La notizia che non avremmo mai voluto sentire: Cristiano Ronaldo è risultato positivo al Covid-19!
Proprio in questi minuti la Federazione Calcio Portoghese ha trasmetto i dati del tampone effettuato al 35enne juventino ora con la sua nazionale.
Cristiano salterà ovviamente la gara del Portogallo contro la Svezia prevista mercoledì ad Alvalade e valida per la fase a gironi della Nations League. L’attaccante bianconero sta bene, è totalmente asintomatico e ora è isolato rispetto al gruppo squadra. Tutti gli altri giocatori della nazionale portoghese sono stati sottoposti martedì mattina a nuovi test che hanno avuto esito negativo e sono a disposizione dell’allenaotre Fernando Santos per gli allenamenti odierni.
Ricordiamo che Ronaldo era partito da Torino dopo un test negativo a seguito dell’isolamento del gruppo squadra dovuto alla positività di due membri dello staff.
Ora Ronaldo dovrò ovviamente restare in isolamento e toccherà vedere se proseguirà la quarantena in Portogallo o utilizzerà un mezzo privato per ritornare comunque a Torino in sicurezza.
Cristiano salterà quindi sicuramente la gara col Crotone prevista il 17 e l’esordio in Champions di martedì 20 in casa della Dinamo Kiev, difficile a questo punto anche puntare alla super-sfida contro Leo Messi e il suo Barcellona in calendario il 28 ottobre, tra 15 giorni.
Ma Cristiano è nato per le sfide impossibili e saprà superare anche questa.
Cristiano, il Barça e un’altra prova da superare
Cristiano Ronaldo non è certo il primo grande personaggio che cade sotto le grinfie del Covid-19, né il primo atleta, o calciatore, e nemmeno il primo fra i calciatori di risonanza planetaria (come Ibra, o Mbappè); ma la sua positività ci dà comunque una strana sensazione, come di un affronto particolarmente beffardo che questa malattia sta facendo allo sport e al calcio in particolare.
E’ in programma, per la prima volta da quando Cristiano è arrivato a Torino nel luglio 2018, uno scontro con Leo Messi, il rivale di tante battaglie, e invece, il 28 ottobre allo Stadium contro il Barcellona, CR7 rischia seriamente di non esserci: una gara che non sarà sicuramente decisiva, ma che avrebbe il fascino puro del grande romanzo del calcio.
Non è la prima volta che la Nazionale portoghese ci restituisce un Cristiano acciaccato: successe già due anni fa, ma lui tornò da par suo per imporsi come doveva, in Champions League. CR7 ha voluto fermamente, anche questa volta, rispondere alla chiamata del suo Paese, uscendo dall’isolamento della “bolla” della Continassa (come gli altri “nazionali”): lo sappiamo bene che anche quella della selezione del Portogallo è una dimensione in cui vuole realizzare una parte importante della sua grandezza di giocatore, insieme a quella del suo Club di appartenenza.
Quindi vuole fortemente andare, va, e purtroppo c’è il verdetto di positività che lo terrà fermo almeno 14 giorni (o 10? Vedremo).
Non avrebbe senso ora tornare, come fanno molti, sulla particolare insensatezza di una sosta nazionali nel bel mezzo di nuovo “outbreak” del virus: forse Cristiano avrebbe potuto infettarsi anche a Torino, chi può dirlo. E forse non ha nemmeno senso recriminare più di tanto: il numero 7 è asintomatico, sta bene e probabilmente, ce lo auguriamo tutti, tornerà appena possibile a far parte del gruppo; c’è anche chi fa notare che superare la positività ora lo dovrebbe immunizzare per i prossimi mesi, il periodo più “caldo” della stagione.
Cristiano aveva osservato la massima attenzione da quando è scoppiata la pandemia: si racconta che non abbia voluto viaggiare durante la sosta agostana, fermandosi al largo delle acque liguri con il suo yacht.
Sappiamo come tratti il suo corpo, la sua alimentazione, il suo livello di allenamento; tutti gli allenatori ci raccontano di un atleta esemplare, che si conosce e riesce a gestirsi al meglio: tutto addominali, insalata e petto di pollo, raccontò un Evra uscito affamato da una cena a casa sua (ai tempi dello United).
Ecco allora che la malattia va a violare una specie di tempio, a confermarci ancora una volta che non guarda in faccia a nessuno e che non esistono immunità: ma lui, il campione, come la vivrà? Crediamo che il sentimento sia di rabbia, di impotenza, forse anche di ingiustizia: è vero, non siamo nella fase cruciale della stagione, ma siamo sicuri che Cristiano starà facendo i calcoli per esserci contro il Barça, il 28 ottobre, non vorrà mancare per nessuna ragione al primo scontro con Messi. E non gli interesserà nulla se è solo la fase a gironi, ne siamo sicuri.
Ma c’è un problema: non dipenderà solo da te, caro Cristiano. Ora ti abbracciamo forte e siamo certi che supererai questo ostacolo con pazienza e con il giusto approccio: già ti vediamo, calmo e determinato come quando batti un rigore, pronto a riaffacciarti il prima possibile in campo; e se non sarà il 28 ottobre, fa lo stesso, proveremo a cavarcela, tienti in caldo per il prosieguo.
L’utilità delle Nazionali al tempo del Covid
Doccia fredda in casa Juventus dopo aver appreso la positività al Covid di Cristiano Ronaldo, attualmente in ritiro per la nazionale portoghese. Assenza pesante che peserà sulle spalle della Juve ancor di più se il portoghese non dovesse farcela ad esserci per il match contro il Barcellona del suo rivale storico, Messi.
La riflessione che sorge spontanea dopo questa notizia è una sola: sono così fondamentali le partite della nazionale ora come ora? Viviamo in un periodo storico precario, dove riuscire a terminare i campionati è già difficile a causa dei numerosi casi di positività al covid. Esempio lampante è stato lo scorso concluso in estate.
Proprio per questa necessità di riuscire a garantire un corretto svolgimento dei campionati e delle competizioni ufficiali, che contano molto per l’industria che ormai il calcio è diventata, nel bene e nel male, bisognerebbe riflettere se sia giusto tenere in piedi competizioni come la Nations League o peggio ancora amichevoli per le nazionali.
Nonostante precauzioni prese con la bolla per l’isolamento fiduciario come successo ad esempio proprio alla Juve (dopo aver scoperto due positivi tra lo staff), riunirsi nelle nazionali può portare proprio a nuovi contagi. La cosa più sensata in questo momento sarebbe mantenere solamente le competizioni ufficiali come le qualifiche, per limitare al minimo il rischio.
Per giocatori professionisti del calibro di CR7 è difficile accettare di dover rinunciare a qualcosa che in questo caso significava continuare a difendere i propri record e il primato della Nations League precedentemente vinta. Stesso discorso anche per Dybala che pur di non perdere terreno in nazionale ha voluto esserci in ritiro con il risultato che però il suo nomignolo si sia tramutato in mai una Joya. Fermato, infatti, da un’influenza. Entrambi sarebbero potuti rimanere a Torino, ma così non è stato e queste sono le notizie di ciò che è avvenuto.
I guai dovuti alle nazionali non si fermano qui però. Anche Aaron Ramsey, in ritiro per il Galles, si è ritirato a causa di un infortunio saltando così la partita contro la Bulguria. La sentenza verrà data solo dal futuro, intanto i dubbi affiorano.