Bonucci tra silenzio e perdono

La parabola del figliol prodigo, al secolo Leonardo Bonucci, ormai è realtà da quest’estate. Forse, però, eravamo più impegnati a rimpiangere Higuain e l’astro nascente Caldara (in panchina, ndr) mentre Bonny provava a riconquistarsi il palcoscenico in bianconero. L’ha fatto in un silenzio “strano”, senza dichiarazioni roboanti o tweet al veleno, è stato semplice: “sono tornato a casa mia, lì dove mai sarei voluto andare via”.

Parole che sanno di miele, in un amore dal sapore dolce-amaro con la Juventus, e che hanno il gusto di rivincita con i tifosi, la dirigenza e Massimiliano Allegri. Frasi condite dal sacrificio, dal lavoro costante e da un nuovo Leo: senza fascia da capitano, ma leader spirituale di una difesa che ora appare rocciosa come non mai. Insieme a capitan Chiellini, ormai, forma una coppia inossidabile: il fioretto e la spada nella retroguardia juventina.

È un nuovo Bonucci alla Continassa. Quello che mancava alle incertezze juventine dell’anno scorso: palla a Leo, saprà lui cosa farne, anche se Pjanic è pressato e nessuno si fa vedere intorno a lui. Telecomando ai piedi e, finalmente, gli scatti di Cancelo (non più Lichtsteiner, anche questa altra meraviglia estiva) e Alex Sandro vengono premiati costantemente. Quant’era mancata la tua impostazione a testa alta: ora Mire rifiata, è prezioso a cucire il centrocampo, e tu prendi l’elmo e lo scudo per assediare la porta avversaria e difendere la tua Signora.

O Bonny, non ti abbiamo perdonato niente da quando sei stato Diavolo. Ora che ti sei “preso il perdono”, però, rimani leader silenzioso fino alla fine. Non ci saranno sgabelli o spogliatoi “spaccati” che tengano se, all’ultimo giro di quest’anno, in Finale ci porterai con un lancio da metà campo verso la Coppa dalle Grandi Orecchie. Noi, come te, la aspettiamo come un’ossessione: abbiamo scelto, di nuovo, la tua leadership perché sappiamo di averne sentito maledettamente la mancanza.

Sabino Palermo.