di Elena Chiara Mitrani
Il 4 Aprile la Juventus ha annunciato il rinnovo del contratto di Mario Mandžukić, che sarà legato alla società bianconera fino al 2021, con uno stipendio annuale, riportano i siti di calciomercato, di 4.5 milioni netti più bonus. Il precedente contratto, in scadenza a giugno 2020, prevedeva un accordo di circa 4 milioni di euro annui. L’attaccante croato, classe ’86, sarà dunque legato alla Juventus fino ai suoi 35 anni.
Questa operazione ha raccolto pareri contrastanti tra i tifosi bianconeri, è dunque un ottimo argomento di discussione per la redazione di AterAlbus. Il rinnovo di contratto del numero 17 bianconero è forse solo un pretesto per parlare in modo più approfondito del giocatore, in quanto già da mesi tra tifosi e appassionati ha luogo un vero e proprio dibattito intorno al croato, alla sua figura, al suo essere indispensabile per Allegri e al suo rappresentare, per alcuni, la “coperta di Linus” del tecnico livornese che non vuole lanciarsi in un gioco offensivo più fluido a fronte della presenza in rosa di giocatori dotati di caratteristiche completamente diverse (rapidità, palleggio sul corto, dribbling).
Cerchiamo però di concentrarci su Mandžukić e non su chi non gioca nell’undici titolare se il posto è di Mandžukić. Innanzitutto c’è da dire che il croato sembra vittima di una narrativa semplicistica e polarizzata che si riassume più o meno in questo modo: da una parte c’è chi lo vorrebbe sempre in campo, mettendo l’accento sulla sua anima da condottiero (“tra gli uomini i guerrieri”) sempre pronto a dare tutto per la maglia, a fare a “sportellate” con gli avversari, a far pesare quella che è comunque una lunga esperienza internazionale. Dall’altra c’è chi non avrebbe più voluto vederlo in campo, sognando un tridente composto da Dybala, Ronaldo e Douglas Costa, eliminando il “paracarro” o “palo della luce” per fare spazio a un gioco offensivo fatto di fluidità, dribbling, triangolazioni tra i giocatori più tecnici a disposizione in attacco. L’opinione sul rinnovo di Mandžukić è abbastanza netta per quanto riguarda questi due gruppi di sostenitori, ma la realtà è un po’ più complessa di così.
Nella Juventus D.C.R7, ovvero dopo l’arrivo di Cristiano Ronaldo, Mandžukić ha giocato 24 partite in campionato e 7 in Champions, tutte da titolare tranne due da subentrante. Ha realizzato un totale di 8 reti e 6 assist in campionato, più una rete in Champions. Fino alla pausa natalizia, il croato aveva realizzato più reti in Serie A di quelle messe a segno nei due campionati precedenti (rispettivamente 7 nel 2016/17 e 5 nel 2017/18), mostrando paradossalmente di avere più impatto trovandosi a condividere il fronte d’attacco con Ronaldo rispetto a quanto accadeva quando i suoi partner erano Higuaín e Dybala (e Mario giocava più defilato). Impossibile inoltre non sottolineare il peso delle sue reti: nel girone d’andata il croato ha segnato gol decisivi a Napoli, Lazio, Milan, Inter, Roma, Valencia. I gol pesanti hanno certamente contribuito a farne un intoccabile, senza contare il fatto che Allegri – come già detto su AterAlbus attraverso diversi canali – non voglia privarsene a prescindere, per la capacità di Mandžukić di occupare l’area (anche grazie alle sue caratteristiche fisiche) e tornare a dare una mano in fase di non possesso, compiti che non vengono portati avanti allo stesso modo dagli altri attaccanti della Juventus. Per finire, la presenza in campo di Mandžukić ha permesso spesso ai bianconeri di ripiegare su giocate collaudate ma efficaci: il cross sul secondo palo per l’incornata del croato a sovrastare l’avversario, il pallone lungo sul fronte offensivo cercando la testa di Mandžukić che potesse poi favorire un compagno ben piazzato. La gara di Manchester, da molti additata come la gara migliore della stagione prima della rimonta contro l’Atlético, in assenza del croato, infortunato, ci aveva mostrato una Juventus capace di fluidità posizionale e di una maggiore imprevedibilità nella manovra offensiva grazie alla presenza in campo di giocatori con più spiccate abilità tecniche; eppure Allegri, al ritorno del numero 17 dopo l’infortunio, ha preferito tornare a schierarlo, forte della sicurezza data da alcuni meccanismi.
Se per quanto visto prima della pausa di gennaio l’efficacia del croato – anche se a scapito di un gioco più fluido ed “europeo” – dava ragione ad Allegri e alla sua insistenza nel vedere Mandžukić titolarissimo, l’impietoso zero riscontrato alla casella delle reti segnate nel 2019 rimette in questione l’impiego del giocatore, che in campionato ha registrato tre assist ma anche molte prestazioni opache, un errore decisivo, anche se imputabile anche ad altri compagni di squadra, contro il Parma, e in Champions non si è visto molto nemmeno nella sfida di ritorno contro l’Atlético: in una gara in cui tutti hanno dato il meglio di sé, Mario è apparso infatti stanco e poco lucido, lontano dal giocatore che, pur additato come il meno tecnico tra i compagni di reparto, in passato aveva tenuto a galla la Juventus in gare europee in cui Higuaín sembrava paralizzato dai soliti tormentati complessi.
