Il 3 settembre 1989 un incidente automobilistico ci strappava Gaetano Scirea, campione indimenticabile sul campo ed esempio fuori. Dopo trent’anni la sua eredità sportiva ed umana è ancora vivida.
«È morto Gaetano Scirea, in un incidente stradale avvenuto in Polonia, dove si era recato per seguire la squadra che sarà la prossima avversaria della sua Juventus nella coppa». È la tarda serata di domenica 3 settembre 1989, l’Italia sportiva e non solo apprende la tragica notizia dalla Domenica Sportiva. È Sandro Ciotti a interrompere il programma e ad annunciare la scomparsa del campione. L’Italia però in quel momento, prima ancora del fuoriclasse, piange l’uomo. Gaetano aveva solo 36 anni e lasciava la moglie Mariella e il figlio Riccardo.
Sono passati trent’anni esatti, ma l’eredità che Scirea ha lasciato è ancora intatta. Sul campo, dove ha vinto tutto: un Mondiale, sette scudetti, tutte le coppe organizzate dalla UEFA, un’Intercontinentale, due coppe Italia. Ma forse soprattutto fuori del campo.
Una fotografia del giocatore e dell’uomo la regala Dino Zoff, probabilmente il campione bianconero che ha maggiori punti di contatto con Gaetano e non solo perché erano amici intimi: «Ricordo la notte dopo la vittoria del Mondiale, assaporammo la gioia insieme, scambiando pochissime parole. La nostra stanza era soprannominata “la Svizzera”, perché era un’oasi di serenità».
Mai un eccesso, mai un comportamento fuori dalle righe, come ricordava il suo Presidente di sempre, Giampiero Boniperti: «Non ha mai pronunciato una parola contro un compagno. Scirea era il mio fuoriclasse in tutto».
Per ricordare a chi c’era, ma anche per raccontare alle nuove generazioni chi fosse Gaetano Scirea e perché a trent’anni di distanza la sua figura sia ancora tanto vivida, lo Juventus Museum gli dedica una mostra temporanea.
L’esposizione “Gaetano Scirea”, all’interno del museo bianconero, verrà inaugurata proprio oggi, e sarà visitabile dal pubblico a partire da domani.