A due giorni da Napoli – Juventus, gli autori di Juventibus rispondono per voi a una semplice quanto interessante domanda: chi togliereste a questo Napoli? E per quale motivo?
Koulibaly, la chiave di quell’atteggiamento: senza, e si vince facile.
Al Napoli toglierei un solo uomo: il magazziniere Starace, quello che porta il caffè a Sarri e ai giocatori durante l’allenamento. “Senza di lui e senza l’aroma di quel caffè Higuain a Torino sembra smarrito e poco coccolato e ha perso il sorriso e la via del gol”.
Allan, perché è il loro crumiro. E chi lavora anche quando si sciopera è un diverso da apprezzare.
Hamsik, perché se c’è uno che scrive le favole del calcio non può che aver pensato a questa partita per fargli raggiungere il record di Maradona.
Hysaj, che costringerebbe Sarri a schierare sulle fasce il duo Maggio-Mario Rui facendo senz’altro divertire le nostre ali (posto che vengano messe in campo).
Zielinski e Diawara, perché sono un hipster del cazzo e perché sono gli unici potenziali fuoriclasse tout court anche al di fuori del sistema di Sarri.
Callejon. Non importa quanto tu stia giocando bene: prima o poi quella maledetta giocata gli riesce.
Al Napoli toglierei Sarri. Ma da agosto a maggio, mica solo venerdì (andando nello specifico della formazione, voto anche io Koulibaly).
Koulibaly, perché questa Juve che non attacca mai la profondità ha bisogno di spazio fra le linee, e la sua missione in campo sarà negarcelo.
Intendendo il togliere qualcuno come fosse per inserirlo nell’undici della Juve, ad oggi, pur con tutto il dovuto rispetto per la forza effettiva dei partenopei, toglierei Hysaj, l’unico che giocherebbe titolare in bianconero in questo momento. Ciò non significa che si vincerà a mani basse al San Paolo, credo che si arrivi anche senza i favori del pronostico, ma sui singoli (poi collettivo, forza mentale e morale sono altri fattori) penso che ci sta poco da discutere.
Hysaj, perché sarebbe l’ unico sicuro di un posto da titolare. Ah, dimenticavo. Toglierei il dott. De Nicola. Al di fuori dei 3 crociati, solo 3 infortuni muscolari negli ultimi 4 anni.
Callejon perché sa fare le due fasi ed è di una concretezza rara per il ruolo che occupa.
Sarei tentato da Koulibaly ma dico Callejon: 1) per quella sua giocata sul palo lontano, peraltro riuscitagli anche quando la nostra difesa era più collaudata e convincente; 2) perché il Napoli si regge sui meccanismi di gioco e lui è il giocatore che meglio li interpreta; 3) perché, proprio per questo, è ritenuto imprescindibile da Sarri il quale – non a caso – ha dovuto rinunciare allo spagnolo solo una volta nel biennio e per squalifica.
Callejón perché i suoi inserimenti sul secondo palo potrebbero diventare un incubo per la nostra difesa.
Mertens – parto togliendo il più forte e quello che mi piace di più dei loro.
Insigne. Il suo idolo era Del Piero, ma un gol alla Del Piero nella porta di Buffon non lo sopporterei.
Allan: è il motore, il battito cardiaco della squadra. Se pulsa lui il ritmo si fa tambureggiante.
Al Napoli non toglierei nessun giocatore ma l’allenatore. Questo perché è tutto merito suo. È una squadra “mediocre” (inteso come non da scudetto) con molti problemi di rosa ma che lui non solo maschera bene ma esalta con un gioco fantastico. Nonostante comunque abbia molti limiti di mentalità.
Callejon: perché è l’uomo che dà equilibrio, ha un’intesa perfetta con Insigne ed è un maestro di tagli e inserimenti.
Callejon. Per l’intelligenza tattica (scusate, non vedevo l’ora di spararmi anche io questa espressione). Più che altro perché vorrei evitare di avere gli incubi e sognare la notte quei tagli maledetti.
