Non è scontato celebrare una giornata come questa senza dirti qualcosa che non ti sia ancora stato detto. D’altronde, quella che ti lega alla Juve è una storia lunga una vita, e proprio oggi che spegni 40 candeline, viene quasi spontaneo guardare un po’ indietro nel tempo.
Eri un ragazzo, e portavi i capelli lunghi, quando sei arrivato a Torino la prima volta, nel 2001. Eri Gianluigi Buffon, una grande talento del calcio italiano, e sei diventato Super Gigi.
Perché i tuoi interventi, le tue esultanze, la tua classe, sono diventati come te, un simbolo, e con te, travalicano i confini del tuo ruolo e forse del calcio stesso.
Le tue parate sono diventate un’icona e ognuno di noi ha nel cuore la sua. Può essere il rigore su Figo in semifinale di Champions League 2003 contro il Real, o quella in maglia azzurra, a Berlino nel 2006, durante la Finale Mondiale, sul colpo di testa di Zidane, o magari una delle tante sui campi di serie B, che hai voluto calcare con coi, come quel sensazionale, doppio intervento contro il Bologna allo Stadio Olimpico di Torino.
Quando sei arrivato alla Juve eri già un campione, ma qui sei diventato una Leggenda, un patrimonio di tutto il calcio e dello sport, un esempio, in campo e fuori, di forza di volontà, attaccamento alla maglia, entusiasmo e di che cosa significhi essere un Capitano e un professionista.
Non sono parole di circostanza. In fondo, sono le stesse dei tuoi compagni di squadra, di coloro che ogni giorno hanno il privilegio di lavorare e crescere al tuo fianco. Ed è a loro che tutti noi, insieme a tutti i tifosi bianconeri, a tutti gli appassionati di calcio e di sport, ci uniamo per augurarti buon compleanno.
Buffon #40
E’ il momento del ventitreenne Gigi Buffon, il quale di fronte alla responsabilità di non far rimpiangere alla dirigenza l’enorme costo del suo cartellino, cerca di sdrammatizzare: “Una cosa è certa: la misura della porta è la stessa. Probabilmente i momenti positivi e negativi saranno diversi. Ma dovrò prepararmi per non deludere” Il portierone, poi, sempre sul filo dell’ironia, individua il suo obiettivo di stagione: “Gli altri nuovi acquisti hanno parlato di scudetto o Champions League. Io dico la Coppa Italia. Scherzi a parte, punto a vincere tutto. In questa società non è un sogno proibito”. Buffon dispensa parole al miele per chi lo ha preceduto: “Zoff è stato il mito per tutti gli aspiranti portieri italiani, ed anche per molti stranieri. Tacconi, per il suo modo strafottente e sdrammatizzante, un po’ mi somiglia e Peruzzi, mio compagno in nazionale, ha bontà d’animo e umiltà esemplari”, poi chiude così quando gli si domanda se potrà essere lui, dopo Zoff e Combi, il terzo portiere della storia prestato dalla Juve alla nazionale per vincere una Coppa del Mondo: “Spero di essere degno della Juventus, in tutto e per tutto”.
“Buffon: non farò rimpiangere Tacconi e Peruzzi” (La Stampa, 14 luglio 2001)
La prima a Venezia è uno show della coppia di attaccanti bianconeri e la prima gran parata, nella sua seconda apparizione, è su Damiano Zenoni in uscita.
Il primo gol subito è, però, un paperone. Il corner del Chievo dalla destra è innocuo, ma a Gigi la sfera scivola tra le mani per il comodo appoggio in rete dell’attaccante Marazzina. Ci pensa Salas sul filo di lana a far dimenticare in fretta l’errore.
O meglio, ci pensa lui. Alcune non le ricorderete, altre si, ma non importa. Centinaia le avrò dimenticate, soprattutto le più antiche, non fatemene una colpa.
Già dalla successiva è il migliore dei suoi.
Sul pallone schiacciato sul prato dal colpo di testa dell’attaccante del Celtic, Gigi ci arriva indietreggiando e con un gran colpi di reni allontana il pericolo.
E poi la beffa finale evitata col Rosenborg,
la pronta replica sul destro da pochi passi di Pena e sulla fucilata di Deco dalla distanza,
la porta chiusa al destro di Batistuta, Hubner, Sosa,
su Tare per tre volte,
e nell’epifania del 2002 ipnotizza Muzzi dal dischetto.
Pochi giorni e si oppone da fuoriclasse a Maniero,
alla punizione di Doni.
Limita come può il passivo al Riazor col Deportivo La Corun˜a.
Risponde presente sul destro secco di Totti e la zuccata di Batigol, contro la Samp, col Chievo, su Mezzano,
esce senza paura su Recoba, strozza l’urlo del gol a Di Vaio col piede di richiamo.
Sulla botta di Parlour dell’Arsenal, sulla punizione di Stankovic e, ancora con la Lazio, la doppia parata su Lopez e Fiore. Lui c’è.
La curva perugina è in fermento, ed è solo un caso che Buffon riesca a rimanere incolume tra aste, pietre, accendini e monete che per 5 minuti gli piovono da ogni dove.
L’epilogo è a Udine, con l’orecchio alla radiolina.
E’ scudetto, il suo primo, da autentico protagonista.
