Se c’è un giocatore della rosa della Juve che non cederei MAI, nemmeno per cifre esorbitanti quello è il numero 10: Paulo Dybala. Un campione, senza se e senza ma.
Lo dico ora, dopo 9 gare senza gol in UCL, prova appannata e pasticciona con un mediocre Olympiacos: Dybala è il giocatore più talentuoso e quello su cui una Juve con ambizione di vertice mondiale di breve e lungo termine deve fondare ogni sua prospettiva.
Dybala ha 24 anni, da 15 giorni.
Ha iniziato in modo onnipotente l’anno, il primo da “10” e da leader tecnico di una Juve che doveva a lui il più luminoso capolavoro degli ultimi anni (Juve-Barcellona 3-0).
Nelle prime 5 di A ha fatto 10 gol, con proiezione da 75 gol a fine anno. Messianico.
Poi, come qualsiasi giocatore sballottato da un oceano all’altro e come qualsiasi 24enne in piena maturazione (Messi e CR7 a parte) ha avuto un doppio calo: fisico e mentale.
I due rigori VAR decisivi -saremmo primi con quelli- sbagliati dopo una sfilza di trasformazioni pesantissime dagli 11 metri e qualche passaggio a vuoto. Normalissimo.
Dybala si è già ripreso. Da un po’. Ha cambiato il volto alla Juve del secondo tempo contro la Samp, tornando al gol su azione, ha fornito 2 assist al bacio ad Higuain nelle sonanti trasferte di Milano e Napoli e giocato gare di contenimento su centrali e registi avversari, a Udine (in 10), col Barca, a Napoli (costringendo Jorginho alla metà dei passaggi del solito).
Nelle ultime 5 di A ha 2 gol e 3 assist, non “messianico” ma determinante, anche in una fase di forma fisica non perfetta.
Il problema è la prospettiva, il trampolino, la dimensione Champions. Quei paragoni da narrativa distorta con Messi, con Neymar. Chiacchiere che non c’entrano nulla col percorso di un giovane campione. Chiacchiere che prenderebbero curve diverse se Ter Stegen e Silvio Proto non avessero effettuato le parate più difficili delle ultime due gare proprio su Dybala.
Nessuno imputò al 24enne Hazard di non aver fatto gol nelle 8 di UCL disputate 2 anni fa, prima di ritornare al gol in CL quest’anno, alla Roma (dopo 10 gare).
Nessuno condannò il 24enne Griezmann per i 2 miseri gol in 9 gare di UCL (3 anni fa, Atleti nel ns. girone, poi finale Barca-Juve), le ultime delle quali da punta unica.
La storia recente Juve è piena di passaggi da apoteosi ad apocalissi nel giro di un battito d’ali o un rigore sbagliato. C’è stato il Pogba “viziato che doveva farsi la panchina per ritornare umile“, c’è stato il Morata che doveva alzare la testa e fare pace col suo cuore spezzato, c’è stato, fino a 20 giorni fa, l’Higuain grasso e bolso, incapace di decidere match importanti.
Ora il focus è su Dybala: poco decisivo, discontinuo, vuole essere ceduto e via così. Fandonie.
Alcuni dati. Dybala è il miglior giocatore di A per performance.
E’ il migliore perché ha gli stessi gol di Icardi (senza rigori, 12 Icardi, 11 Dybala), è primo per chance create (con Insigne), primo per dribbling e falli subiti (con Papu Gomez) e ha un totale dati in possesso (contrasti, intercetti, falli fatti) di 2,5, superiore a quello di tutti gli attaccanti in classifica.
Al Palermo, Dybala era 14° in questa chart, al primo anno Juve 3° (dietro Pogba e Higuain, al Napoli), anno scorso 10°, per un numero insolitamente basso di gol. Quest’anno Paulo ha numeri nettamente migliori, non solo in termini realizzativi, ma come incisività, continuità e centralità all’interno di ogni match.
Vediamo i numeri in Champions, con altre velocità, ritmi, altro approccio di squadra, spavalderia di rivali e difensori e coefficiente di difficoltà che si traduce ad oggi in 0 gol. Dybala è 130° nella chart delle performance statistiche nei gironi, tra Umtiti e Varane, ma anche tra Isco e Rushford. Male, molto male.
Ma scendiamo in alcuni dettagli delle sue prestazioni offensive.
Primo dato: TIRI.
Paulo è 8° nei tiri effettuati in CL, assieme al dominatore dei gironi, Neymar, il più pagato della storia e futuro Pallone d’Oro. Nei primi 10 ci sono tutte le migliori punte: CR7, Lewa, Aguero, Messi, Kane, Cavani, Morata e il capocannoniere di Premier, Salah. I pochi che mancano (Suarez, Isco, Mbappé, Griezmann, Dzeko, Lukaku, Falcao, Insigne) sono subito dietro, dalla 11° in giù.
L’unico tra questi che non ha segnato è proprio Dybala. Zero gol e Zero assist. Insigne, per dirne una, in A tira come Dybala (4,5 tiri a gara) ma ha fatto meno gol (4 contro 12), mentre in CL tira di meno (3,2 vs 4,3) ma ha segnato 3 gol. Per arrivare ad altri ancora a secco tocca scendere al 30° posto: Robben e Sané con 2,6 tiri a gara.
