Juve, Spal battuta: ora il tour de force di febbraio

Basta con questo perbenismo, come la fate lunga! Oggi si può serenamente procedere a un bel faccia a faccia col rivale gridandogli di tornare a fare i riti voodoo (nel 2021) e l’altro può serenamente rispondergli con l’amichevole “ti sparo in testa”. Un bel giallo e niente più, perché “un rosso avrebbe ulteriormente esasperato gli animi”. Non sia mai, speriamo che i toni rimangano quelli e non vengano esasperati! È “il match del secolo”, titola quel giornale che si ricorda di essere moralista solo a giorni e squadre alterne. I “referti saranno lievi”, e ci mancherebbe pure. “Sono cose di campo”, è il mantra di questi giorni. E io sarei pure d’accordo, se i commenti andassero sempre in questa direzione, ma da noi non è così, come sappiamo bene. Quindi segniamocelo, per i sociologi e giornalisti che magari un domani potrebbero tornare a darci lezioni di bon ton ed educazione: dire “ti sparo in testa” a un rivale vale al più un giallo e un bel titolone da eroi. Buono a sapersi, cercheremo di ricordarcelo al momento opportuno.

Non si fa in tempo a lasciarvi soli qualche giorno che cambia tutto: ricordate quando il Paese si indignava per il “m…” gridato dai bambini allo Stadium a ogni rinvio del portiere avversario? Le due giornate di squalifica per chi fa presente all’arbitro che “quel rigore è imbarazzante”? Le imprecazioni ascoltate grazie alla prova televisiva che valgono il deferimento? Le lezioni di vita di giornalisti, sociologi e pensatori vari sui campioni che dovrebbero dare il buon esempio, come Ronaldo che – diseducativo come la squadra per cui gioca – si mostrava in forma in piscina mentre risultava ancora positivo al tampone? Sui dirigenti bianconeri che prendevano le multe per le proteste a fine partita?

Così, dopo essermi svegliato di soprassalto immaginando Cristiano Ronaldo fare una minaccia simile a un rivale, con i poliziotti che nel sogno venivano ad arrestare perfino me per apologia di criminale nei miei articoli, capisco che era solo un incubo, tiro un sospiro di sollievo e mi preparo a Juventus-Spal. Se perdi, è una figuraccia senza alibi. Se vinci, si apre il tour de force infernale che ti porterà a sfidare in quindici giorni Inter-Roma-Inter-Napoli-Porto. In poche parole, a giocarti buona parte di stagione già a inizio febbraio.

La formazione mi piace. O meglio, sono convinto che soffriremo più del previsto, che non sarà la passeggiata che pensiamo, ma apprezzo l’idea che debba restare a casa più gente possibile, le priorità sono altre. Bentancur e Cr7 non partono neanche. Anzi, Ronaldo organizza il compleanno di Georgina in un albergo chiuso, fuori regione, sennò i sociologi di che parlano, dopo avere tralasciato di commentare “il match del secolo”?

Dragusin con i ritrovati Demiral e de Ligt, che dopo gli esperti Buffon e Morata sono tra i veterani di questa squadra, tanto per capire di che età media parliamo. Ed è bello vedere Fagioli a centrocampo proporsi, chiedere il pallone, farlo girare e provare perfino a verticalizzare, sbagliare, chiedere scusa e poi farsi ancora vedere, senza paura, perché se sei juventino e sogni un futuro alla Juve devi giocartela così, senza paura.

Vedi Kulusevski mettere per terra mezza difesa avversaria e fare un assist, poi segnare e il bello è che non ti va di fargli i complimenti, perché sei convinto che per lui questo sia solo un minimo assaggio delle sue qualità: è un 2000 che trattiamo come uno di dieci anni di più. Ma è anche questo il bello dei predestinati, no? Dopo il rigore di Morata, assistiamo al gol di Frabotta, che fino a pochi mesi fa non sapevamo chi fosse e ormai è a pieno merito uno della prima squadra. Si fa male Bernardeschi quando siamo sul due a zero, la partita non è finita, c’è ancora il teorico rischio di riaprirla ma Pirlo mette Di Pardo: un giovane all’esordio non deve avere paura, il messaggio è chiarissimo. Non è finita, perché rivediamo Alex Sandro dopo un secolo. Perché entra Chiesa e in pochi minuti ecco assist e gol anche per lui, l’esordio per Da Graca, che vediamo da un bel po’ come uno dei pochi attaccanti nella lista dei convocati ma non so ancora come si pronunci.

Finisce 4-0 e pare scontato, ma siamo stati bravi a rendere facilissima e perfino formativa una partita apparentemente senza niente da dire. E magari non sarà stata bella e appassionante come il match del secolo, ma noi, nel nostro piccolo, ci siamo divertiti.

Il Maestro Massimo Zampini