ANALISI TATTICA/ Le difficoltà della Juventus col 4312

Max Allegri ha deciso, per affrontare l’Atalanta, di schierare la Juventus con il 4-3-1-2, un sistema a lui caro. La prestazione della squadra non è stata all’altezza di quanto visto in altre situazioni. Analizziamo allora alcune differenze fra questo sistema ed altri visti in questa stagione.

 

 Fase offensiva. Cambia molto in fase di impostazione. La Juventus, quando schiera la difesa a 3, ha un uomo in più in fase di costruzione, potendo lavorare con il rombo costituito dai tre difensori centrali (Barzagli, Bonucci e Chiellini) e dal metodista (termine forse desueto, ma che spiega bene la posizione in campo) Marchisio. Nel 4-3-1-2, la fase di impostazione è demandata soltanto a tre giocatori, i due centrali difensivi e, appunto, Marchisio. Per ovviare a questa situazione, cioè per utilizzare sempre 3+1 uomini in fase di uscita bassa del pallone, la Juventus dovrebbe utilizzare Buffon come sweeper-keeper, alla Neuer, ma questo tipo di gioco non è adatto alle caratteristiche del No.1 della Juventus e della Nazionale. Oppure, Marchisio dovrebbe abbassarsi sulla linea dei difensori, effettuando la tipica salida lavolpiana. Anche questa opzione, però, non è apparentemente nelle corde del centrocampista bianconero e, comunque, dovrebbe essere attentamente provata. E’ vero che anche il 4-4-2 presenta questo problema, per così dire, ma sopperisce con la presenza di due coppie di esterni e con un blocco base difesa e centrocampo di 8 giocatori (4+4) contro i 7 del 4-3-1-2 (4+3).

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In fase offensiva, sulla sinistra non cambia molto rispetto ad altri sistemi adottati da Allegri: Pogba mantiene una posizione centrale, lasciando la fascia sinistra a Evra.

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In fase di costruzione la Juventus, con il 4-3-1-2, ha un uomo in meno. Il metodista è schermato. Gli esterni difensivi non possono alzarsi subito perché potrebbero essere costretti ad aiutare. 

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Un movimento tipico del 4-3-1-2: il No.10 si allarga e la sua posizione dietro le punte viene presa dall’inserimento di un interno di centrocampo.

Sempre in fase offensiva, sulla fascia sinistra non cambia molto rispetto ad altri sistemi utilizzati da Allegri (3-5-2, 4-4-2): la soluzione è sempre quella di Pogba più accentrato, più nel vivo della manovra, ad occupare l’half-space sinistro, con la fascia lasciata all’esterno di difesa. Cambiano invece le cose in generale. Rispetto al 4-4-2 o al 3-5-2, infatti, il 4-3-1-2 ha problemi ad attaccare in ampiezza. Questa deve essere data dall’avanzata degli esterni difensivi. Se però, poniamo, entrambi Evra e Lichsteiner si portano in avanti, la difesa si troverebbe con soltanto due difensori centrali e Marchisio in copertura in caso di contropiede avversario.

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Altro movimento tipico: una punta si allarga per lasciare spazio agli inserimenti da dietro (solitamente dei centrocampisti, qui di Lichsteiner).

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Nel 4-3-1-2 l’ampiezza, solitamente, viene data dagli esterni difensivi in avanzamento. Tuttavia, così facendo, restano a copertura soltanto il metodista e i due difensori centrali.

Di contro, facendo salire alternativamente uno dei due, mancherebbe l’opzione di passaggio esterno sul lato opposto. In questo caso, l’ampiezza dovrebbe essere presa o da un movimento a uscire del trequartista o da quello di una delle due punte. Nel primo caso, si dovrebbe alzare un interno di centrocampo come trequartista (e questo potrebbe farlo Pogba…). Nel secondo caso, invece, si dovrebbe buttare in avanti il 10 (come fa Saponara nell’Empoli), ma si perderebbe una punta che verrebbe a muoversi lontano dall’area. L’alternativa è data dal movimento a uscire in fascia di un interno di centrocampo. E, mentre Pogba potrebbe farlo, non è così per quanto riguarda Khedira, che dovrebbe lasciare il posto ad un centrocampista più dinamico. Se questi movimenti non sono ben coordinati, il 4-3-1-2 rischia di diventare un sistema unidirezionale, nel quale cioè si attacca soltanto centralmente, facilitando la lettura delle difese.
E, in effetti, questo è accaduto contro l’Atalanta, se si analizzano le posizioni medie tenute dai giocatori juventini, in fase di possesso palla, nel primo e nel secondo tempo.

