Il Barcellona maramaldeggia, la Juve è ancora piccola

La Juventus, lunedì dell’antivigilia, diffonde un bellissimo video motivazionale che prepara questa grande sfida, mentre il profilo Twitter del Barcellona mostra un’immagine dei due allenatori quando giocavano: siamo nei gironi, la gara non potrà decidere nulla, ma questa è una sfida che tocca i cuori, le menti e crediamo anche lo stomaco di tutti noi tifosi e di chi ama il calcio.

Due allenatori nuovi, esperimenti in corso, in Catalogna si è aggiunto anche uno psicodramma estivo sulla permanenza del 10 blaugrana e ci sono varie ruggini con Koeman da smaltire; la Juve è reduce da tre pareggi in campionato, il Barça dai tre schiaffi inflittigli dal Real Madrid in casa sua, al Camp Nou.

E CR7? Niente da fare, il COVID è ancora lì, non se ne vuole andare da quel corpo magnifico, è innocuo lì dentro, ma ci sta bene: la sfida con Messi è rimandata al ritorno al Camp Nou.

Il Mister si presenta in conferenza stampa con Danilo, che sfoggia un ottimo italiano e una grande testa sulle spalle; Pirlo elenca le sfortune varie, da Bonucci a Chiellini a de Ligt, ma anche un allegriano, e forse già un po’ pessimista, “domani mattina vedremo chi è disponibile e ne metteremo in campo 11”. I giornalisti si sbizzarriscono, dal paragonare Ansu Fati a Kulusevski al chiedere a Pirlo se era più bravo lui nelle punizioni o Ron Koeman (se la cava con un “eravamo diversi”).

E Pjanic? Il romanzo del calcio ce lo ripresenta con Messi a tastare il prato dello Stadium con la faccia di chi sa già, e il Barça fa una scelta forse lievemente aggressiva, mandandolo in conferenza stampa prima di Koeman; lui viene continuamente sollecitato su Messi/Ronaldo, rispondendo con la consueta intelligenza; Koeman si augura che Ronaldo ci sia (bugiardo!) e poi ci intrattiene, pungolato dai giornalisti, sui problemi in Liga, sugli arbitri, e sulla situazione interna del Barcellona: com’è, come non è, sta di fatto che la partita si gioca con Bartomeu dimissionario.

Che sarebbe andata male, ma forse nemmeno male come poteva, lo capiamo quando in 8 minuti prima Demiral serve un pallone in area a Messi, poi Griezmann stampa il pallone sul palo e infine Jordi Alba la mette fuori da buona posizione: sarà una serataccia.

Il Barcellona maramaldeggia, si vede che i suoi giocatori sono più abituati dei nostri a stare in queste partite: Kulusevski non sa bene dove stare, Chiesa è laggiù, rispetta le consegne, ma non riceve palle giocabili; l’unico asse che funziona a meraviglia è quello Cuadrado-Morata, anche oggi capace di portare 3 gol, ma tutti e tre in fuorigioco (non pare possibile, ma tant’è).

L’1-0 regge fin quasi alla fine, e la Juve pareggia tre volte, come abbiamo detto, però non dà mai la sensazione di sicurezza, di potersi imporre: Dybala è in ritardo di condizione, ha un ghigno triste stampato sul volto, sembra di vederlo nei suoi momenti di involuzione e la leggerezza di quella doppietta è un lontano ricordo; i centrocampisti non impongono mai il loro gioco, Morata arretra, cerca di portare su la squadra, si invola provandole tutte.

Loro invece sono tranquilli, sanno bene cosa fare, l’asse De Jong-Pjanic-Messi funziona e fanno effettivamente paura, pur perdendosi poi, fortunatamente, in troppi preziosismi in area.

