L’Ajax passa allo Stadium

La Juve viene superata 2-1 dagli olandesi nonostante il vantaggio iniziale di Ronaldo e termina la sua avventura in Champions

Termina il cammino europeo della Juve. E non c’è da recriminare, perché vanno riconosciuti i meriti dell’Ajax, capace, dopo aver giocato un’ottima gara anche all’andata, di vincere 2-1 allo Stadium, nonostante il vantaggio bianconero firmato da Ronaldo. Gli olandesi non si fanno intimorire, anzi pareggiano in fretta e nella ripresa, oltre a passare con De Ligt, dominano per lunghi tratti, condannando la squadra di Allegri all’eliminazione.

LA JUVE PARTE FORTE


Allegri aveva chiesto una partita di tecnica e di fisico e i suoi fanno di tutto per accontentarlo, pressando altissimo e tenendo l’Ajax nella propria metà campo per i primi dieci minuti, durante i quali gli olandesi perdono Mazraoui, sostituito da Sinkgraven. L’atteggiamento degli ospiti è diverso rispetto all’andata e i bianconeri hanno più tempo per impostare la manovra, ma la difesa dell’area di De Ligt e soci è tremendamente efficace. Nonostante la supremazia territoriale bianconera è Van de Beek, grazie a un rimpallo, ad avere la prima occasione della gara, sciupata calciando alto da ottima posizione e Dybala risponde immediatamente con un sinistro da fuori area che Onana vola a bloccare.

RONALDO-VAN DE BEEK, BOTTA E RISPOSTA


Gli olandesi sembrano vivere il loro miglior momento poco prima della mezz’ora, ma la Juve è sorniona e pronta a colpire. E ha l’uomo giusto per farlo. È il 28′ quando Ronaldo si libera perfettamente in area e infila di testa l’assist dalla bandierina di Pjanic. Lo Stadium esplode, ma la gioia dura poco perché, come ad Amsterdam, l’Ajax ci mette poco a pareggiare: sei minuti più tardi un tiraccio da fuori area di Zyech coglie impreparata la difesa e si trasforma in un assist per Van de Beek, che si ritrova a tu per tu con Szczesny con il pallone tra i piedi e infila nell’angolino.

SCZESNY, CHE MIRACOLO


È tutto da rifare e oltretutto ora un gol degli olandesi complicherebbe tremendamente le cose. Allegri cambia a inizio ripresa, inserendo Kean al posto di Dybala, dolorante al termine del primo tempo e la Juve inizia mantenendo il controllo del gioco, senza però riuscire a pungere. Va invece vicinissimo a farlo l’Ajax che approfitta di un’apertura errata di Pjanic per portare al tiro Ziyech, liberato davanti a Szczesny. Il tiro è a botta sicura, ma il portiere bianconero compie un vero miracolo, alzando il braccio sinistro, intercettando la conclusione e bloccano successivamente il pallone. È una parata che vale un gol e quella che arriva poco più tardi sul tentativo di Van de Beek è come una doppietta. Ora è la squadra di Ten Hag a comandare le operazioni e la Juve è in difficoltà di fronte alle folate degli olandesi.

DE LIGT CONDANNA LA JUVE


I bianconeri reagiscono con una combinazione tra Ronaldo e Kean e con il destro del nuovo entrato, sul fondo, ma rischiano tantissimo sul contropiede ospite, sventato da un provvidenziale intervento di Pjanic che anticipa Ziyech all’ultimo momento utile. Allegri cambia ancora al 20′, richiamando De Sciglio per Cancelo, ma l’Ajax ora è padrone del gioco e passa meritatamente con De Ligt, che stacca tra Rugani e Alex Sandro e schiaccia in rete di testa il corner di Schone. A questo punto servirebbe una reazione di rabbia e di orgoglio, ma la Juve non riesce a trovarla e non ha neanche la lucidità necessaria per una manovra ragionata. È anzi l’Ajax ad andare ancora vicino al terzo gol con Neres, che mette fuori da due passi, e con Schone, che spara a lato dal limite. Le occasioni certificano la supremazia dei ragazzi terribili di Ten Hag, che conducono senza patemi fino al fischio finale e possono festeggiare la meritata qualificazione.

