Ci siamo, si gioca, basta col respiro mozzato. Siamo avvezzi a reggere la tensione pre-gara dei “big match” in salsa italiana, la solita ridda di arbitri, moviole, proclami, sassi e autobombe sull’autobus. Poi si gioca e va a finire che –rubbando, di fatturato, di culo o con un ritmo che puzza di doping– la Juve mette sotto la rivale di turno, che peraltro poi merita sempre almeno uno scudetto morale
Ecco i 5 motivi per cui dobbiamo goderci lo show di stasera, senza ansia e senza paura.
PER VOLARE ALTO: Impagabile quest’attesa seria, competente, di massimo rispetto reciproco. Guardiola che parla di Marchisio e Bonucci e non di Rizzoli e Orsato. Robben e Lahm che ricordano Mandzukic come un compagno di trionfi e non come uno Zingaro di me’. Non si parla di fatturato, non si preannuncia la svista arbitrale, il piccolo o grande fottere. Non c’è Zanetti che parla di episodi tristi del passato ma Rumenigge che parla di grandi opportunità per il futuro. Non c’è GiggiSimoni con l’inedito racconto del rigore di Iuliano, ma Hoeness che magnifica la storia Juve. Non pervenuti i messaggi di solidarietà accorata di Pecci, Vinicio e Toldo del tipo “occhio, che la Juve ruba anche a voi”, ma quelli algidi di Klose “occhio, che la Juve è fortissima”. Non si evocano i diritti civili violati (di quei tifosi che ieri hanno ferito un poliziotto), non ci sono ricorsi al TAR e class action, nessun funerale simulato, nemmeno Savoia contro Borboni. O forse si, forse la Bild avrà titolato Prussia contro Savoia, spaghetti, mafia e mandolino…ma ‘sti cavoli, almeno non c’è il video di Beckenbauer che saltella “Chi non zalta jufentino è, è!”
PER LA MUSICHETTA: Orbene, se esaltiamo la bellezza di una grande sfida Champions e rivendichiamo di appartenere all’èlite del calcio mondiale, anche noi dovremmo abbandonare un po’ di “italianità” rimastaci addosso in anni di trionfi nostrani con relativo aumento dell’odio avverso. Se deridiamo Sarri quando blatera di fatturato, ora non dobbiamo badare a quello da capogiro del Bayern e agli ingaggi monstre di Robben e Lewandovsky. Se, come successo col Borussia MG, l’arbitro avrà una svista a nostro sfavore, non dobbiamo urlare al Palazzo UEFA-Bavarese o mandare a quel paese Platini (ha già i suoi problemi) o Collina (uhm, forse quello si, ma per altri, più fondati, motivi). Insomma, se sono anni che ci trastulliamo con legittime convinzioni del tipo “Buffon è il numero 1, abbiamo la difesa più forte d’Europa” non dovremmo avere la tachicardia nell’affrontare la squadra col record di gol nella fase a gironi di CL. Se spariamo cifre pazzesche per i cartellini di Pogba e Dybala, allora non dobbiamo farci tremare i polsi nel leggere la panca Bayern con Ribery e Alcantara. L’anno scorso abbiamo sfiorato un’impresa titanica, letteralmente impossibile con l’aumento spaventoso del gap economico e tecnico rispetto ai Top Club, eppure ci è rimasta dentro una sensazione duplice: da un lato l’idea di un cammino abbastanza agevole ed un solo grande scoglio superato (il Real), dall’altro la sensazione che a 20’ dalla fine col Barca eravamo lì, in gara ed in palla. Scrolliamoci questa italianità e andiamo a giocarcela alla pari col Bayern, magari perdendo, ma colpo su colpo. E se perdiamo, meglio uscire a testa bassa, pensando ancora a crescere, piuttosto che a testa alta. Non è mica una finale!
PERCHE’ SIAMO UGUALI: Il piacere di affrontare il Bayern è che, se vogliamo, siamo i loro gemelli diversi. Siamo lontani anni luce dalla grandeur del Real e dalla loro vision di Stelle e Top acquisti, altrettanto aliena è la mentalità duale del Barca: azionariato si, ma anche banche amiche; cantera si, ma anche 100 milioni (col nero) per Ibra e Neymar. Filosofie opposte invece per gli sceicchi di PSG e City e i soldi Americani e Russi di United e Chelsea. Il Bayern invece è come noi. O meglio, è la versione migliore del nostro club, quella a cui aspirare. Anni di costruzione solida con radici profonde e crescita seria, graduale ed inesorabile. Un mercato interno dominato e l’aggiunta di pochi e ponderati pezzi pregiati, uno all’anno. Un club serio che fattura il doppio di noi dallo stadio (e lì nulla si può fare), la metà dai diritti TV (ancora per quanto?) e addirittura il quadruplo dal commerciale, grazie al lavoro decennale e ai successi europei che hanno innescato circoli virtuosi. Sono come noi, hanno perso 2 volte la finale (una in casa..) in 3 anni prima di rialzarsi e rivincerla. E’ una bella sfida anche tra club “amici”, con Agnelli e Rumenigge a braccetto nell’ECA (la Lega dei top club) e nelle riforme proposte alla UEFA. Proviamo ad imitarli, e magari a batterli.