Il fallo inutile di Demiral, non nuovo a pazzie di questo genere, e il goffo rigore concesso da Bernardeschi sono una specie di suggello a questa serata storta. Pirlo sa, è consapevole, e dovrà lavorare molto: “giocare a calcio non è una cosa che ti deve portare dentro tristezza”, dice riferito a Bernardeschi; noi tifosi forse ce lo aspettavamo, o forse ci aspettavamo una partita più generosa, spregiudicata, e anche spensierata: ci aspettavamo più qualità, al cospetto di quella dei blaugrana, invece eravamo piccoli piccoli.

La sfortuna è tanta, è vero, le assenze molte, ma se questa doveva essere una prova del grado di maturità di questa squadra, allora ci ha detto che la strada è ancora lunga: Bonucci nel post partita fa un appello a ritrovare la forza del gruppo ad unirsi e ripartire. Infatti non c’è tregua: si va a La Spezia e poi in Ungheria per una gara di quelle che già ci danno quell’ansia da partita da non sbagliare.

Qualche scivolone ai gironi ci sta, non è un dramma. Forse meglio che crollare agli Ottavi come l’anno scorso. Mettiamola così, che è meglio.

Leonardo Dorini

Sconfitta Juve, Pirlo: “Ci servirà per crescere, Barcellona più avanti”

Serata nera per la Juventus, che perde nettamente il big match di Champions contro il Barcellona. Mister Pirlo ha commentato così la sconfitta:

“Il Barca è più avanti nel percorso, con giocatori abituati a questo genere di partite. Noi siamo in costruzione e abbiamo calciatori alla seconda partita di Champions. Questa sconfitta ci servirà per la crescita” – Il Barcellona ha messo in campo il perfetto mix di esperienza e gioventù, basti pensare alle sontuose prestazioni di Pedri e Messi. Tra i bianconeri hanno molto faticato Dybala e Kulusevski. In questo senso, allo svedese è mancata un po’ di dimestichezza con i ritmi europei (decisamente serrati). Chiesa, alla seconda apparizione in CL, non è stato tra i più negativi di serata. Demiral ha pagato la sua foga con l’espulsione nel finale, dopo una prestazione comunque insufficiente.

“È sempre il momento dei risultati. Siamo contati e non ho altre soluzioni: chi va in campo deve giocare i 90 minuti. Si sente la stanchezza” – Il calendario è più fitto che mai, gli assenti numerosi. Però il Mister sa che alla Juve bisogna vincere, sempre e comunque. Il suo progetto tecnico ha bisogno di tempo, ma infilare qualche vittoria aiuta a costruire meglio. Speriamo già da domenica.

“Frustrante sull’11vs10 perché non puoi pressare con l’uomo in meno, altrimenti prendi gol. Questo i ragazzi non l’hanno capito dopo l’espulsione” – Chiaro, ma già da prima avevamo qualche problemino…

“Dovevamo posizionarci meglio: Dybala e Kulusevski dovevano sfalsare le rispettive posizioni, ma sono stati troppo vicini” – Uno dei nodi tattici della partita. I due non erano certo in serata; in più si sono spesso pestati i piedi. Per passare da loro, la manovra s’incagliava in zone molto trafficate e il pallone veniva spesso perso.

“Avevamo provato a tenere Chiesa sempre alto con Rabiot mezzala, Bentancur centrale e Cuadrado interno. Poi però sono i giocatori a fare le scelte: volevamo un esterno alto per portarlo all’1vs1 e l’inserimento della mezzala a portare via l’uomo, ma non ci siamo riusciti” – La Juve faceva male al Barcellona o trovando l’uomo tra le linee o sfruttando gli esterni. In tutto, queste due situazioni di gioco si saranno verificate 5 volte. Troppo poco. Rabiot e Bentancur hanno spesso affossato la manovra. La palla deve viaggiare molto più rapida, premiare gli inserimenti in profondità di esterni e punta e cambiare velocemente lato del campo.

