Tutta l’Internazionale FC in quei 10 secondi dopo il rigore farsa

Juventus-Inter, ritorno della semifinale di Coppa Italia. L’Inter, favorita per lo Scudetto ma ancora seconda dietro un sorprendente Milan, e già fuori dalle coppe europee, è chiamata a fare una grande partita in casa della Juventus.

10′, palla in area bianconera, si avventa Lautaro Martinez, gli si frappone Federico Bernardeschi, senza ostacolare però la linea della palla. Lautaro allarga troppo la gamba e invece di prendere la palla calcia violentemente il piede di Bernardeschi, piede che resta fermo e non andava verso Lautaro. L’interista stramazza.

Al replay la caduta è comica: calcione di Lautaro e Berna, palla lontana e tuffo clamoroso. Mariani ben piazzato si accorge della dinamica e fa proseguire.

Lì parte lo show di decenni nerazzurri: urla, strepiti, accerchiamenti, in campo Lautaro e gli altri sono lividi, in panchina Antonio Conte schizza come un demonio in mezzo ad altri che levano alti i guaiti contro il presunto torto arbitrale. Le immagini degli interisti inferociti si sovrappongono a quelle impietose della TV che rimanda le immagini e svela il bluff col tuffo farsesco.

I commentatori Rai sono sicurissimi, tutte le moviole confermano il calcio di Lautaro allo juventino, nei social impazzano i meme (imparziali e perfino stranieri del tipo “Ridicolous dive penalty appeal by Inter“) che prendono in giro il tuffo del Toro. Non esiste rigore, non c’è nulla, zero, perfino per i giornalisti di dichiarata fede nerazzurra o comunque anti-juventina.

Eppure, in quei 10 secondi c’è la storia Inter che si riannoda lungo tutti gli ultimi decenni: il giocatore che si è tuffato che inveisce chiedendo il rigore, i compagni che gli danno manforte, la panchina con la bava alla bocca. Manca solo il tandem Oriali-Conte con l’invasione di campo.

Anzi no, una differenza stavolta c’è col solito isterismo/interismo delle gare contro la Juventus, stavolta la panolada non ci sarà. Spiace.

Il pianto di Conte, la Juve in finale di Coppa Italia. Pirlo: “Chiamatemi allegriano”

Massimo risultato, minimo sforzo. La Juventus conquista la finale di Coppa Italia grazie allo 0-0 dello Stadium. Mister Pirlo avrà dunque la chance di vincere il suo secondo trofeo bianconero, affrontando la vincente di Napoli-Atalanta.

“Speravo di arrivare da debuttante in finale di Coppa Italia e vincere una Supercoppa. Da giocatore era più facile, perché finita la partita staccavi. Ora devo subito pensare a quella successiva. Ci siamo, ma non abbiamo ancora fatto niente. Abbiamo tanti obbiettivi da centrare” – Alla prima stagione da allenatore, Pirlo ha già conquistato un trofeo e si trova attualmente in corsa per tutte le competizioni. Scelta azzeccata? È presto per dirlo con definitiva certezza, i conti si fanno a fine stagione. Certo, però, la strada è quella giusta.

“Ho la fortuna di avere 4 centrali che hanno assimilato bene il nostro modo di difendere. Hanno tutti caratteristiche diverse. Demiral e De Ligt sono molto aggressivi, possono giocare l’1vs1 anche a campo aperto; sono due grandissimi giocatori” – Il ricambio generazionale in difesa è già pronto. De Ligt, si sapeva, è un fenomeno. Demiral, invece, dopo alcune buone apparizioni l’anno scorso e il brutto infortunio al crociato, si sta affermando a grandi livelli. Poi ci sono Chiellini, dal recupero tanto inaspettato quanto prezioso, e Bonucci: loro tengono lezioni di difesa già da un po’ (semicit). Infine c’è Danilo, che sta facendo una stagione clamorosa… Mica male come reparto difensivo!

“Se devo vincere quello che ha vinto lui [Allegri], potete tranquillamente chiamarmi allegriano. Mi fa molto piacere. Ogni partita è diversa e va preparata diversamente. Oggi abbiamo avuto le occasioni migliori e Handanovic è stato il migliore in campo” – Se Pirlo fosse davvero un allegriano, per i prossimi 5 anni avremo di che divertirci. E da quanto dimostrato sinora sul campo, le premesse sono più che incoraggianti. Sarà un acciughina Pirlo?

“In base a come ci vengono a prendere gli avversari, decidiamo come uscire. Difendiamo con il 442, poi quando abbiamo la palla cambiamo ogni volta” – Oggi qualche uscita un po’ sanguinosa, per la verità, l’abbiamo sbagliata. Però stiamo dimostrando, ogni partita che passa, una sempre maggiore solidità difensiva. Le idee di Pirlo vengono assimilate ogni giorno di più e l’aver dato continuità al sistema difensivo ha senz’altro aiutato.