PERCHE’ SIAMO DIVERSI: Ok, meglio la vision del Bayern che quella del Real, meglio affrontare Pep piuttosto che chi parla di culo e ricchioni, meglio confrontarci con chi ha 3 finali Champions in 5 anni piuttosto con chi ha vinto una finale dopo 50 anni e ancora ci marcia, mentre insulta il suo Fenomeno e cerca soci a cui piazzare debiti. Tutto molto bello, ma ricordiamoci che sono comunque Deutschland! Sono quelli che calcisticamente ci hanno fatto godere di più: Mondiali ’82, in semifinale a casa loro nel 2006, era Italia sì, ma quanto bianconera! Abbiamo goduto nel batterli addirittura con due tra i più odiosi di sempre (Balo e Cassano). Sono quelli che ci hanno tolto 2 Champions con Amburgo e Dortmund, oltre ad asfaltare sia il disastroso Ciro Ferrara, che l’orgogliosa, quanto impotente, seconda Juve di Conte. Insomma, contro i tedeschi è sempre una battaglia con surplus di motivazioni extra ed intra-calcio. Pur ammirandoli profondamente, avremo modo di odiare lo spocchioso Pep, il tuffatore Robben, il troppo stiloso Xabi ed il troppo robotico Neuer, così come abbiamo odiato l’ardore spigoloso di Mandzukic nel confronto del 2013. Forse solo Muller non puoi odiarlo. Che gli vuoi dire a uno come Muller? Immensamente forte, tecnico-tattico, resistente, gioca ovunque, non fa la superstar, segna valanghe di gol a Mondiali e Champions, vince tutto, non lo considerano mai, non fa mai storie e prende per culo CR7 imitandolo in allenamento! Cheggiocatore!!
PER LE VEDOVE: Sarà anche la sfida delle “vedove”. Tre principalmente. Siamo stati tutti un po’ vedove di Vidal (eccomi!), l’emblema di 4 anni passati dall’inizio sorprendente, poi la crescita, l’approccio in Champions, il dominio in A, la delusione europea, anche in Europa League, i record, i “non si molla un cazzo!” e infine su, su, su, tra beghe, follie extra-campo, infortuni, ricadute, su, ancora più su, fino alla finale di Champions. A Berlino furono evidenti i limiti di un Vidal, unico per garra e contrasti vinti in UE, ma anche a disagio in mezzo alle linee dei passaggi dei maestri del Barca. Poi se ne è andato, è rimasto tifoso Juve, ci guarda, ci incoraggia, ha le nostre stelle tatuate addosso, ma al contempo dice “Sono andato al Bayern perché alla Juve non potevo vincere tutto”. Amen. Vediamo davvero se è cosi. Vediamo l’ardore frenetico di Vidal contro la flemma intelligente di Khedira.
Siamo poi stati tutti un po’ vedove di Coman (eccomi!): il simbolo della new strategy del mercato Juve, il colpo a zero, il talentino scippato, il baby prodigio che fa impazzire le difese. Poi anche lui è stato ammaliato dal fascino di Pep e dai soldi del Bayern. Cessione che ancora fa discutere, disturba, i “potenziali” 30 milioni che per un ’96 come lui ora sembrano pochi. Eppure Coman era stato titolare sia in Cina che all’esordio con l’Udinese, eppure sì, magari la seconda punta non era il suo ruolo, ma un paio di gol se li è divorati. Eppure sì, magari ha fatto cose scintillanti col Bayern, ma leggere ogni settimana che qui da noi era incompreso e aveva le ali tarpate e invece al Bayern è tutt’altra musica, insomma…un po’ ci hai rotto le balle, Kingsley! Anche perché il tuo amico Pogba qui da noi si è fatto largo tra Pirlo e Vidal a colpi di classe e professionalità e la sua carriera è decollata, altro che ali tarpate.
Infine, siamo tutti stati un po’ vedove dell’attuale CT della Nazionale, quello dei 10€ al ristorante, quello per cui noi eravamo la Fiat 500 e loro il carrarmato tedesco, quello che la FIGC mi ha fatto cose agghiaccianti e la Juve mi ha difeso, e poi invece ha mollato la Juve -in modo agghiacciante- e ora la FIGC lo difende in tribunale. Ecco, anche per il nostro CT, che ringrazieremo sempre e per il quale tiferemo, quest’estate e nei prossimi anni (in Premier?), anche per lui, così come già dimostrato l’anno scorso, sarebbe importante goderci lo show di stasera, quello per cui avremo in panchina uno che qualche anno fa insultavamo e ora dice serafico: faremo una grande partita, non abbiamo paura!
Sandro Scarpa.