Cristiano Ronaldo 7. Non ci possono essere altri voti per il giovane signore arrivato da meno di un mese alla Juventus. 7 perché quello è il suo numero? Ereditato altrove da Beckham e Raul? Non solo. Anche se in queste prime partite di campionato italiano il fuoriclasse portoghese ha saputo o potuto ancora dimostrare e spiegare poco del suo calcio. Gli incontri con Chievo, Lazio e Parma hanno provato poco o nulla, ma a nostro sommesso parere non solo la piena sufficienza è stata raggiunta, ma si può certamente adottare il giudizio benevolo per un ragazzo che il giorno dopo la partita lo passa in palestra invece che in discoteca o davanti ad una qualche Playstation.
E’ un dato quasi oggettivo che la squadra nella sua quasi interezza sta cercando di far segnare Cr7. Perché pare sia importante per un giocatore così, di tale livello. Lo ripetono tutti i presunti tecnici che affollano le tv ed i giornali che si trovano la mattina sul banco dei gelati, al bar. E’ un florilegio di psicanalisi e tattica di base, critica al mister Allegri ed a quelli che intorno a Ronaldo non sanno o non possono. Gli avversari in questa lettura non esistono. Sono colori comprimari, destinati allo sfondo e senza troppo senso. Non si riesce a dire, ammettere, premiare, lo sforzo di quegli stopper sconosciuti che si regalano per una partita il dato di non far segnare Cr7. Non si riesce a spiegare perché altrimenti bisognerebbe ammettere che quello di impedire l’affermazione personale di Ronaldo è l’unica via possibile quando dall’altra parte ci sono Douglas Costa e Mandzukic, Bernardeschi, Bonucci, Matuidi, Pjanic e Khedira. Per dire solo quelli che hanno timbrato il cartellino in queste prime tre partite.
La cronaca di questi trecento minuti scarsi dell’annata 2018-2019 conferma solo che Ronaldo è la meraviglia applaudita e vista fino a pochi mesi addietro. Non è finito in una lavatrice che l’ha rovinato, come spiegò a suo tempo Ian Rush che pure nel Liverpool sembrava un bomber incredibile. Nella rosa della Vecchia Signora ci sono le soluzioni per aprire e chiudere qualsiasi partita. A Torino ne sono convinti e un po’ anche noi che abbiamo nella testa ancora i primi goal e le prime buone prestazioni di tali Diego da Cunha o Felipe Melo. Il calcio, sia nella sua versione di campionato nazionale che nell’ottica europea, non è il risultato di una prestazione una tantum, ma un continuo spingere e alzare, aprire e cambiare. Per questo amiamo e non possiamo far altro uno come Cristiano Ronaldo che esprime in ogni suo movimento tutta la meraviglia di domare un pallone e fargli fare tutto quel che si vuole.
Il 7 in pagella per Ronaldo non è dieci solo per rispetto. Al ragazzo cresciuto nello Sporting Lisbona e sbocciato nel Manchester United, che ha vinto 5 coppe campioni ed altrettanti palloni d’oro, che ha segnato caterve di goal. Farà anche in Italia quello che ha fatto altrove è sicuro. Nessuno può esprimere dubbi. Michel Platinì ci mise qualche mese a fare meraviglie. E così anche Zidane. Possiamo anzi dire che è di buon auspicio che Cr7 non abbia ancora segnato. Perché vuol dire che lo stesso Ronaldo deve superare un altro limite e poi che quando entrerà meglio nei meccanismi della squadra farà quello che da tanto tempo non si era visto in maglia bianconera. E non ce ne voglia quel ragazzo stupendo che è Dybala. Quando i due parleranno il loro calcio insieme con Costa e Bernardeschi, Mandzukic e Pjanic sarà un qualcosa di mai visto. Il compito di Allegri, nel dosare gli ingredienti, non è facile. E’ chiamato ad uno sforzo da santone, da vate della panchina. Intanto anche lui dosa parole e giudizi. E Ronaldo con il suo 7 non solo sulle spalle è tranquillo. Lo chiarisce nei messaggi social che ha lasciato. Per lui, vero campione, conta la squadra. Bisognerebbe che altri, non juventini, cominciassero a pensare lo stesso.
Simone Navarra