Bentornati a “10 Talking J-Points”, ecco i dieci spunti che ci ha dato Lazio-Juventus:
1. Due punti buttati. Inutile girarci intorno e inutile provare a trovare spiegazioni. Inutile raccontare quali sarebbero stati i titoloni e i rumors se avessimo portato a casa i tre punti, i giudizi nel calcio son volatili e lo sappiamo. “Con i se e con i ma la storia non si fa” e siamo qui a commentare un altro pareggio, il quarto in sei partite.
2. Tante occasioni poco cinismo, more solito. Chi ha letto la rubrica giovedì, post-Ferencvaros, sa che avevo sottolineato in tempi non sospetti quanto lavoro ci fosse da fare sulla cura dei dettagli e quanto fosse importante chiudere le partite. Ed ecco, che, puntualmente, arriva l’ennesima gara in cui andiamo in vantaggio, abbiamo almeno 4 palle gol nitide per archiviare il risultato (un tiro di poco fuori di Ronaldo, un palo clamoroso, una punizione dal limite e una respinta su Rabiot) oltre a svariate situazioni potenzialmente pericolose che abbiamo mal gestito e, ciononostante, lasciamo il risultato in bilico. Due volte è andata bene, alla terza siamo stati giustamente puniti. Speriamo che serva da lezione.
3. Colpa di tutti e di nessuno. Francamente, trovo sterile e insensata questa ricerca ossessiva di un capro espiatorio. Quel gol è inaccettabile per un’infinita serie di ragioni (che non sto qui ad argomentare) e prendersela con un singolo non serve a nulla. Lavorare, imparare e crescere è quello di cui la squadra ha bisogno. Mettiamo da parte il resto, per ora.
4. Quarto pari in sei giornate. Non considerando la partita col Napoli, che non si è giocata, quello con la Lazio è il quarto pareggio in campionato in appena sei gare disputate, terzo in quattro partite in trasferta. Dato assolutamente anomalo e preoccupante se comparato alle ultime cinque stagioni, in cui mediamente 4 pareggi venivano concessi nell’arco di tutto il campionato. Bisogna decisamente cambiare marcia.5.Giudizio sulla prestazione? Positivo. Parlando in termini razionali (e non emotivi), si fa onestamente fatica a negare che la Juve abbia fatto una buona partita, non solo perchè è stata a pochi secondi dal vincerla, ma anche e soprattutto per la mole di occasioni prodotte e i valori in campo espressi. A mio avviso, la sensazione è che sia stata molto più vicina la Juve dallo 0-2 che non la Lazio dall’1-1. È ovvio, poi, che se tieni il risultato ancora in discussione, specie se in trasferta e contro una squadra attrezzata e organizzata come la Lazio, sei costretto a soffrire gli ultimi dieci minuti e ti assumi il rischio che possa anche finire così.
6. Linee basse. È innegabile che ieri Pirlo abbia voluto tenere la difesa bassa, rinunciando al primo pressing per poi ripartire a strappi dopo le riconquiste. Da capire se quest’idea fosse provvisoria e dettata dall’avversario (all’uopo certamente azzeccata ed efficace) o dipendesse dagli interpreti schierati e da una condizione atletica non perfetta. A mio avviso, un po’ entrambe.
(CR)7. Non mi sento di tessere lodi ad honorem, ma vorrei capire come si possa ancora eccepire qualcosa ad uno che segna (il sesto gol in quattro partite), va vicino alla doppietta, prende un palo, spreca, ma è per distacco il giocatore più pericoloso e più incisivo della squadra. Come disse un nostro vecchio amico, per chi lo critica ci vogliono dottori bravi.
8. La classifica non piange. È incredibile dirlo dopo un inizio così claudicante. Qualche difficoltà la stanno riscontrando tutti, nessuno sta approfittando dei nostri passi falsi per imporsi. Ferma restando l’attesa per l’esito del ricorso per Juve-Napoli (che dovrebbe arrivare oggi), noi siamo comunque lì, nonostante tutto. Ciò rincuora, ma non deve affievolire la fame di cui ci sarà bisogno nei prossimi mesi.
9. Ed ora, arriva un’altra folle sosta, nel cuore della seconda ondata della pandemia, tra protocolli da rispettare e viaggi assurdi, anche oltreoceano. Sarebbe una vittoria riavere tutti sani e salvi tra due settimane.
10. Prepararsi al tour de force. Dopo la sosta, 10 partite in 30 giorni. Obbligatorio farsi trovare pronti, vietato sbagliare ancora. Questa maratona potrà dirci finalmente chi siamo e a cosa ambiamo.