E’ stata la Juve di Conte e Ferrara, ma anche di Buffon e Nedved, muscolare e mascolina. Bella, quasi mai. Umile ed efficace, sempre. Una Signora di ferro” (R. Beccantini, La Stampa, 6 maggio 2002).
E si ricomincia.
Con un’autentica prodezza da top ten devia sulla traversa un colpo di testa ravvicinato di Khatskevich, in volo dice di no ad una conclusione di Shatskikh. La Dynamo è distrutta con una goleada,
decolla sulla botta arrotondata di Lurling del Feyenoord,
Con la sua ex squadra è il migliore,
è eccezionale sulla punizione di Shearer,
a Modena è magico nel disinnescare le velleità di Sculli,
nel derby intercetta un rigore (generosamente assegnato) calciato da Ferrante,
si supera due volte in casa con la Lazio.
La Juve distrugge il Modena in casa ma solo nel punteggio.
L’intervento su Vignaroli è decisivo, quello su Fabbrini da vero campione.
Nella serata che consegnerà alla storia Zalayeta è reattivissimo su Kluivert,
difende un punto d’oro all’Olimpico parando il penalty di Fiore,
si ripete nel ritorno col Real Madrid, lasciando attonito Figo. Da top ten
Quelli neutralizzati a Seedorf e Kaladze nella notte di Manchester non bastano e la sua colpa è solo quella di non aver imparato a fare un bel passo in avanti al momento della battuta. Lui nei 120 ha fatto il suo, più del suo, distendendosi sulla testata in tuffo di Inzaghi con la repentinità di una lingua di camaleonte quando cattura la sua preda. Da top ten
Ma è ancora scudetto, e sono due.
E’ già agosto (2003) e Buffon è imbattibile nella rivincita col Milan valevole per la Supercoppa, dicendo di no a Serginho, Pirlo, Inzaghi, Rui Costa e neutralizza il rigore decisivo di Brocchi.
Strepitoso su Di Natale, conserva il vantaggio nella partita d’esordio del Campionato contro l’Empoli. Finirà in goleada.
Con un gran intervento in chiusura su Pinilla lanciato a rete, salva il 2 a 1 in favore dei bianconeri.
Un legno e un piede di Buffon salvano la Juve ad Atene,
E poi sul tiro a scendere di Totti, sul mancino di Signori, ad ottobre strega Roberto Baggio dagli 11 metri.
Nega per due volte la gioia a Nihat del Real Sociedad con parate decisive.
A Marassi con la Samp è colpito da una bomboletta lanciata dagli spalti, cade toccandosi la testa, si rialza, si fa medicare e riprende il suo posto come se nulla fosse accaduto. Al termine del match, verrà suturato con due punti al capo. Non c’è Carmando, ma applausi lo stesso.
Sul siluro di Matuzalem deviato da Legrottaglie compie un capolavoro, sul diagonale di Morfeo è efficace con i piedi.
Non è una gran stagione, la Juve finisce terza e si ricomincia con Capello.
Siamo a settembre, Gigi disattiva una fucilata di Bounfeld e la Juve espugna Tel Aviv.
E’ concentrato a Monaco nella serata in cui Nedved ghiaccia il Bayern con un colpo da biliardo, quattro interventi decisivi (su Baronio è super) e il 3 a 0 al Chievo sembra una passeggiata.
Solo tre giorni e i prodigi sono due: su Pizarro e su Makaay. Del Piero si traveste da Pablito e il Bayern è sconfitto ancora.
A Lecce si gioca in un pantano, Del Piero stavolta è Gene Kelly, lui non vuol essere da meno e toglie da sotto la traversa il tiro di Vucinic destinato al pareggio.
Ecco, ci stiamo allargando. A Bergamo, Thuram gli restituisce la palla ma la scarpa è bucata. Sarà indolore, la Juve vince lo stesso.
Esce a valanga su Montella, poi alza la conclusione a botta sicura dell’attaccante,
Siena, Fiorentina, Lecce, Palermo, Langella e più volte il Cagliari, sul colpo di testa ravvicinato di Meghni, sul diagonale di Ronaldo col Real, lui risponde presente.
Nedved fa saltare il bunker della Lazio, lui protegge il suo opponendosi al dardo di Oddo.
Del Piero rovescia, Trezeguet è un falco e la spizza alle spalle di Dida. Le partitissima è bianconera, non prima di un’audace uscita da numero uno sui piedi di Inzaghi.
Buffon è molto più protetto e la difesa colabrodo dell’anno precedente diviene un bunker.
Arriva il suo terzo scudetto.
Si riparte. Male, malissimo.
Della sconfitta per 2 a 1 nel “Berlusconi” non importa nulla a nessuno. A preoccupare è, invece, il serio infortunio alla spalla occorso a Buffon nell’uscita su Kakà. La prima parte della stagione è di Abbiati, prestato proprio di rossoneri.
Centonove giorni e torna in campo con la Fiorentina in Coppa.
La Juve è sotto a Messina e il portierone sventa su Nanni lanciato a rete. Finirà 2 a 2.
Il miracolo è sulla testata di Fahrenhorst del Werder, ma non basta per vincere. Brema 2 – Juve 2, su Sheva e Inzaghi fa il suo nella sfida casalinga al Milan.
