Denis Zakaria è bianconero. Centrocampista svizzero, classe 1996, da oggi vestirà la maglia della Juventus, salutando la Bundesliga dopo 125 presenze, tutte tra le fila del Borussia Mönchengladbach.
Nato a Ginevra il 20 novembre 1996, comincia il suo percorso calcistico con il Servette, club con cui esordisce tra i professionisti e con cui segna anche il suo primo gol, poi il passaggio allo Young Boys, prima dell’approdo in Bundesliga. Nelle ultime quattro stagioni e mezzo Denis ha messo le sue qualità al servizio del Borussia Mönchengladbach, collezionando in tutto 125 presenze – secondo calciatore più giovane ad aver raggiunto questa cifra nel massimo campionato tedesco – e segnando 11 gol. Numeri che fanno capire come sia riuscito a diventare centrale nel club bianco nero verde.
Centralità che in questo caso fa rima anche con costanza e affidabilità. Zakaria è, infatti, uno dei tre calciatori del Borussia Mönchengladbach ad aver segnato in tutte le ultime 5 stagioni in campionato e, in questa stagione, è uno dei tre centrocampisti di Bundesliga ad aver completato almeno il 90% dei propri passaggi. Costanza che si rispecchia anche in Nazionale: 40 presenze e 3 gol con la sua Svizzera.
Esplosivo, dinamico e dotato di grande senso tattico è ora pronto alla più stimolante e speciale delle avventure: quella alla Juventus. Non vediamo l’ora di viverla insieme.
Benvenuto, Zak!
Denis Zakaria nella Juve di Allegri
Se l’acquisto di Vlahovic può essere definito, senza timore di smentita, il colpo a effetto del gennaio della Juventus, quello di Denis Zakaria va archiviato sotto la voce delle intuizioni, ovvero quegli affari privi del clamore mediatico che accompagna i grandi giocatori e le grandi cifre, quegli affari che nell’ultimo periodo sono mancati alla Juve, che nell’ultimo anno non è riuscita a ripetere operazioni in stile Vidal, Pogba e Khedira, giocatori arrivati a 0 o a prezzi contenuti rivelatisi poi dei pilastri delle varie squadre scudettate.
Se la Juventus ha deciso di anticipare l’affare Zakaria a gennaio, i motivi sono sostanzialmente due: si vuole a tutti i costi evitare che si scateni un’asta attorno a un giocatore svincolato, con conseguente impennata dell’ingaggio, ma allo stesso tempo è un indicatore importante di quanto lo staff tecnico pensi che un giocatore come lui sia necessario a questa Juve. Ma che perché la Juventus ha deciso di puntare proprio sul centrocampista del Borussia Moenchengladbach? Quali sono le sue caratteristiche principali?
Sul web è rimbalzato di frequente il paragone con l’ex bianconero Blaise Matuidi, ma oltre al compito di centrocampista recupera palloni e ai classici stereotipi che accompagnano i calciatori colored, i due calciatori non possiedono molto caratteristiche in comune. Zakaria (191cm per 81 kg) è decisamente più alto e strutturato di Matuidi, ma non ha un fisico pesante, anzi il suo marchio di fabbrica sono le leve lunghe e sottili che utilizza per anticipare gli avversari o intervenire pulito in tackle, senza quasi mai commettere fallo (appena uno a partita). Anche le posizioni in campo sono differenti: siamo stati abituati a vedere Matuidi come mezzala sinistra abituata ad aprirsi sul suo piede, mentre Zakaria, destro naturale, percorre tracce del campo più interne ed ha praticamente sempre giocato come vertice basso di un centrocampo a 3 o come uomo più difensivo di una mediana a 2.
Pur prendendo in considerazione la stagione in cui Matuidi ha giocato meno partite da laterale di centrocampo, la differenza con Zakaria è comunque evidente, ed è altrettanto interessante mettere a confronto la heatmap dello svizzero di origini africane (padre congolese, madre sudsudanese) con quelle dei nostri centrocampisti più bassi, Bentancur e Locatelli. Impressionante è il volume di gioco del nazionale elvetico nella propria metà campo, in pratica quello dei due juventini messi assieme, con l’uruguagio più bravo ad andare a prendere palla nelle zone avanzate e l’ex Sassuolo più presente nei pressi dell’area di rigore.
