La testa comanda le gambe. Il cuore comanda tutto. Anche nel calcio. Questo lo ha dimostrato alla perfezione la Juventus nel momento in cui era già fuori dall’Europa, dopo un’ora di gioco in cui è apparsa bloccata, controllata, quasi impaurita. Più partite dentro la stessa, ma anche diverse prestazioni all’interno di novanta minuti: il Bayern è davvero ingiocabile se lasciato giocare, libero di praticare il proprio gioco senza un disturbo attivo. Non basta l’occupazione degli spazi con rivali più bravi e più forti, serve una difesa aggressiva, una lucidità con la palla al piede, un gioco senza fronzoli, pratico ma efficace. In quel primo tempo, la Juventus ha ripetuto lo stesso errore iniziale della serata di Berlino, quello cioè di apparire eccessivamente preoccupata dagli avversari, quasi realmente convinta che l’esito sia certo. Non puoi giocare contro il Bayern come se davanti ci fosse la miglior squadra italiana. Serve altro. Quello che è nel DNA bianconero, quella di una squadra che ha davvero sette teste, quella che dimostra che il “fino alla fine” non è messo lì per caso.
L’obbiettivo della serata è stato raggiunto: tenere viva la qualificazione. Anche grazie a partite come queste si cresce lasciamo da stare gli eccessivi tatticismi – il che non significa giocare perdendo l’equilibrio -: aggressività, lucidità, razionalità, corsa. Pensare alla prestazione nella sua interezza, sempre e comunque, anche quando il pronostico sembra essere scontato: la sconfitta si accetta, è essenza anche di qualsiasi gioco, ma bisogna sempre provarci. Essere superiori, insomma, dove si può esserlo. Al ritorno ci saranno Chiellini e Alex Sandro, due che possiedono perfettamente quelle caratteristiche in cui la Juventus può fare la differenza. Ricordiamoci che le migliori partite continentali della Juve sono arrivate in cui il cuore ha comandato tutto: le notte vissute con Lippi fanno parte dell’essenza di una squadra che non muore mai. Come Hernanes? Bravissimo quando entrato: complimenti.
PS L’alibi dell’arbitro lasciamolo ad altri (anche se ha non ha vissuto novanta minuti felici).
Davide Terruzzi.