Dacourt della Roma lo impegna al termine di un suo insistito slalom tra le maglie bianconere.
Con il quarto scudetto arriva la prova che legherà per sempre il Samurai con i guantoni ai colori bianconeri.
Buffon vola da palo a palo, fa persino imbestialire Nedved durante la partita con la Repubblica Ceca e, alla fine, alza al cielo la Coppa del Mondo. Torna a Torino e con una Juve decimata di talento riparte da dove mai avrebbe immaginato.
Il rigore calciato alle stelle col Napoli nei sedicesimi di Coppa Italia è come un vaffanculo, quello respinto a Adailton del Genoa in campionato l’annuncio che non mollerà di un centimetro.
Nella stagione non sbaglierà niente, ha sfiorato il Pallone d’Oro e ora al taccuino di Roberto Perrone, condensa come meglio non potrebbe il suo pensiero sulla Juve che è stata e su quella che verrà: “mi ricordo che un anno fa ero nervoso, sto meglio ora. Ero tesissimo, come quando ti trovi a un passo dal paradiso e a uno dall’inferno. Ora posso dire di essere più contento, anche perché di mezzo c’è stata la vittoria del Mondiale […] Perché sono rimasto? Ho pensato che le vittorie non sono tutte uguali. Io ne ho tante, a Parma, in bianconero, in nazionale. E non sono più famelico come prima, ma posso puntare al valore. Uno scudetto, ora, sarebbe qualcosa di inestimabile, non sarebbe uguale in nessun altro posto. Come il primo nella storia della Juve […]. Non ho preteso garanzie, ma era un’esigenza legittima vedere come questa squadra sarebbe diventata competitiva. Sulla carta la Juve è la società che si è mossa meglio sul mercato, mi è piaciuta l’oculatezza con cui sono stati fatti certi acquisti. Sono contento che Trezeguet sia rimasto, con lui ti garantisci 16-17 gol all’anno. Spero che restino anche Camoranesi e Nedved. Pavel sono cinque anni che dice la stessa cosa e voi ci cascate. Al di là dell’età, ha il fisico, la corsa e i ragionamenti di un bambino. Mi è venuto normale essere il primo a decidere di restare in B. E’ stata una scelta istintiva. Volevo dimostrare a me stesso che potevo competere e provare la stessa adrenalina anche in B […]. La serie A dopo un anno? La sensazione di certe partite è impareggiabile. E poi l’idea di poter essere i rompiscatole del torneo è bella, mi diverte. Non possiamo vincere subito, non è possibile. Favorita è l’Inter. Il campionato 2006-2007 l’ho seguito poco o niente. Del resto non se lo ricorderanno in tanti […]. Con Deschamps ho avuto buoni rapporti. Anche la scelta che ha fatto dimostra che aveva carattere. Mi è piaciuto. Ranieri l’ho incontrato per qualche minuto in sede. A pelle mi sembra una persona leale, giusta per la Juve. Cosa mi aspetto dalla nuova stagione? arrivare tra le prime quattro sarebbe il massimo […]”.
“Buffon, missione per la A: attenti siamo tornati e faremo i rompiscatole. Vincere subito sarà impossibile” (Corriere della Sera, 9 luglio 2007)
E il 2 settembre 2007, nella trasferta di Cagliari, con un riflesso da Superman, Buffon compie una delle più belle parate della sua carriera deviando di pugni un destro a botta sicura di Bianco da pochi metri. Da top ten
E a fine mese non è da meno né sulla fucilata di Totti, né sulla ribattuta di Mancini.
Il violento destro di Ibra,
il volo sulla bordata di Rocchi,
nulla in confronto alla superparata che nega il pari ai giallorossi nella sfida di ritorno su una punizione di De Rossi dalla distanza.
Buffon si oppone da fuoriclasse al tiro da non più di sei metri di Montolivo, ma la Juve crolla nel finale arrendendosi alla Fiorentina.
Chivu ci prova su punizione, Buffon c’è e mezza Juve di un tempo espugna il campo dei campioni in segreteria e poi campioni contro nessuno (cit.).
Il siluro di Kaka è bloccato, la Juve arriva terza e, per ora, bisogna accontentarsi.
La strada è ancora lunga, comincia la stagione 2008/2009 e Buffon ha problemi fisici che lo costringono spesso in infermeria. Si blocca per tre mesi e torna a gennaio col Catania.
A valanga su Morimoto lanciato a rete,
strepitoso su Miccoli col Palermo,
lo specchio chiuso a Hamsik, sgusciato tutto solo da sinistra,
il volo a deviare la punizione di Drogba del Chelsea,
quello a intercettare la staffilata di Stankovic,
lo straordinario riflesso sulla zuccata di Sculli.
E’ una buona Juve ma nelle ultime giornate, al netto dei guai fisici che a turno colpiscono quasi tutti, succede qualcosa e la Juve si blocca.
Ferrara sostituisce Ranieri nelle ultime due giornate e la Juve strappa il secondo posto in campionato. C’è ancora da soffrire.
Con Buffon al suo posto.
De Rossi lo beffa da quasi 30 metri e dopo 10 minuti la partita è di nuovo in parità. Il portierone bianconero si rifà negando a Totti, tutto solo davanti a lui, la gioia del vantaggio.
