Torino-Juve: cinque grandi vittorie

Dalla stagione 1934/35 ai tempi recenti, cinque capitoli di una storia affascinante

Ai tempi del Comunale e del Delle Alpi giocare il derby fuori casa era solo una questione nominalistica, lo stadio era diviso equamente tra le due tifoserie. Nei tempi recenti, invece, da quando le due squadre giocano in due impianti diversi, il quadro è cambiato e la sfida in trasferta ha un sapore diverso da quella in casa.

Ecco 5 momenti da ricordare di vittorie in trasferta nella stracittadina. 1934-35 1-3

Derby di ritorno di un campionato speciale, quello che vedrà la Juventus chiudere il Quinquennio d’Oro con l’ultimo tricolore. Un’impresa che al momento della gara con il Toro è tutt’altro che scontata, in testa alla classifica c’è la Fiorentina. Mentre i viola impattano 0-0 a Palermo, i bianconeri hanno ragione dei granata solo nel finale di partita. Decisivo è l’ultimo quarto d’ora.

Nel giro di soli 7 minuti colpiscono Borel II, Monti e Orsi. Per i padroni di casa, relegati al quartultimo posto, è Bo a siglare il gol di consolazione 1968-69 1-2

Neo campione d’Europa con l’Italia, con la quale ha segnato nella finale contro la Jugoslavia, Pietro Anastasi è l’uomo del momento. Il neoacquisto bianconero, destinato a diventare l’idolo del Comunale, mette a segno il gol che vale la vittoria sui cugini a soli 2 minuti dalla fine.

Una conclusione da 25 metri, precisa quanto basta per superare Lido Vieri. Il pallone si insacca nella porta sotto la Curva Filadelfia, sede del tifo juventino. In precedenza, gli uomini derby sono Menichelli e Combin, in rete all’inizio delle due frazioni di gioco. 1973-74 0-1

Gli anni ’70 rappresentano il periodo di massima rivalità nel derby della Mole. Merito di una competitività complessiva delle due squadre e di un nutrito gruppo di giocatori granata cresciuti nel vivaio, da lungo tempo perciò frequentatori della sfida.

A decidere la partita d’andata di questo campionato è un jolly, Antonello Cuccureddu, ed è motivo di grande soddisfazione perché la Signora aveva perso entrambe le gare del torneo precedente 2007-08 0-1

Il massimo del piacere del derby – è opinione comune – è riuscire ad aggiudicarselo nei minuti conclusivi. Del resto, la zona Cesarini fa riferimento a un giocatore della Juve… Il derby del 2007-08 è una gara bloccata, nessuna delle due squadre ha a disposizione particolari occasioni per spezzare l’equilibrio.

Tre minuti dopo il novantesimo, un infortunio della difesa granata viene sfruttato da chi sa approfittare di ogni minima circostanza: David Trezeguet. Un tiro al volo imparabile, sul quale Sereni può fare ben poco. E anche in questo caso, il gol è ancora più epico perché segnato sotto la curva bianconera   2015-16 1-3

Parte male il derby d’andata del 2015-16: su cross di Baselli, Belotti gira di testa all’angolino e porta in vantaggio il Toro. 12 minuti e Gonzalo Higuain sigla il pareggio, risultato con il quale si chiude il primo tempo. La gara si decide nel finale: è ancora il Pipita a colpire, con un destro potente che sfrutta un lancio di Giorgio Chiellini.

Nel recupero è Miralem Pjanic a chiudere definitivamente i conti infilando per la terza volta il portiere granata, l’inglese Hart. La prova di forza della Juve è impressionante, in perfetta coerenza con quella espressa lungo tutto il campionato  

Il derby per noi, juventini di Torino

Se c’è un momento nella stagione nel quale la differenza tra lo juventino di Torino e quello del resto d’Italia emerge in modo lampante, è quello pre-derby.

Che poi si tratta anche di dare una risposta alla domanda, che mi rivolgono più spesso gli amici juventini del resto d’Italia: ma è vero che Torino è granata?

Non ci sono e non ci possono essere dati reali, ma da juventino di Torino da 43 anni e mezzo, posso tranquillamente affermare che no, non è vero che Torino è granata. Però, lo sembra, e ora spiegherà il perché, raccontando il clima particolare che si vive in città prima del derby.

Quando andavo a scuola, nelle varie classi che ho frequentato, la proporzione del tifo, era la seguente: 15 maschi (le ragazze, trent’anni fa, non si interessavano di pallone, purtroppo), 8 juventini, 4 granata, 2 interisti, 1 milanista. Era così alle elementari, era così alle medie, era così alle superiori.

Però la percezione che ne poteva avere un “esterno” è che i tifosi granata fossero in maggioranza. Perché il granata arrivava in classe con la sciarpa, con la felpa, col braccialetto e perché millantava presenze in curva come ultras (sì, anche a 7 anni).

