La Joya e il Pipita firmano il successo sull’Inter a San Siro e regalano il primato in classifica ai bianconeri
Una Juve bella, tosta e matura va a prendersi tre punti a San Siro e il primato in campionato. I bianconeri lasciano all’Inter venti minuti di gioco, quelli tra il decimo e la mezz’ora del primo tempo, quando i padroni di casa riescono a pareggiare il fulmineo vantaggio di Dybala, ma il resto è un monologo e quando Higuain firma il definitivo 2-1, giustizia è fatta. È SUBITO JOYA
Proprio il Pipita è l’unico a rimanere fuori rispetto all’undici titolare di coppa e anche se era stato il migliore contro i tedeschi, la Joya non ci mette neanche quattro minuti per dare ragione a Sarri: Pjanic riceve a centrocampo e lancia l’argentino che, tallonato da Skriniar, arriva fino in area e infila un diagonale sinistro imprendibile. LAUTARO DAL DISCHETTO
L’Inter è pericolosa quando parte in contropiede, la Juve a tratti è incontenibile e Ronaldo potrebbe raddoppiare dopo appena cinque minuti dal vantaggio, ma il suo destro dal limite centra in pieno la traversa. I nerazzurri non si scompongono, prendono campo e arrivano al pareggio grazie ad un rigore concesso per un tocco in area con il braccio di de Ligt . Szcezsny intuisce la traiettoria di Lautaro, ma non arriva sul pallone. JUVE PADRONA DEL GIOCO
Ci arriva invece poco prima della mezz’ora, quando l’argentino dell’Inter cerca di emulare Dybala, sparando in diagonale, e il portiere bianconero vola a deviare con la mano di richiamo. La Juve pressa altissimo e per l’ultima parte del primo tempo conduce il gioco con autorevolezza. Ronaldo arriva al tiro dopo una bella combinazione con Matuidi e trova Handanovic piazzato, quindi va in gol dopo uno scambio con Dybala, ma il signor Rocchi annulla per un fuorigioco millimetrico dell’argentino. L’1-1 sta decisamente stretto ai bianconeri e, quando le squadre tornano in campo dopo l’intervallo, la squadra di Sarri sembra avere ancora un altro passo rispetto ai padroni di casa. Scambi rapidi palla a terra, pressione costante, difesa alta… Per un quarto d’ora l’Inter è schiacciata nella propria metà campo e Bernardeschi prova a piazzare il sinistro dal limite, ma Handanovic blocca, poi è Khedira a liberare Dybala davanti al portiere nerazzurro, che riesce a chiudere lo specchio. PIPITA!!!
Sarri cambia il tedesco e Bernardeschi con Bentancur e Higuain e l’Inter ora trova più spazi per aggirare il pressing e riesce a uscire dal guscio, arrivando al tiro con Vecino, che colpisce il palo esterno dopo una deviazione di de Ligt. La soluzione del tecnico bianconero è richiamare Dybala e inserire Emre Can, che va ad occuparsi di Brozovic. Ed è una mossa decisiva, perché la Juve ritrova solidità, riprende a martellare e passa, più che meritatamente. L’azione è un gioiello, con il triangolo tra Bentancur e Ronaldo e il tocco dell’uruguaiano in area per Higuain, che controlla, si porta il pallone in avanti e infila sotto il corpo di Handanovic. L’Inter si fa sotto con la forza della disperazione e D’Ambrosio libera al tiro Vecino, che trova sulla sua strada la provvidenziale uscita di Szczesny, ma è l’unica occasione che i nerazzurri riescono a produrre. La Juve tiene, con classe, esperienza, coraggio e porta a casa una vittoria splendida. Una vittoria che vale la testa della classifica.
INTER-JUVENTUS 1-2
RETI: Dybala 4′ pt, Lautaro rig. 18′ pt, Higuain 35′ st
INTER
Handanovic; Godin, (9′ st Bastoni) de Vrij, Skriniar; D’Ambrosio, Barella, Brozovic, Sensi (33′ pt Vecino), Asamoah; Lautaro (33′ st Politano), Lukaku
A disposizione: Padelli, Ranocchia, Biraghi, Di Marco, Gagliardini, Lazaro, Borja Valero, Candreva, Esposito
Allenatore: Conte
JUVENTUS
Szczesny; Cuadrado, Bonucci, de Ligt, Alex Sandro; Khedira (17′ st Bentancur), Pjanic, Matuidi; Bernardeschi (17′ st Higuain); Dybala (26′ st Emre Can), Ronaldo
A disposizione: Buffon, Pinsoglio, Rugani, Demiral, Emre Can, Rabiot, Ramsey
Allenatore: Sarri
ARBITRO: Rocchi
ASSISTENTI: Meli, Carbone
QUARTO UFFICIALE: Maresca
VAR: Irrati, Peretti
AMMONITI: 13′ pt Alex Sandro, 39′ st Emre Can, 40′ st Pjanic, 43′ st Vecino, 45′ st Barella
Inter-Juventus 1-2: licenza d’uccidere. Loro e noi!