Di nuovo all’Olimpico è strepitoso sull’incursione di Kolarov,
col Livorno chiude magnificamente lo specchio a Tavano,
poi è ancora protagonista mandando a monte almeno tre occasioni degli amaranto (Lucarelli, Filippini e Danilevicius). L’ultima, a campione, mettiamola nella top ten.
E’ fondamentale nella vittoria casalinga col Maccabi,
non basta a evitare la secca e meritata sconfitta per 2 a 0 a San Siro contro l’Inter.
La Juve è quella che è. Dopo le illusorie 4 vittorie consecutive all’alba del campionato, la stagione scivola nel baratro della mediocrità e diviene disastrosa per tutta una serie di ragioni che, lette a posteriori, rendono miracolosa addirittura la qualificazione ai preliminari di Europa League. S’impongono scelte all’altezza del blasone, con la netta sensazione che dal ritorno nella massima categoria il tempo sia trascorso pressoché invano. Il primo passo in questa direzione è la nomina a Presidente della società di Andrea Agnelli (19 maggio 2010) che, a quasi cinquant’anni dal suo papà Umberto, a nemmeno 35 anni prende il ponte di comando della Juventus. Ma la sfida è durissima.
Pronti via e la Juventus deve rinunciare al portierone, bloccatosi durante il mondiale sudafricano e operato il 4 luglio di un’ernia del disco che lo lascerà fuori per mesi. Torna in campo il 13 gennaio 2011 nella sfida di Coppa Italia contro il Catania.
E’ assoluto protagonista a Cesena,
splendido a Parma,
ma questa Juventus fallisce tutti gli obiettivi. Tutti.
Lo stadio di proprietà, una dirigenza che impara, un allenatore capace e da oggi la musica cambia.
Buffon è un cardine di mister Conte, lui lo ripaga sul campo
E’ tempestivo sui piedi di Suazo dopo un errore in disimpegno di Chiellini,
risponde sempre da campione ad un Ilicic scatenato con il suo Palermo,
para su Klose,
strozza in gola l’urlo del gol a Totti dopo il suo violento destro,
si guadagna la pagnotta contro il Novara, volando a deviare la testata di Rubino,
sventa la botta di Dimichele nella trasferta di Lecce,
e sul sinistro di Armero dell’Udinese è davvero portentoso.
Sul colpo di testa a colpo sicuro di Mexes, Gigi è fantastico. La palla s’impenna per il colpo di testa di Muntari e Buffon si esibisce in un altro intervento inumano quando, però, la palla ha già varcato la linea di porta. Si scatena un putiferio.
Buffon è in formissima per il rush finale del torneo e sventa una punizione dalla distanza di Kucka nello 0 a 0 di Genova.
Il capolavoro è la parata a mano aperta su un sinistro a giro di Lazzari nello 0 a 5 di Firenze.
La spinta nerazzurra è a tratti asfissiante e le migliori occasioni da rete sono tutte dei milanesi, i quali hanno solo la sventura di incontrare sul loro cammino un Buffon in formato mondiale. Al 90° Juve batte Inter 2 a 0.
La rete di Mauri nel recupero di tempo è una doccia gelata immeritata che ferma a 568 i minuti di imbattibilità della porta di Buffon. Ci penserà Del Piero su punizione a mantenere la Juve in testa alla classifica.
Sul pressing altissimo portato dalle punte salentine, il retropassaggio di Barzagli è comunque semplice da addomesticare o meglio ancora da spazzare per Buffon, ma Gigi la stoppa troppo lunga e troppo invitante per il nuovo entrato Bertolacci che, fresco com’è, si avventa sulla sfera, anticipa il portierone e deposita a porta sguarnita. Calmi tutti, è solo una finta.
Contro il Catania, sul neutro di Trieste, la Juventus torna Regina d’Italia. Per Buffon è il 5° tricolore.
L’entusiasmo è alle stelle,
Sotto di una rete col Genoa, Buffon nelle vesti di Giucas Casella restituisce a Bertolacci la beffa di quattro mesi prima e sul capovolgimento di fronte, gira la partita. Vince la Juve.
Sul destro di Hazard, Buffon risponde con tutto il suo talento. L’uscita su Mata è efficace e il Chelsea è distrutto a Londra.
Sull’errore della retroguardia bianconera si avventa Denis. Buffon lo ferma e la Juve batte anche l’Atalanta.
Gigi fa il fenomeno e con uno scatto di reni sulla testata di Emeghara, manda la sfera a impattare sulla traversa, poi il palo lo salva sul tiro di Terlizzi. Juve-Siena 3 a 0.
La Juve controlla il Celtic, rallenta il ritmo a piacimento, fa sfogare gli avversari e quando qualcosa non va per il verso giusto è Buffon a strappare applausi a scena aperta, con un balzo prodigioso per arrivare su un tiro dalla distanza di Commons deviato da Hooper.
Al Meazza, Buffon si oppone a Cassano e alla testata di Palacio da pochi passi che fa gridare al gol.
La stagione va in archivio, la Juve è ancora Campione e per Buffon gli scudetti sono sei.