Perché il granata parlava della Juve più di quanto parlasse del Toro e questa cosa, quando sei bambino, fai fatica a comprenderla, perché da bambino si fa il tifo “per” e non “contro”. Poi però ci si abitua…

Camminando per le vie della città, le cose non cambiano. A un visitatore esterno, Torino sembra davvero granata. Fatevi una corsa al Valentino e contate quante maglie, cappelli, sciarpe granata vedrete e poi cercate, con impegno, un runner con un simbolo della Juve.
Il confronto è impietoso. Lo juventino di Torino è più “sabaudo” negli atteggiamenti (ultras a parte, ma quello è un altro mondo, che conosco poco) il granata è più sanguigno. E questo è un enorme controsenso, visto che, storicamente, il gobbo torinese è di origine meridionale mentre il granata è piemontese.

Ma anche perché questa “verve” granata, porta lo juventino di Torino a farsi un po’ i fatti propri. Io, ad esempio, sono tra i pochi folli che non disdegna di girare per la città con una felpa o una sciarpa bianconera. Ma a volte ci rinuncio perché non sempre si ha voglia di attirare lo sguardo di riprovazione, quando non di odio vero e proprio, a cui ti sottoponi.

Decine sono gli sguardi storti, le battute sotto voce, gli sfottò (da lontano, eh, sono pur sempre uno juventino di 185 cm per quasi 100 kg) a cui ti sottoponi indossando il simbolo dell’amata (odiata) Juventus.

E con questo, il dubbio se a Torino ci siano più granata che juventini è risolto. Anche perché, se ci limitassimo alla percezione del tifo, lo Stadio Grande Torino, ex Comunale (ed ex Olimpico), avrebbe una capienza di 50.000 persone e sarebbe sempre esaurito, e invece i dati raccontano un’altra, amara, realtà.

Tutto questo mi porta a concludere che per lo juventino di Torino il derby sia una partita come le altre?

No, assolutamente no.

Il derby è, per me, per noi, la seconda partita più sentita della stagione in campionato, dopo quella contro l’Inter.

Perché noi juventini abbiamo tutti decine di amici, soci in affari, parenti, del Toro, che non fanno altro che stuzzicarci durante tutto l’anno, anche in questi anni così felici (per noi), e anonimi (per loro). E sentiamo il clima farsi più teso man mano che si avvicina la partita.

Quando si estraggono i calendari, il granata punta subito alla gara con la Juve, perché così sa già quando dire alla moglie che no, quel weekend non si va in montagna o alla sagra del Peperone a Carmagnola.

E così, nelle 3 o 4 partite prima del derby, il granata giudica le partite della propria squadra in funzione derby “se giochiamo così contro la Juve”, “Orsato sicuramente ci farà squalificare qualcuno prima del derby”, eccetera.

Il tutto, mentre noi pensiamo prima al Milan, poi al Valencia, poi all’Inter, poi allo Young Boys e solo dal giovedì iniziamo a pensare al derby.

Però al bar ci andiamo, e li sentiamo, ne sentiamo l’odore, ci sentiamo osservati dai granata. Che, mestamente, sognano la vittoria che vale una stagione.

Perché poi funziona così: se, come quasi sempre negli ultimi 20 anni, il derby lo vince la Juve, i giorni successivi si parla degli episodi arbitrali e si assiste, giorno dopo giorno, alla rassegnazione tipica di chi, per mesi, non avrà un reale motivo per guardare la propria squadra giocare. Ma se lo dovesse vincere il Toro… allora Torino sembrerebbe davvero granata!

Quando vado in giro per l’Italia o quando parlo sui social con amici juventini di tutta Italia, la rivalità con il Toro non è minimamente sentita.

Io la sento, eccome.

Siamo consapevoli del ruolo che la storia ci ha affidato: vincere.

Questo è ciò che conta, anche e soprattutto per lo juventino di Torino, che poi il lunedì post derby deve ascoltare chi parlerà della mancata ammonizione di Zaza che avrebbe cambiato le sorti di una partita finita 4-0, chi parlerà di Agnelli che costrinse Pianelli a rendere il Toro una piccola squadra, chi dirà che ad essere juventini non c’è gusto (che strano, io ci trovo assai gusto…), e chi affermerà che il derby non è importante.

Ecco, possiamo dire che se per lo juventino vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta, per il granata vincere contro la Juve è l’unica cosa che conta. E il fatto che non vincano mai deve pur dire qualcosa…

PS. Questo articolo è stato redatto senza la consueta arroganza juventina, con il massimo rispetto per la storia del Toro, non ha intenti provocatori e va letto con il sorriso sulla bocca, perché tanto, potete starne certi, di granata che leggono Juventibus ce ne sono assai e non mancheranno di farcelo sapere…

PSS. Se questo articolo dovesse portare sfortuna… si tratterà del mio primo, e ultimo, articolo su questo prestigioso blog…

Emiliano Faziosi