Personalmente non amo molto i gesti plateali di esultanza rivolti agli avversari, tifosi o giocatori che siano. Per educazione, rispetto ma soprattutto perché il calcio è ciclico – vero, Simeone? – e se una volta ti capita di fare 4 gol alla Juve e ti diverti a sfottere con le 4 dita di una mano rivolte a un rivale, con i tuoi tifosi impazziti di gioia, può capitare che da lì in poi tu prenda 4 gol dalla Juve per ben 4 volte negli anni successivi, e in una di queste occasioni ti becchi pure lo stesso gesto con le dita da Lichtsteiner.
Così, lo ammetto, non ho amato particolarmente il gesto di Ronaldo: abbiamo vinto, stravinto, anzi hai stravinto, dopo tre settimane di tensioni fortissime, va benissimo festeggiare tra di noi senza pensare agli altri. Non lo giudico, ci mancherebbe: perché non amo giudicare da chissà quale pulpito, ma soprattutto perché riesco solo a immaginare la quantità di provocazioni, esultanze smodate, discorsi sul fallimento, pressione sopportate nell’attesa della partita di Torino e condensate in quei 90 minuti fenomenali, che hanno ribaltato tutti. Non so se mi sarei controllato io, figuriamoci se posso giudicare un altro: semplicemente, da tifoso, avrei preferito non lo avesse fatto.
La premessa è doverosa per passare alla seconda parte del discorso, che poi in fondo è sempre la stessa: la tragicomica ipocrisia di media e tifosi avversari (come sapete da tempo, spesso indistinguibili) che fa da contorno a ogni vicenda relativa alla Juventus.
Se il gesto di Simeone, durante la partita di andata, aveva esaltato il nostro mediocre contorno (mentre lì, personalmente, a chi proprio mi chiedeva un parere rispondevo con gli stessi pensieri dedicati successivamente al gesto di Ronaldo: inelegante, inappropriato, meglio evitare, ma proprio nulla di gravissimo o per cui indignarsi, anche se so che una indignazione in più, tra le tante quotidiane sui social e non solo, non costa nulla e non fa mai male), con screenshot ovunque, foto copertina, profilo, immagini fisse su siti di tifosi di altre squadre, stickers, gif, che carattere il Cholo e così via.
L’Uefa decide per una multa. Giusto così, ci mancherebbe.
Poi, dopo la funesta serata di martedì 12 marzo, giorno più atteso dell’anno poi rinviato causa forza maggiore al 16 aprile, serviva qualcosa. Qualcosa per riprendersi, per dimenticare, per sminuire, per delegittimare. Sennò tocca parlare di calcio, riconoscere i meriti: due iniziative sconosciute dalle nostre parti, sarebbe stato un casino. E allora “quanto corrono”, con foto di Agricola, ma è deboluccia: all’andata hanno corso solo loro per 90 minuti, stavolta li abbiamo distrutti noi. L’arbitro, quindi, che è come la coperta di Linus dei tifosi italiani: il rigore non c’era, dai, è una mezza spintarella, anzi ce n’era un altro di Chiellini alla fine: “almeno vallo a vedere!”.
Non bastava, faticavano a seguirli neanche gli antijuventini di professione.
Serviva qualcosa per indignarsi e fare la morale. Gliel’ha offerta Ronaldo. E Pjanic pure, a dire il vero. Hanno fatto la Simeonata, a fine partita.
Però qui no, non c’erano più il carattere, la personalità, la tensione, l’adrenalina. No, qui è diverso, qui i toni si fanno gravi, non si sorride più: in una foto è rivolto ai tifosi dell’Atletico e poi fateci caso, non è il gesto di Simeone, qui indica un atto sessuale, guardate bene le immagini, aspetta, metti il video, ferma il fotogramma, ecco, guardalo, è rivolto al settore degli ospiti, stavolta è grave davvero, urge l’intervento dell’Uefa, la squalifica, che brutto gesto, e dov’è l’esempio? Come lo spiego ai miei figli?, c’è l’articolo 15, è una provocazione, non solo una condotta impropria, quindi squalifica per una giornata o più, ecco hanno aperto il procedimento, Ronaldo trema, la Juve trema, l’Uefa è tosta su queste cose, vedrai, in Italia sminuiscono perché sono asserviti ma in giro per il mondo la squalifica è certa, da noi solo i giornalisti coraggiosi hanno anticipato come finirà, l’hanno deferito solo per condotta impropria, non c’è squalifica, sì però aspetta, se vedono bene tutte le immagini, i gesti sono diversi, vedrai.
E alla fine? Multa, esattamente dell’entità di Simeone. Com’era ovvio che fosse.
Brutto gesto dell’uno, brutto gesto dell’altra. Uno anche verso la curva ospite, vero, l’altro però mai provocato da nessuno, anzi la provocazione parte da lui, sennò non ci sarebbe stato nulla. Gesti non educati e rispettosi entrambi, sanzione identica.
Non rilevano, dunque, a quanto pare, almeno in Europa, i sempre mitici “toni diversi”, che dalle nostre parti ci accompagnano da tempi lontani per provare a spiegare come mai parlare con i designatori di arbitri e designazioni possa valere una retrocessione in B e la revoca di due scudetti (le schede svizzere al tempo erano un tema appena accennato) mentre parlare con i designatori di “score” negativi di arbitri con la propria squadra, di sorteggi e di designazioni, se fatto con tono diverso, valga uno scudetto a tavolino per motivi etici.
Ed è diverso il Ronaldo del Real, eccezionale campione senza macchia, le cui rovesciate meritano le magliette stampate, da quello della Juve, contemporaneamente gay (dalle nostre parti pare sia un’offesa) e stupratore, giocatore ormai da INPS ma allo stesso tempo “se non vincete la Champions con Ronaldo è fallimento” e così via.
È diverso l’Atletico che corre 90 minuti (“che grinta, li hanno distrutti“) dalla Juve che non si ferma un attimo al ritorno (“corrono un po’ troppo”). È diverso l’arbitro che sbaglia tutto a Bayern-Juve (“haha vedi? In Europa non c’è sudditanza”) da quello che dà un sacrosanto rigore a Bernardeschi (“ma dai, che rigore è? Ora condizionate pure l’Uefa”). È diverso se tornano dalle nazionali Kolarov o Fabian Ruiz (“meglio non rischiare, li hanno visitati e hanno dei problemi”) rispetto al rientro anticipato di qualche giocatore della Juve (“questi fanno sempre come gli pare”). È diverso se il promesso juventino Berardi non gioca contro di noi (“si scansa sempre con la Juve”, non si sa poi perché) e se invece l’ex Sturaro gioca e segna pure (“lo avete fatto segnare apposta per giustificare la quotazione esagerata”).
È diverso, insomma, se viene multato Simeone (“multa per Simeone”, così, asettico) o Ronaldo (“graziato Ronaldo, niente squalifica!”).
E io non sono tra coloro che ritengono che in Europa ogni decisione sia perfetta e indiscutibile mentre in Italia sia tutto deciso dal Palazzo, eh, quelli siete voi.
Ma l’Uefa, nel dare a Ronaldo e Simeone la stessa multa dopo queste tre settimane di chiacchiere, vi ha voluto dire tutto questo.
Il Maestro Massimo Zampini