Callejon perchè i suoi tagli hanno già messo in crisi il nostro esterno sinistro in passato e l’Alex Sandro del momento pare il giocatore ideale per esaltarne le caratteristiche.
Insigne perché in una gara bloccata chi ha il tiro da fuori può essere sempre decisivo.
Toglierei Hysaj: il Napoli si ritroverebbe a giocare senza i due terzini titolari, permettendoci di sfruttare a pieno le nostre ali utili a sfornare cross per Manzo.
Hamsik perché segna spesso alla Juve e non e non segna da troppo tempo, é un goal da Maradona e in una partita come questa il calcio può giocare questi scherzi.
Insigne perché è in un momento di forma eccellente e in quella zona di campo potremmo andare in difficoltà.
Callejon. Perché senza lo scarico sul lato debole con quegli automatismi perfetti il Napoli gode solo a metà.
Ghoulam. È fondamentale per Sarri. Hey ma non c’è!
Al Napoli toglierei quei 4 punti in più. E il premio a Sarri come miglior allenatore.
Mele, pere e Sarrismo
di Antonio Corsa
Del perchè sia sbagliato mischiare mele e pere.
Prima elementare.
< Quanto fa 5 mele + 3 pere ? >
< Fa 8, signora maestra!. >
< No! Sbagliato! Non si possono sommare le mele e le pere come fossero la stessa cosa. Sono due frutti diversi. Le mele sono mele e le pere sono pere! Le mele vanno sommate con altre mele, e le pere vanno sommate con altre pere >
Prendo in prestito lo stesso esempio per esporvi la mia sugli allenatori di calcio (ma vale anche per i calciatori, i direttori sportivi, eccetera). Non voglio necessariamente convincervi, né ritengo sia questo l’unico modo di vederla. Ma è il mio, e vorrei condividerlo con voi.
Per me, ci sono le “mele” , che sono tutti quegli allenatori che in carriera hanno avuto almeno una volta la possibilità / fortuna di allenare una squadra costruita per vincere uno o più titoli, e ci sono le “pere” che sono quegli allenatori che, per demerito o sfortuna, quella possibilità non ce l’hanno mai avuta. Come avrò scritto decine di volte, giocare / allenare una squadra con l’obiettivo unico di vincere e fare la stessa cosa in una squadra con l’obiettivo di “fare bene”, sono due sport diversi. Nel nostro esempio, mele e pere . Perché chi ha come unico obiettivo quello di vincere non ha tempo per sviluppare i giovani (poi se riesce a fare anche quello è doppiamente bravo), non ha la possibilità di rischiare qualcosa a livello di risultati per continuare comunque a sviluppare il proprio gioco, ma deve adattarsi e adattarlo a squadra e risultati (due esempi a caso: Conte era un talebano del 424 prima di lottare per vincere, poi è passato al 352 che non era in teoria un “suo” modulo; Allegri era un talebano della difesa a quattro e del centrocampo a 3, ma anche lui si è adattato ed ha utilizzato sia la difesa a 3 che il centrocampo a 2 o a 4) e, soprattutto, si trova a gestire situazioni in cui lo stress è una delle componenti più importanti e diventa decisivo saperlo controllare. Quante volte abbiamo visto squadre come la Roma, o il Napoli (per restare agli ultimi anni) arrivare “vicino” al traguardo e poi, schiacciati dalle pressioni, schiantarsi prima dell’arrivo? Non è facile avere una tifoseria che dopo un pari chiede la tua testa e, in molti casi, la chiede pure mentre posi con una Coppa in mano. Non è la stessa cosa affrontare il Barcellona o il Real in un turno ad eliminazione con l’obiettivo di dover passare (altrimenti avrai fatto peggio di due anni prima), piuttosto che giocarsela a chi faccia l’urlo “The Champions”; non è la stessa cosa dover andare a fare risultato in trasferta per passare il turno, piuttosto che venire eliminati in un girone alla portata; non è la stessa cosa potersi permettere il lusso di giocare bene e prenderne 4-5 in 180′, piuttosto che dover rimpiangere una mancata spazzata e venire attaccato e criticato come se fosse stata colpa tua.