La Juve non è sazia, Gigi sembra essersi appena seduto a tavola, ma di primavere alle spalle in quest’estate del 2013 ne ha già 35.
Provvidenziale contro il Parma quando esce tra i piedi di Amauri,
Buffon compie una prodezza contro l’Udinese. Sempre in forcing, i torinesi proprio non ce la fanno a passare e per poco non capitolano. Gigi esce con i pugni sul cross di Fernandez, consegnando la sfera al destro a botta sicura di Di Natale. A dirgli di no, il portierone in versione Superman. Fenomenale. Da top ten.
Nella farsa di Istanbul, Gigi è bravo a negare la rete a Drogba prima della beffa finale,
mura Ljajic nella sfida con la Roma tra le prime in campionato, ripetendosi in chiusura di tempo alle conclusioni di Pjanic due volte e Dodò da 25 metri.
Sull’ 1 a 1 in quel di Cagliari, il portierone è davvero straordinario nello sventare con i piedi la rete a Dessena ed alla sua testata da pochi passi.
Partita capolavoro con la Sampdoria, a Torino, terminata 4 a 2 per i bianconeri.
Buffon è magico con il piede destro a deviare una botta di Mustafi. De Silvestri schiaccia a colpo sicuro un corner di Palombo e lui, non si sa come, ci arriva e salva. la Juve sbanda e Gabbiadini riporta sotto i suoi, ribattendo in porta la terza prodezza di Buffon, stavolta su testata di Castellini.
A Verona, Buffon è incredibile sulla girata di Toni,
la sventola del fiorentino Vargas negli ottavi di Europa League è velenosa e impegna il portiere in un difficile intervento,
a Genova il numero uno bianconero è una pantera, strega Calaiò e respinge il suo penalty, onorando al meglio le 476 presenze in bianconero, le stesse del mito Zoff. Poi ci pensa Pirlo al 90° a portare a casa i tre punti.
La Juventus ospita il Parma e Buffon si supera d’istinto su Molinaro impedendo il vantaggio degli ospiti,
il sinistro del livornese Duncan è insidioso, Buffon smanaccia.
Ancora d’istinto si oppone al bolide ravvicinato di Domizzi e la Juve sbanca Udine.
E giù, fino all’ultima di campionato, dove il portierone stoppa con coraggio Ibarbo lanciato a rete, ripetendosi sulla botta a colpo sicuro di Dessena da centro area.
E’ la stagione del dominio. La Juventus è campione d’Italia con 102 di punti. Per Gigi è il settimo scudetto.
Dopo tre scudetti messi in fila, l’estate del 2014 è caratterizzata da profondi cambiamenti in casa Juve, ora è Allegri a comandare.
Già ad agosto il Gigi si erge ad assoluto protagonista. Fin lì inoperoso nella gara inaugurale col Chievo, Buffon si supera sul rigore in movimento capitato tra i piedi di Maxi López ed evita il pari beffardo proprio in chiusura.
Honda incorna sicuro sul traversone di Muntari, con un volo plastico Buffon devia la sfera a mano aperta. La Juve conquista San Siro.
Neutralizza il penalty di Denis nel momento topico del match e la Juve vince anche a Bergamo, sul tiro cross di Arda Turan c’è la deviazione di Cáceres con una mano e la palla va dritta in porta. Buffon è esplosivo e caccia via la sfera con il piede.
E’ proprio l’attaccante dell’Atletico Madrid a seccarlo, fissando a 966 i minuti d’imbattibilità complessiva.
La splendida punizione di Domínguez dell’Olympiacos Pireo, altrimenti diretta nel sette, è deviata in volo,
a Empoli si traveste da Houdini e in caduta stampa una cartolina a mano aperta sul rigore in movimento di Pucciarelli da tramandare ai posteri, poi è un felino in uscita su Tavano.
Felipe Anderson semina il panico in area, Buffon gli dice di no da campione, la Juve viola l’Olimpico con un secco tris.
Sulla randellata di Coque risponde presente,
sulla frustata di Gabbiadini deviata dalle spalle di Ogbonna, regala solo il corner con uno scatto di reni da ragazzino.
Nella Supercoppa è ai limiti della perfezione, contrastando da vero fuoriclasse il destro scoccato da Higuaín sgusciato alle spalle di tutti e arrendendosi all’argentino solo all’ultimo assalto. Non basta parare tre rigori, Padoin sbaglia il suo dopo la rete di Koulibaly e la coppa troppe volte ad un passo vola in Campania tra mille recriminazioni.
Nega il pareggio al Milan con un riflesso su Pazzini degno di un ventenne, ma di quelli bravi bravi e la Juve vince 3 a 1,
Defrel è un indemoniato, Buffon è bravissimo a chiudergli lo specchio restando in piedi e salvando i suoi,
con l’Atalanta è impeccabile sulla botta ravvicinata di Baselli, così come incolpevole sul gol preso dopo pochi attimi. Ma la Juve vince 2 a 1.
Si allunga e con uno scatto di reni evita guai sul colpo di testa di Pucciarelli dell’Empoli,
poi nel momento decisivo della sfida lo anticipa da campione.
Ferreira Carrasco è tutto solo, Buffon è superlativo e salva il risultato, la vittoria sul Monaco è tutta sua.