Se vi chiedete dov’è Higuain la risposta è: 40° con 2,2 tiri. Higuain è il perno d’attacco e l’uomo della profondità, Dybala è quello che gli gira intorno e tira.
Dybala in UCL arriva al tiro in modo meno efficace, forzato, meno comodo, più velleitario, per maggiori difficoltà offensive della squadra rispetto alla A. Incide poi anche la pressione, la necessità endogena ed esogena di dimostrare il suo valore.. Certo è che con quelle frequenze di tiro i gol arriveranno. E’ statisticamente certo.
Secondo dato: ASSIST.
Visto il numero elevatissimo di conclusioni, si potrebbe pensare che Dybala sia egoista e poco associativo in Champions. Nulla di tutto ciò. Paulo è 5°, ancora una volta alla pari con Neymar, per Key Passes, passaggi che portano al tiro, potenziali assist. Anche questa classifica non mente, ci sono dentro tutti gli assistman riconosciuti: Fabregas, Hazard, Kroos, Eirksen, Coutinho, con alcuni intrusi (Pereira, l’ottimo laterale del Porto, Promes e Gotze).
Ancora una volta, l’unico a non capitalizzare questo volume in efficacia è Dybala, unico a 0 assist, non solo per colpa sua, ma anche dei compagni. In ogni caso il volume prodotto da Paulo, lo rende l’unico, con Neymar, a comparire nei top 10 delle tue fondamentali statistiche offensive. Dato impressionante se si pensa alla differenza dell’approccio e del volume offensivo complessivo di Juve e PSG in questi gironi.
3 – FALLI SUBITI
Il terzo dato valutato è la capacità di subire falli, conquistare punizioni, far rifiatare la squadra, in qualche modo l’”immarcabilità” del giocatore. Non sono stati considerati i dribbling perché c’è un mondo di esterni dribblomani. Guardate un po’ la chart dei top 10, anzi, solo i top3 dei falli subiti:
Sempre e solo loro: Neymar e Dybala. Unici presenti anche qui, assieme a giocatore diversi rispetti alle altre due classifiche e in qualche modo “immarcabili” e sempre nel vivo del gioco: Mané, Iniesta, Fabinho.
Questo vuol dire che Dybala tira QUANTO Neymar, assiste QUANTO Neymar ed è immarcabile e nel vivo del gioco QUANTO Neymar. Con una differenza sostanziale: la qualità e l’incisività delle gare. Quella che passa tra le prestazioni da pallone d’oro del brasiliano e quelle opache dell’argentino.
Ci sono però altri due dati che fanno riflettere. Si è portati a credere che se Neymar è il migliore dei gironi e Dybala un’anonima comparsa a parita di volume offensivo, la differenze non sia solo nella qualità, ma anche nella capacità di non sbagliare sotto pressione e fare sempre la cosa giusta. Guardiamo un 4° dato:
4 – Palle perse e tocchi inutili
Di fronte ad una sostanziale parità di tocchi totali (che si traducono nello stesso numero di tiri e assist) Neymar ha ben 3 palle perse e 6 tocchi inutili a partita (9 errori a gara), il peggiore del blocco, mentre Dybala perde e sbaglia solo 3,6 (1,8+1,8) palle a gara, il migliore tra tutti gli attaccanti e gli assistman top. Incredibile, vero?
Ultimo dato, mettiamo a confronto anche i km corsi da Neymar e Dybala, affiancandogli ad esempio un alieno come Messi:
Player | Team | Gare | Minuti | Metri | Mt/Min | KM ogni 90′ |
Messi | Barcelona | 6 | 423 | 35874 | 84,81 | 7,6 |
Neymar | Paris | 6 | 540 | 61041 | 113,04 | 10,2 |
Dybala | Juventus | 6 | 505 | 55865 | 110,62 | 10,0 |
Neymar e Dybala sono tra gli attaccanti col maggior numero di KM percorsi in media a gara: 10km, superiore di almeno 1 Km a qualsiasi altro giocatore offensivo e, ad es., superiore di ca. 2,5 km rispetto a Leo Messi.
Il dato è esorbitante per Dybala che, a differenza di Neymar, percorre quei Km. in tutte le direzioni, verticale/orizzontale e in ripiegamento, mentre il brasiliano che gioca esterno ha soprattutto movimento verticali offensivi, difficilmente in copertura.
Ecco un aspetto fondamentale: Dybala fa troppo, corre troppo, produce troppo, tira, assiste, dribbla, subisce falli, ricuce, copre, ripiega troppo.
La quantità non gli consente di essere lucido e concentrarsi sulla qualità e sull’incisività delle esecuzioni.
Come si potrebbe aiutare Paulo a trasformare quella quantità in qualità?
Molto dipende da lui, tanto altro dipende dalla Juve. L’anno scorso la sua qualità emerse abbacinante in un assetto di gioco (il 4231) in cui a correre e coprire erano Mandzukic e Cuadrado e lo stesso Higuain, a ricucire e strappare erano Alves e Sandro e fare entrambi le cose erano Khedira e Pjanic.
Oggi il sistema pare non funzionare più e occorre affiancare a Dybala non solo un giocatore di strappo come quello di Douglas Costa, ma anche un piede come quello di Pjanic (come Iniesta è per Messi) rimpolpando il centrocampo con qualcuno che possa ricucire, coprire e strappare.
Ma Dybala non si tocca.