CR7, lampo finale. 1-1 a San Siro

Milan in vantaggio con Rebic, la Juve pareggia al 90′ grazie al rigore di Ronaldo

Quando Cristiano Ronaldo è in campo, non si dia mai nulla per scontato. La lezione è ormai nota, ma a San Siro, questa sera, si è avuta l’ennesima dimostrazione di quanto un campione del genere sia decisivo. Anche in una partita ormai praticamente conclusa e meritatamente condotta dal Milan. Anche in una gara in cui né lui né la squadra hanno certo brillato. È il 90′ quando su uno spiovente dalla destra, CR7 inventa la rovesciata che finisce sul braccio di Calabria e che porta al rigore del pareggio, ovviamente da lui stesso trasformato. La semifinale di andata di Coppa Italia termina 1-1 e per l’andamento dell’incontro è un risultato che la Juve può tenersi stretto.

IL MILAN PARTE FORTE, BUFFON C’È

Sarri punta su un inedito 4-3-3, in cui Ramsey agisce da mezz’ala e Cuadrado da esterno alto di destra. Il Milan scende in campo con un classico 4-4-2 e soprattutto con un atteggiamento aggressivo, che  nei primi cinque minuti produce un colpo di testa di Ibrahimovic e una sventola da fuori di Kessie a lato, e un destro di Rebic respinto con i pugni da Buffon.

Finito lo sfogo iniziale dei padroni di casa, esce la Juve, che mostra una notevole qualità di palleggio, anche se i continui raddoppi dei rossoneri finiscono quasi sempre per spezzare la manovra. Buffon è costretto a volare per intercettare i tentativi di Calabria e Rebic dal limite, mentre Donnarumma rimane inoperoso fino al 35′, quando viene impegnato da una saetta rasoterra di Cuadrado.

REBIC, VANTAGGIO ROSSONERO

Il Milan inizia anche la ripresa con il piede sull’acceleratore e Buffon è subito chiamato a respingere con i piedi il diagonale di Rebic e a bloccare il sinistro di Castillejo. I bianconeri faticano a tenere il ritmo degli avversari, rispetto al primo tempo scambiano con meno precisione e quando arrivano al tiro con Dybala, Donnarumma è piazzato. Rispetto al collega Buffon ha ben più lavoro, riesce a mettere in angolo le conclusioni di Ibrahimovic e Hernandez, ma non può davvero fare nulla quando Castillejo pesca in area Rebic e il croato piazza nell’angolino il vantaggio rossonero.

ESPULSO HERNANDEZ

Sarri cambia Ramsey con Bentancur e De Sciglio con Higuain, riportando Cuadrado sulla linea di difesa. Dybala, maltrattato per tutta la gara, subisce l’ennesimo fallo duro di Hernandez che, già ammonito, rimedia il secondo giallo e lascia i compagni in dieci. L’autore del gol, Rebic, è così costretto a uscire per fare spazio a Laxalt, mentre l’ultimo cambio dei bianconeri è Rabiot per Matuidi.

CR7 ALL’ULTIMO RESPIRO

Le sostituzioni non sembrano sortire effetto, anche perché spesso il gioco si sviluppa centralmente, finendo per imbottigliarsi al limite dell’area e così, l’unica conclusione prodotta fino al 90′ è un sinistro di Dybala a lato che Donnarumma controlla senza timori. Quando però finalmente la Juve allarga la manovra, parte un traversone per Ronaldo, che si coordina per la rovesciata. La conclusione del portoghese centra in pieno il braccio di Calabria e Valeri, dopo il consulto del VAR, non può che concedere il rigore. CR7 dal dischetto è una sentenza e quando il tempo regolamentare è già scaduto, infila il pareggio che permette alla Juve di tirare un sospiro di sollievo in vista della sfida di ritorno. L’1-1 in trasferta è un risultato più che buono, ma in ogni caso il 4 marzo, all’Allianz Stadium, servirà una Juve diversa.

