L’orrore di ieri si può guardare solo in un modo: stravaccati impotenti e passivi sul divano dopo 90’ minuti da Juve Stabia, sperando passi in fretta e facendosi trasportare dalla terrificante bruttezza dell’approccio mentale, dell’assetto tattico, della moscezza e dagli strafalcioni tecnici di 11 tizi che indossavano per caso la nostra maglia. E pensare che in fondo sì, purtroppo capita, che in effetti sì, assistere a gare così atroci della tua squadra solo una volta ogni 3-6 mesi è un fottutissimo privilegio.
Ecco le (uniche) 5 cose da salvare della gara immonda di ieri
CAPPOTTI. Detto di Bonni&Barza, anche Allegri ha ammesso di averla preparata sotto acido. Non solo mentalmente, ma con scelte ferali: Hernanes troppo friabile per una gara di wrestling e Asa fisicamente inidoneo. La consapevolezza dei nostri flop ha portato però SEMPRE a cose positive. Dopo i cali di tensione la prima Juve di Conte rimbalzava in campo ancor più cazzuta. Dopo il black-out in Juve-Samp (1-2 con loro in 10) e l’anno dopo in Fiorentina-Juve (4-2), infilammo filotti vincenti utili al 2° e 3° scudo. Dopo il KO con un Parma fallito, alzammo la tensione per evitare sgradite sorprese. Dopo lo sciagurato 1-0 col Sassuolo abbiamo infilato 15 gemme. La Juve è tecnicamente gustosa, fisicamente possente, tatticamente organizzata e soprattutto mentalmente d’acciaio. Questo è solo IL flop mentale dell’anno, finora. Gli altri KO, con Udinese, Roma e Napoli, nascono da errori tecnici, tattici, condizione fisica e assenti. Con l’Inter invece vuoto pneumatico: testa, piano tattico, voglia, organizzazione. Sarà un ottimo promemoria dall’Atalanta in poi, un altro post-it nella testa dei calciatori dopo il cappotto lanciato da Allegri: tensione massima ogni secondo, perché le gare girano emotivamente ad ogni gol irregolare subito a freddo.
SECONDA FINALE DI FILA. Chi si vergogna per ieri è giovane, troppo. Non ricorda che la Coppetta Italia storicamente per la Juve è un allenamento del mercoledì. Classico torneo da perdenti: Samp, Inter, Lazio, Fiore, Mancini. Anche le Juve più clamorose di sempre hanno snobbato la coppa: riserve in campo e attitudine zero. Non è un caso se due finali di fila non arrivavano dagli anni ’60 –Charles, Sivori e Boniperti-. Le 3 finali negli ultimi 5 anni non sono un segno di maggiore attenzione alla Coppa (la prima finale Conte la giocò con le riserve a scudo già cucito), ma di un tale gap per cui arriviamo in fondo anche con le riserve contro chi gioca alla morte per l’unico trofeo a disposizione (Toro, Lazio, Inter..). Prima di vergognarsi, i più giovani farebbero bene a vedere i risultati in Coppa della Juve più bella (Lippi) o di quella più forte (Capello).
ZAZA E GLI ALTRI. Fare la conta delle prestazioni invereconde è troppo easy. Ingiusto etichettare Rugani come bidone dopo una gara complicata, granchi e crampi, o Hernanes di nuovo come pippa, dopo essere stato superpippa a Napoli, e super con Bayern. Frettoloso bollare Morata come definitivamente involuto (dopo aver dato il 2-2 di testa a Sturaro dopo un minuto e portata a spasso Miranda dopo 30 secondi) o Asa come ex-giocatore (dopo apparizioni fugaci ma perfette). Abbiamo visto in autunno quanto contano certezze dietro come Barzagli, in mezzo come Marchisio e Khedira, davanti come Mandzu e Dybala e quanto è difficile privarsene in gare aperta da episodi sfavorevoli. Al contempo avevamo goduto fin qui, nelle nette vittorie con Toro, Lazio ed Inter anche di un’ottima Juve B. L’infausta gara collettiva non può risolversi acriticamente in somma di singole condanne definitive. Meglio quindi essere felici di della gara uno contro tutti di Zaza, che conferma doti –palle, agonismo, duelli- e limiti –errori, eccessiva irruenza-; nella certezza di un Barzagli frangiflutti di una difesa sommersa; nel redivivo Lemina volitivo e pimpante (con qualche eccesso falloso) e in un Pogba che entra ed apre in due il Mar Rosso nerazzurro, espropriando il centro della gara. Paradossalmente l’unico che migliora in 4 giorni è proprio Paul, stucchevole e testardo domenica, concreto e dominante ieri. Poi c’è Alex Sandro, che ne esce sempre pulitissimo e senza macchia.
I SOLITI FISCHI SNOBBATI. Nell’approccio moscio incide il primo gol dopo 15’ che infiamma l’Inter, nato da Medel che abbatte Hernanes (senza fischiare falli così la carriera di Pirlo sarebbe stata molto diversa..). A quel punto l’Inter vola oltre i propri limiti e noi ci abbassiamo. I nerazzurri la buttano sulla bagarre in un non possesso da lotta greco-romana con Morata, Zaza e Asa sempre a terra, e con 3 zanzare rompipalle davanti in trance: Perisic, Ljajic ed Eder. La Juve gioca impotente solo per contenere e si sveglia (palo) dopo la seconda vampa del 2-0. I fischi spezzano la gara, fino al possibile offside del 3-0 e l’incredibile doppio giallo Perisic-Cuadrado, col primo meritevole di un processo penale. La cosa positiva ormai è che i nostri non fanno più caso a sviste e torti. I granata urlano per un tackle di Zaza, glissando su nostri gol annullati e rigori non dati, l’Inter urla perché Murillo affossa Cuadrado, dimenticando la pallavolo di Medel (diffidato all’andata..) e rigori non dati, e urla perché Bonucci la castiga e non doveva esserci. Insomma, ci siamo abituati, benissimo, a non considerare i torti (come col Bayern) ma solo e soltanto le nostre prestazioni. E questo porta solo e soltanto a crescere e migliorare.
GLI INSOLITI RIGORI. 5 gol su 5, esecuzioni impeccabili, Barzagli e Bonucci che spiazzano, Morata implacabile, Zaza con mezza finta, Pogba coi passettini. Mica è poco. Chissà..dovesse ricapitarci..
PS: Non riguardano strettamente noi, ma ci sono altre due cose da salvare: Gervasoni (arbitro anche nelle trasferta con Sassuolo e Parma) è all’ultimo anno di carriera e ieri la voce di Mancini era limpida e cristallina, bravo l’otorinolaringoiatra di casa Inter!