Da un lato i calci, il nervosismo, il carattere, la voglia di dimostrare di essere i migliori, la parte nerazzurra, la parte dell’Inter. Dall’altro il gioco, la calma, le trame, i Ronaldo, i Dybala, gli Higuain, i gol, i tre punti. Forse è la serata migliore della Juventus da quando Sarri siede sulla panchina bianconera, ed il fatto che sia venuta fuori a San Siro nella serata ad oggi più importante della stagione è abbastanza significativo.
Si parte con due sorprese, Bernardeschi e Dybala in, Ramsey ed Higuain out: una mossa è azzeccatissima, l’altra un po’ meno, ma tatticamente è l’opzione giusta, quel che manca è il singolo. Un singolo che risponde ad un involuto Federico Bernardeschi. La prestazione della Joya si commenta da sola, dal gol a tante altre belle giocate, alla voglia di incidere che non sempre riesce, ma che responsabilizza l’argentino. Riesce a metà l’esperimento tridente, ma anche quella finisce per diventare una mossa quando finisce la partita dell’ex Palermo: l’Inter lì perde le distanze, Bentancur da subentrante sa quel che deve fare, l’assist è al bacio.
E poi c’è quel tizio là, che a San Siro ha già dato di che farci godere, questo è la punta dell’iceberg che fa esplodere la parte bianconera di chi stava sugli spalti e alla tv: Gonzalo Higuain. Una scena già vista: due anni fa ci pensò Spalletti con l’inserimento di Santon, oggi il grazie va a mister Conte che mette Bastoni. Ci hai messo in difficoltà, Antonio, ma ti manca ancora uno step per mettere il naso davanti: magari ci riuscirai a maggio, oggi no. Oggi vince la Juve, la più bella monotonia della storia del calcio.
Fabio Giambò.
Inter-Juve 1-2: Kramer contro Kramer
Si era capito da subito che avrebbe vinto la Juventus:
Nel
prepartita sky passavano immagini di Sarri e Conte, interviste di
Marotta e Paratici: sembrava ferragosto a Villar Perosa, JuveA-JuveB,
una festa bianconera.
Partita da categorie: categorie di squadre e di giocatori, anche all’interno delle stessa compagine: Dybala è un campione e si vede nelle partite che contano, Bernardeschi, che non sbaglia un controllo*, è un tarocco. Bravo a schermare ma nessuno si farebbe uno scudo d’oro per ripararsi dalle radiazioni.
Poi Sarri, che prepara la partita in maniera superba, decide di giocare in 11 e concede ben 600 secondi all’esperimento Dybala trequartista. Però il tecnico juventino, anzi no, quello della Juventus (va specificato perché pure quello dell’Inter è juventino fradicio e sarebbe morto stasera per potersi sedere nell’altra panchina) dà una dimostrazione pratica di cosa significhi azzeccare i cambi e non solo quello di Higuain, uno a cui quella porta là di San Siro comincia a fare lo stesso effetto delle magliette azzurre del Napoli…
È una Juve che somiglia a se stessa, che restituisce in campo il valore della rosa. Una Juve che non specula, che non si accontenta, che ha un’idea e la persegue, che gioca, che vuole giocare e vincere pure quando il pareggio in casa della capolista potrebbe andare bene e questo grazie anche ai protagonisti:
Bonucci da monumento
deLigt
bravissimo nella gara di scivolate; sta crescendo tra luci e ombre, ma
nei momenti di buio prendere un palo in fronte è un attimo
Pjanic
migliore in campo, valorizzato, diamante incastonato in un anello
prezioso, prende in mano il centrocampo e rimanda a scuola Iniesta
(finché resta in campo) e Xavi vestiti di nerazzurro
Cuadrado perfetto come AS tranne per il giallo stupido che decide di prendere e Khedira ha deciso che sto addio al calcio me lo vuole far sudare
CR7 normale, che per i suoi standard significa fare cose che per gli altri sono straordinarie
Dybala,
come detto sopra è un campione, dio benedica il giorno che il
Manchester UTD ha rifiutato lo scambio con Lukaku, che non è scarso per
carità, stasera ha anche risolto bene un paio di mischie e realizzato
una meta.
Il peso di una vittoria viene dato come sempre anche dal valore dell’avversario: l’Inter in crescita, squadra tosta, non molla mai, allenata da quello che ritengo il miglior allenatore italiano, i migliori sono stati D’Ambrosio, mister “5 polmoni” Barella, Martinez e Rocchi.
La prestazione è stata così soddisfacente, così confortante, così autoritaria e di personalità di fronte ad un avversario caricato a molla, in palla e che giocava in casa che il risultato alla fine era la cosa meno importante e non solo perché è ottobre e siamo alla settima giornata ma perché abbiamo vissuto questa partita con la convinzione crescente che lo score sarebbe stato solo un logico risultato della prestazione e che se anche questo non fosse avvenuto stasera sarebbe stata solo una questione di tempo.
W la Juve. È sempre bello tifarla e vederla vincere, ma farlo così è ancora più bello.
*non tocca un pallone, tranne un passaggio ad Handanovic.
Willy SIgnori.