L’appuntamento con la nostalgia di questa settimana ci riporta indietro di 20 anni.
7 gennaio 1996, l’amico Luca di Bergamo mi invita a vedere la partita Atalanta Juve. Parto con la mia Y10 da Milano e in poco tempo raggiungo il capoluogo orobico.
Lui abita vicino allo stadio e mi fa parcheggiare nel suo garage. Meglio, visto che una macchina non targata “BG” potrebbe avere qualche problema nei dintorni dello stadio Comunale.
Diluvia in maniera impressionante, servono buoni kway e impermeabili alla altezza della situazione meteo. Ombrelli invece, vietati. Siamo nella Curva opposta a quella del tifo passionale atalantino anche se il mio socio è anche lui juventino. Il campo è in pessime condizioni, quasi fangoso.
Juve in campo con Peruzzi; Torricelli, Ferrara, Vierchowod, Pessotto; Conte , Paulo Sousa, Deschamps; Vialli, Del PIero, Ravanelli. Dunque il famoso 433 varato da Lippi nei primi anni della sua esperienza bianconera, con pressing alto e asfissiante e difesa rocciosa.
Tra i bergamaschi spiccano alcune individualità tra cui un certo Montero oltre a Morfeo e Tovalieri, a cui si aggiungono due volti noti agli appassionati juventini: Luppi e Daniele Fortunato.
Partita veramente brutta, condizionata da un terreno di gioco quasi impraticabile. Non succede praticamente nulla fino a metà ripresa, quando un’azione di batti e ribatti in area nerazzurra viene fermata con un braccio di un giocatore di casa.
Rigore sacrosanto ma classiche proteste reiterate dei giocatori allenati da Mondonico (what else?). Tira Ravanelli alla sinistra di Ferron e gol, proprio sotto il nostro settore.
L’Atalanta si anima e fa entrare un giovanotto interessante, tale Christian Vieri, che mette in subbuglio gli esperti difensori juventini.
Tovalieri cerca il rigore con un tuffo da Olimpiadi ma l’arbitro non ci casca e ammonendolo per la seconda volta, lo espelle.
Quindi, proprio allo scadere, Vieri scarica un destro (sì, destro) incrociato ma la palla sfiora il palo a Peruzzi battuto.
Finisce così, vittoria strappata con i denti in una giornata plumbea con una Juve che arriverà seconda in classifica dietro al Milan di Capello ma trionfatrice in Champions League. Vista con gli occhi del 2016, fu una partita con tanti giocatori del passato e del futuro bianconero, quasi in un cortocircuito da macchina del tempo.
L’anno successivo, infatti, Montero e Vieri cambiarono sponda calcistica vestendo la “sacra” casacca. Li aspettava la finale Intercontinentale di Tokio per la consacrazione mondiale.
Mario Sironi