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La posizione di Dybala. Solitamente, Dybala dà il meglio di sé quando gioca come No.10 alle spalle di un attaccante centrale, con libertà di inserirsi e svariare su tutto il fronte offensivo. Questa possibilità gli è in parte preclusa dalla presenza di un altro trequartista nel sistema 4-3-1-2. La soluzione alternativa sarebbe quella di schierare Dybala come unico No.10 alle spalle di una coppia di attaccanti. Anche se questa soluzione potrebbe essere utilizzabile in determinate circostanze (risultato da recuperare o partita da vincere a tutti i costi), risulterebbero due importanti controindicazioni. La prima è quella che il centrocampo rimarrebbe sguarnito. Dybala, infatti, sarebbe un trequartista molto offensivo, essendo di fatto una seconda punta. I suoi rientri sarebbero poco efficaci rispetto a quelli di un altro giocatore, con anche il risultato di sfiancarlo eccessivamente. Di fatto, il centrocampo si ritroverebbe spesso a difendere con 3 soli uomini. La seconda controindicazione è quella che, anche in virtù di quanto detto poc’anzi, Allegri preferisce quei 10 che possano dare anche quantità (ricordate Boateng al Milan?). Questo è il motivo per cui la soluzione più indicata è quella di provare con un altro tipo di giocatore. E sempre questo è il motivo per il quale Allegri, in estate, chiedeva con insistenza un trequartista in più in rosa (nell’ottica di utilizzare maggiormente il rombo a centrocampo).

Il trequartista. A questo punto, si pone la questione di chi potrebbe essere il No.10 ideale per il sistema 4-3-1-2 così come lo concepisce Allegri. Non Dybala, come detto. Non Hernanes, che non dà il meglio di sé in quella posizione, troppo avanzata per lui. L’unica soluzione rimane quella di Pereyra. Ora, a parte il fatto che l’argentino è stato a lungo fuori causa, il problema è che la Juventus ha soltanto lui in rosa con quelle caratteristiche. Questo significa che un passaggio al 4-3-1-2 come sistema di base comporterebbe il doverlo utilizzare sempre e il proporre alla squadra, come sistema tattico di partenza, un sistema di gioco con un giocatore insostituibile (perché non c’è nessun altro in rosa con quelle caratteristiche), con tutti i rischi del caso (infortuni, cali di forma, squalifiche…).

Fase difensiva. In fase di non possesso palla, il 4-3-1-2 necessita di giocatori abili e veloci nello scivolamento laterale. La copertura sugli esterni è infatti lasciata ai terzini ed agli interni di centrocampo. Non c’è il supporto di un altro esterno di centrocampo, come nel 4-4-2. E l’esterno difensivo non può uscire troppo alto, come nel 3-5-2, senza lasciarsi dietro solamente due difensori centrali.

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Il No.10 del 4-3-1-2 deve aiutare in fase difensiva, abbassandosi sulla linea dei centrocampisti o alzandosi per aiutare in fase di pressione.

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Il No.10 ripiega per aiutare il centrocampo. L’interno deve scivolare in fascia. Con Pereyra che rientra centralmente, il lato debole è scoperto.

Alcuni giocatori possono essere in difficoltà  o risultare a volte pigri in queste situazioni. Sui cambi di campo, poi, si rischia di essere vulnerabili, proprio per la mancanza di velocità negli scivolamenti da un lato all’altro. Ci sono poi le situazioni di cross che devono essere gestite diversamente dal 4-4-2 e dal 3-5-2.

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Palla esterna con possibile cross. Non ci sono tre centrali a difesa della porta ma è costretto Evra a fare la diagonale dentro l’area, situazione più probabile in un 4-3-1-2 che in un 3-5-2.

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Situazione di cross: Barzagli è uscito per aiutare, in area c’è la possibilità di un pericoloso 2 contro 3. Cigarini arriva da dietro e tira indisturbato. Non ci sono 2 centrali + un esterno compe potrebbe essere nel 3-5-2 né tre difensori come nel 4-4-2 in caso di abbassamento di un esterno di centrocampo sulla linea difensiva.

Conclusione. Ci sono sistemi che maggiormente si adattano ad una rosa di giocatori ed altri meno. Le difficoltà incontrate dalla Juventus contro l’Atalanta non sono certo da attribuire tutte al sistema di gioco. Certo è che, comunque sia, la Juventus sembra incontrare delle problematiche difficili da risolvere quando si è schierata con il rombo a centrocampo. Questo non significa che il 4-3-1-2 sia da buttare o che i giocatori non siano in grado di interpretarlo. Tuttavia, al momento, non sembra questo il ‘vestito’ tattico più congeniale ai giocatori bianconeri. La squadra di Allegri ha infatti dimostrato di trovarsi più a suo agio con una difesa a 3 o, quando necessario (Europa), con una difesa a 4 supportata però da due esterni in più oltre a quelli difensivi.

di Michele Tossani