Il rinnovo di contratto è stato – forse volutamente, come iniezione di fiducia – annunciato in una fase della stagione in cui il giocatore si trova in deficit fisico e di gol, e circondato da un contesto particolare: l’incertezza sulla permanenza di un allenatore che lo ha sempre voluto in campo a costo di reinventargli il ruolo, le polemiche sulle troppe panchine e sulla posizione di Dybala, l’ascesa di Kean che segna tanto, scalpita, e se resta vorrà certezze e minuti la prossima stagione: questi elementi di contorno rendono ancora più spinosa la questione che si vuole far analizzare al resto della redazione.
Personalmente riconosco a Mandžukić tanti meriti ma il suo rinnovo alle cifre di cui si sente parlare mi pare piuttosto oneroso considerando che la frequenza del suo impiego nelle prossime stagioni dovrà essere rivista, non solo per i limiti derivanti dall’età ma anche perché se la Juve vuole fare un vero investimento su Kean, dovrà concedergli un minutaggio molto più ampio per permettergli di migliorare e di puntare a una maglia per gli Europei. Immaginando però che il rinnovo del croato significhi anche che ad oggi la situazione più probabile in panchina sarà un rinnovo di Allegri, l’avere uno come Mandžukić in rosa potrebbe sempre tornare utile: è un giocatore che comprende appieno certi meccanismi, sa sacrificarsi, ha un’ampia esperienza ad alto livello e non è mai stato tipo da polemiche e passi falsi a livello di comunicazione e vita privata. Spero però che un suo rinnovo rappresenti il voler conservare una soluzione in più e non l’abbandono del desiderio di far evolvere la squadra sul piano del gioco per arroccarsi su schemi e narrative che una Juventus “più europea” dovrebbe superare, almeno secondo quello che sembrava un obiettivo della dirigenza ed è sicuramente un auspicio di gran parte della tifoseria. Durante molte delle scorse estati si era immaginato un Mandžukić partente o destinato ad essere meno incisivo a fronte dei nuovi arrivi in attacco, ma Mario ha sempre smentito tutti, dunque forse si tratta solo di ritagliargli la giusta dimensione in quello che sarà il nuovo contesto. Passo quindi la palla al resto della redazione ben sapendo che saremo tutti in grado di esprimere opinioni più nette una volta che si saranno risolte altre questioni delicate (su tutte, il futuro di Dybala) e avremo un quadro più chiaro su quale sarà – realisticamente – la rosa offensiva della prossima Juventus.
del prof Kantor
Mandžukić ha fatto tuta la sua carriera in squadre di primo livello e questo credo basterebbe a chiudere qualsiasi discussione; ma nel mondo di oggi c’è evidentemente bisogno di difendere questo tipo di giocatori, per me insostituibili, dall’assalto degli esteti del calcio. Cosa dire, il Manzo è quel giocatore che in una partita come Juve-Atleti 3-0 non segna ma permette a Ronaldo di saltare tutta la partita contro Juanfran invece che Godin (infatti due goal di testa). È quel giocatore che quando giochi peggio ti tiene a galla a forza di colpi di testa sul secondo palo. È quel giocatore che in una partita giocata male azzecca la sponda di testa che manda in porta l’attaccante… e così via. Poi certo ha un carattere terribile e se lo tieni in panchina due partite ti aspetta sotto casa. Ma le qualità superano abbondantemente i difetti e per il gioco della Juve è attualmente quasi indispensabile.
di Davide Terruzzi
Sono d’accordo col Prof. Mario Mandžukić è questo, lo è stato negli scorsi anni alla Juventus, non so se lo è stato in questa stagione. È stato indubbiamente protagonista di un ottimo mese, dicembre, ma poi il suo rendimento ha vissuto su un’altalena. Quando Mario sta bene, si sente, eccome si sente, ed è il classico giocatore che quando ti è avversario lo detesti; quando non è in condizione perde energia e si sente anche in questo caso. È sicuramente un calciatore sottovalutato anche dal punto di vista tecnico, ritengo che un uomo del suo spessore, della sua mentalità ed energia sia difficile da reperire sul mercato e penso sia anche questa la ragione per cui si è appena giunti al rinnovo; è talmente un giocatore dominante atleticamente che troppo spesso la Juventus si è appoggiata su di lui non sviluppando appieno altri concetti di gioco, ma penso il suo utilizzo verrà probabilmente più centellinato il prossimo anno.
di Jacopo Azzolini
Trovo condivisibile quanto scritto da Elena: Mandžukić è effettivamente un giocatore su cui tra i tifosi noto una polarizzazione eccessiva che sfocia nell’ideologia, con discorsi che poco hanno a che vedere col calcio. Personalmente, un profilo con le sue caratteristiche lo vorrei sempre nella mia squadra, è indubbio che arricchisca la rosa e le quantità di soluzioni a disposizione. Pensiamo solo a una gara in cui non riesci a superare la pressione rivale (ma è solo uno dei tanti esempi): quanto è utile disporre una simile torre su cui lanciare lungo e risalire il campo?
