GIANLUIGI BUFFON
«Non sto a sindacare cosa abbia visto l’arbitro, perché era una situazione dubbia. Dico solo che al 93’ non si può avere un cinismo del genere, infrangendo il sogno di una squadra ha messo tutto quello che c’era da mettere: cuore, entusiasmo, gioco, carattere. Detto questo per me è sempre stato un onore affrontare questa squadra, questa società davanti a questo pubblico, ma stasera meritavamo i supplementari, quantomeno. Sapevamo di avere poche possibilità di farcela, ma non si sa mai nella vita, io sapevo di poter contare su ragazzi che sono capaci di tutto. Ci eravamo riusciti e di questo sono davvero orgoglioso»
GIORGIO CHIELLINI
«Oggi avremmo meritato. Non so in quanti potranno dire di aver fatto una partita del genere qui al Bernabéu. Posso solo dire che dopo questa sera vogliamo ancora di più di vincere lo Scudetto consecutivo numero 7, quindi ci tuffiamo maggiormente in questo obiettivo».
MEDHI BENATIA
«Un episodio assurdo, come era accaduto lo scorso anno al Bayern Monaco. Siamo molto tristi: uscire così fa male, ma sono orgoglioso di questa squadra, abbiamo fatto una grandissima gara, come intensità e tecnica. E poi è incredibile che il nostro Capitano non possa parlare con l’arbitro: la sua espulsione è qualcosa di molto duro»
Buffon ha sbagliato, io sto con Buffon
“Buffon ha bevuto”. Ho scritto questo ieri, immediatamente dopo aver sentito le parole di Gigi, a chi aveva sofferto con me per 90′ che la Juve ha scelto inaspettatamente di regalarci. Già in seguito al risultato del campo ero ovviamente abbastanza alterato, ascoltare il nostro capitano che parla di sentimenti nell’ambito di una scelta tecnica, di un arbitro col bidone dell’immondizia al posto del cuore e che dovrebbe mangiare le patatine in tribuna con la moglie invece di stare in campo, mi sembrava francamente troppo.
Col passare delle ore, ho provato a mettermi nei panni di Buffon, ponendomi come paletto imprescindibile il non giustificarlo in alcun modo per quella che è una vera e propria uscita a vuoto. Buffon non ha detto cose giuste e neanche cose vere, perché ha scelto di non parlare di calcio (certamente incalzato dalla bassissima stampa nostrana), discutendo quasi esclusivamente della decisione arbirtrale sul rigore che nemmeno le moviole hanno saputo chiarire, utilizzando parole pesanti e fuori luogo che potrebbero costargli una squalifica e una multa alla società, tirando in ballo emozioni e sentimenti che sono esattamente ciò che ci fa amare il calcio, ma che sono assolutamente estranei a un contesto del genere. In caso contrario, avremmo sicuramente avuto qualche Champions League in più, così come l’Atletico Madrid (perché non fischiare carica di Ramos al 93′ in finale?) e chissà quante altre squadre, nel calcio assisteremmo a molte più favole e vivremmo tutti più felici e contenti. Ovviamente non può essere questo il metro di giudizio di un direttore di gara, ma il primo ad esserne consapevole è proprio Buffon.
Nella stagione 2017/18 Gianluigi Buffon ha dato l’addio alla nazionale italiana, poi parzialmente rientrato, nel modo più ingiusto (sì, siamo ancora qui a parlare di giustizia nel calcio) possibile, assistendo inerme a una disfatta epocale. Buffon è stato messo in discussione dagli addetti ai lavori, dai suoi stessi tifosi, a volte forse anche dalla società; a ragione o meno, adesso non ci interessa. Buffon si è visto sfilare momentaneamente il posto da un concorrente più giovane, più potente, più reattivo, uno dei migliori portieri della Serie A, lo ha fatto senza colpo ferire e per diverse gare di seguito, come mai era successo in precedenza. Buffon, campione del Mondo e innumerevoli volte d’Italia, ha visto sfaldarsi davanti a sé, in una partita nella quale ha parato il parabile e anche qualcosa di più, quel sogno chiamato Champions League che insegue da quando gioca a calcio. Metto insieme tutte queste cose, accantono momentaneamente la razionalità che ci fa vivere il calcio in modo più obiettivo ma decisamente coinvolgente, ed ecco che di colpo mi vedo nei panni del nostro numero 1, a inveire contro il mondo per un epilogo che nemmeno oggi ci sembra vero.
Buffon non è Xavi, che dopo un Clasico perso si appella alle percentuali di possesso palla in favore della sua squadra. Buffon non è Del Piero, non è Scirea, non è uno di quei capitani gentiluomini che mai si sarebbe sognato di pronunciare parole del genere. Buffon, a dirla tutta, non è neanche il Buffon che dopo lo 0-3 col Real si presenta alle telecamere magnificando Ronaldo e alzando bandiera bianca. Buffon è Drogba, che s’incazza con Ovrebo con lo sguardo spiritato e fa partire la caccia all’uomo dopo Chelsea-Barcellona. Buffon è quello del gesto delle palle dopo Cagliari-Juve 2-3, è quello che parla con candida schiettezza del gol di Muntari, degli Scudetti sempre rivendicati, delle lacrime vere e sincere versate dopo le sconfitte importanti.
Buffon è questo, e tanto altro, e a noi juventini piace così. O forse dovrei dire piaceva, dato che le parole di ieri (ma non solo) hanno fatto storcere il naso a moltissimi, non solo a me. Le cause principali? La retorica nel calcio che ha stancato un po’ tutti, soprattutto quella post-sconfitte, così come il clima in Italia che trattiene una buona parte dei tifosi juventini dal parlare di arbitri, focalizzandosi sul campo e sulle cose inequivocabili. Tutto bello, tutto giusto, ma Buffon non è così, ed è proprio per questo, oltre ai suoi miracoli, che abbiamo imparato ad amarlo. Mettiamo da parte per qualche mese le polemiche, perdoniamolo per ciò che ha detto così come lui ha perdonato noi per le innumerevoli volte in cui lo abbiamo dato per finito; facciamolo, e salutarlo al termine della sua carriera sarà più bello per tutti.
Alex Campanelli.