Zakaria è stato dai più definito un centrocampista fisico, e ciò è giusto nel senso più stretto del termine, ma non è un centrocampista che ricerca sistematicamente il corpo a corpo, pur essendo decisamente difficile da spostare quando ha la palla tra i piedi. I suoi numeri nei contrasti non sono quelli di un mediano frangiflutti, anche nella sua miglior stagione si è fermato a circa 2 a partita, con percentuali di successo sempre superiori al 50%; nel 2021/22 ha portato a termine 1,4 contrasti a per 90′, di pari passo con gli intercetti (1,2). Il mediano del Gladbach è un giocatore che copre tantissimo campo ma non lo fa per incrociare i tacchetti con gli avversari, bensì per portarsi costantemente in zona palla e recuperarla grazie a interventi tentacolari che ricordano il primissimo Pogba visto alla Juve. Lo svizzero non è nemmeno particolarmente propenso al gioco aereo, a dispetto dell’altezza: meno di 2 contrasti aerei a partita sia con la nazionale che col Borussia, con percentuale di riuscita oltre il 50%.
Si può dunque definire Denis Zakaria come il vertice basso ideale di una mediana a 3? Dipende dalle circostanze, dato che il ragazzo non è e non sarà sicuramente a stretto giro di posta un “professore” del ruolo come Van Bommel o un totem in stile Casemiro, per citare due elementi che giocano al centro pur non essendo registi e sanno gestire i ritmi bassi. Zakaria è un giocatore che si esalta a ritmi alti, ha una percentuale di passaggi riusciti altissima (90%) che è migliorata stagione dopo stagione, ma non è ragionevole chiedergli di far da direttore d’orchestra, ha decisamente più senso delegarlo a compiti semplici di fraseggio basso, affidando la regia ad Arthur e/o Locatelli in posizione più avanzata.
Consapevole di poter commettere errori negli appoggi se aggredito, per resistere alla pressione Zakaria sfoggia una delle specialità della casa, un fondamentale che difficilmente attribuiremmo a un calciatore con la sua fisicità e il suo ruolo: il dribbling stretto. In qualsiasi video di highlights è facile notare come l’elvetico accetti in maniera quasi passiva il pressing dell’avversario, per poi spostare palla con l’esterno destro con una sensibilità non comune oppure giocare col destro-sinistro stretto e lasciarsi il malcapitato alle spalle. Le sue percentuale di successo sono altissime, vicine al 70%, è il terzo giocatore del Gladbach per dribbling riusciti dietro al pari ruolo Koné e a Embolo, e uno dei migliori centrocampisti della Bundesliga.
Vi vengono in mente altri mediani che dribblano due volte (su Guendouzi e Ascacibar, clienti non esattamente morbidi) con l’esterno mentre vengono pressati alle spalle sulla propria trequarti?
In fase di rifinitura la sua importanza è trascurabile, dato che i suoi assist (1/2 a stagione) arrivano quasi tutti da appoggi semplici o in spazi larghi, così come non si può definire Zakaria un creatore d’occasioni da gol (0,6 key pass a partita), ma ciò non significa che il suo apporto nella metà campo offensiva non sia significativo. Indipendentemente dal ruolo di partenza, Zakaria è sempre tra i primi giocatori ad accompagnare la squadra in contropiede per creare superiorità numerica; pur non essendo rapidissimo nel primo passo, la forza sprigionata dalla corsa di Denis sulle lunghe distanze è notevole, e una volta che riceve palla è ovviamente difficile abbatterlo o sbilanciarlo senza commettere fallo. Gran parte delle sue reti (in media 2/3 a stagione) lo vede fiondarsi in area dopo scatti di 30 metri, a rimorchio più che con inserimenti alla Khedira, e le sue conclusioni vincenti arrivano quasi tutte da dentro l’area; quando si trova a concludere da fuori, non si rado privilegia l’interno destro di precisione alla potenza pura.
Una rete che riassume tutte le caratteristiche di Denis Zakaria in fase di possesso: dribbling d’esterno a eludere la pressione, cambio piede, avanzata ad ampie falcate e interno destro a incrociare.
L’avvento di Zakaria regala ad Allegri un centrocampista che può indifferentemente giocare con ogni modulo e con ogni altro centrocampista in rosa, intelligente nel posizionamento e tempista negli interventi e nelle coperture, ottimo per permettere all’allenatore di schierare più giocatori tecnici senza sbilanciarsi e di resistere al pressing senza ricorrere costantemente ai lanci lunghi. Al netto delle eventuali e comprensibili difficoltà di ambientamento, un giocatore del genere non ci metterà molto a prendersi una maglia da titolare in questa Juventus.