Tuttavia, all’atto pratico, non nascondo che è un rinnovo che non mi entusiasma: prima di tutto perché reputo discutibile legarsi così tanto a un (quasi) trentatreenne che ha più volte dimostrato di non apprezzare un minutaggio limitato (e storicamente non fa neanche bene da subentrato). Secondo, perché a volte la radicalizzazione tattica su di lui si è rivelata una “scorciatoia” che ha portato alla rinuncia nel cercare qualcosa di diverso nonostante una rosa ricchissima di talento. Il valore assoluto di Mandzukic è indiscutibile – e non ho dubbi sul fatto che sia ancora in grado di incidere a Torino – ma vorrei che si seguissero altre strade, ho qualche perplessità nel vederlo come pilastro della Juve del futuro. Poi certo, se il croato mi dovesse sorprendere e accettasse un utilizzo da jolly rivaluterei di molto la mia posizione attuale.
di Andrea Lapegna
È vero, è innegabile che il dibattito su Mandžukić si sia atrofizzato
su posizioni tossiche ma sarebbe profondamente sbagliato abbordarlo con
un manicheismo da tutto bianco o tutto nero. Sarebbe altresì sbagliato
limitare la propria analisi del ruolo di Mandžukić nella Juventus
basandola esclusivamente sui gol segnati, in un revival dei
pressappochismi giornalistici da tv locale degli anni ‘90. È infatti
superfluo affermare che il contributo di un attaccante prescinde dalla
fase realizzativa.
Uno degli aspetti meno appariscenti e clamorosamente meno narrati del
croato è la sua grande sensibilità ad applicazione tattica. Non tanto
per i movimenti da prima punta, quanto per la capacità di far giocare
meglio i compagni. Pensiamo ad esempio a come si scambia i marcatori con
Cristiano quando la Juve gioca il suo crossing game. Oltre naturalmente agli aspetti più decantati, quali il salto-in-testa-al-terzino (ne scrissi qui) e il ruolo da target man per le uscite di palla, spesso sulla sinistra per sfruttare la visione di Bonucci.
Infatti, benché Mandžukić sia un formidabile grimaldello tattico (la
parola “scorciatoia” è copyright di Antonio Corsa, caro Jacopo) è bene
rammentare che il croato non è più, atleticamente, quello stallone
debordante di due anni fa. Non recupera più da terzino, non rincorre più
gli avversari a tutto campo, non fa più tre ruoli in uno come in quel
felicissimo 4231. È ormai un calciatore più misurato, certamente
consapevole di come far valere i propri mezzi fisici e altrettanto
certamente aderente alla narrazione della garra charrúa in salsa balcanica. Ma è un Mandžukić un po’ meno Mandžukić.
Va beh, quindi? Quindi io uno come Mandžukić lo terrei sempre in squadra. Mi sento però di sposare la valutazione di Allegri secondo cui Mandžukić dà molto quando gioca dal primo minuto, e dà qualcosa di prossimo allo zero quando invece subentra. Il fatto è che #NellaJuveCheVorrei Mandžukić è molto più vicino ad una riserva da far entrare nelle rotazioni che non una componente imprescindibile.
di Antonio Corsa
Grazie per il copyright, Andrea. La farò breve andando dritto al punto: Mario è una “scorciatoia”, l’ho più volte ribadito, ma è LA scorciatoia preferita di Allegri che in 168 gare ufficiali in cui lo ha avuto a disposizione, lo ha schierato titolare 142 volte. Occhio però, perché il dato più significativo, a 33 anni, rischia di essere un altro: con Max allenatore, è stato utilizzato a partita in corso solo il 15% delle volte. Il giocatore non rende in queste situazioni e Allegri, che lo sa, preferisce non convocarlo o lasciarlo tutta la gara in panchina piuttosto che usarlo come “arma tattica nel secondo tempo” (e sappiamo quanto le adori!).
Concordo con Davide nell’analisi della stagione 2018/19 del croato: ci ricordiamo tutti le cose buone, ma non vorrei dimenticassimo anche dei periodi di scarsa forma fisica durante i quali non era in condizione di fare la differenza e del fatto che, nonostante ciò, abbia praticamente sempre giocato titolare.
In linea di massima, io sarei per accontentare l’allenatore e il rinnovo non mi dispiace perché, anche dovessimo scegliere in futuro un’altra guida tecnica meno “manzoniana”, per Mario trovarsi un’altra squadra non sarebbe un problema visto il costo residuo del suo cartellino praticamente nullo. Credo però, in tutta sincerità, che dalla prossima stagione, a prescindere dall’allenatore e dal contesto tattico, e vista anche l’esplosione di Kean cui andrebbe data continuità, il suo utilizzo debba essere più centellinato ed il primo ad accettarlo dovrà essere proprio lui.