A valanga su Berbatov, richiama i suoi venti anni e fa evaporare i sogni monegaschi nel ritorno,
non perde la testa a Madrid ed è sicuro nelle chance offerte ai blancos, la botta da trenta metri di Bale, la girata di Benzema e ancora sul tiro del francese in chiusura di tempo.
Terz’ultima di campionato e con un balzo respinge il rigore di Insigne, ma López è più lesto di tutti ed in tap-in riporta la sfida in parità. Poco male. Buffon esibisce la sua bravura sul tiro dello spagnolo e sarà l’ultimo quarto d’ora, recupero compreso, ad assegnare i tre punti a una sola delle rivali. La Juve.
Non basta sfidare le leggi della fisica in controtempo e con il braccio di richiamo sulla stoccata di Dani Alves, da top ten, non basta opporsi al destro di Neymar, non basta essere perfetto sull’esterno di Suarez. Messi calcia forte, lui non trattiene, Surez lo punisce e il Barcellona batte la Juve conquistando la Champions. E’ il calcio.
La consolazione si chiama Scudetto, l’ottavo personale.
Stagione nuova e stesso rendimento. Altissimo.
Paloschi si arrende alla sua magia,
una prodezza su Fernandinho salva il risultato nella trasferta con il City,
poi evita il raddoppio con un doppio intervento in cui è immenso. Al 90° è 1 a 2.
Sarà un destro liftato e casuale di Brozovic dal vertice alto di sinistra dell’area a far trattenere il fiato. Buffon sfiora, poi la traversa salva i bianconeri. A Milano è 0 a 0 ma la Juve soffre, quattordicesima in classifica dopo 11 giornate con soli 9 punti.
Il capitano alza la voce dopo la sconfitta con il Sassuolo e da lì la Juve diventa un rullo compressore.
Glik sovrasta Evra e incorna sotto la traversa. Buffon si oppone con uno scatto di reni degno di quello esibito nel Mondiale tedesco contro Zidane e salva i suoi.
Con un balzo arriva a deviare il maligno sinistro dalla distanza di Cerci, a suggello della 552° presenza in bianconero (raggiunto Scirea al secondo posto) e del suo ventesimo anno tra i professionisti.
Chiude lo specchio ad Aguero, lanciato in porta da un retropassaggio scellerato del principino.
La sforbiciata da centro area di Pazzini è diretta all’angolino. Buffon è reattivissimo, si distende e allontana il pericolo. Juve-Verona 3 a 0.
La Juve è bloccata dalla Fiorentina, Gigi contribuisce a conquistare un prezioso punticino salvando i suoi sulla punizione di Ljajic e, proprio in chiusura, sfoderando un riflesso di un pilota di F1 sul destro di Eder da distanza ravvicinata.
Belotti spiazza Buffon dagli undici metri, riapre il derby e ferma a 974 i minuti d’imbattibilità in campionato del capitano. E’ record assoluto.
Il deciso tiro-cross di Abate impegna Buffon sul palo di sinistra,
la punizione di Balotelli fa distendere il portierone su quello opposto per una parata, ribattuta compresa, da cartone animato. Il miracolo di Buffon su Balotelli tutto solo davanti a lui dopo aver smanacciato l’insidioso destro di Bacca è sui libri di storia.
La deviazione del portiere e la traversa dicono no all’attaccante, che si becca il giallo per la rete in tuffo con il braccio allungato. Da top ten.
La bordata di Lazaar è smanacciata in corner da Buffon in volo. E’ solo Juve. Con 67 punti sui 69 disponibili nelle ultime 23 partite (22 vittorie e 1 pari), 79 complessivi (+ 9 sul Napoli) e sole 5 giornate alla conclusione, siamo davvero vicinissimi ai titoli di coda.
E Gigi fa di tutto per farli scorrere prima possibile.
Salva in controtempo col piede dopo la deviazione di Barzagli sul cross di Bernardeschi, risponde presente ai tentativi di Zarate e Kalinic, ma è nel recupero con la Viola che sfoggia l’intervento leggendario.
Il rigore è inventato, Kalinic dal dischetto calcia teso Buffon, lui si supera lanciando i componenti come Goldrake e respinge sulla sua sinistra, per poi opporsi con il corpo alla fucilata da pochi passi di Bernardeschi! SPETTACOLARE. Da top ten. A Firenze è 1 a 2.
E’ ancora scudetto Juve, il nono di Gigi.
L’impresa è il sesto scudetto di fila.
Gigi da subito si dimostra concentrato, sporcandosi i guanti sul velenoso mancino di Politano,
disinnesca Pucciarelli e Krunic,
è da cineteca sul rigore calciato da Lacazette nella vittoriosa trasferta a Lione.
Sarebbe da top ten ma ne ho solo un’altra a disposizione e la gioco subito.
Tolisso serve Fekir che si gira e spara un missile dai sedici metri deviato da Bonucci. Buffon in caduta ha la prontezza di alzare il braccio per smanacciare la sfera oltre la traversa, per uno dei gesti tecnici più straordinari della sua infinita carriera. Da top ten.
Poi Tolisso salta alto a tre metri da Buffon. Il riflesso del portierone è pauroso e il terzo miracolo della serata è servito. Che partita.