“Spero di avere a disposizione Morata, Dybala e CR7 insieme. Riuscire a schierarli assieme innalzerebbe senz’altro il tasso qualitativo” – Più fantascienza che realtà.

A grande richiesta, una super Bonus Track: parrucchino Conte e i suoi lamenti post-partita!

“Bisognerebbe dire la verità, essere più educati, avere più rispetto e sportività. Il quarto uomo penso abbia visto quello che è successo per tutta la partita” – Antonio, perdonami, ma proprio tu dici una simile stupidaggine? Tu che ogni fallo subito dai tuoi, salti fuori dall’area tecnica invocando il cartellino? Tu che ogni fallo commesso dai tuoi, punti l’arbitro protestando furiosamente? Tu che ogni partita, insieme al fido compare Oriali, urli di tutto ad arbitri ed avversari? Chissà quante cattiverie avrai proferito, da inizio stagione, in preda alla trance agonistica. Fare il medio al Presidente di una squadra avversaria, qualsiasi cosa abbia detto, è una caduta di stile. Farlo invocando l’educazione, è incoerenza. Fare, infine, un simile proclama nel post-partita è di pessimo gusto (e un po’ da interista…).

“Bentancur sta facendo bene, dimostrando che è un grande giocatore. Ha fatto fatica nelle prime partite perché aveva giocato molto nella scorsa stagione” – Rodrigo ci serve. Pressa, corre e riesce sempre a dare geometrie alla squadra. Con la palla tra i piedi non è Arthur, ma la sua presenza in campo è costante e quando manca, si sente: giocatore fondamentale per questa Juve.

Gestacci, bugie, educazione e rispetto. Antonio Conte, non così!

“Serve più educazione e rispetto per il lavoro altrui”
Antonio Conte, 9 febbraio 2021

Nel post partita, l’allenatore nerazzurro, incalzato da Marco Lollobrigida nello studio RAI sul litigio con Agnelli, esordisce con queste parole. “Mah, se le fonti Juve dicono che ho provocato bisognerebbe far rivedere bene tutto. Dico solo che c’è bisogno di maggiore sportività. Serve più educazione e rispetto per il lavoro altrui”

Di solito non ci piace fare analisi di labiali, polemiche, video e gesti inconsulti. Cose di campo che restano sul campo. Ma quando una delle parti in causa su una rete pubblica dichiara di fatto che Presidenza e staff Juve non sono educati e rispettosi per il lavoro altrui vale la pena di approfondire.

Riavvolgiamo il nastro.
A seguito delle veementi proteste nerazzurre per il contatto Lautaro-Bernardeschi, ha inizio un primo battibecco tra Conte e Bonucci, col difensore juventino che gli urla di avere rispetto dell’arbitro, un’eco delle parole dell’arbitro Maresca di qualche settimana fa allo stesso Conte (“Bisogna accettare anche quando non si vince!“).

A fine primo tempo, l’allenatore nerazzurro, fautore del rispetto e dell’educazione, si rende protagonista di un gesto all’insegna del fairplay: un bel dito medio rivolto agli spalti dello Stadium (lì dove ci sono sia panchina, sia Presidenza e dirigenza, ma non siamo qui a distinguere il destinatario esatto).

“Dito medio” al quale è seguita risposta, sicuramente censurabile, da parte del Presidente Agnelli, a fine partita con un labiale difficile da interpretare: si va dalla possibile risposta su dove mettere davvero quel dito all’invito a tacere, con tanto di epiteto finale.

Botta e risposta Conte-Agnelli non bello da vedere che fomenta le tifoserie e riempie siti e prime pagine con i “VELENI” tipici di un post-partita in cui la Juve batte l’Inter (vedi rigore su Cuadrado all’andata). La colpa di Conte però è proprio nelle parole ai microfoni RAI:

“Fonti Juventus parlano di un mio gesto all’intervallo? Dovrebbero dire la verità, i delegati hanno visto quanto accaduto.”

Peccato che in uno Stadium vuoto le camere siano sempre puntate sui protagonisti e i microfoni riescano ad intercettare tutto.

Sportività e rispetto, sono due parole preziose nel calcio, che Conte rivendica spesso alludendo al maggior fair play da lui sperimentato in Premier League.

Eppure, glissando sugli scambi verbali poco rispettosi avuti anche in Premier contro José Mourinho, poco rispettose del lavoro altrui sono anche le urla proverbiali “Maresca, sei sempre tu Maresca, sempre tu!” che pure solo pochi giorni fa sono costati a Conte una squalifica.

Rispetto per il lavoro altrui” come quello avuto da colui che ha pronunciato questa frase, il 14 luglio 2014 quando ha abbandonato la nave lasciando quella da lui stesso definita “casa“, la sua squadra, nel bel mezzo del ritiro e il suo Presidente, quello che lo aveva difeso a spada tratta nella vicenda “Scommessopoli” relativa ai trascorsi di Conte sulle panchine di Bari e Siena.

Educazione, sportività, rispetto, hanno un senso se sono accompagnati da coerenza e memoria da parte di chi li pronuncia, capito Antonio?