Sempre lui, ancora lui. Ormai certezza assoluta di questa Juventus formato cantiere in corso, la stellina di Weston McKennie brilla ancora una volta di luce propria. Il giovane centrocampista texano è difatti autore di una prestazione sontuosa nella gara casalinga contro il Bologna, terminata 2-0 per la compagine bianconera. Gara che va ad aggiungersi alle altre 14 apparizioni in Serie A, con un bottino totale di 3 gol e 2 assist, insieme alle 5 di Uefa Champions League (con tanto di gol macigno nella serata perfetta in terra catalana) che lo statunitense ha timbrato finora con la Vecchia Signora. Tutte prestazioni ben al di sopra della sufficienza se forse si esclude la sola gara contro la Roma.
Al termine della diciannovesima giornata di campionato (18 sul campo, concedetemi la citazione) diventa sempre più solida la convinzione che McKennie sia un talento indiscusso e giocatore fondamentale per il centrocampo bianconero. Conclude la sua gara contro i Felsinei all’89’, segnando a tabellino 1 rete, toccando 53 palloni con un accuratezza nei passaggi del 94%. Autore di 3 key passes (passaggi che portano a chiare occasioni da rete), tira 5 volte di cui 2 nello specchio, e sfiora addirittura la doppietta personale in due occasioni (strepitoso Skorupski). Non si tira mai indietro quando c’è da lottare, sia via aria che via terra: 9 duelli “a terra” di cui 4 vinti e 8 aerei sempre di cui 4 con riconquista della sfera (dati Sofascore). Interpreta benissimo tutte e tre le fasi: attaccante aggiunto quando la squadra è in possesso consolidato (la sua heatmap è praticamente un grosso cerchio rosso sul dischetto del rigore), solido e intelligente in fase di non possesso, lottatore instancabile in mezzo al campo in tutte le situazioni di seconda palla.
Si muove benissimo senza palla, occupando intelligentemente gli spazi creati dai movimenti degli attaccanti, sembra quasi abbia fatto dello spirito di sacrificio il suo mantra calcistico. Dotato di una buona tecnica di base, contrariamente al pensiero comune basato più su un pregiudizio che su un ragionato giudizio, il giovane centrocampista a stelle e strisce può essere considerato l’uomo in più di questa Juve, quel giocatore di cui davvero non si deve mai fare a meno. E pazienza se il nome non è altisonante o già affermato sul panorama europeo come vorrebbe la gran parte dei tifosi.
Perché si sa, si vorrebbe sempre far riecheggiare sulle prime pagine dei quotidiani sportivi nomi di campioni già affermati, i cosiddetti top player, quelli che se non hai un ingaggio da almeno 6 milioni all’anno e non hai mai militato nelle big europee, allora non hai il privilegio di essere. In questo caso sei solo una scommessa, un azzardo. Ma è proprio su questa linea societaria che è stato costruito il centrocampo forse più forte di questi ultimi 3000 giorni (e anche qui le citazioni si sprecano): Pirlo, parametro zero, giocatore “ormai finito”; Marchisio, talento sbocciato in casa; Pogba, parametro zero dal Manchester United; Vidal, pagato 12 milioni dal Leverkusen. Weston, per movimenti con e senza palla, quella cattiveria in mezzo al campo e fame di gol, sembra proprio richiamare quel primo Vidal di Conte, quello senza tatuaggi per intenderci, che dal nulla contribuì a costruire un centrocampo solido e affidabile.
E se è dalla solidità e dalle certezze del centrocampo che dipende l’identità di una squadra, con la prestazione di oggi, Weston McKennie aggiunge definitivamente un ulteriore tassello in questa direzione. Potremmo addirittura azzardare nel depennare il suo nome dalla colonnina sotto la voce “Lavori in corso” e scriverlo con fierezza in quella “Titolare inamovibile”. Iniziamo quindi ad abbracciare Weston BigMac (si accettano proposte sui possibili soprannomi) come quell’uomo in più, quel top player, di cui questa Juve “fluida” ha bisogno.