Nel leggere la formazione mandata in campo da Allegri per Juve – Sassuolo, con Dybala a sorpresa dall’inizio al posto di Bernardeschi e Douglas Costa, ho subito sperato che l’argentino non agisse nel per lui mortificante ruolo di ala destra, quanto piuttosto da raccordo tra il centrocampo e l’attacco. Stando alle posizioni medie in campo, e contrariamente a quanto riportato dalle lavagne pregara, Dybala ha giocato proprio da trequartista, con un’ovvia predilezione per il centro-destra dell’ultimo terzo di campo:
Allegri ha provato a ricreare il contesto nel quale Cristiano Ronaldo si è esaltato nelle ultime due stagioni a Madrid con Zidane: rombo a centrocampo (seppur con due mezzali infinitamente meno tecniche di Modric e Kroos), un compagno di reparto generoso e dedito ai ripiegamenti come Mandzukic/Benzema e un trequartista incursore abile nel cambio di passo e nel dialogo nello stretto come Isco/Dybala. L’esperimento (non del tutto inedito: ricordiamo Bernardeschi saltuariamente trequartista contro il Parma) è riuscito a metà, con buoni margini di miglioramento e alcuni interessanti spunti offerti proprio dalla posizione e dall’atteggiamento del numero 10.
Partiamo dalla fase di non possesso: il Sassuolo di De Zerbi è una squadra che cerca di manovrare palla anche in zone molto basse, e non di rado si è visto Dybala pressare centralmente ancora più alto dei due attaccanti, sfruttando la sua rapidità per tenere in scacco Consigli e la coppia centrale Ferrari-Marlon, spesso aiutato da una delle due punte con l’altra larga a coprire lo scarico sul terzino. Fatte le debite proporzioni, diversi di voi ricorderanno che anche la primissima Juventus di Ferrara, quella schierata col rombo, alzava Diego davanti a Iaquinta e Amauri in fase di pressing. Come giustamente affermato da Giulio Gori, contro i neroverdi si è vista la Juventus più aggressiva e dedita al recupero palla in posizione avanzata di questo primo scampolo di stagione.
A differenza di Diego però, e similmente a Isco (al quale infatti non veniva richiesto tale lavoro), Dybala è un giocatore che non fa della resistenza fisica e della pressione dei suoi punti di forza, come poteva essere ai suoi tempi Tevez; impegnarlo in tale elastico ne riduce alla lunga la lucidità, pur se col Sassuolo si è visto su buoni livelli nell’arco di tutti i 90′. Dybala non è nemmeno un rifinitore, un uomo dell’ultimo passaggio, un trequartista nel senso stretto del termine, ma più un “guastatore” capace di creare superiorità numerica come conseguenza delle sue giocate, non come fine; i suoi punti di forza non sono l’ultimo passaggio o le imbucate centrali, bensì il dribbling e la conclusione a rete, dote che oggi nella posizione di “10” puro non è riuscito a mettere in mostra. Non è un caso se la Joya, come non gli capita quasi mai, ha chiuso la gara con 0 tiri nello specchio della porta.
A cosa può servire allora Dybala nella posizione cucitagli addosso da Allegri domenica pomeriggio? Innanzitutto, un trequartista di tale caratura tecnica riduce il cronico problema della mancanza di qualità tra le linee. Nelle ultime due uscite con la mediana a 3 e il tridente Bernardeschi-Mandzukic-Dybala, il tallone d’Achille mostrato dalla Juventus è stato lo stesso della scorsa stagione: il raccordo tra il centrocampo e l’attacco, vista la presenza di mezzali di quantità (Matuidi) e inserimento (Khedira) dotate di limitatissime qualità nel palleggio. Pur non essendo un fantasista, Dybala con la sua sola presenza alza sensibilmente le possibilità della squadra di raggiungere l’area avversaria con molti uomini in posizione favorevole. Una giocata come quella qui sotto, semplice per un calciatore del suo livello, non sarebbe stata possibile col tridente puro:
Inoltre, prendendo ancora una volta come riferimento l’Isco descritto nell’ottima analisi di Davide Rovati, a Dybala servono un contesto e dei giocatori che lo facilitino nel suo compito, in modo che lui a sua volta possa facilitare i compagni mandandoli in gol o sparigliando le carte, ovvero creando situazioni pericolose con una conclusione a rete o un dribbling. Le condizioni necessarie sono sostanzialmente due: l’assimilazione dei movimenti e degli spazi di questo determinato modulo di gioco, cosa che avverrà col tempo se Allegri insisterà sul 4-3-1-2 come alternativa al gioco con le ali (che, si badi bene, sarebbe delittuoso sacrificare), e l’affiancamento da parte di mezzali ben più tecniche di Matuidi e Khedira. Posto che il francese sembra al momento assolutamente (e giustamente) inamovibile, se Emre Can si confermerà ottimo puntello davanti alla difesa è auspicabile l’utilizzo di Pjanic come mezzala di qualità, figura imprescindibile di qualsiasi centrocampo a 3 che punti ad essere tra i migliori d’Europa.
Al verificarsi di tali condizioni, potremo veramente analizzare Dybala come trequartista puro e capire se sarà questo l’abito adatto per farlo esaltare nella Juventus 2018/19. Fino ad allora, quello di Juventus-Sassuolo va ascritto a un piacevole esperimento, che potrebbe esser portato avanti vista la prolungata assenza di campionato e i tanti impegni ravvicinati. In un contesto, lo speriamo, più adatto alle qualità della Joya.