MILAN-JUVENTUS 1-1

RETI:
Rebic 16′ st, Ronaldo rig. 46′ st

MILAN
G.Donnarumma; Calabria, Kjaer, Romagnoli, Hernandez; Castillejo (35′ st Saelemaekers), Kessie, Bennacer, Calhanoglu (42′ st Paquetà), Rebic (28′ st Laxalt), Ibrahimovic

A disposizione: Begovic, A.Donnarumma, Gabbia,  Musacchio, Brescianini, Bonaventura, Leao, Maldini
Allenatore: Pioli

JUVENTUS
Buffon; De Sciglio (24′ st Higuain), De Ligt, Bonucci, Alex Sandro; Ramsey (17′ st Bentancur), Pjanic, Matuidi (28′ st Rabiot); Cuadrado, Dybala, Ronaldo

A disposizione: Szczesny, Pinsoglio, Danilo, Rugani, Coccolo, Olivieri, Wesley,
Allenatore: Sarri

ARBITRO: Valeri
ASSISTENTI: Bindoni, Fiorito
QUARTO UFFICIALE: Chiffi
VAR: Nasca, Vivenzi

AMMONITI: 29′ pt Ibrahimovic, 30′ pt Ramsey, 42′ pt Hernandez 13′ st Kessie, 24′ st Castillejo, 27′ st Hernandez, 45′ st Calabria

ESPULSI: 27′ st Hernandez

Milan – Juve 1-1: l’identità del dolore

Si è detto più volte che la Juventus di Sarri è “una squadra senza identità” oppure, ancora peggio, “che è come quella di Allegri“; la partita di Coppa Italia tra i bianconeri e il Milan dovrebbe aver smentito anche i più convinti sostenitori di tali teorie.

Nel primo tempo la Juve ha avuto eccome un’identità di gioco: tecnicamente sopraffina fino ad arrivare al barocco, allo sfarzo eccessivo, al ricamo elaborato quando forse sarebbe più logico e intelligente optare per soluzioni più conservative. Questa Juventus sembra uscita da un’intervista di Xavi, uno di quelli che nel postpartita prima ti porta i dati sul predominio territoriale e sul possesso palla e poi magari ti commenta il risultato, del quale gli importa relativamente. Nei primi 45′ la Juve fino agli ultimi 25 metri sembra davvero il Barça di Pep, tolto Matuidi che è estremamente utile in alcune partite ovvero le partite all’estremo opposto di questa, salvo poi perdersi su una fascia, far saltare tutto per un appoggio calibrato male o un giocatore fuori posizione. Per contro il Milan, con un provincialissimo 35% di possesso palla, ha tirato tantissimo da diverse posizioni, anche se l’unica parata “degna di nota” è stata quella di Buffon su Calabria, mentre dall’altra parte Cuadrado metteva in difficoltà Donnarumma sull’unica vera incursione della Juve.

Se il primo tempo è stato di difficile lettura, non si può dire lo stesso della ripresa: trascinato dal tracimante Bennacer, il Milan ha alzato i giri del motore e messo sotto la Juve sul piano del ritmo, anche se a conti fatti il gol rossonero arriva su un errore da matita blu di De Sciglio, ectoplasmatico in marcatura su Rebic. Emergono qui due dei principali problemi della Juventus, spesso nascosti da chi urla sproloqui non ragionati contro allenatore e giocatori. Il primo è relativo a una precisa scelta in fase difensiva: molto spesso la squadra, quando si trova a difendere una fascia, decide di lasciare molto spazio sul lato debole, rendendo quasi impossibile all’esterno di competenza scalare in caso di cambio di gioco sul lato debole, e permettendo dunque agli avversari di cercare il cross (come successo oggi a Castillejo) o l’1 contro 1 con tutta la calma del mondo. Il secondo, palesatosi immediatamente dopo il primo, è legato alle difficoltà della Juve di cambiare ritmo e spartito una volta che il risultato muta; pur inserendo un giocatore di grande gamba come Bentancur, la squadra oggi (così come molte altre volte) non è riuscita nella sua interezza a cambiare marcia una volta finita in svantaggio, non ha saputo aumentare la frequenza degli scambi in possesso né la veemenza e l’efficacia del pressing. Riguardo al canovaccio tattico, questa Juve purtroppo sembra avere solamente negli spunti individuali, che siano break centrali di Dybala o dribbling sull’esterno di Sandro e Cuadrado, un’alternativa al classico giro palla-imbucata centrale che ne ha caratterizzato la stagione fin qui, come se il prolungato periodo giocato col rombo a centrocampo abbia impedito a Sarri di lavorare su altri automatismi che possano coinvolgere le catene laterali o che disordinino la difesa avversaria per permettere le imbucate delle mezzali (finora le grandi assenti a livello realizzativo, anche per proprio demerito).