Una partita lenta, bloccata, in cui la Juventus ha avuto il predominio del campo senza però rendersi pericolosa costantemente. La presenza di giocatori diversi ha però aiutato la squadra a essere più aggressiva e dinamica. Dentro il risultato, una prestazione che non rappresenta una rottura.
Bene ma non benissimo.
Così abbiamo commentato la prestazione della Juventus. Nell’analisi di Andrea e nel commento della partita di Arthur curato da Michele, sono evidenziati i passi in avanti rispetto l’ultima uscita con l’Inter. Le scelte di Pirlo hanno avuto ricadute positive: giocatori come il brasiliano, Kulusevski, McKennie offrono dinamismo, intensità, potenza, qualità e corsa. In più, il rientro di Cuadrado ha portato in dote il contributo di uno dei giocatori più determinanti.
Non è però difficile trovare un filo comune con la gara di Milano. La produzione offensiva è risultata ancora deficitaria. Per quali ragioni?
Andrea ha sviluppato con attenzione particolare l’atteggiamento iniziale della squadra di Pirlo. La presenza di costruttori ha dato qualche certezza in più in avvio del gioco, presenza eccessiva perché il Napoli non ha portato un pressing alto limitandosi a provare a replicare la strategia di Conte. Avere sei giocatori sotto la linea della palla ha chiaramente influenze sullo sviluppo delle trame offensive, specialmente se si cerca un gioco verticale, teso a superare una linea di pressione per volta per andare in porta. La Juventus, nonostante i movimenti negli spazi di Kulusevski e McKennie, ha manifestato un eccesso di staticità e la poca presenza di scambi e rotazioni di posizioni. A complicare le cose, nel primo tempo, la presenza sullo stesso corridoio di Chiesa e Cristiano Ronaldo.
Così il primo tempo è stato tatticamente bloccato e nonostante la Juventus non abbia concesso transizione ha creato davvero poco.
Nella ripresa qualcosa è cambiato. Innanzitutto Arthur non ha più giostrato unicamente come secondo pivote, ma ha alzato la propria posizione cercando ricezioni ai fianchi del duo centrale di centrocampo azzurro giocando quasi come una mezzala sinistra; Cristiano Ronaldo e Bernardeschi hanno combinato meglio la propria posizione senza occupare la stessa zona.
Questi accorgimenti non hanno però portato a un innalzamento delle occasioni prodotte e a un miglioramento sensibile della qualità offensiva, ma la Juventus si è scaglionata meglio in campo, occupando i vari corridoi con maggiore razionalità. Per destrutturare, deformare la forma avversaria sono mancati scambi e rotazioni di giocatori: la staticità produce lentezza, una palla che viaggia con poca velocità – anche perché Bonucci e Chiellini tendenzialmente toccano troppe volte il pallone – aiuta gli avversari a sistemarsi.
La Juventus del secondo tempo, specialmente dopo il gol, è stata più abile a palleggiare, piuttosto che cercare subito verticalizzazioni, schiacciando il Napoli nella propria metà campo: un atteggiamento che ha avuto ricadute positive anche sulla fase difensiva. Sistemandosi meglio sul terreno di gioco, infatti, marcature e coperture preventive sono più immediate, così come l’immediata riaggressione viene agevolata dalla densità attorno al pallone.
Inoltre, seguendo uno dei principi del gioco di posizione, ovvero quello di salire giocando, cioè prendere campo palleggiando con velocità, si riesce a sfruttare il contributo di Arthur come rifinitore, una qualità che non si può perdere con tranquillità.
Juventus-Napoli ci dice che la scelta dei giocatori sono fondamentali e che per quello che Pirlo vuole fare sono essenziali le peculiarità dei centrocampisti schierati. La prestazione bianconera è stata certamente aiutata da quella pessima del Napoli, passivo e senza idee in fase di possesso, a ulteriore dimostrazione che a calcio si gioca in due e che il rendimento di una squadra è influenzato dal gioco e dalle qualità delle avversarie.
Una partita che non cancella le difficoltà juventine: il pressing orientato a uomo contribuisce a creare disordine – e necessità di giocatori dinamici -, così come l’attacco posizionale continua a risentire dell’eccesso di staticità e dei pochi movimenti per scambiarsi o ruotare le posizioni con un attacco alla porta che risente sempre più ultimamente di rifinitura tramite cross. Certamente, però, mettere in campo giocatori funzionali è sempre un notevole elemento di supporto per migliorare la qualità della prestazione stessa. E una finale vinta fa sempre bene al morale della squadra.
Davide Terruzzi.