Il racconto del calcio e la sua influenza della percezione della realtà, puntata numero 1246.
Fiorentina-Juventus è stata una partita interessante, con tanti temi: i viola giocano la loro (consueta) partita dell’anno, mettendo in difficoltà i bianconeri; Bernardeschi, attesissimo e fischiatissimo, smentisce tutti coloro (juventini compresi) che prevedano una sua prova incolore e nervosa: segna il gol del vantaggio, regala giocate intelligenti, esulta felice ma senza rispondere alle provocazioni, è il vero trionfatore della partita; Buffon mostra riflessi e agilità nell’unico intervento complicato della sua partita; Chiellini fa un assist alla Pjanic, Higuain un gol alla Higuain; la Juve chiude l’ennesima partita senza subire reti e settimana dopo settimana cancella mesi di funerali televisivi sulla difesa orfana di Bonucci; continua il fantastico duello tra Napoli e Juventus, che stanno competendo a ritmi folli, entrambe da record. Eccetera eccetera.
Ma se si parlasse davvero di questo non saremmo in Italia, forse non esisterebbe Juventibus, di certo personalmente non avrei scritto 4 libercoli sul tema.
Perché è inutile girarci intorno. Posso pure raccontarvi la bellezza e l’importanza del gol di Bernardeschi, o descrivere quella foto meravigliosa in cui c’è lui che esulta, Chiellini che lo abbraccia, Pinsoglio che corre felice verso di loro e dietro facce livide di rabbia, mica spiaciute o deluse, no, livide di rabbia (tranne uno, che pare quasi riderci su).
Potrei farlo, ma non si può, perché il tema è sempre solo uno: come viene raccontato il calcio.
E’ il tema chiave perché cambia completamente la percezione della realtà. E quando viene alterata la realtà, diventa difficile discutere serenamente, anche tra tifosi avversari che vorrebbero solo sfottersi allegramente.
Se fai 40 anni di letteratura sull’ingiustizia del gol annullato a Turone, sottintendendo che ove convalidato avrebbe cambiato e migliorato le vite di una generazione, quell’episodio diventerà il simbolo dei più clamorosi errori arbitrali, e poco importa che già allora il presidente Viola parlasse di questione di centimetri e che anni dopo stessero ancora a cercare di capire con telebeam più o meno alterati se fosse regolare o meno. La verità non rileva più: diventa un simbolo. E sui simboli, ahimè, non si discute serenamente.
Così i mitici Iuliano e Ronaldo, di cui a breve si festeggerà l’attesissimo ventennale: un possibile, probabile fallo, che però non è stato fischiato in altre decine di contatti identici, negli anni, senza che però questi assurgessero a scandali di cui parlare per decenni. Non conta: il racconto del calcio ha deciso così, e quell’episodio rimane l’esempio preso da qualunque tifoseria quando si parla di scandali: è parte della nostra cultura. La realtà (un possibile, probabile fallo non fischiato altre decine di volte) viene annichilita dal racconto (l’incredibile ingiustizia per una decisione scandalosa, mai vista su un campo di calcio): la discussione serena così diventa possibile.
Ma tutto questo ce lo siamo già raccontati nelle precedenti 1245 puntate. Questa è la milleduecentoquarantaseiesima, quindi dobbiamo aggiornarci.
Come previsto, i temi su Fiorentina-Juve accennati sopra vengono trattati per pochi minuti. C’è il rigore revocato dal VAR: un’occasione ghiotta e irrinunciabile.
Lo spazio dopo partita è per i moviolisti. Pure chi non ne ha, come Sky, rende tali gli ex giocatori presenti in studio. Mostrano l’azione incriminata, poi un cartello con il regolamento, le linee guida da seguire, riecco le immagini, ora le discussioni, il tono grave di Ambrosini per il quale “questa di Alex Sandro è una giocata”, “la tocca due volte”, “questo non è fuorigioco”, Adani fa presente che allora prima c’è un fallo sul brasiliano, ma la replica è che è stato fischiato il fuorigioco e quindi si discute di questo, e così via fino a quando non arriva Pioli e ricomincia il pianto. Su internet, ovviamente, non si parla d’altro: la partita e Bernardeschi sono spariti, da noi mica si parla di queste cose inutili.
Ora, il fatto che effettivamente fosse fuorigioco e la decisione fosse dunque corretta, come attestato dalla gran parte delle moviole del giorno e dai vertici arbitrali, passa perfino in secondo piano rispetto all’atavica incapacità dei nostri media (anche dei migliori, come in questo caso) di raccontare le vittorie della Juventus senza quelle espressioni serie e quei 50 replay, regolamenti, spiegazioni, protocolli.
Il Corriere dello Sport titola a tutta pagina sui “veleni”, il dibattito prosegue solo e soltanto su quel tema, per non parlare ovviamente dei social, dei soliti noti teoricamente imparziali, che hanno temporaneamente smesso di twittare inesattezze e spargere sospetti sul tema solo qualche ora fa, tre giorni dopo.
E così, dopo le due sacrosante espulsioni del Chievo – con un tipo, ricordiamolo, che ha fatto le manette perché doveva attendere un calcio d’angolo per rientrare e conseguenti infinite analisi sul fatto che i medici fossero effettivamente entrati in campo o meno – oggetto di discussioni e veleni diventa un altro episodio in cui l’arbitro ha giudicato bene, da regolamento. E’ lo stadio finale, dopo decenni di letteratura su errori più o meno certi, più o meno lievi, siamo allo spargimento di veleni sulle decisioni corrette che però non danneggiano la Juventus.
Preparando così il terreno per i casi in cui, statisticamente e inevitabilmente, l’episodio sbagliato capiterà sul serio (alla Juventus, a favore, ne è capitato solo uno, quest’anno, successivamente al quale si è perfino proposto di rivedere il protocollo del Var) e potrà ricominciare la solita litania per cui con la Juve è sempre così, gli episodi la favoriscono sempre, pure quando non è accaduto un bel niente, se non un gran gol con cui Bernardeschi ha zittito i fischi.
Per potere raccontare il calcio nel solito modo, con la solita cattiva e le solite vittime, anche quando manca completamente l’omicidio.
Per alimentare ancora una volta la parte peggiore dei tifosi italiani, complottisti, vittimisti, moviolisti, ormai incapaci di giudicare una partita prescindendo da un episodio arbitrale.
Per permetterci di scrivere, magari già lunedì prossimo, la puntata n. 1247.
Il Maestro Massimo Zampini