Bayern? Serve tutto, serve tutto

Le vittorie, certe volte, passano dal bollettino medico, dall’infermeria che si svuota o meno. Contro il Bayern sarà così. Se la Juventus potrà contare nei due incontri degli effettivi migliori, di quelli in palla, pronti sempre a colpire, allora si potrà passare. Altrimenti bisognerà maledire ancora una volta la sfiga di aver messo o lasciato la gamba in una partita di campionato oppure si volgerà lo sguardo alla tribuna ed a quel pezzo di campo che non c’è. Perché se 15 vittorie consecutive in campionato hanno voluto dire qualcosa e suggeriscono molto altro bisogna aggiungere che forse accontentando tifosi e tecnico questa estate si sarebbe potuti andare più lontano. E’ il rammarico del giorno dopo che non mi auguro. E’ il giovedì che si conosce. Quello in cui maledire Zidane perché continua a perdere le coppe; o chiedere a Filippo Inzaghi una registrata all’altezza delle caviglie, ma anche quello legato a maledizioni di giocatori innocui e perduti, Pacione e Magrin, Zavarov e Sissoko.
Sono giorni di passaggio, dicono. Allegri sta nel pieno del suo secondo anno e la società appare tranquilla. Eppure il fuoco sembra covare sotto la cenere. Perché ci vogliono vendere tutti quelli col nome esotico. Non sembra esserci nessun insegnamento. Anche nelle esperienze che con la Juve non c’entrano niente. Guardo Pazzini sbattersi nel Verona e viene il groppo in gola per quello che hanno scritto e ripetuto. “Vedrai che Del Neri lo porta a Torino”. E’ andato all’Inter e poi al Milan. Si è rotto, ha scassato e ora prova a fare il suo. Non dice nulla? Cuadrado che sgambetta sulla destra è la miglior risposta. Le sue mani a cuore sono uno schiaffo verso quel signorotto che lo impacchettò e spedì in Inghilterra. A prendere soldi, certo. Ma quali soddisfazioni? Agenti, direttori sportivi e dirigenti vari dovrebbero darsi e dare una spiegazione a chi sopporta le trasferte e paga i biglietti, sempre e comunque. Il Bayern Monaco con ex campioni nella stanza dei bottoni ha fatto capire che i vostri alambicchi sono sbagliati.
La Juventus di Andrea Agnelli è andata l’anno scorso in finale di Champions. Avrebbe potuto fare meglio, certamente. Ma i cicli, quelli veri, passano anche dalle delusioni cocenti, dai dolori terribili. Lo si vada a chiedere ad Alex Ferguson ed altri. Contro i tedeschi, l’olandese ed il francese ma non si dimentichi il cileno ed il polacco, bisognerà fare il meglio del meglio, tritando tutte le energie, facendo capire a Dybala dove è capitato ed a Mandzukic che certe emozioni le senti solo qui, dopo aver mangiato meglio e massaggiato come non mai. Quella squadra è teutonica e terribile. Annichilì quella di Ciro Ferrara e poi finì nell’incubo di Di Matteo. Si è rialzata mille volte dalla polvere nella sua storia. L’ha saputo fare. Va ammirata per questo. L’avversario Juventus deve raccontare una storia, una favola più bella, con dentro la gioventù di Pogba e la follia di Zaza, i muscoli e la passione. Serve tutto, serve tutto.

Simone Navarra

La sindrome da nanismo di Guardiola

La sindrome da nanismo di Guardiola

 

 Ok, hanno un piccolo problema. E questo piccolo problema include una micro-deficienza: la «sindrome da nanismo». Nella penultima di campionato contro l’Augsburg (1-3 per Müller & co.), la prima e la seconda linea del Bayern «svettano» così:

 

Kimmich 1,76 m

Lahm 1,70 m

Bernat 1,72 m

Alaba 1,80 m

Thiago Alcantara 1,72 m

Vidal 1,80 m

______________________

Media h: 1,75 m

La quartultima di Bundes ha creato almeno tre grattacapo alla fase difensiva di Guardiola, prevalendo nei duelli grazie allo scarto di centimetri. Pep ha riconosciuto tale difficoltà e poi ha messo le mani molto avanti: «Oggigiorno ogni club europeo è migliore di noi nei contrasti aerei». Va be’…

L’ultimo uomo davanti a Neuer era Alaba, giocatore eccezionale in quasi ogni zona del campo; certo è che, impiegato alla Bonucci, perde le specialità di «positional play» e inserimento. La Juve e Massimiliano Allegri sperano di rivederlo basso così a portar palla sarebbe il ’95 Kimmich, diligente ma anch’esso fuori ruolo perché centrocampista. A differenza dell’iperbolico Guardiola, il DS Sammer ha scherzato sulla contingenza: «Morata e Mandžukić sono 190 e 187 centimetri? Lahm dovrà saltare più in alto!».

Nell’ultima gara Guardiola sceglie questo 4-1-4-1: Neuer; Alaba, Taşçı, Kimmich, Rafinha; Vidal; Douglas Costa, Muller, Robben, Coman; Lewandowski. Risultato: 3-1 contro il sestultimo Darmstadt, in vantaggio a metà del primo tempo su colpo di testa (non bene Taşçı e Alaba, generale lettura difensiva rivedibile). Esiste, più per la stampa che per il mister, l’ipotesi di Xabi Alonso impiegato alla Mascherano o alla De Rossi, ma è quasi impossibile che il Bayern affronti i mediani della Juve col solo Vidal.

Pep quasi mai conferma lo stesso undici per due partite consecutive: la tattica che si adatta all’avversario e la mutazioni degli assetti intra-partita sono i suoi credi primari. Detto dei centimetri, è doveroso riportare una statistica: il Bayern ha subìto zero gol da calcio d’angoolo, zero gol da punizione diretta, zero gol da calcio di rigore, zero gol da rimessa laterale; a Neuer, se segni, segni solo su azione. E ad oggi ha raccolto la palla in rete solo undici volte tra Bundes, Champions e coppa di Germania.

Giacomo Scutiero