesa che Agnelli tiri fuori il coniglio dal cilindro.

Sandro Scarpa