Nel ritorno con i francesi, Gigi salva in corner di piede sul destro di Rybus lanciato tra le linee da Lacazette.
A Verona col Chievo, la respinta sul tiro di Castro tutto solo davanti a lui ha dell’incredibile,
a Genova non bastano due grandi interventi e la respinta di Alex Sandro sulla linea a evitare il vantaggio dei grifoni firmato Simeone.
Politano ci prova ancora nel ritorno, Buffon respinge il suo tiro e la ribattuta di Matri.
Perisic lo impegna in una smanacciata delle sue,
la botta di Pisacane d’esterno è all’angolino, Buffon si distende e devia in corner con la mano aperta lasciando tutti senza fiato,
E’ il 65° della 29a di campionato e a Genova contro la Samp, Buffon supera Boniperti al primo posto nel numero di minuti in Serie A con la casacca bianconera (39.681).
Iniesta si ritrova tutto solo davanti a Buffon. Il portierone resta in piedi, lo ammalia e ci arriva con la punta dei guantoni salvando in corner. Finirà con un clamoroso 3 a 0 per i bianconeri.
A Bergamo un rimpallo tra Pjanic e Lichtsteiner libera Freuler davanti al guardiano bianconero. Il suo grande intervento non evita il rimpallo (sulla mano) dell’attaccante, lesto a scaraventarla in rete da pochi passi prima dell’intervento dei difensori. Il finale è 2 a 2.
Mbappé è rapido sottoporta a bruciare tutti sul cross basso da sinistra, così interrompendo l’imbattibilità di Buffon in Champions League che dura da 690 minuti.
Il sogno della Coppa svanisce ancora, il 35° scudetto della Juventus è realtà.
Buffon conquista la sua personalissima stella.
Ricomincia ancora il numero uno,
stoppa Basta in Supercoppa e poi esce come una slavina sui piedi di Immobile,
si allunga sul destraccio di Farias,
quindi gli nega la gioia della rete respingendo il primo rigore della storia del calcio italiano assegnato col Var.
Contrasta in uscita bassa la stoccata di Caceido nella sfortunata gara interna con la Lazio, sfiora appena il pallone scagliato da Kalinic da pochi metri salvando il risultato con l’aiuto della traversa.
Superlativo sulla girata di Jankto e su quella di Maxi Lopez, vola all’angolino e spegne le illusioni di Insigne.
Tra una delusione mondiale e un muscolo che lo tormenta,
presta i suoi guantoni ad ottime mani. Polacche.
Lui suderà fino all’ultimo per guadagnarsi il privilegio della prima scelta, cercando la parata perfetta come l’onda per un serfista.
Per la mia generazione Zoff è ancora lì a saltar la staccionata nei suoi “40 anni e non sentirli” e non ha mai smesso.
Faranno lo stesso Gigi i nostri figli quando sarà il momento.
Per ora auguri capitano, di cuore, da ogni juventino.
Roberto Savino
L’Ultimo Viaggio di SuperGigi – i miei primi 40 anni
Siamo alla metà dell’ultimo giro. Ultimo. Questa parola è diventato la mia amica, croce e trampolino, per un salto nel vuoto.
In queste settimane fuori dal campo mi sono sentito un pensionato. In questi giorni a ridosso dei miei 40 anni mi sono sentito un monumento. Oggi mi sento dannatamente vivo, volitivo e attraverso da un’energia che mi dilania. Mi sento in bilico. Due forze contrapposte che mi strappano e allargano. La voglia di tornare subito protagonista nel MIO anno contro la saggezza nel tornare davvero quando sarò pronto, per non rovinare il MIO anno. La voglia di tenere fede alle MIE parole e alla MIA volontà, quella di lasciare, all’apice della gloria, tra vittorie ed esaltazioni, e dall’altro lato quel “demone” che mi ha morso dentro per 20 anni e che mi tenta, mi dice di andare avanti e avanti ancora.
Come un tossico-dipendente, addicted to myself: essere ancora Buffon. Ora sono al centro esatto, nel cuore calmo del MIO anno, nel maelstrom perfetto e puro della MIA scelta, tra astinenza dal campo e dipendenza dal demone.
Ho visto Wojciech (si scrive così?) indossare i miei vestiti, tenere la mia scena, proteggere la mia porta immacolata. Quante volte sto scrivendo “mio”, quante volte lo sto pensando? Mio, me, io. E’ quell’egoismo che mi spinge a chiudere adesso da Dio o quell’egocentrismo che mi solletica ad andare avanti, da Demone, per paura di farmi sfilare queste cose tra le mani, come una palla che scivola via?
Ho avuto il primo assaggio di ciò che sarà a Giugno. Quando davvero sarà (?) finita. Ore di video in TV, prime pagine, mondiali, italiane, interviste, gli auguri. Mi stanno già celebrando. Sono già fuori. Un calciatore non-calciatore. Da campione-leggenda a eroe-monumento.
Era tutto così perfetto, simmetrico, studiato per essere così. Il settimo sigillo in bianconero, i 40 anni, i Mondiali, e “quella” Coppa, non più maledizione ma sogno adolescenziale con rinnovata consapevolezza. Quando i Mondiali sono svaniti è stata una picconata su un wonderwall perfetto eretto con testa e cuore, fin da questa estate. Non andrai ai Mondiali Gigi. L’azzurro è già finito. Sipario. Non te l’aspettavi, eh?
