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Inter-Genoa, i cori anti Napoli, il velo d’ipocrisia e le sanzioni difformi

Sabato 3 novembre allo stadio San Siro si è giocata Inter-Genoa. La vittoria dei nerazzurri non è mai stata in discussione con la squadra di Spalletti che resta al secondo posto in compagnia del Napoli ed è attualmente a sei punti dalla Juventus prima in classifica. Nelle ore successive, e il giorno dopo, le polemiche sui social e sui media si sono principalmente soffermate sul presunto fuorigioco in occasione della prima rete di Gagliardini ripetendo quello che è un classico italiano in cui si parla assai poco di calcio giocato e moltissimo, troppo, di moviole.

In pochi hanno invece evidenziato quanto accaduto attorno al ventitreesimo minuto del primo tempo, quando dalla Curva Nord di San Siro, dove si trovano i principali gruppi ultrà, sono stati intonati i classici cori anti Napoli: i video che sono circolati nelle ore successive non riuscivano a far risaltare l’audio originale per  via della sovrapposizione delle voci dei telecronisti, tranne quello postato da Fabio Giambò sul proprio profilo twitter. Nella giornata di ieri, 5 novembre, tramite il lavoro fondamentale di Superfly siamo riusciti a pulire ulteriormente tale traccia audio e in diversi lo abbiamo pubblicato sui social.

Il coro in questione

Vi ricordate quanto accaduto dopo Juventus-Napoli? Ok ci furono le discussioni sulla separazione con Marotta, ma non mancarono le polemiche sui soliti cori, cui si aggiunsero dei deprecabili ululati razzisti nei confronti di Koulibaly. La curva bianconera venne poi chiusa, come stabilito in primis dal giudice sportivo e poi confermato dalla Corte dell’Appello della Figc (che raddoppiò la sanzione stabilendo la sospensione dell’esecuzione della pena per la seconda partita), dimostrando per l’ennesima occasione come la responsabilità oggettiva possa essere una forma di ricatto nei confronti delle società da parte delle tifoserie e che vada a punire l’intera collettività senza individuale e allontanare i responsabili.

Nulla, quindi, contro l’Inter e la stragrande maggioranza dei propri tifosi. La società nerazzurra come la Juventus è una vittima della responsabilità oggettiva e del comportamento di una frangia dei propri sostenitori. Quel coro però c’è stato e si sente forte e chiaro. E non può essere negato e chi lo fa è in malafede. A questo punto emergono chiaramente però due questioni cui si accoda un’amara conclusione già tante volte ribadita, ma che è sempre utile scrivere e affermare.

L’Inter è stata sanzionata con un’ammenda di 10 mila euro per questo coro “per avere i suoi sostenitori, al 24′ del primo tempo, intonato un coro insultante di matrice territoriale nei confronti di altra squadra”. Il coro quindi è stato correttamente segnalato dagli ispettori della procura, ma la decisione del giudice sportivo è alquanto difforme rispetto a quanto stabilito poche settimana prima

L’episodio è stato persino negato. È stato fatto in qualche trasmissione in cui il pop sconfina nel trash, ma non è stato minimamente accennato nella quasi totalità dei giornali, siti e trasmissioni tv. Addirittura, le varie star su twitter/facebook affini all’ambiente Napoli, o che collaborano con trasmissioni campane, hanno glissato sull’argomento, senza quella levata di scudi cui abbiamo assistito nel recente passato. Lecito chiedersi perché si comportino così, lecito domandare loro perché ora non twittino o dichiarino tutto il loro sdegno per cori discriminanti territorialmente. Forse perché non sono avvenuti a Torino e da parte dei tifosi juventini? In tal caso farebbero prima a levare l’ultimo velo d’ipocrisia e dirlo apertamente, altrimenti si è indignati a proprio uso e consumo.

Infine, non sembrano levarsi quei dubbi già levati sulle decisioni della giustizia sportiva, sempre più condizionata dall’attenzione dei media su un determinato episodio. La modulazione della pena, o la comminazione della stessa, sembrano seguire un ragionamento che trascende talora i regolamenti per sconfinare nel terreno viscido dell’opinione pubblica.

Questi cori, come già successo in occasione di Juventus-Napoli e delle discussioni attorno alle infiltrazioni criminali, devono essere un serio motivo per approfondire il tema dell’Istituto di gradimento (quell’insieme di regole di comportamento che le società si son dovute dare; qualora un gruppo di tifosi dovesse violare, i club stessi sarebbero chiamati a escludere i responsabili dal propio stadio), chiedendo alle società e allo Stato stesso l’applicazione del regolamento che si è dato nel recente passato, liberando gli stessi club dalla responsabilità oggettiva per il comportamento dei tifosi. Invece, la reazione dei media e di tanti opinionisti vicini alle vicende Napoli non sorprende, ma è solo l’ennesima conferma: non è  giornalismo questo, spesso è malafede e si qualificano da soli, ma non può che destare preoccupazione e schifo.