“Prima avevamo un centrocampo di grande esperienza internazionale, oggi giocatori giovani. C’è bisogno di lavorare e di migliorare per giocare una partita alla pari con il Barcellona” – Il centrocampo ha bisogno di tempo. Abbiamo interpreti ancora da scoprire come Arthur e McKennie; altri da far migliorare velocemente in visione e velocità di giropalla come Benta e Rabiot. Pirlo avrà il suo bel da fare.



La lezione di Juventus-Barcellona 2020

Vorrei dire “trust the process”, ma in questo momento sarebbe solo un atto di fede non riuscendo a cogliere come si stia sviluppando questo processo, la strada che deve portare a dominare le partite vincendo. Fermandoci alle prestazioni, posso notare questo:

  • Come insegna Velasco: “gli schiacciatori non parlano dell’alzata, la risolvono”. Questa stagione della Juventus non è stata annunciata come di transizione e di costruzione, ma di vittorie. Un allenatore è stato mandato via perché i risultati non sono stati ritenuti soddisfacenti. Sta quindi ora ad Andrea Agnelli – che essendo il capo si è preso la sacrosanta responsabilità di scegliere anche se tale scelta è un azzardo e una grossa scommessa – Andrea Pirlo, ai giocatori trovare le soluzioni per ottenere le vittorie. Senza alibi, senza età giovane (che è una scusa banale), senza nulla altro;
  • La Juventus non sa gestire spazio e tempo, esegue malamente quello che vorrebbe fare sbagliando troppo. In fase di non possesso il 4-4-2 è scolastico, i reparti sono sfilacciati, non si riesce ad accorciare il campo, uscendo coi tempi giusti per pressare il portatore di palla. Semplicemente gli avversari possono trovare uomini liberi alle spalle e ai fianchi delle linee di pressioni con irrisoria facilità;
  • Il contro pressing è abbozzato. Troppi giocatori non hanno quello scatto mentale necessario per accorciare immediatamente una volta perso il pallone; troppe volte la squadra è messa male quando perde il pallone;
  • Anche qui è una questione di spazio e di tempo. La Juventus ora imposta a 3 per avere superiorità, ma le contromisure sono stata prese facilmente dagli avversari. Senza movimenti coordinati la manovra diventa a U, i centrocampisti stanno fermi, non si riesce ad avanzare di linea in linea. L’intenzione è quella di occupare tutti i corridoi interni e garantire ampiezza, ma per creare superiorità serve riempire gli spazi dinamicamente, non staticamente. Il principio è “se sono marcato, creo spazio da occupare da un compagno”, i giocatori ora stanno fermi (tranne spesso Danilo e Ramsey), mentre bisogna correre coordinando il proprio movimento con quello dei compagni con l’obiettivo unico di creare spazio e riempirlo per dare a chi ha il pallone linee di passaggio pulite;
  • La Juventus ora ha bisogno di certezze e qualche elemento semplice in più. Alcune scelte creano confusione – come quella di ieri con Dybala e Kulu che si son pestati i piedi – e si rivelano unicamente controproducenti. La squadra che aveva fatto bene con la Sampdoria era schierata razionalmente, aveva giocate pre ordinate provate in allenamento: sicuri che avere ora qualche schema provato non ci possa dare un grosso supporto in questo momento?
  • Non è questione di moduli, ma le scelte devono aiutare la squadra a rendere. Ora questo 3-2-5 che diventa 4-4-2 non crea equilibrio; abbiamo bisogni di schierare giocatori intensi e non superficiali, che sappiano cosa fare, come farlo e quando farlo. A oggi la Juventus produce poco, occupa male il campo, lascia molti spazi. Serve leggere la situazione e intervenire, tenendo fermi i principi, senza intestardirsi in soluzioni tattiche;
  • La mentalità. Serve aggredire la partita, la Juventus non lo fa mai. Si è parlato d’entusiasmo, ma finora è degli altri. Serve credere in quello che si fa, servono giocatori abituati in questo. I giovani possono essere forgiati, ma va ricreata una mentalità da squadra affamata, incazzata.
  • De Ligt e CR7, tornate presto.