Ho dovuto prenderci su un respiro enorme. Parare palle infuocate di rimpianto e nostalgia. Una dopo l’altra, tremende, nelle settimane seguenti. Un sogno azzurro da Capitano di un intero Paese. Caduto giù. Poi un acciacco e spazio a Wojciech (sì, si scrive così). Per rigenerarmi, vedere l’effetto che fa. Ancora una volta, alla mia età, allenarmi per recuperare, come un ragazzino, con più grinta, più maniacalità. Le settimane sono passate e anche il record, quello di Paolino Maldini, non posso (?) più batterlo. Altro pezzetto del muro non più perfetto.
E ora, continuo a vedermi riflesso in mille immagini, mille video in TV. Eccomi col Parma, e qui un rigore parato a Totti, qui con la Coppa, qui in un giro di campo, qui a stringere mani, tra i coriandoli, e gli altri che parlano di me, del mio futuro, qui rispondo a chi mi chiede perché ho lasciato Parma per andare alla Juve, qui mi domandano se ho fatto bene a restare alla Juve ora che siamo risaliti in A, ora mi interrogano sul dopo, cosa sarà, cosa farà Gigi? Ascolto le parole di Andrea (Pirlo), di Ale. Ogni viaggio è l’ultimo, in Sardegna, in Veneto. Ogni bimbo che mi stringe la mano, ogni giovane portiere che mi abbraccia, ogni compagno che ci scherza su. Ogni cosa è illuminata della luce speciale dell’ultima (?) volta. Ogni momento mi riempie i polmoni, ma solo fino a metà, per svuotarsi subito dopo, far spazio ad altri ultimi frammenti, respiri.
Madonna, ‘sta cazzo di parola: ULTIMO. Respiro. Ho 40 anni.
Mio padre Adriano. Seguirò anche quello che dice lui. L’unico che mi chiama, mezz’ora dopo una gara e mi dice: “Gigi, hai fatto pena oggi!”.
Mi ha insegnato il valore della vita. In silenzio. Ed in silenzio farò la MIA scelta. Non quella degli altri. Senza essere accondiscendente con me stesso, senza condannarmi, mi limiterò a capire. In silenzio, capirò. Se sono un’icona dello straordinario tale dovrò esserlo fino alla fine, non comprimario.
Sto guardando ancora quelle foto, quei video in cui mi esaltano. Hanno scelto i miei gesti più spettacolari e decisivi. (“Buffon, ancora una volta, incredibile, un campionissimo!” “Il tiro…Buffoooon, ci pensa LUI, Superman Buffon!“). Quei tanti me che scorrono sul video nel silenzio della mia casa, sono così distanti, la loro luce impiega anni per raggiungermi. Come la luce di vecchie stelle.
Ho camminato sulla superficie emotiva di un intero popolo sollevando al cielo le gioie più forti che un uomo possa provare in mille vite. Ho effettuato gesti tecnici ed atletici di una tale velocità e perfezione che andranno rivisti per decenni in slow-motion nelle accademie o studi di calcio o dietro le palpebre di chi c’era ed ha goduto con me. Anni e decenni sono passati, uno dopo l’altro. A stento posso stringerli tutti e dire a me stesso che siano davvero accaduti. E tutto questo dovrò terminarlo.
E se questa fine che sento così enorme dentro di me (“non c’è più dubbio ormai Gigi, tu sei il più grande portiere di tutti i tempi“) fosse in realtà estremamente sopravvalutata (“non lo so, io non credo nelle definizioni, credo solo nei fatti e nelle vittorie“)? Se il calcio e tutti gli altri se la caveranno perfettamente senza di me?
Sono un calciatore, sono un campione, sono un eroe, sono una leggenda, sono già un uomo il cui nome viene speso da politici che non conosco, da giornalisti che non mi conoscono.
Il miracolo di essere stato me stesso. Fin da quel video lì, quel ragazzino fragile e potente, che rivedo ora e ancora e ancora in TV, coi capelli lunghi e la maglia del Parma. Tutta la mia carriera, srotolata fino ad oggi. Una serie di accadimenti, uno dietro l’altro, così improbabili eppure già messi in fila, precisi, uno dietro l’altro (“Gigi, che effetto ti fa alzare questa Coppa dello Scudetto, il 30°, dopo così tanti anni?“), come l’ossigeno che si trasforma in oro.
Ho sempre pensato che sarebbe stata così, la mia vita, contro ogni probabilità. Mio padre Adriano e mia madre Stella. Cesellare tutta la mia vita, tutti questi anni, in una forma specifica, gesto dopo gesto, vittoria, gioie, emozioni, trionfi e poi, il Mondo. (Che effetto ti fa Gigi? Il più grande di sempre, Gigi? Campioni del Mondo, Gigi! Ancora uno Scudetto, Gigi! Cosa farai ora Gigi?). Come trasformare l’aria in oro. Un miracolo.
Alla fine di questo viaggio ne parlerò con Andrea, in modo sereno. E andrà come ho sempre pensato.
Ho 40 anni ora. Auguri e me e a tutti voi che ci siete sempre stati e ci sarete.