Tale Antonio juventino, tale Antonio interista. Tale Maurizio napolista, altro Maurizio juventino. Trascorrono le stagioni, gli anni, cambiano le società di appartenenza e di conseguenza possono variare le comunicazioni di questo e/o quello.
Gioca prima la Juventus e dunque parla prima Sarri: l’onestà, sarebbe stato ingiusto vincere contro la Fiorentina; l’obiettività, tanto carattere senza qualità. Poi sfugge il meteo, il caldo, la mancata brillantezza e per l’audience è sùbito reminiscenza delle conferenze stampa di due-tre anni fa (l’orario difforme, il fatturato).
In prima serata, c’è Inter-Udinese: neroazzurri così così, anche e soprattutto considerando un’ora giocata undici contro dieci, ma infine vincenti. A Conte chiedono di replicare a Sarri e lui, dapprima sorridendo stizzito, acquieta il collega perché oggi allena la “parte forte” e ricca.
Sarri ha letto la temperatura sul proprio smartphone e l’ha
riportata: giocare con trentadue gradi non è il massimo della vita
sportiva, tutto qui; nessuna giustificazione, nessuno sgravio, nessuna sfida a chi disputa match in serata.
Conte, imbeccato dalla domanda del giornalista, acchiappa la chance e
coltiva il terreno: i più forti non possono accampare scuse, semmai
potremmo noi altri…Coerente, eh.
In pochi secondi di botta e risposta, l’interista ex juventino potrebbe aver pensato, ripensato, agitato dentro di sé i tre anni di Torino. Conte ha vinto il primo scudetto del 2012 da non favorito, nettamente non favorito; ha tritato e ritritato il concetto di cui sopra per l’intera stagione, per poi trionfare ed esultare con iperboli.
La Juventus di oggi non vale dieci euro, ma cento e più. Questa è la stima dell’allenatore dell’Inter, credibilmente onesta; quel che forse non è molto onesta è la replica piccata, quasi da non vedere l’ora di. Conte tale e quale.
E Sarri?
Ribadendo che non abbia lanciato alcuna provocazione, ha
nolente sollecitato il feedback di chi, comunque proceda la stagione e
si compili la classifica, è e resta l’avversario dell’anno.
Il mister bianconero è stato sobrio, onesto, oggettivo, eppure ha concesso il pertugio per l’appiglio, il colpo, l’offensiva da parte di chi è storicamente caposcuola dell’istigazione.
Non siamo comunque sorpresi: fu Juve contro Inter, è Juve contro Inter e sarà Juve contro Inter.
Non si risenta il Napoli che, piaccia o non piaccia in quel di Milano, resta la seconda squadra del campionato. Ma questo, il tale e quale Conte, lo sa bene.