JUVENTUS-AJAX 1-2

RETI: Ronaldo 28′ pt, Van de Beek 34′ pt, De Ligt 21′ st

JUVENTUS
Szczesny; De Sciglio (19′ st Cancelo), Bonucci, Rugani, Alex Sandro; Emre Can, Pjanic, Matuidi; Bernardeschi (35′ st Bentancur), Dybala (1′ st Kean), Ronaldo
A disposizione: Pinsoglio, Barzagli, Spinazzola, Khedira
Allenatore: Allegri

AJAX
Onana; Veltman, De Ligt, Blind, Mazraoui (11′ pt Sinkgraven, 37′ st Magallan); Schone, De Jong; Ziyech (43′ st Huntelaar), Van de Beek, Neres; Tadic
A disposizione: Varela, De Wit, Dolberg, Ekkelenkamp
Allenatore: Ten Hag

ARBITRO: Turpin (FRA)
ASSISTENTI: Danos (FRA), Gringore (FRA)

QUARTO UFFICIALE:  Bastien (FRA)
VAR: Rainville (FRA), Letexier (FRA)

AMMONITI: 24′ pt Bonucci, 48′ st Ronaldo

Juve-Ajax 1-2: sconfitti da noi stessi e dal calcio vero

juve-ajax

Un’eliminazione senza alibi, senza attenuanti, con prestazioni inferiori a quelle degli avversari sia all’andata che al ritorno. Uscire con queste premesse a volte risulta meno doloroso, ma non quando la squadra avversaria è, sulla carta, un’outsider della competizione e a bocce ferme appare decisamente meno attrezzata di te per competere in Europa.

L’inizio della partita è promettente, la Juventus è aggressiva e il pressing posizionale portato dai bianconeri, complice l’ottima posizione oscillante di un Dybala ora centravanti ora trequartista, mette in difficoltà l’Ajax. La squadra di Allegri morde sul primo possesso degli ajacidi, arriva più volte vicina al gol su azione e alla fine lo trova sugli sviluppi di un corner, con Cristiano abile a sfruttare un’incomprensione della retroguardia ospite e insaccare con un colpo di testa dei suoi. L’Ajax pare più timido e meno convinto rispetto all’andata, ancor più dopo il gol, ma trova il pari in maniera decisamente fortunosa: su un tiro deviato da fuori area, Donny Van De Beek si trova solo a tu per tu con Szczesny e fredda il polacco con un piattone all’angolino.

Qui finisce la partita della Juventus.

Nella ripresa un Dybala impossibilitato a continuare a causa di una botta lascia il posto a Kean; questo cambio sarà la svolta tattica della gara. L’argentino ha svolto un eccellente lavoro in un possesso, schermando le linee di passaggio dei due mediani e ripiegando da centrocampista aggiunto in caso di necessità, per non lasciare la superiorità numerica all’Ajax. Kean invece interpreta il ruolo di centravanti in maniera classica, la Juve guadagna così in forza fisica ma perde drasticamente in letture e densità a centrocampo. La squadra di Ten Hag prende così possesso della partita, costruisce occasioni su occasioni e solo un eroico Szczesny impedisce per due volte ai lancieri di portarsi in vantaggio. Dall’altra parte la Juve si affida a sporadiche ripartenze, appoggiandosi su un Bernardeschi irriconoscibile e su un Cristiano costretto a cantare, portare la croce e chissà che altro. Il vantaggio ajacide arriva inaspettatamente su corner, con l’enorme de Ligt che svetta su Sandro e incorna alla perfezione. La Juve avrebbe la rabbia per reagire e riversarsi nella metà campo dell’Ajax, ma non ne ha i mezzi: il gioco palla a terra improvvisato per vie centrali va sempre e comunque a sbattere su de Ligt e Blind (ottimo stasera), i cross del subentrato Cancelo (regalato all’Ajax un tempo e mezzo di De Sciglio) non possono e non devono essere l’unica arma a disposizione, non quando dall’altra parte c’è una squadra che si trova a memoria e non segna il 3-1 solo perché si ritrova a piacersi un po’ troppo.

L’Ajax anticipa la sentenza che sarebbe arrivata in caso di passaggio del Manchester City o di finale col Barcellona: contro le squadre che giocano a calcio, al vero calcio. la Juventus parte in svantaggio. Può capitare di passare comunque il turno grazie alle prodezze dei singoli, alla supponenza dei rivali, agli episodi e altro ancora, ma il calcio speculativo ha davvero poco a che vedere con la Champions League. Spiegarlo a Max non ha ormai più senso.