Non dico nemmeno sia “più difficile”: è semplicemente diverso. E’ diverso dover lavorare con un materiale umano più scarso della concorrenza, è diverso lavorare un anno intero per cercare di rendere passabili giocatori che non lo sono, è diverso non avere una rosa lunga, è diverso avere una squadra di giovani, o una società che non ti compra i giocatori che chiedi. E’ talmente diverso che non è detto che un ottimo allenatore da “fare bene”, una volta giunto ad allenare una contender, faccia automaticamente bene. Ed è talmente diverso che è vero anche il contrario: quante volte allenatori abituati all’eccellenza e a vincere trofei hanno poi fallito in situazioni diverse?
“Ok, capito! Ma perché ci hai detto questa cosa?”
Per spiegare una volta per tutte perché continuo a ripetere che siano sport diversi. Perché, nel giochino stupido di “confrontare” sempre tra loro allenatori, giocatori eccetera, secondo me si dovrebbe tenere conto di questo. Bisognerebbe separare le mele dalle pere , e sommare (in questo caso paragonare) le mele tra loro, e le pere tra loro. Ovvero: all’interno del gruppo di allenatori che allenano per vincere, ci saranno i più bravi e i meno bravi, e il criterio che in genere tendo a valorizzare di più per formarmi un giudizio è quello, appunto, del risultato. Se hai un obiettivo preciso, niente di più facile per giudicarti che vedere se l’hai centrato o meno.
All’interno invece del gruppo di allenatori che non allenano squadre costruite per vincere, si possono usare più criteri per argomentare su quale allenatore sia migliore di altri: ci sono comunque sempre i risultati (c’è chi vince uguale pur non avendo la squadra migliore), oppure c’è la bellezza del gioco (è certamente un fattore, in questo gruppo), oppure la bravura nel valorizzare i giocatori, nel salvare le squadre semi-retrocesse, nel fare gruppo, eccetera. Diciamo che non c’è e non ci dovrebbe essere un criterio assoluto, dominante, e che tutti per me andrebbero bene per argomentare una preferenza personale (poi, si sa, ognuno ha le proprie idee e amen).
Sarri, visto che siamo ormai al “sarrismo” e si finisce spesso per sovrastimarlo o sottostimarlo, per me si trova in quest’ultima categoria di allenatori, ovvero in quelli che non hanno mai avuto una squadra realmente da titolo (non ce l’ha nemmeno quest’anno, sulla carta). Esattamente come Mazzarri, per fare un esempio. E quindi, per stabilire chi dei due sia il migliore, ognuno potrebbe scegliere il proprio criterio preferito (chi dare importanza alla Coppa Italia vinta da Mazzarri, chi al gioco di Sarri, chi alla salvezza della Reggina di Mazzarri, chi alle gare di Insigne e compagni contro Real e City, eccetera). Non avrei nulla da obiettare né se mi dicesse “meglio l’uno”, né meglio l’altro. Quello che invece trovo essere sbagliato è il paragone di Sarri con allenatori come Mourinho, Guardiola, Zidane, Allegri, Conte, eccetera che invece – come detto – giocano a sport diversi, in contesti completamente diversi, e andrebbero paragonati solamente tra loro stessi. Perché uscire con il Napoli in Champions o arrivare secondi in campionato, per loro, sarebbe quasi certamente da esonero.
P.S. Se Sarri dovesse riuscire a vincere qualcosa (Scudetto, Champions) con questa rosa, passerebbe immediatamente tra le “mele” poiché da quel giorno gli chiederebbero tutti di rivincere. E’ un po’ quello che è accaduto ad esempio ad Antonio Conte il primo anno: ha vinto nonostante la squadra fosse inferiore, ma da allora per lui il secondo posto sarebbe stato un fallimento.