In questo pezzo raccogliamo mini-analisi delle sei possibili avversarie di Champions League. E poi vi facciamo scegliere la migliore.
Ajax
di Andrea Lapegna
L’Ajax non approdava agli ottavi di Champions League dal 2005. La squadra di Koster ha però staccato il biglietto con pieno merito, in un girone complicato per avversarie e calendario e in cui in pochi avrebbero scommesso sul loro passaggio (il sottoscritto lo ha fatto). L’Ajax visto in Champions League ha i crismi dei giovanissimi, un po’ scalmanati un po’ talentuosi, tra cui spiccano i diamanti Frankie de Jong e Matthjis de Ligt. Koster ha impostato un ottimo pressing e contropressing e una fase di attacco con numerose soluzioni grazie al genio dominante di Tadić. In difesa registra problemi di vecchia data, soprattutto nei momenti della partita in cui le distanze si allungano, ma sono capaci anche di una buona difesa posizionale (alla fine nel girone hanno incassato solamente 5 gol, di cui 3 nella rocambolesca sfida col Bayern); lo stesso portiere, Onanna, può assurgere a simbolo di questa tendenza, calcando un filo insolitamente fine sospeso tra il portentoso e il mediocre.
Atlético Madrid
di Andrea Lapegna
Non inganni il fatto di essere arrivati secondi dietro il Borussia Dortmund: Simeone ha ancora molte cartucce da spararsi, e promette di essere la solita gatta da pelare. Il 4-4-2 del Cholo si è arricchito del giovane Rodri, vera e propria rivelazione (quantomeno per chi non lo conosceva) della stagione: il giovane spagnolo si è preso il posto da titolare ed è capace di dare imprevedibilità allo sviluppo della manovra, ma anche di assecondare scelte più conservative con grande personalità. L’Atlético soffre un po’ lo stato di forma non proprio ideale dei due terzini, e Simeone per il momento non è ancora riuscito a dare alla squadra l’identità di gioco che sperava in un primo momento. Il rientro di Diego Costa, per ora martoriato dagli infortuni, renderà ancor di più i colchoneros un avversario temibilissimo per gli ottavi di finale.
Liverpool
di Kareem Bianchi
Superato il timore di una precoce eliminazione dalla maggiore competizione europea, la squadra di Klopp torna all’arrembaggio per ripercorrere la via della passata edizione. L’allenatore tedesco ha colto il momento opportuno per disinnescare le mine che in passato avevano ostacolato il percorso verso un primo elusivo trofeo, e queste modifiche hanno portato ad un Liverpool a volte antitetico rispetto alle versioni passate. Lo stile “heavy metal” si è tramutato in un calcio dal ritmo meno sostenuto, particolarmente senza palla, fase nella quale il Liverpool accetta di non recuperare immediatamente il pallone e sistemarsi in un blocco di media o alta altezza per coprire tutte le linee di passaggio possibili, così da impedire la risalita del campo da parte degli avversari. Il principale progresso è arrivato proprio nella fase difensiva (migliorata anche dagli acquisti di Van Djik e Alisson), che ha concesso solo 13 gol in 22 partite. Destano però preoccupazione le tre sconfitte nello stesso numero di gare giocate fuori casa nel girone di Champions League, e la difficoltà ad attaccare ogniqualvolta i “Reds” non riescono ad imporre il proprio ritmo tambureggiante, come anticipato, spesso, anche per scelta.
Olympique Lyon
di Michele Tossani
Il Lione si è qualificato agli ottavi di finale di Champions League per la prima volta dal 2012. Dal punto di vista tattico la squadra di Bruno Genesio è piuttosto camaleontica: la possiamo vedere utilizzare un sistema con tre (4-3-3) o quattro (4-2-3-1) riferimenti offensivi così come un centrocampo a rombo (4-3-1-2) con Fekir dietro le due punte. Proprio l’attacco (che può contare anche su Depay e su talenti come Aouar e Traoré) è il reparto più pericoloso dei francesi. A centrocampo Genesio sembra cerca di equilibrare la squadra utilizzando giocatori come NDombele e Tousart ma questo non ha impedito al Lione di soffrire a livello difensivo, come dimostra il fatto che i francesi non siano mai riusciti a mantenere la porta inviolata nel girone o che abbiano già subito 20 reti in Ligue 1. Detto questo, la compagine transalpina ha conquistato quattro punti sui sei disponibili nei due confronti col City di Guardiola, l’ultimo dei quali utilizzando una non inedita difesa a tre: di che far preoccupare le avversarie di prima fascia.
Schalke 04
di Kareem Bianchi
Dopo un’annata negativa culminata da un decimo posto che ha spinto la dirigenza dei “Blu Reali” a prendere una decisione tanto ambiziosa quanto rischiosa, ovvero ingaggiare l’allora trentunenne ed inesperto Domenico Tedesco, la squadra di Gelsenkirchen si ritrova nella stessa situazione aleatoria di due anni fa. L’italo-tedesco aveva ripagato la fiducia riposta in lui con un inaspettato secondo posto, raggiunto mediante un approccio tattico flessibile e modellato su pregi e punti deboli dell’avversario; ma le certezze difensive sulle quali Tedesco aveva costruito le sue fortune stanno venendo meno, mentre la fase di possesso e rifinitura (22 gol in 21 partite tra Bundesliga e Champions League) sono sempre più in regresso, a causa di una difficoltà nel collegare i reparti ed un’occupazione del campo deficitaria. Anche le stelle più luminose, come Amine Harit e Weston McKennie stanno pagando il contesto difficoltoso, e visto il momento negativo che persiste dall’inizio della stagione, lo Schalke 04 rappresenta probabilmente la squadra che tutte le teste di serie vorrebbero affrontare.
Tottenham
di Michele Tossani
Il Tottenham sembrava fuori dalla competizione dopo il 2-2 col PSV Eindhoven. Tuttavia, gli Spurs hanno conquistato sette punti nelle loro ultime tre partite, riuscendo così a qualificarsi per gli ottavi di finale. Della squadra di Pochettino sappiamo quasi tutto: il tecnico argentino ha utilizza prevalentemente il 4-2-3-1 o il 4-3-1-2 come sistemi di riferimento. Ad una buona fase offensiva, che poggia sulle individualità dei vari Harry Kane, Eriksen, Son & Co., non fa riscontro una altrettanto accorta fase di non possesso palla, come dimostrato dal dato delle reti subite (10). In questo senso, gli Spurs sono stati l’unica squadra a qualificarsi per la fase ad eliminazione diretta pur in presenza di una differenza reti negativa (-1). Attenzione comunque alla loro aggressività in situazione di pressing alto, ulteriormente affinata dallo scorso anno.