Alex Campanelli

Come a Cardiff

Non vedo luce in fondo al tunnel dei pensieri. Non ho prospettive future e nemmeno voglia di scrivere: ho anche cancellato un articolo già pronto, per distrazione o per amarezza, fate vobis. Non ci sono con la testa, e molto probabilmente nemmeno i ragazzi di Allegri, come questa sera soltanto a Cardiff nella sua gestione bianconera. Come paragonare un’uscita di scena del genere, per opera di una squadra giovane ma brillante, ad una Finale di Champions contro il Real Madrid? Semplice, confronto le mie emozioni e le sento identiche: la squadra mi ha trasmesso lo stesso senso di impotenza che mi aveva fatto spegnere la televisione già a metà del secondo tempo. Questa volta, forse, visto lo svantaggio minimo, ho aspettato un attimo di più: dalla paratona di Szczesny, al gol annullato di Ziyech, fino al tocco di braccio reclamato da Cristiano & co. L’ho sofferta fino alla fine, come recita il nostro cuore ogni volta che scende in campo, ma questa volta la Juventus ha seguito il silenzio dello Stadium ed è uscita, prima di testa e poi di cuore e gambe. Non ci sono ritmi pressanti che tengano, perché i “ragazzi terribili” li avevi domati ad Amsterdam e nel primo tempo all’Allianz. Lascia perdere che, sull’1-1, avevi paura di uscire, ma non così: questo è un modo bruttissimo per concludere un ciclo vincente. Tornare a Torino, tra pochi giorni, e dover fare un punto contro la Fiorentina sarà un’impresa con questo umore. Non immagino nemmeno cosa sia doverla vivere in prima persona, dalla società fino ai giocatori stessi: sentirsi inutili con un campionato già vinto alle spalle. Come a Cardiff la delusione travolge tutto, anche una stagione praticamente perfetta in Italia. Simbolo dell’ecatombe di sentimenti sono due giocatori opposti: Dybala e Bonucci. I due capitani di questa sera che non hanno saputo reagire alle proprie emozioni, nascondendosi dietro le proprie responsabilità e lasciando agli eventi il compito di fare il loro corso. Il primo, nella stagione peggiore della sua carriera, ha alzato “bandiera bianca” a fine primo tempo, guardando dalla panchina i compagni crollare sotto i colpi dei lancieri. Il secondo, dal ritorno da “figliol prodigo”, non ha dato sicurezza al reparto difensivo e si è fatto saltare in testa (insieme ad Alex Sandro) da De Ligt: l’unico appunto è che l’ultimo a segnare in Champions, decretando la nostra eliminazione, è stato la “ciliegina sulla torta” della nostra campagna acquisti di quest’anno. Diciamo che non mi dispiacerebbe accadesse nuovamente. Ora la domanda è lecita: se perdere contro quel Real Madrid “poteva starci”, ora il Mago Max cosa dirà di fronte al l’eliminazione contro una Cenerentola? Noi ne avevamo stese un po’, dal Dortmund fino al Monaco, senza nessuna pietà: cos’è cambiato questa volta? Siamo di fronte davvero ad una squadra più forte di questa Juventus? Saranno interrogativi che attanaglieranno i dirigenti e l’allenatore bianconero che, così come a Cardiff, decideranno se chiudere il ciclo assieme con una sconfitta così cocente. L’ultimo frame della Juve di Allegri è un secondo tempo invisibile, totalmente fuori da ogni logica e assordato dal silenzio dello stadio e dei suoi giocatori. Un ammutinamento che sa di resa definitiva, ora che il Capitano è stato lasciato solo di fronte al nubifragio più grande. Max Allegri come Napoleone Bonaparte, da dominatore d’Europa ad esiliato di lusso: è stata fatale la battaglia di Torino, così come Waterloo decretò la fine dei “cento giorni” da Imperatore del francese più famoso della storia. Dopo la disfatta di Cardiff (e di Russia per Napoleone), non era meglio fermarsi e prendersi l’applauso concluso lo spettacolo? Replicare, così in malo modo, rende tutto semplicemente più triste.Fu vera gloria? Ai posteril’ardua sentenza.

Sabina Palermo